Home > “Il CSC-Cineteca Nazionale cura, alla Casa del Cinema, la rassegna “La fine dell’innocenza. Il cinema di Massimo Dallamano” (2-6 novembre 2017)”
“Il CSC-Cineteca Nazionale cura, alla Casa del Cinema, la rassegna “La fine dell’innocenza. Il cinema di Massimo Dallamano” (2-6 novembre 2017)”
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A cent'anni dalla nascita, la Cineteca Nazionale festeggia un grandissimo direttore della fotografia e un abilissimo cineasta: Massimo Dallamano (Milano, 17 aprile 1917 - Roma, 14 novembre 1976). Come scrive Roberto Poppi nel suo imprescindibile I registi. Dal 1930 ai giorni nostri: «Dopo aver frequentato il Centro Sperimentale di Cinematografia (1940-42), esordisce l'anno seguente come operatore e direttore di fotografia di documentari a cortometraggio. Al cinema a soggetto giunge nel 1945, fotografando un film di Gianni Vernuccio e per oltre un ventennio si dedica alla professione di direttore della fotografia, illuminando moltissimi film, soprattutto storici, ma ottenendo buoni risultati anche in altri generi (come lo smagliante bianco e nero del Mattatore o il livido colore di America di notte). A cinquant'anni, nel 1967, diventa regista, firmando - con lo pseudonimo di Max Dillman - un discreto western: Bandidos. La sua carriera prosegue con alcuni dignitosi prodotti di genere, di buon interesse e ottima fattura, dal giallo Cosa avete fatto a Solange? al poliziesco La polizia chiede aiuto». Nella sua filmografia si ravvisa un'attenzione ai corpi, soprattutto quelli giovanili, in cui - come in un romanzo di formazione ottocentesco - l'innocenza è sopraffatta dall'esperienza, dal cinismo, da uno sguardo esistenziale che drammaticamente diviene adulto. Ma forse come c'insegna l'occhio enigmatico del regista, un'innocenza non è mai esistita nella sua totalità, perché turbata da una carnalità mai doma, che anche uno schermo cinematografico non riesce a imprigionare. Ci ha provato spesso la censura - la via crucis di Venere in pelliccia è eclatante! - rendendo tuttavia le sue opere, oggetti di culto, spesso anche misteriosi nelle varie versioni e varianti spurie.
 
lunedì 2 ottobre
Il poliziesco
ore 15.00 La polizia chiede aiuto di Massimo Dallamano (1974, 91')
Una quindicenne viene trovata impiccata in una soffitta. Sembra un suicidio, ma in realtà dietro la sua tragica morte si nasconde uno squallido traffico di prostituzione minorile, sul quale indaga, contro tutto e tutti, il commissario Silvestri (Claudio Cassinelli), spalleggiato dal procuratore Vittoria Stori (Giovanna Ralli). Dallamano prosegue sulla strada del thriller Cosa avete fatto a Solange?, mutando ambientazione e modelli narrativi, ma confermando appieno le sue doti nel tratteggiare il ritratto di un universo malsano, dal quale è difficile uscire (vivi). Uno dei tanti Vice (su «Il Resto del Carlino), allora attivissimi nel recensire i film di genere e nello "sporcarsi le mani", lo definì «uno dei migliori» polizieschi. «Il regista abbandona subito il pretesto sociopolitico per aggiustare il tiro sulla dimensione del thrilling grazie a un montaggio rapido ed efficace».
Vietato ai minori di anni 14
 
ore 17.00 Quelli della calibro 38 di Massimo Dallamano (1976, 103')
Il commissario Vanni (Marcel Bozzuffi) costituisce una squadra speciale per catturare il "Marsigliese" (Ivan Rassimov), uno spietato criminale, che non si ferma di fronte a nulla. Quello delle squadre speciale è uno dei minifiloni all'interno del poliziesco e segna un inasprimento della violenza, da una parte e dell'altra. Ma l'ispirato Dallamano costruisce attorno a questo tema un film teso e avvincente, «uno dei migliori prodotti del genere, tenuto com'è da un ritmo sempre sostenuto, da un senso dello spettacolo di sicuro mestiere, da una suspense che non viene mai meno» (Spiga). Di culto la presenza di Grace Jones, che canta in un night.
Vietato ai minori di anni 14
 
