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Tognazzi: di padre in figli
06 Ottobre 2015 - 15 Ottobre 2015
25 anni dalla morte di Ugo Tognazzi. Un quarto di secolo trascorso senza che la sua assenza sia mai stata percepita, perché il suo volto, la sua mimica, la sua esuberanza continuano a riempire i nostri schermi, pur nell’assenza di studi, cerimonie, riconoscimenti postumi.
Un oblio culturale è sceso sulla sua figura – come accaduto per Nino Manfredi – e nemmeno a distanza di anni è maturata una riflessione critica sulla sua poliedricità, che lo rendeva unico nel panorama del cinema italiano, totalmente diverso dai Sordi e dai Gassman, spesso portati a reiterare i loro personaggi. Tognazzi, invece, rischiava sempre, rimettendosi continuamente in gioco, quasi non avesse alcunché da difendere. Il suo modello rappresentativo non era certo l’italiano medio, a lui piacevano i personaggi sopra le righe, la cui quotidianità veniva scossa da eccessi imprevedibili, ad uso e consumo di una maschera facciale capace di cambiare toni ed espressioni in un attimo. La straordinaria duttilità di un attore sempre sottovalutato, ma impossibile da dimenticare o rimuovere. Tanto più oggi, che il suo nome viene portato avanti dai figli Ricky, Gianmarco e Maria Sole, sempre più lanciati e, anche loro, sempre pronti a calarsi in nuove avventure. Nel segno inconfondibile dei Tognazzi.
Le dichiarazioni di Ugo Tognazzi sono tratte dal sito:  www.ugotognazzi.com
 
martedì 6
ore 17.00 Piccoli equivoci di Ricky Tognazzi (1989, 84′)
«Paolo, un giovane attore di discreto talento, solo e disperato nella casa di Francesca, la sua ex compagna, attrice anche lei, attualmente in tournée, vorrebbe andarsene ma non sa decidersi. Pertanto si sfoga con Enrico e Giuliano, suoi amici, più in crisi di lui per altri motivi: il primo perché da sei mesi non lavora, il secondo perché è convinto che la sua ragazza, Sophie, un’attricetta, lo tradisca. Paolo non trova pace ed inoltre teme che possa essere contagiato da un fungo della pelle che ha notato sulle spalle di Giuliano che si fa il bagno in casa di Francesca. Questa sta per arrivare e Paolo per farle una sorpresa organizza una cenetta a cui parteciperanno Francesca con il suo attuale compagno Piero, tecnico di scena, Sophie che al momento è disponibile in quanto Giuliano è partito. All’ultimo momento si aggiunge inaspettato anche Enrico. La cena si svolge tra equivoci e chiarificazioni, tra irritazione e voglia di rifare la pace» (www.cinematografo.it ). Con Sergio Castellitto, Lina Sastri, Nancy Brilli, Roberto Citran, Nicola Pistoia e Pino Quartullo.
 
ore 19.00 Passato prossimo di Maria Sole Tognazzi (2002, 86′)
«Claudia, Andrea, Edoardo, Carola e Gianmaria, cinque ragazzi tra i venticinque e i trent’anni si incontrano in una villa di campagna in due momenti diversi delle loro vite. Un fine settimana invernale (il presente) ed uno estivo (il passato) sono per i cinque giovani l’occasione per confrontare i sogni e le aspettative con i ricordi delle giornate passate nella casa. Basato sull’esperienza e i ricordi della regista, alla sua opera d’esordio, nella villa paterna di Velletri» (www.cinematografo.it). Con Paola Cortellesi, Claudio Santamaria, Ignazio Oliva, Valentina Cervi, Claudio Gioè, Gianmarco Tognazzi e Pierfrancesco Favino.
 
ore 21.00 Ultrà di Ricky Tognazzi (1991, 96′)
«Il venticinquenne Luca, soprannominato Principe, capo dei più scatenati ultrà romanisti, dopo due anni trascorsi in carcere per un fallito tentativo di rapina, torna in libertà alla vigilia della partita tra la Roma e la Juventus. Egli intuisce che molte cose, durante la sua assenza, sono cambiate, anche se Red, il suo migliore amico, e Cinzia, che era la sua ragazza, non trovano il coraggio di confessargli che si amano e che hanno progettato di trasferirsi insieme a Terni, dove sperano di trovare lavoro. Il gruppo degli ultrà parte per Torino, e Red accetta di portare con sé Fabio, il fratellino undicenne di Cinzia, tifoso scatenato. Durante la notte trascorsa in treno, affiorano spesso gli attriti latenti fra Principe e Red. Poiché Principe si vanta davanti all’amico degli infuocati rapporti amorosi che dice di aver avuto con Cinzia e alcuni amici alludono al probabile trasferimento di Red a Terni, questi trova finalmente il coraggio di confessare a Principe la verità. La mattina seguente, giungendo a Torino, gli ultrà romanisti sono accolti prima ancora di scendere dal treno da una sassaiola e trovano ad aspettarli alla stazione la polizia e gli ultrà avversari, coi quali scoppiano subito tafferugli » (www.cinematografo.it ). «Tognazzi ha scritto una sceneggiatura precisa e grandiosamente trucibalda, in cui la violenza del linguaggio è necessaria e scientifica» (Bignardi). Con Claudio Amendola, Ricky Memphis, Giuppy Izzo e Gianmarco Tognazzi. Orso d’argento al festival di Berlino.
 
