Home > Marco Bellocchio ed Edoardo Albinati al CSC per il ciclo di incontri tra scrittori e cineasti
Marco Bellocchio ed Edoardo Albinati al CSC per il ciclo di incontri tra scrittori e cineasti
Centro Sperimentale di Cinematografia
Share SHARE
15 Maggio 2025

Al Centro Sperimentale di Cinematografia prosegue il ciclo di incontri dedicati al rapporto tra scrittori e cineasti. Ad introdurre la masterclass con il nostro celebre ex allievo Marco Bellocchio ed Edoardo Albinati – dei quali sono stati subito ricordati, rispettivamente, l’esordio alla regia con il film “I pugni in tasca” e il libro vincitore del Premio Strega 2016 “La scuola cattolica” - è stata Gloria Malatesta, Preside del CSC – Scuola Nazionale di Cinema.

Marco Bellocchio (regista, sceneggiatore, produttore, pittore e disegnatore): «L’emozione di essere al CSC deriva dal fatto che io qui ho trascorso tre anni della mia vita da ventenne, prima come attore e poi come regista – mi sono diplomato qui in Regia. Andai poi a Londra. A livello della coscienza volevo capire chi fossi – avevo 24 anni – e cosa volessi fare veramente nella vita. Per il mio carattere, piuttosto introverso, e forse per una forma di presunzione, capii di non dover fare la trafila tradizionale, ovvero sia la gavetta sul set come tanti grandi registi hanno fatto; volevo capire se potessi subito fare il regista (…) Quando venne fuori il mio film d’esordio ne rimasi piuttosto stupito, ma capii di doverla combinare una certa praticità che non avevo - ovvero sia quella del fare film a basso costo seguendo dei temi che mi erano familiari».

Edoardo Albinati (scrittore, saggista, poeta): «Nasco da una famiglia borghese; negli anni della giovinezza e della formazione le influenze principali sono state quelle della grande letteratura, ma quando ho cominciato a scrivere sono stato influenzato dalla pittura e dal cinema. Gli anni ’70 sono stati il periodo per me fondamentale in tal senso, anche per l’amicizia con diversi artisti. Non ho scritto precocemente – al contrario di Bellocchio. Prima ho svolto una sorta di ‘manovalanza intellettuale’: ad esempio, ho fatto a lungo l’adattatore di cartoni animati giapponesi e di telefilm, un lavoro sui dialoghi piuttosto interessante. I diversi apporti di queste attività molto disparate tra loro sono entrate in parte nella mia scrittura, si sono sedimentate fino a trovare una voce; è importantissimo trovare una propria ‘voce’ (…) La mia educazione è stata in gran parte da auto didatta».

Gloria Malatesta ha poi ricordato che i due autori sono uniti dall’essere figli di un’educazione cattolica, sottolineando come siano riusciti ad inserire un tema così vasto all’interno di alcune delle loro opere principali. E’ stata mostrata a tal proposito una scena del film ‘Nel nome del padre’ (il terzo diretto da Bellocchio), mentre due allievi di Recitazione del CSC, Dino Galiano e Agnese Graziani, e hanno letto un brano tratto da ‘La scuola cattolica’, potente romanzo che racconta la faglia che si aprì negli anni ’70 nei rapporti tra uomini e donne, genitori e figli. «Forse era tutta lì, consisteva in quello la specificità della nostra educazione di iscritti al San Leone Magno invece che a una qualsiasi scuola mista. Essere privati di ogni contatto con il mondo delle donne, con il mondo delle madri e delle sorelle che era stato il nostro universo familiare», si legge nel romanzo di Albinati. Ha commentato in merito Bellocchio: «Mi ha colpito questa connessione: ascoltando la lettura del brano ho ricollegato che anche per noi, in collegio, le uniche presenze femminili erano alcune suore e l’unica immagine femminile era la Madonna». E ha aggiunto Albinati: «Forse il vero discrimine dell’educazione che ho ricevuto io è che la mia scuola era maschile, privata e cattolica; essere lì dentro ha fatto sì che sia diventato quasi ‘esperto’ delle dinamiche del mondo maschile (…)».

Iscriviti alla nostra Newsletter