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Gli studenti di Regia e Sceneggiatura incontrano la scrittrice Elizabeth  Strout, vincitrice del Premio Pulitzer
Centro Sperimentale di Cinematografia
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16 Settembre 2025

Nel giorno della ripresa delle lezioni al CSC - Scuola Nazionale di Cinema, gli allievi dei corsi di Regia e Sceneggiatura hanno avuto l’opportunità di incontrare la scrittrice Elizabeth  Strout, vincitrice del Premio Pulitzer, in Italia in questi giorni per presentare il suo ultimo libro Raccontami tutto.

L’incontro è stato introdotto dalla Presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia Gabriella Buontempo moderato dalla Preside del CSC – Scuola Nazionale di Cinema Gloria Malatesta, la qualeha letto un brano tratto da Olive Kitteridge. La protagonista che dà il nome al romanzo, Olive, ha rappresentato una grande novità: si tratta di un personaggio che ne porta con sé molti altri. Il lettore non si confronta solo con Olive ma con tanti altri personaggi ed ogni personaggio porta con sé la sua storia. Olive Kitteridge èuna storia che porta con sé altre storie.

Gloria Malatesta, nel riconoscere l’abilità dei Elizabeth Strout nel rendere i personaggi molto familiari, ha sottolineato anche quanto sia importante per l’autrice inserirli geograficamente in una determinata comunità. 

Qui un estratto dell'incontro:

Quanto cambia il contesto ambientale in cui si inseriscono i personaggi nel racconto?

Elizabeth  Strout: Se i personaggi vivono a New York o in un piccolo paese nel Maine - come nel caso della fittizia Crosby, dove è ambientato Olive Kitteridgel’approccio culturale sarà inevitabilmente diverso ma i loro cuori saranno sempre simili, avranno sempre più aspetti in comune che differenze. Non parto mai dalle idee ma dalla mia anima, dalla voce del personaggio che mi arriva. Tempo, luogo e storia sono tre aspetti per me fondamentali: il tempo e i luoghi sono molto importanti, ma anche il preciso momento storico che coglie i miei personaggi nel momento in cui inizio a raccontarli. E ho deciso di scrivere storie ambientate nel Maine perché vengo da lì: sono quelli i paesaggi del mio cuore”. 

Qual è stato il suo esordio? E quanto pesa la paura di fallire? 

E.S.: E’ stato un viaggio lungo, ma avevo capito fin dall’infanzia che sarei diventata una scrittrice. Per anni ho proposto storie agli editori senza risultato, ma avevo la lucidità di constatare che ogni storia era migliore della precedente; ho continuato così a provarci svolgendo tanti altri lavori durante il giorno (credo di aver fatto la cameriera in ogni ristorante sulla East Coast…!), poi mi sono iscritta a una scuola di legge e per sei mesi ho anche intrapreso il mestiere di avvocato scrivendo di notte (…) Ho continuato a vivere provando ad essere la scrittrice che in cuor mio sapevo di essere, e alla fine ho trovato la mia voce proprio nel Maine. A New York volevo raccontare la città ma non la conoscevo abbastanza. Per tanto tempo provavo a scrivere ‘come una scrittrice’, invece ho capito di dover scrivere partendo da me stessa, che dovevo essere ‘io’ sulla pagina.

Che rapporto si deve avere col pubblico?

E.S.: “Ho frequentato molti comedy club dove mi sono esibita in prima persona come stand up comedian. E mi sono resa conto che le persone ridono quando ascoltano qualcosa di vero. E ho iniziato a maturare delle riflessioni su come avrei potuto suscitare anche io nei lettori la stessa reazione. Grazie all’autoironia ho capito meglio chi fossi e sono arrivata a comprendere le esigenze del pubblico. Il mio lavoro è arrivare al lettore; cerco sempre di essere onesta, non mentire e non ‘vantarmi’ (magari senza inserire troppe descrizioni in un punto del racconto che richiede un maggior confronto tra due personaggi). E’ come una danza con il lettore: è così che mi muovo all’interno della scrittura”. 

Come si comporta riguardo al giudizio verso i propri personaggi?

E.S: “Ciò che preferisco nello scrivere è il fatto di non dover giudicare i personaggi, ed è molto liberatorio. Il mio compito è solo raccontarli, non giudico il bene o il male come accade nella vita. Non giudico mai i miei personaggi, neanche i più terribili”.

Quanto è istintivo il processo creativo? 

E.S: “Non so cosa fanno i personaggi finché non lo fanno. Mi assicuro solo che facciano qualcosa che sia in linea con loro. Scrivo le scene e poi le metto insieme. L'importante è che la scena abbia un centro, un cuore pulsante. Altrimenti la cestino. Mi concentro sulle emozioni che prova il personaggio e faccio sì che quella scena abbia un cuore. Non sono importanti i fatti ma i sentimenti che provano i personaggi”.

Nel suo ultimo romanzo ‘Raccontami tutto’, ogni personaggio racconta storie e ascolta quelle degli altri. Quanto è importante essere capace di ascoltare le storie? 

E.S: “Il punto centrale del romanzo è proprio questo: non sappiamo ascoltare bene gli altri. Tutti vogliamo essere visti e questo accade solo ascoltandoci davvero”.

In un'intervista afferma che non le interessa raccontare la cattiveria assoluta ma le persone “spezzate”, cioè chi, partendo da una vita ordinaria, può arrivare a fare cose cattive... 

E.S: “Non mi interessa il concetto di male assoluto ma il bene e il male insieme perché le nostre vite sono complesse ed intrise di entrambi”.

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