mercoledì 7
ore 17.00 Le ultime 56 ore di Claudio Fragasso (2010, 107′)
«Il Colonnello Moresco è a capo di un gruppo di militari impegnati sul fronte per restituire democrazia e libertà nei paesi occupati. Durante la campagna in Bosnia, un grave problema colpisce le sue pattuglie, prive della protezione adeguata, ma le autorità competenti e la perizia medica non riconoscono la gravità della situazione. L’inattività e la noncuranza dei pubblici poteri costringono Moresco e i suoi uomini a prendere una decisione drastica: occupare un ospedale prendendo in ostaggio il personale medico ed i pazienti. Per cercare di risolvere questa delicata situazione verrà chiamato a trattare con i militari Paolo Manfredi, Vice Questore della polizia di stato, particolarmente portato per l’arte della negoziazione. L’attività del poliziotto però verrà ostacolata irrimediabilmente quando scoprirà che la moglie e la figlia sono ricoverate nello stesso ospedale…» (www.cinematografo.it ). «Poliziotto democratico e indisciplinato (Luca Lionello), militare aristocratico e ribelle (Gianmarco Tognazzi): nette le polarità delle Ultime 56 ore che Claudio Fragasso – regista di psicologie schematiche e movimenti frenetici – confronta e infine coalizza. E questo è il dettaglio più interessante della sceneggiatura di Rossella Drudi, con l’auspicio implicito di fronte trasversale degli onesti per salvare un Paese corrotto. […] Le ultime 56 ore si trascina il fardello dei luoghi comuni e delle incongruenze, talora anche della recitazione approssimata, da soap-opera (madre e figlia di cui si è detto), con una Barbora Bobulova – spesso brava – che qui tira via il personaggio della dottoressa. Eppure, sparse qui e là per l’ora e quaranta del film ci sono una decina di minuti che vanno visti, merito soprattutto di Gianmarco Tognazzi e dei suoi morituri»(Alò).
 
ore 19.00 La scorta di Ricky Tognazzi (1993, 96′)
«In seguito all’uccisione del sostituto procuratore Rizzo e del maresciallo Virzì, giunge a Trapani il magistrato Michele de Francesco. La sua scorta si compone di Angelo, originario del luogo, amico del maresciallo ucciso e deciso a far giustizia; di Andrea, capo scorta trapanese; di Fabio, un romano che mal accetta il rischioso incarico, ed i due autisti, Raffaele e Nicola. Ben presto il magistrato, indagando sull’approvvigionamento idrico della città e sulla costruzione di una grande diga, scopre pericolose collusioni tra mafia, politica e forze dell’ordine» (www.cinematografo.it ).«Un film stringato ed efficace mai retorico, benissimo girato – se non suonasse male si potrebbe dire “all’americana” – fotografato splendidamente ma senza bellurie da Alessio Gelsini» (Bignardi). Con Claudio Amendola, Enrico Lo Verso, Carlo Cecchi, Ricky Memphis e Tony Sperandeo.
 
ore 21.00 L’uomo che ama di Maria Sole Tognazzi (2008, 102′)
«Roberto, a quasi quarant’anni, non ha ancora capito il significato del vero amore. Nella sua vita ci sono state due donne importanti, Sara e Alba, ma nei due rapporti l’uomo ha tenuto un comportamento diametralmente opposto: tanto dolce con una, quanto crudele con l’altra. Attraverso le sue esperienze e analizzando la situazione sentimentale di amici e parenti Roberto cercherà di trovare le risposte e la verità, se davvero esiste, sull’amore» (www.cinematografo.it).  «Sarà merito della sensibilità registica di Maria Sole Tognazzi, sarà merito dello studio e dell’impegno, fatto sta che Monica Bellucci ne L’uomo che ama ha fatto dimenticare certi suoi passati sbandamenti recitativi. Baciata dalla Natura con una bellezza che nessuno mette in discussione, l’attrice non può certo vantare una voce particolarmente melodiosa. E infatti fino a ieri le sue prove migliori erano quelle in cui accentuava con ironia i suoi difetti (come la baronessa umbra di N-Io e Napoleone). Nel ruolo di Alba dimostra di aver lavorato molto sulla voce e sulla pronuncia, tanto da non stonare nelle scene – per niente facili – al fianco di Favino. La sceneggiatura le fa perdere la speranza di avere un figlio e l’amore dell’uomo con cui pensava di mettere su casa quasi nello stesso istante, obbligandola a giocare sulle emozioni e non sul fascino. E il risultato convince: Alba si comporta come fanno tutte le donne ferite e abbandonate, senza mai ricordare allo spettatore che a interpretarla c’è un sex symbol e non solo una brava attrice» (Mereghetti).
 
