Scuola serale di cinema italiano
07 Giugno 2013 - 07 Giugno 2013
Scuola serale di cinema italiano: un appuntamento quindicinale con l’insegnamento di storia del cinema del Centro Sperimentale di Cinematografia. Gli allievi del Centro possono vedere, al Cinema Trevi, importanti film del nostro cinema, che rientrano a pieno titolo nel piano didattico del corso. L’iniziativa è naturalmente aperta anche al pubblico, che può trovarsi così nuovamente proiettato a scuola. A scuola di cinema, questa volta.
Gli stessi allievi, prima o dopo la proiezione, presenteranno o commenteranno il film proposto: un esercizio di critica storica in pubblico, che adesso fa parte integrante dell’insegnamento di storia del cinema del CSC.
ore 21.00
I cannibali (1969)
Regia: Liliana Cavani; soggetto: L. Cavani; sceneggiatura: L. Cavani, Italo Moscati, Fabrizio Onofri; fotografia: Giulio Albonico; scenografia e costumi: Ezio Frigerio; musica: Ennio Morricone; montaggio: Nino Baragli; interpreti: Britt Ekland, Pierre Clementi, Tomas Milian, Delia Boccardo, Marino Masè, Francesco Leonetti; origine: Italia; produzione: Doria Cinematografica, San Marco Produzione; durata: 87′
«Liliana Cavani, partendo dalla leggenda, ha avuto un grande lampo, un’idea che davvero poteva essere il trampolino di lancio per una potentissima fantasia: uno spettacolo che riproponeva in termini attuali l’eterno problema del potere assoluto, che si fonda sulla negazione dei diritti umani e l’oppressione armata. […] Ebbene, la Cavani immagina che uno di questi governi tirannici proceda all’eliminazione generale e immediata di tutti gli oppositori, ordinando che si spari senza discriminazione né giudizio dove si trovano, nelle vie, nelle piazze, nei tram, nel metrò, prescrivendo insieme che nessuno, pena la morte, non soltanto rimuova, ma nemmeno tocchi quei cadaveri. L’azione del film si apre così su una delle più incredibili, bizzarre e insieme agghiaccianti successioni di immagini. […] Su un marciapiede qualcosa fa mucchio per terra, che, poi si capisce, è un corpo d’uomo disteso […]. Ma ecco più in là un altro. E subito un altro. E allora si capisce che sono cadaveri […]. Purtroppo la formidabile invenzione dell’inizio, quel panorama di immagini inesorabili nella loro atrocità, e stupende nella loro surreale evidenza, […] ha poi dei cedimenti durante il racconto. […] E tuttavia non c’è dubbio che, con tutti i suoi squilibri, I cannibali resta un film di grande interesse e novità» (Sacchi). Grandi prove di Clementi e Milian. «Volevo raccontare l’Antigone di Sofocle all’interno di un contesto attuale. L’idea di ispirarmi a quel testo, che è un canto sulla libertà della persona contro leggi imposte dalla dittatura dei gruppi di potere, inseriva inevitabilmente il film dentro la poetica della contestazione. Come anche per Francesco, la gran parte della forza de I cannibali risiede nel linguaggio. Doveva avere un sapore epico, non di cronaca, perché non era la storia di una ragazza ribelle che incontra un ragazzo strano… ecc. ecc. Era una specie di “racconto morale” con riferimento ad un’etica scritta nella testa di tutti gli esseri umani, se solo riescono a percepirla. Non era possibile la prosa del racconto morale» (Cavani).