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Un Grillo nel cinema italiano
03 Aprile 2013 - 03 Aprile 2013
Così scriveva recentemente Roberto Curti sul mensile «Blow up» a proposito del rapporto, peraltro molto effimero, tra il celebre comico genovese e la Settima Arte: «Ripercorrendola con il senno di poi, la breve e non irresistibile carriera cinematografica di Beppe Grillo (tre film in sei anni, dal 1982 al 1988, tre flop più o meno cocenti al botteghino) può essere letta come la storia di un’impossibile alleanza. Da un lato il cinema italiano degli anni ’80, quello della decadenza degli autori e del pantano commerciale dove vanno a morire i generi, nelle sabbie mobili della commedia che tutto abbraccia e tira giù. Dall’altro un protagonista carismatico ma impossibile da imbrigliare in schemi e programmi predefiniti, che sul piccolo schermo inchioda masse oceaniche e al cinema raccatta le briciole». Forte del grandissimo successo televisivo (oltre 16 milioni e mezzo di ascolti) di Te la do io l’America!, Grillo si presenta al cinema ben distante dal predicatore catodico che il pubblico si aspettava. Questa strana e surreale favola ambientata nei freddi anni di piombo, Cercasi Gesù, diretta da un autore come Luigi Comencini, è molto simile come operazione di dimagrimento dall’enfasi comica all’interno di un contesto realistico e drammatico a quella compiuta da Ferreri con Benigni in Chiedo asilo. Due candidi alle prese con i mali del mondo. Nonostante le critiche tiepide, Grillo viene premiato con il Nastro d’argento e il David di Donatello come miglior attore esordiente. Lo Scemo di guerra (1985) di Dino Risi non è come facile immaginare il nostro Grillo, ma il comico d’Oltralpe Coluche, che con Risi era stato già protagonista dell’altrettanto sfortunato Dagobert. Una curiosità: agli inizi degli anni Ottanta Coluche si candidò alle elezioni d’Oltralpe. La sua candidatura, disse, voleva dimostrare l’incapacità cronica dei politici francesi. Tra i suoi slogan: «L’unico candidato che non ha bisogno di mentire» e «Prima di me la Francia era tagliata in due, dopo di me sarà piegata in quattro». Vi ricorda qualcuno? Topo Galileo (1988) di Felice Laudadio è, come scrive Curti, «il più gravido di letture a posteriori, forzature, dietrologie, spunti di riflessione e provocazione extrafilmici. La favoletta luddista del derattizzatore ingaggiato per risanare un ambiente contaminato contiene già in nuce il Grillo uomo della provvidenza chiamato a ripulire il paese dalla sporcizia della corruzione politica, del capopolo che si scaglia contro la “poca gente che decide per tutta l’umanità”, che lancia invettive ai politici (“non che con questo io voglia che i nostri ministri assaggino del plutonio, mi piacerebbe che qualcuno lo assaggiasse…”) e alla stampa (“io parlo coi topi, non sono abituato a parlare coi giornalisti”), che predica il ritorno alla natura e all’energia pulita».
 
ore 17.00
Cercasi Gesù (1982)
Regia: Luigi Comencini; soggetto: L. Comencini, Massimo Patrizi; sceneggiatura: L. Comencini, M. Patrizi, Antonio Ricci; fotografia: Renato Tafuri; scenografia: Ranieri Cochetti; costumi: Maria Grazia Pera; musica: Fiorenzo Carpi; montaggio: Antonio Siciliano; interpreti: Beppe Grillo, Maria Schneider, Fernando Rey, Alexandra Stewart, Ornella Pompei, Giuseppe Cederna; origine: Italia/Francia;produzione: Intercontinental Film Company, Société Nouvelle Cinévog; durata: 109′
«Cosa accadrebbe oggi al cristiano che volesse vivere realmente come tale? Che finirebbe di nuovo in croce, sconfitto, se si giudicano le cose con gli occhi del mondo, vincitore, se le si giudicano con quelli dello spirito. Ce lo hanno già detto in molti, soprattutto in letteratura (si pensi a Dostoevskij), ce lo dice adesso il nostro Luigi Comencini: con una favola gentile attraverso la quale, pur seguendo vie semplici, tranquille e non di rado persino dimesse, riesce realmente a formulare, come aveva detto anche a me, “una ipotesi sul comportamento cristiano nella società contemporanea”» (Rondi). «Una delle prime idee del soggetto, infatti, che ho rielaborato più volte insieme a Massimo Patrizi, era L’Idiota di Dostoevskij, il principe Myskin che, come venendo dal nulla, approda con un candore assoluto nella società di Pietroburgo sconvolgendola con la sua sola presenza, con la sua testimonianza. Dopo, dell’Idiota, è rimasto solo il punto di partenza, quasi con le stesse battute di Dostoevskij. […] Le situazioni che seguono, ovviamente, non sono più quelle dell’Idiota, ma il principio è molto simile: quello del cristiano vero che mette tutti in contraddizione con se stesso» (Comencini).
 