giovedì 8
ore 17.00 I laureati di Leonardo Pieraccioni (1995, 93′)
«Leonardo Pieraccioni, ex cabarettista, ha fatto una commedia simpatica e fluttuante dove si colgono i debiti verso Amici miei, gli echi dell’umorismo sulfureo dei Giancattivi e le tracce del naturalismo sociale nel quale si muovono i film-maker toscani con il loro campione Giuseppe Ferlito. Prodotto e sostenuto da Cecchi Gori, fu il successo a sorpresa della stagione 1995-96» (Morandini). Con Leonardo Pieraccioni, Rocco Papaleo, Massimo Ceccherini, Gianmarco Tognazzi, Maria Grazia Cucinotta, Alessandro Haber.
 
ore 19.00 Vite strozzate di Ricky Tognazzi (1996, 109′)
«Francesco è un imprenditore ridotto all’orlo del fallimento a causa delle speculazioni del suocero, ora in fin di vita, che hanno portato alla rovina l’impresa edile di famiglia. Spera di sanare le finanze disastrate dell’impresa grazie ad un appalto per la costruzione di un complesso scolastico e ricreativo in periferia, cui intende partecipare: gli servirebbero fondi e poiché le banche glieli rifiutano accetta le “intermediazioni” di un direttore di banca che gli presenta Claudio, un individuo alle dipendenze di Sergio, un commercialista in apparenza “normale”, in realtà amico e amante della signora Sauro, la vedova di un camorrista e sua principale finanziatrice. Ai funerali per la morte del suocero, Francesco rivede Sergio, suo amico di un tempo e del quale ignora la sua losca attività di strozzino. Questi gli si presenta come amico leale, affezionato e vicino in ogni circostanza triste o lieta che lo riguardi. Francesco, sposato, è molto attaccato alla moglie Miriam e alla deliziosa bimba che è loro nata: non immagina davvero di essere caduto nelle reti di un’organizzazione dedita ad attività di usura» (www.cinematografo.it). «Commuove e ferisce, indigna e richiama: con dei casi umani, oltre a tutto, proposti sempre con senso saldo del cinema, tra vigore e rigore. Gli interpreti concorrono, soprattutto il cattivo, cui dà volto, dopo l’ottima prova nel Branco di Marco Risi, un Luca Zingaretti non dissimile dal Marlon Brando di Apocalypse Now, con la stessa maschera funebre e feroce; le vittime sono Vincent Lindon e Sabrina Ferilli, il sicario è Ricky Memphis: il primo è atono, la seconda è bella, il terzo ghigna come sempre» (Rondi).
 
ore 21.00 Canone inverso di Ricky Tognazzi (1999, 109′)
«In una magica notte a Praga un violinista che entra suonando in una fumosa birreria incontra la giovane Costanza che “ha negli occhi la memoria del mondo”. Per lei suona una musica struggente che le restituisce l’infanzia. È un “canone inverso” quella musica: una partitura che si può eseguire anche a ritroso e che fa tornare indietro anche il ricordo. Per questo in una notte d’agosto del ’68, fatidica per la Cecoslovacchia, il violinista Jeno Varga racconta a Costanza la sua vita. Da quando, bambino, suonava il violino “a orecchio” consolando sua madre cui un uomo amato aveva lasciato oltre al figlio, solo quella musica e quel bellissimo violino. L’amore per la musica l’aveva allontanato dal povero luogo natio per entrare nel “Collegium Musicum” dove conosce il nobile e ricco David Blau di cui diventa il più caro amico, quasi un fratello…. A Praga si incroceranno e si divideranno i destini di David, Jeno e Sophie – celebre pianista ebrea» (www.cinematografo.it ). Dal romanzo omonimo di Paolo Maurensig. Con Hans Matheson, Mélanie Thierry, Lee Williams, Gabriel Byrne e Ricky Tognazzi.
 
