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Roberto Omegna e l’Istituto Luce
20 Aprile 2017 - 20 Aprile 2017
Nel 2016 ha visto la luce un libro importante da un punto di vista storiografico-cinematografico, Roberto Omegna e l’Istituto Luce. Il cinema scientifico ed educativo dell’Italia fascista di Simone Sperduto. Due importanti istituzioni come il Centro Sperimentale di Cinematografia e l’Istituto Luce non potevano esimersi dal presentarlo. Il motivo, già lampante, è esplicitato nella quarta di copertina del libro: «Lo scopo del presente volume è far conoscere al lettore il lato meno noto del principale ente di comunicazione voluto da Mussolini in persona: l’Istituto Nazionale Luce. Oltre la propaganda, c’era un’immensa mole di pellicole che spaziavano dal cinema scientifico a quello educativo. Il personaggio chiave è Roberto Omegna, pioniere del cinema italiano annoverato come una tra le massime firme dei documentari prodotti dall’Istituto Luce. Un professionista che concesse poco alle direttive propagandistiche aprendo così la strada a diversi giovani cineasti indipendenti che, agli inizi degli anni ’40, gettarono le basi per la nascita del Neorealismo: un genere che con molta probabilità affonda le radici nel cinema di denuncia sociale prodotto già dai Cineguf negli anni tragici del secondo conflitto mondiale».
L’evento è a cura di Cineteca Nazionale e Istituto Luce – Cinecittà
 
ore 18.30 Le origini della cinematografia scientifica: I pionieri (prima parte)di Virgilio Tosi (1990, 55′)
Il 28 dicembre 1895, giorno della prima proiezione pubblica dei fratelli Lumière, è considerato come la data di nascita del cinema, ma in realtà le prime immagini in movimento furono realizzate molto prima, quando questa invenzione fu concepita come un prezioso strumento per la ricerca scientifica. Il programma comincia con Ipionieri che, a partire dal 1873, cominciarono a progettare e a studiare apparecchi e materiali sensibili. Si analizzano poi gli Sviluppi tecnici a cavallotra il XIX ed ilXX sec. che permisero ai ricercatori dei vari Paesi di costruire macchine che registravano i movimenti nel dettaglio per cercare di “far vedere l’invisibile”. Infine vengono mostrate Le prime applicazioni del nuovo mezzo. Immagini che furono stupefacenti per gli spettatori di un secolo fa che assisterono ai primi film girati con raggi X o in sala operatoria. Tre film di straordinario interesse, fondamentali per chi voglia conoscere la nascita e gli sviluppi del mezzo cinematografico.
 
a seguire Le origini della cinematografia scientifica: Sviluppi tecnici tra XIX e XX secolo (seconda parte)di Virgilio Tosi (1990, 20′)
 
a seguire Le origini della cinematografia scientifica: Prime applicazioni (terza parte) di Virgilio Tosi (1990, 28′)
 
ore 20.30 Incontro moderato da Emma Moriconi con Patrizia Cacciani, Simone Sperduto,Virgilio Tosi
Nel corso dell’incontro sarà presentato il libro di Simone Sperduto Roberto Omegna e l’Istituto Luce. Il cinema scientifico ed educativo dell’Italia fascista (Herald Editore, 2016).
 
a seguire Un pioniere del cinema scientifico: Roberto Omegna 1876-1948 di Virgilio Tosi(1974, 51′)
Realizzato in collaborazione con l’Associazione Italiana di Cinematografia Scientifica, Istituto Luce, Italnoleggio Cinematografico, il documentario di Virgilio Tosi analizza l’opera e le tecniche del documentarista e operatore Roberto Omegna, considerato il padre del cinema scientifico italiano.
Per gentile concessione di Istituto Luce – Cinecittà
 
