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Vi proponiamo, dalla nostra web-tv, l’intervento di Adriano Aprà all’incontro: “In memoria di un mangiatore di film: Enzo Ungari”
12 Gennaio 2012 - 29 Febbraio 2012

«Sono nato nel 1948, sotto il segno del Cancro, che è anche il mio ascendente. Fino a dieci anni ho vissuto in via Venezia [a La Spezia] e i miei giochi da bambino consistevano soprattutto nel fare scherzi e mandare fuori dei gangheri gli operai della ditta Mannocci […]. Poi i miei genitori si sono trasferiti dall’altra parte della città, in via san Cipriano, e per un bambino di quei tempi ciò significava l’altra parte del mondo. Non avrei mai osato prendere un autobus da solo. Per consolarmi della perdita di tutti i miei amici d’infanzia ho cominciato ad andare al cinema, anche perché non ho mai amato la vita che conducevo in quei tetri anni ’60 che oggi tutti rimpiangono. […] Fuggivo da tutto ciò andando al cinema tre volte al giorno». Così si raccontava Enzo Ungari, critico, sceneggiatore, organizzatore di festival e manifestazioni cinematografiche. Redattore creativo e iperdinamico di una delle più belle riviste cinematografiche, «Cinema e Film», dove riuscì, grazie a quella strana ossessione chiamata cinefilia, a coniugare il sacro con il profano, come scrisse giustamente Roberto Silvestri, «Joyce, Mao, Debord, Genette, il porno, l’underground, le ricerche psichedeliche e il cinema horror furono armi d’esplorazione e scoperte che fecero esplodere i dogmi e le arrugginite gabbie razionali della spuntata critica di papà, imperante». Ma sbaglia però chi pensa che il “mangiatore” Ungari non fosse un palato fine, è solo che i suoi gusti sono sempre andati contro corrente, spesso anticipando mode e piaceri che sarebbero nati anni dopo. Tra la pagina scritta e il “fare” per il giovane Enzo il confine è molto labile: comincia quasi per scherzo a scrivere sceneggiature e parallelamente diventa un infaticabile organizzatore e creatore di eventi cinematografici: dallo storico cineclub Filmstudio 70 all’invenzione di Massenzio. Nel 1979 lo chiama Carlo Lizzani, allora direttore della “rinata” Mostra del Cinema di Venezia, come suo braccio destro. Ed Ungari crea lo spazio Mezzogiorno-Mezzanotte, una delle più belle invenzioni nella lunga storia della Mostra del Cinema di Venezia. Per l’amico Adriano Aprà, Enzo riuscì a coniugare, come critico, passione e lucidità.

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