venerdì 9
ore 17.00 Guido che sfidò le brigate rosse di Giuseppe Ferrara (2006, 106′)
«La mattina del 24 gennaio 1979 in via Fracchia a Genova, il sindacalista Guido Rossa esce come ogni giorno per andare al suo lavoro di operaio all’Italsider. Tre mesi prima ha denunciato Francesco Berardi, un suo compagno di lavoro che all’interno della fabbrica ha diffuso volantini delle BR. Berardi è stato condannato a 4 anni e mezzo di carcere dopo essere stato arrestato e processato per direttissima. Ora il brigatista rosso Roberto Dura è appostato davanti al portone insieme a due compagni con la missione di gambizzare Rossa, come stabilito dal comitato esecutivo dei terroristi» (www.cinematografo.it). Con Massimo Ghini, Gianmarco Tognazzi, Anna Galiena, Elvira Giannini, Mattia Sbragia e Maria Rosaria Omaggio.
 
ore 19.00 Crack di Giulio Base (1991, 95′)
«Mentre nella palestra di un quartiere di periferia d’una grande città si allenano alcuni giovanotti entusiasti della boxe assistiti da uno spacciatore di droga, il perfido Volfango, viene scoperto l’ennesimo furto commesso nello spogliatoio. Il giovane Michele, che sembra sia il nuovo campione del gruppo, usa la droga e la fa assaggiare al titubante Francesco, mentre lo strambo Sascia accarezza la piccola tartaruga, che porta sempre con sé. Egli è il fratello di Rodolfo, un ragazzo serio, considerato finora il miglior pugile della palestra, il quale è da tempo fidanzato con Roberta, che però ora, innamoratasi di Michele, con cui ha segretamente rapporti amorosi, per liberarsi di Rodolfo cerca pretesti per litigare con lui, e gli dà un ultimatum: o lei, o la boxe» (www.cinematografo.it ). «L’impresa soprattutto se si pensa che è un esordio si raccomanda ad una convinta attenzione: secondo quei modi del nuovo realismo che ormai sempre più si diffondono nel cinema italiano». (Rondi). Con Giulio Base, Gianmarco Tognazzi, Pietro Genuardi, Giuseppe Pianviti, Antonella Ponziani e Mario Brega.
 
ore 21.00 Io no di Ricky Tognazzi e Simona Izzo (2003, 89′)
«Flavio e Francesco sono fratelli ed hanno caratteri completamente diversi. Il primogenito Flavio è un gran lavoratore sposato con Laura, ha già avuto due figlie e gestisce l’albergo sul mare della famiglia. Il fratello più piccolo, invece, vorrebbe fare il musicista e vive alla giornata tentando di scansare ogni tipo di responsabilità. La sua vita cambia, però, di colpo quando Laura, sua ex fiamma, gli presenta una sua amica, Elisa, insegnante di danza delle bambine ed amante segreta di Flavio. Mentre, scoperta la verità, Laura va via di casa con le bambine, Francesco fugge insieme ad Elisa a Cape Town dove si sposano ed hanno una bambina mentre Flavio intanto divorzia da Laura e comincia ad odiare il fratello per aver distrutto il suo mondo idilliaco. Ma un evento luttuoso finirà con il riavvicinarlo al fratello» (www.cinematografo.it ). Io no, prima co-regia della coppia Ricky Tognazzi (6 pellicole da solo tra cui gli ottimi Ultrà e La scorta) e Simona Izzo (brava sceneggiatrice per Ricky e regista di due film) tratta dall’omonimo romanzo di Lorenzo Licalzi, è una pellicola bifronte. Prima parte divertita e divertente raccontata da quattro voci off (Francesco, Flavio, Laura, Elisa). Seconda parte micidiale. Un melodramma troppo strappalacrime per essere vero. Gian Marco Tognazzi vicino alla perfezione. Izzo-Tognazzi escono dalle camere da letto per affrontare grandi temi. È un azzardo, ma come sosteneva Orson Welles bisogna sempre brindare al carattere» (Alò).
 
sabato 10
ore 17.00 Il padre e lo straniero di Ricky Tognazzi (2010, 113′)
«Se oggi esiste un film intitolato Il padre e lo straniero per la regia di Ricky Tognazzi è perché nel ’97 l’allora giudice De Cataldo, non ancora scrittore famoso di Romanzo Criminale diede alle stampe un romanzo intenso e particolare, fors’anche personale, sull’amicizia di un italiano e un mediorientale, padri di ragazzi disabili in una Roma già criminale. A distanza di quindici anni, e dopo molti libri e successi, quel romanzo diventa film, forse anche per la fortuna del suo autore, ma senza dubbio per l’interesse di Ricky Tognazzi colpito illo tempore dalla forza di quella storia esemplare. […] Ricky Tognazzi fa un film composto e lineare, certo non sovraccarico, in grado di lasciare tracce anche profonde, lasciando immaginare un romanzo intenso e importante, in grado di toccare tematiche molteplici e forti: il rapporto con la disabilità, la nascita di un “padre”, il contatto con l’altro e il diverso, lo sprofondare dei pregiudizi… e poi un ritratto di Roma ancora sorprendente, per quanto questo sia ancora possibile al cinema.. A dar man forte è un cast d’attori capaci di calarsi nei panni di personaggi che si intuisce profondi e in trasformazione. Il Diego di Gassman ci ricorda il Francesco di Bagno Turco – Hamam, per quel tanto di esotismo e capacità di trasformazione radicale in qualcosa d’altro» (Zonta).
 