ore 19.00
Scemo di guerra (1985)
Regia: Dino Risi; soggetto: dal romanzo Il deserto della Libia di Mario Tobino; sceneggiatura: Age[nore Incrocci] & [Furio] Scarpelli, D. Risi; fotografia: Giorgio Di Battista; scenografia: Giuseppe Magano; costumi: Silvio Laurenzi, Livia Del Priore; musica: Guido e Maurizio De Angelis; montaggio: Alberto Gallitti; interpreti: Beppe Grillo, Coluche [Michele Colucci], Fabio Testi, Bernard Blier, Claudio Bisio, Franco Diogene; origine: Italia/Francia; produzione: International Dean Film, Renn Productions, Films A.2; durata: 109′
«Coerente con un fiuto che non l’ha mai tradito, seppur nella disparità dei risultati, Risi trova questa volta nel romanzo di Mario Tobino, Il deserto della Libia, il “suo” soggetto. Suo, per esempio, perché il protagonista, il sottotenente Lupi che fa da testimone e narratore della vicenda, è un ufficiale medico specializzando in psichiatria – proprio come il giovane Dino Risi durante la guerra – che trova nelle manifestazioni allucinate e deliranti del capitano Pilli, incontrato nell’unità sanitaria dove è stato destinato, un oggetto di osservazione affascinante oltre che inquietante» (D’Agostini).
 
ore 21.00
Topo Galileo (1988)
Regia: Francesco Laudadio; soggetto: Stefano Benni; sceneggiatura: S. Benni, Beppe Grillo; fotografia: Gianlorenzo Battaglia; scenografia: Luciano Puccini; costumi: Rossana Romanini; musica: Fabrizio De Andrè, Mauro Pagani; montaggio: Ugo De Rossi; interpreti: B. Grillo, Jerry Hall, Eros Pagni, Paolo Bonacelli, Athina Cenci, Mino Bellei; origine: Italia; produzione: Union P.N., Reteitalia; durata: 98′
«Sigrifido è un topolino-cavia che, sfuggito ai laboratori, si vendica rosicchiando una centrale nucleare, a cui causa una serie di catastrofici guasti. Il Generale due, Capo dei servizi di sicurezza, per eliminarlo, si rivolge a Giuseppe Galileo, il più grande derattizzatore del paese, il quale segue un suo particolare metodo per sedurre piano piano il topo. Purtroppo Galileo precipita nel cuore della centrale nucleare. Ne viene estratto radioattivo e quindi viene sottoposto a una serie di esperimenti. Egli, però, aiutato dalla Dottoressa Diciotto, riesce a fuggire e una volta fuori dà fuoco alla miccia dello scandalo. La centrale nucleare viene condannata e deve chiudere. Ma il feroce Colonnello Tredici rapisce la Dottoressa Diciotto e aspetta Gallileo per la resa dei conti…» (www.anica.it). «Terzo e più personale film di Beppe Grillo, che chiama con sé Stefano Benni come soggettista e sceneggiatore, De André e Pagani come musicisti e Francesco Laudadio come regista, reduce, come il suo protagonista, da ben due disastri. “Dopo un anno e mezzo di silenzio te lo do io il cinema!” dichiara la frase di lancio del film. “Non volevo più film d’autore con personaggi da interpretare, volevo essere Beppe Grillo”, aveva dichiarato prima dell’uscita di Topo Galileo, ben cosciente che questa era la sua ultima prova d’appello. “Ci sono produttori che se parli di me prima si toccano e poi dicono Grillo? Nun fa ‘na lira. Ma per fortuna c’è il pubblico. La gente mi ha perdonato i miei due film d’autore, anzi la gente è più furba ancora: ha fiutato l’inganno e anche se i film li propagandavano con la scritta ‘irresistibile comicità’ non ci è andata proprio, a vederli”. E ancora: “Se va male anche questo che mi sono fatto da solo, come e con chi volevo io, ottenendo perfino il controllo finale sulle immagini, bè, me ne torno a Nervi e cambio mestiere. Si vede che il cinema non è per me. Ma non può andare male”. E invece è un totale disastro, al punto che Grillo non girerà più nessun film. L’idea era quella di una satira intelligente sul nucleare e sulla società moderna, con un derattizzatore, “il migliore del mondo”, che non uccide i topi, “ma li imborghesisce”. […] Malgrado la presenza di Jerry Hall e di un buon cast teatrale il film sembra già vecchissimo e viene presto abbandonato dal pubblico che non ci cade per la terza volta. Non lo salva nemmeno il suo sceneggiatore Stefano Benni» (Marco Giusti).

 

Date di programmazione