lunedì 9 ottobre
Il thriller e l'horror
ore 15.00 Cosa avete fatto a Solange? di Massimo Dallamano (1972, 106')
«A Londra, l'indiziato principale per l'uccisione di tre studentesse è un professore di italiano (Testi) e invece saranno proprio le sue personali indagini a offrire alla polizia la chiave dell'enigma che ruota attorno a un gruppo di ragazze tentate dai giochi del sesso e poi costrette a ricorrere a una mammana per "rimediare" alle conseguenze. Un giallo discreto, scritto con convincente precisione dal regista e da Bruno Di Geronimo, che sa mescolare qualche disinvolta annotazione ambientale (il film si svolge in un collegio cattolico) con un clima torbido e morboso che sa tenere alta l'attenzione. Tra le molte lolite usate […] c'è anche Camille Keaton, nipote del celebre Buster» (Mereghetti).
Vietato ai minori di anni 18
 
ore 17.00 Il medaglione insanguinato - Perché? di Massimo Dallamano (1975, 87')
«Il regista inglese Michael Williams (Johnson), da poco vedovo, si reca a Spoleto per girare un documentario sull'arte demoniaca: ma la figlioletta (Elmi), morbosamente attaccata al padre, cade preda di forze maligne. Suggestivo horror dalle atmosfere languide e dalla singolare tematica edipica, diretto con una certa eleganza. […] Sceneggiatura del regista con Franco Marotta e Laura Toscano, bella fotografia di Franco Delli Colli, pregevoli musiche di Stelvio Cipriani. Ebbe una prima fugace distribuzione col titolo Perché?, che adesso figura come sottotitolo» (Mereghetti).
Vietato ai minori di anni 14
 
lunedì 16 ottobre
Il film maledetto
ore 15.00 Venere in pelliccia di Max Handmann [Massimo Dallamano] (1969, 90')
«L'ex direttore della fotografia Massimo Dallamano, alla sua terza regia, si cimenta con il libero adattamento in chiave contemporanea del romanzo di scandalo di Leopold von Sacher-Masoch, proponendo un sadomasochismo annacquato e pruriginoso per le masse […]. Eppure non mancano i pregi formali: le scene erotiche sono piuttosto esplicite per l'epoca, ma risolte con una varietà di trovate visive  accattivanti e un gusto superiore a molti prodotti analoghi, con l'ausilio dell'accattivante partitura lounge di Reverberi. Il film di Dallamano esce nelle sale tedesche il 26 novembre 1969. L'edizione italiana (intitolata Venere in pelliccia, con esplicito riferimento a Sacher-Masoch) viene presentata per la prima volta in censura il 18 febbraio 1972. […] La V sezione […] esprime a maggioranza parere contrario al nulla osta stigmatizzando "la trama narrata, incentrata sulla descrizione di un caso esasperato di masochismo e le numerose sequenze di carattere osceno". La Cinecompany presenta appello (28 marzo), ma il parere contrario viene ribadito dalla Commissione di II grado […]. La Cinecompany appronta una seconda versione, presentata in censura il 26 settembre 1973 con il titolo Venere nuda. […] Nonostante ciò, la VII sezione della Commissione […] nega nuovamente il visto a maggioranza […]. Presentando appello, il 5 novembre, la ditta distribuzione rispolvera l'ascendenza letteraria del film […]. Nella seduta del 13 novembre l'interdizione viene confermata all'unanimità in sede di appello […], malgrado la società avesse garantito la disponibilità ad apportare qualsiasi modifica fosse stata richiesta. […] Ma la Cinecompany non s'arrende. Il 6 giugno 1974, propone al Ministero un'ulteriore variante, intitolata La corruttrice, con ulteriori variazioni. […] A differenza delle versioni precedenti, Severin uccide Wanda […]: una svolta che anticipa quanto avverrà in seguito. Perché le vicissitudini della pellicola non sono affatto finite, e preludono a ulteriori stravolgimenti» (Curti/Di Rocco).
 
ore 17.00 Le malizie di Venere di Max Dillmann [Massimo Dallamano] (1975, 83')
«La versione approvata dalla censura e distribuita nei cinema, intitolata Le malizie di Venere (ovvio il riferimento a Malizia di Samperi che fece dell'Antonelli una star), viene presentata al Ministero dello Spettacolo il 17 luglio 1975. Dallamano è accreditato come Max Dillmann, non c'è traccia della millantata consulenza di Semerari sbandierata nelle due edizioni precedenti, ma neppure delle ascendenze letterarie. Masoch non s'ha da nominare. Il montaggio originale è stravolto, con nuove sequenze processuali girate per l'occasione dal regista Paolo Heusch, in cui Severin […] è processato per un delitto di cui si è autoaccusato per salvare Wanda, e un posticcio finale punitivo. La maggior parte del girato usato in precedenza viene impiegato a mo' di flashback. […] In totale, sono stati tolti 965 m di pellicola (35'08'' ca.) e aggiunti 988 (36' ca.), cambiando totalmente la storia. E, sottolinea la ditta, "eliminando completamente la tematica del masochismo"» (Curti/Di Rocco).
Si ringrazia la Surf Film per aver concesso la visione delle due differenti versioni del film. Si consiglia la visione a un pubblico adulto
 