ore 19.00 Bella addormentata di Marco Bellocchio (2012, 110′)
«Sullo sfondo della drammatica vicenda di Eluana Englaro – in coma vegetativo per 17 anni e morta il 9 febbraio 2009, per interruzione dei suoi supporti vitali – si snodano le storie di diversi personaggi collegati emozionalmente al caso. L’approvazione o meno di una legge manda in crisi un senatore, diviso tra la fedeltà al partito o alla sua coscienza; e, aggiunto a questo, la figlia Maria si batte strenuamente per la vita di Eluana protestando di fronte alla clinica in cui è ricoverata. Ma Maria, ironia della sorte, si innamorerà proprio del “nemico” Roberto, schierato dalla parte di chi è a favore della morte della ragazza. Parallelamente, scorre sia la vicenda di una grande attrice che, sostenuta dalla fede, spera vivamente nella guarigione della figlia, da anni in coma irreversibile; sia quella della disperata Rossa, che decisa a morire cerca di superare le obiezioni poste da un giovane medico, di nome Pallido» (www.cinematografo.it ). «Di fare “scandalo” a Marco Bellocchio non interessa e non è mai interessato, quello che invece conta per lui è fare un buon film. E Bella addormentata è un buon film, anzi è un film magnifico, anche se è diventato oggetto di polemiche feroci ancora prima di essere girato. […] Lo sguardo in Bellocchio è forte, e teso, mai dogmatico: non è lì per dirci cosa dobbiamo credere o cosa dobbiamo fare, i suoi film sono “politici” nella cifra del paradosso, dell’interrogazione, di una certezza che è progetto artistico e non banale ideologia» (Piccino). Con Toni Servillo, Alba Rohrwacher, Isabelle Huppert, Michele Riondino, Maya Sansa, Gianmarco Tognazzi, Pier Giorgio Bellocchio e Roberto Herlitzka.
 
ore 21.00 Viaggio sola di Maria Sole Tognazzi (2013, 82′)
«Il bel film di Maria Sole Tognazzi, dopo Passato prossimo e L’uomo che ama, volutamente non risponde perché si impegna soprattutto nella costruzione di quel ritratto di donna così insolito nel cinema italiano, studiandolo in ogni dettaglio con una maturità di racconto e di linguaggio pronta a testimoniare un talento ineccepibile ormai da ogni punto di vista nel disegno sempre molto abile dei caratteri, nei ritmi spesso affannati in cui i personaggi vengono coinvolti, nelle immagini splendide (di Arnaldo Catinari) che, evocando quelle cornici di lusso (ho riconosciuto il Crillon a Parigi, l’Adlon a Berlino) riescono a conferir loro il sapore di scenografie preziose, sfondo degno di una storia che però, fra le pieghe, si svolge spesso in cifre amare. Ricrea queste cifre, con finezza e contatto, Margherita Buy nella pienezza dei suoi modi espressivi. Il migliore amico al suo fianco è Stefano Accorsi, con semplicità e con misura. Un duetto che fa molto piacere incontrare di nuovo dopo i successi caldi de Le fate ignoranti e di Saturno contro. Complimenti Maria Sole, ormai sei cresciuta!» (Rondi). Con Gianmarco Tognazzi.
 
domenica 11
ore 17.00 Il federale di Luciano Salce (1961, 100′)
Durante l’occupazione tedesca di Roma, ad Arcovazzi, un graduato delle brigate nere, zelante ed ambizioso, viene affidato il compito di catturare il professor Bonafé, un eminente filosofo antifascista, per farne un forzato propagandista della pericolante repubblica sociale. Ma se l’arresto del mitissimo professor Bonafé è un’impresa facile, il viaggio di ritorno a Roma dal natale paesino abruzzese dov’egli s’era rifugiato presenta non poche difficoltà. «Sino ad allora io ero stato soprattutto un comico… Avevo debuttato come comico ai tempi in cui imperavano Totò, i De Rege, Fanfulla, Rascel e Chiari… Chiari era giovane, un bel giovane… Anch’io ero giovane, neppure male… Quindi ero parso sulla scia di Chiari… È con “Il federale” che qualcuno si è convinto che potevo essere realmente un attore, ovvero un comico nel vero senso della parola…» (Ugo Tognazzi). Accanto a Tognazzi un grande Georges Wilson.
 
ore 19.00 Una storia moderna: l’ape regina di Marco Ferreri (1963, 92′)
Il matrimonio secondo Ferreri: tomba dell’amore e non solo… Un quarantenne si decide a compiere il grande passo portando all’altare una ragazza molto più giovane, illibata e di buona famiglia. Ma la coppia “scoppia” sotto il peso delle convenzioni. Primo film “italiano” del regista milanese, il quale sovverte l’ordine familiare scatenando la reazione della censura, che manomette il film e cambia il titolo (Una storia moderna: l’ape regina) per circoscrivere l’attacco del regista a una critica della modernità. Con tanto di dichiarazione in apertura, imposta a Ferreri, di difesa dei «solidi e immutabili principi della morale e della religione». Dichiarazione di principio che non resiste all’urto del film, che valse a Marina Vlady il premio a Cannes per la migliore interpretazione femminile. «Il film mi ha consentito di entrare in un mondo cinematografico che amo. Il cinema che avevo fatto fino ad allora si basava su personaggi estremamente popolari, dei film divertenti, facili, che piacevano al pubblico ma che sono, a conti fatti, delle operazioni prefabbricate. In quei film non occorre quasi mai un grande coraggio» (Ugo Tognazzi).
 
ore 21.00 I mostri di Dino Risi (1963, 156′)
Dino Risi costruisce in 22 episodi, di durate diverse, un ritratto crudele e graffiante dell’Italia del miracolo economico, tra vecchie e nuove manie, vizi e malcostumi. Tra i bersagli alcuni dei topoi della commedia all’italiana: il consumismo, la coppia, la spiaggia, l’automobile. Tutti gli episodi sono interpretati, insieme o alternativamente, da Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman, impegnati in un tour de force di caratterizzazioni comiche. «Un altro film importante che metterei fra i cinque o sei della mia filmografia, che è I mostri, in cui c’è se non altro da ricordare l’episodio finale della boxe che secondo me sono dieci minuti proprio di cinema notevole, in tutti i sensi» (Gassman). «Ma più di Gassman […] ci è piaciuto stavolta Tognazzi, davvero sempre più bravo e sorprendente, che riesce a ritagliare dallo scarso tessuto del testa qualche caratterizzazione acuta e ben risolta: quel suo pugile suonato, nell’ultimo episodio, vale forse da solo tutto il film».Imperdibile Ricky Tognazzi bambino nell’episodio L’educazione sentimentale
A seguire i ciak dei due episodi inediti Il cerbero domestico e L’attore (quest’ultimo privo di sonoro), che sono stati ritrovati su indicazione di Giuseppe Tornatore e Marco Risi.
 
martedì 13
ore 17.00 La vita agra di Carlo Lizzani (1964, 104′)
Addetto ai servizi culturali di una grande miniera, Luciano Bianchi viene licenziato, Per vendicare se stesso e i minatori uccisi da una grave esplosione, Luciano si reca a Milano deciso a far saltare con la dinamite l’imponente grattacielo dove ha sede la società mineraria. Qui incontra Anna, giovane corrispondente di un giornale di sinistra, della quale si innamora. Per poter vivere Luciano si adatta a fare il traduttore per una casa editrice, ma troverà la sua fortuna inserendosi brillantemente nella produzione di slogan pubblicitari. La sua genialità in questo lavoro, che lui tuttavia disprezza, gli varrà un’assunzione presso la stessa società che lo aveva licenziato. «Questa “storia socialpsicologica post-miracolistica” riesce a ricostruire con acutezza e originalità il disagio diffuso che gli anni del boom avevano fatto crescere nelle coscienze più lucide» (Mereghetti). Con Ugo Tognazzi e Giovanna Ralli. Dal romanzo omonimo di Luciano Bianciardi.
 
ore 19.00 Porcile di Pier Paolo Pasolini (1969, 98′)
«Due storie parallele, una arcaica e l’altra moderna. Nella prima un giovane che vive isolato alle falde di un vulcano, nutrendosi famelicamente di rettili, insetti e sterpi, incontra un soldato, lo uccide e lo mangia. Improvvisamente altri sbandati si uniscono a lui e insieme continuano a vivere da cannibali […]. Nella seconda il giovane figlio di un ricco industriale tedesco disdegna le profferte amorose della fidanzata perché invischiato in rapporti con dei porci; inoltre rifiuta sia di aderire alla contestazione sia di interessarsi dell’azienda paterna» (www.cinematografo.it ). «Quella con Pasolini è stata una esperienza affascinante, non tanto per il film, non era certo la sua opera più riuscita. Vi ho interpretato un personaggio seguendo le indicazioni di Pasolini: e quel lavoro mi è piaciuto molto. Era strano, io stesso non capivo il significato delle parole che pronunciavo. Dovevo chiedergli perché dicevo certe cose, quali erano le allusioni più riposte, a che cosa si faceva riferimento. Quanto a me, io sono un autodidatta ignorante, questa è la mia base culturale: in confronto a Pasolini, io non so proprio niente, zero. Lui è un grande uomo di cultura, una enciclopedia, sa tutto. Perciò, in Porcile, non sono stati tanto il personaggio o il film a interessarmi, quanto la meravigliosa possibilità, attraverso il mio lavoro, di conoscere degli uomini intelligenti, dei poeti, dei pazzi geniali anche, dei personaggi poco comuni. Per me, nella vita, l’insegnamento viene prima di tutto dagli altri uomini; mi piace di più leggere un uomo piuttosto che un libro» (Ugo Tognazzi).Con Pierre Clémenti, Franco Citti, Jean-Pierre Léaud, Anne Wiazemsky, Alberto Lionello, Ugo Tognazzi e Marco Ferreri.
 