lunedi 23 ottobre
L'erotico/esotico
ore 15.00  Innocenza e turbamento di Massimo Dallamano (1974, 95')
«Versione dallamiana di Malizia con Roberto Cenci-Pace nel ruolo del ragazzino alla Momo pronto a farsi prete ma un po' in crisi di vocazione, Lionel Stander come consueto nonno sporcaccione, Vittorio Caprioli come padre ribaldo che si è risposato una troppo giovane Edwige Fenech. Indeciso se farsi o no prete, Cenci-Pace è salvato dal nonno che, intuendo l'animo del nipotino, prima di morire si fa promettere dalla Fenech di indicargli la strada giusta. Carino, ma troppo fine per il genere. Uscito in Francia come La belle et le puceau» (Giusti).
Vietato ai minori di anni 18
 
ore 17.00 Italiani nel mondo di Massimo Dallamano (1965, 12')
Il documentario mostra la presenza degli italiani nelle varie zone del mondo al seguito dell'industria estrattiva: si parte dalla piattaforma al largo di Ravenna, a quella nel Golfo Persico, ai monti Zagros, per poi passare in Egitto, in Nigeria, in Tunisia ed infine nel Sahara.
 
a seguire La fine dell'innocenza di Massimo Dallamano (1976, 85')
«Uno di quei cultoni anni '70 mischione di erotismo alla Emmanuelle e di pratiche buddiste. Annie Brilland, in arte Belle, francesina di scarse esperienze (aveva girato solo Lèvre de sang di Jean Rollin, prima), allora veramente bellissima, è la protagonista col suo nome, al punto che il titolo della canzone (cultissima) del film è appunto "Annie Belle", Dammico-Bixio-Frizzi-Tempera, cantata da certa Linda Lee. A suo fianco troviamo il futuro produttore Ciro Ippolito nel ruolo di un finto padre sporcaccione che la travia e la porta a Hong Kong come carne fresca (Ippolito prese il posto di un protagonista più famoso che venne liquidato dal set), e il bellone Al Cliver, ancora non fidanzato con l'attrice. Tutti o quasi sono cattivi e perversi e cercano di traviare l'orfanella Annie […]. La salverà Ines Pellegrini, che la porterà con sé in una comunità buddista all'italiana» (Giusti).
Vietato ai minori di anni 18
 
lunedì 6 novembre
Le ultime frontiere
ore 15.00  Il dio chiamato Dorian di Massimo Dallamano (1970, 90')
«Notevole versione alla Dallamano, che subentra al regista originario, Jesus Franco, del celebre libro di Oscar Wilde, puntando sull'erotismo spinto con molte concessioni all'omo. Grande cast femminile sul trash pesante, con Margaret Lee, Beryl Cunnigham e soprattutto Isa Miranda, che si concede una scena quasi spinta. Ma c'è anche Herbert Lom» (Giusti).
Vietato ai minori di anni 18
 
ore 17.00 Bandidos di Max Dillman [Massimo Dallamano](1967, 95')
«Bellissima opera prima di Massimo Dallamano, direttore della fotografia di gran talento responsabile anche dei due primi spaghetti di Sergio Leone. Da quei film, visto che era il doppiatore ufficiale di Clint Eastwood in Per un pugno di dollari, approda al suo primo western addirittura un attore di prestigio come Enrico Maria Salerno. È Martin, un pistolero che, dopo un pesante incontro con un suo ex allievo, Billy Kane, Venantino Venantini in un raro ruolo western, si vede storpiato nell'uso delle mani. Non potendo più sparare come prima, si vendicherà, comunque […]. Rivisto oggi, il film ha ancora il suo fascino, anche se allora colpiva moltissimo proprio per la fotografia dei tramonti e per la cupa interpretazione di Salerno, pistolero impotente di fronte alla violenza altrui […]. È un vero peccato che Dallamano, grandissimo direttore della fotografia, non abbia più girato né per sé né per altri un secondo western. Si permette delle piccole follie, seguire un bicchiere di birra nel saloon come se avesse una steady camera o mettere in piedi un duello finale di lunghezza paurosa» (Giusti).
Vietato ai minori di anni 14
 
 
 
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