ore 21.00 Vogliamo i colonnelli di Mario Monicelli (1973, 100′)
«Un deputato livornese dell’estrema destra, Giuseppe Tritoni, essendo in disaccordo con il partito riesce a convincere alcuni colonnelli ad aderire a un suo progetto di colpo di stato. Ma il golpe non si realizza così facilmente, anche perché il Ministro degli Interni Li Masi, messo al corrente del complotto, organizza un contro-colpo di stato. Quando poi Tritoni tenta di rapire il Presidente della Repubblica nella sua villa presidenziale, questi muore d’infarto» (www.cinematografo.it ). Con Ugo Tognazzi, Duilio Del Prete, François Périer, Pino Zac e Camillo Milli.
Versione restaurata presentata alla Mostra di Venezia 2015
 
mercoledì 14
ore 17.00 La proprietà non è più un furto di Elio Petri (1973, 126′)
«Il giovane bancario Total (F. Bucci), marxista-mandrakista e allergico al denaro, si licenzia e decide di colpire un ricco macellaio (U. Tognazzi), prototipo del ladrocinio organizzato, in quel che ha di più caro: la proprietà che, oltre a essere un furto, è una malattia […]. Storia di una persecuzione e apologo grottesco in chiave espressionista-brechtiana “sulla nascita della disperazione in seno alla sinistra” (E. Petri), il film segna il passaggio del regista, autore della sceneggiatura con Ugo Pirro, a quella fase catastrofica, apocalittica e quaresimale che sarà accentuata in Todo modo (1976). “… sfocia in un nullismo che sfiora l’onda scettica di uno Swift senza concederci il bene di una breve sponda non bagnata, non inquinata da un senso di impotenza e di vuoto” (Pietro Bianchi). Troppo cupo, piuttosto isterico nella constatazione di un fallimento, privo di ironia e di gioia nel gusto della trasgressione. Notevoli il contributo di Luigi Kuveiller con una fotografia livida e deformante e il concertato dagli interpreti» (Morandini). Con Ugo Tognazzi, Flavio Bucci e Daria Nicolodi.
 
ore 19.15 La tragedia di un uomo ridicolo di Bernardo Bertolucci (1981, 117′) L’industriale parmense Primo Spaggiari assiste, impotente, al rapimento del figlio Giovanni. Dopo qualche giorno però apprende che suo figlio è morto. Incapace di dare la tragica notizia a sua moglie, decide di far finta di niente. Ma nel frattempo c’è un’indagine parallela dell’antiterrorismo che sospetta della veridicità della morte di Giovanni, essendo questi simpatizzante di certi gruppi radicali. Il sospetto è che Giovanni avrebbe potuto essere complice dei rapitori, al fine di colpire il proprio padre padrone. «Nel suo primo montaggio il film durava 3 ore e 15′ […]; poi è diventato di 2 ore e 40′; adesso è di un’ora e 55′. In una di queste versioni, seguivamo [Tognazzi] mentre tornava a casa per prendere lo champagne; attraversava la strada e veniva investito da un camion. L’autista si fermava, scendeva dal camion per vedere che cosa era rimasto di Ugo, ma non c’era alcun cadavere; allora l’autista, assolutamente terrorizzato, risaliva sul camion e si dava alla fuga. A questo punto ritrovavamo [Ugo] in ufficio, che finiva di sognare – “Aaah!” -, prima di svegliarsi del tutto! Era un altro finale. I miei film, di solito li lascio andare da soli, ma qui ho pensato che dopo la sequenza della balera, dove l’emozione era così forte con la resurrezione di Giovanni, non c’era più bisogno di proseguire» (Bertolucci). Con Ugo Tognazzi, Anouk Aimée, Ricky Tognazzi, Laura Morante e Victor Cavallo.
 
ore 21.30 Ultimo minuto di Pupi Avati (1987, 90′)
«Ultimo minuto descrive con maturità e distacco i retroscena del mondo del calcio senza cadere nella ovvia trappola di mostrare il gioco giocato (che infatti non si vede se non, nelle scene finali, in un paio di indispensabili casi: l’azione del gol, ad esempio). Non era facile evitare questi passi falsi, eppure Avati percorre con sicurezza la sua strada delineando da un lato la crisi del protagonista, un uomo di mezza età che, dopo aver dato tutto alla squadra, apre gli occhi e si rende conto che la sua famiglia non c’è più, si è dissolta mentre lui non c’era (sbaglia persino la data di compleanno della figlia) e, dall’altro, il dolore della scoperta che esiste nella vita “un momento in cui si smette di vincere” come lo stesso Ferroni [il nome del protagonista, interpretato da Tognazzi, n.d.r.] ammette in uno dei momenti migliori del film» (Sarno). «Il fenomeno del calcio-scommesse è di qualche anno prima ma le conseguenze sono ancora ben presenti. Tra l’altro era un momento che vedeva da un lato l’ingresso dei grandi tycoon come Berlusconi, con la loro managerialità moderna, e dall’altro il dissolversi di un ambiente per certi versi ancora romantico, in cui la figura del factotum aveva avuto una grande importanza. Mi sembrava che il calcio assomigliasse metaforicamente alla società, e per certi versi anche al cinema, dove c’era ancora chi – ma stava scomparendo – organizzava produzioni ai tavoli dei bar, firmando pacchi di cambiali» (Avati). Con Ugo Tognazzi, Elena Sofia Ricci, Massimo Bonetti, Diego Abatantuono, Lino Capolicchio e Nik Novecento.
 
giovedì 15
ore 17.00 Il mantenuto di Ugo Tognazzi (1961, 95′)
Daniela è una provinciale che ogni sera va in città a prostituirsi. Ma a differenze delle sue colleghe, non ha un protettore. Una notte, per necessità, decide d’inventarsene uno, scegliendo un signore che sta portando a passeggio il cane. Costui, che crede d’aver fatto una conquista, si mette in disavventure d’ogni genere.
«Il mantenuto, sia pure in modo monco e stentato, sia pure disperdendosi ancora nel facile trucchetto strapparisata, qualcosa dice. E soprattutto ha il coraggio di concludere in modo serio e amaro, senza nulla concedere ai compromessi abituali. […] Tognazzi […] non perdona nessuno […], non “carica” il suo film di messaggi o di intenzioni: si limita, una volta tanto, a dire fino in fondo la verità, a darci un’immagine precisa delia realtà. Che il suo film zoppichi a lungo prima di trovare il “passo” adatto, non toglie nulla al merito di aver avuto questo coraggio» (Valobra). «Purtroppo l’attore deve solo obbedire. Per tanti anni ho subito; è vero che tentavo di ribellarmi, di fare quello che volevo io, ma alla fine aveva sempre ragione il regista perché mi inquadrava a modo suo e poi mi tagliava al montaggio. Ora basta. Adesso mi giro come voglio io perché comando io» (Tognazzi). Con Ugo Tognazzi, Ilaria Occhini, Mario Carotenuto, Marisa Merlini e Margaret Robsham.
 
ore 19.00 Sissignore di Ugo Tognazzi (1968, 107′)
Oscar è l’autista di un imprenditore che tutti chiamano l’Avvocato, che lo coinvolge nei suoi affari come prestanome in cambio di un trattamento di favore e di un lusso più apparente che realmente posseduto. Il cartello iniziale, composto da tante tessere con la scritta «sì», dipinte e progressivamente moltiplicate con la tecnica del collage in una caleidoscopica reiterazione dello stesso monosillabo, sintetizza emblematicamente il servilismo del protagonista , pronto a tutto pur di accedere al mondo della modernità e del leisure. Con Ugo Tognazzi, Gastone Moschin, Maria Grazia Buccella e Franco Fabrizi.
 
ore 21.00 Cattivi pensieri di Ugo Tognazzi (1976, 109′)
«La chiusura dell’aeroporto causata dalla nebbia costringe l’avvocato milanese Mario Marani, marito della bella Francesca, a tornarsene a casa nel cuore della notte. Sua moglie sembra profondamente addormentata, senonché, in uno sgabuzzino, egli vede spuntare, da sotto a certi abiti, i piedi nudi di un uomo. L’avvocato fa finta di nulla, chiude il ripostiglio, ne intasca la chiave e il giorno dopo parte con Francesca per un viaggio d’affari e di svago, che li conduce prima a una partita di caccia e, poi, a Torino e a Cervinia. I due stanno una decina di giorni lontano da casa e Marani continua per tutto il tempo a cercare di indovinare quale, dei possibili amanti di sua moglie, sia quello chiuso a chiave: un giovane riccone venezuelano? un maestro di sci? L’avvocato Borderò? o, addirittura, il fratello scioperato dello stesso Marani?» (www.cinematografo.it ). Con Ugo Tognazzi, Edwige Fenech, Orazio Orlando, Paolo Bonacelli, Massimo Serato e Luc Merenda.
Date di programmazione