a seguire Topi in trappola di Roberto Omegna (1939, 10′)
«Topi in trappola è la perfetta ciliegia sulla torta di una carriera ricca di premi e onorificenze, sebbene il “pioniere” abbia sempre lavorato con umiltà e lontano dai riflettori e dai dettami di regime nel suo antro, dietro le quinte. […] Topi in trappola è la simpatica storiella di una sprovveduta massaia alle prese con la famiglia “Mangiaccio”, una piccola comunità di roditori stanziatasi in casa della signora. Ogni volta che i topolini riescono nell’impresa di rubare del cibo alla donna, ella tenta di creare degli ostacoli o trappole agli animali, ma senza riuscirvi» (Sperduto).
Per gentile concessione di Istituto Luce – Cinecittà
 
a seguire L’axolotl, il curioso anfibio messicano di Roberto Omegna (1939, 8′)
«Il film è naturalmente sonoro, come quasi tutti quelli prodotti dalla prima metà degli anni ’30, pur avendo ancora le didascalie al posto della voce narrante e la classica musica di sottofondo. L’Axolotto è dunque un simpatico pesce-rettile e se ne conoscono due varianti: una albina e l’altra nera. Ma la particolare caratteristica di questi anfibi è nella capacità di riprodursi anche allo stato larvale. La deposizione delle uova è naturalmente compito della femmina che le attacca all’erba acquatica, aiutandosi con le zampe posteriori. Ogni uovo è avvolto da una capsula gelatinosa e al suo interno si sviluppa l’embrione» (Sperduto).
Per gentile concessione di Istituto Luce – Cinecittà
 
a seguire Bolle di sapone di Roberto Omegna (1937, 9′)
«Così il passatempo preferito da molti ragazzi, il gioco delle bolle di sapone, diviene oggetto di indagine per la cinepresa di Omegna. “Queste effimere creazioni di un soffio si prestano a una quantità di osservazioni scientifiche”, recita una delle prime didascalie introduttive al documentario Bolle di sapone. Il cineasta […] non ama usare trucchi e così impiega tutto il tempo a lui necessario per ottenere le bolle desiderate dopo centinaia di prove» (Sperduto).
Per gentile concessione di Istituto Luce – Cinecittà
 
a seguire La vita delle farfalle di Roberto Omegna (1911, 15′)
Questo eccezionale “film scientifico” mette in scena le metamorfosi che trasformano i bruchi dapprima in crisalidi e poi in farfalle. Roberto Omegna era uno dei migliori tecnici allora attivi a Torino; ce lo conferma la splendida qualità delle riprese di questo film, ricche di dettagli, di chiaroscuri e di senso della composizione. Una ripresa accelerata ci mostra alcune farfalle rompere delicatamente il bozzolo che le avvolgeva e aprire per la prima volta le ali stropicciate. Sono immagini che ancora oggi, malgrado i notevoli progressi compiuti nel frattempo dalla tecnica, trasmettono un profondo senso di meraviglia per a varietà e la complessità della natura. La seconda parte del film ci mostra immagini di farfalle di diverso tipo riprese nel loro ambiente naturale identificate da cartelli che recano il loro nome scientifico: Parnassus Apollo, Papilio Machaon Europa e Vanessa Io Europa; è probabile che questa seconda parte fosse in origine più ricca e comprendesse un maggior numero di esemplari. La lussureggiante varietà suggerita dalle immagini rimaste è sufficiente a comprendere l’intento non solo didattico, ma anche, in un certo modo, contemplativo del film. «Alla realizzazione del documentario partecipa anche suo cugino, il poeta Guido Gozzano, ma solo in qualità di appassionato di entomologia, seppure a livelli dilettantistici rispetto alle prodezze scientifiche di Omegna» (Sperduto). Il restauro de La vita delle farfalle è stato realizzato in collaborazione dal Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale di Roma e dal Museo Nazionale del Cinema di Torino a partire da una copia positiva nitrato imbibita e virata di 241 metri con didascalie francesi conservata a Roma e da una copia positiva nitrato imbibita di 205 metri con didascalie italiane conservata a Torino. Le didascalie italiane non presenti nella copia di Torino sono state ricostruite sulla base dei testi in francese della copia di Roma. La lavorazione è stata effettuata presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata di Bologna nel 2011.
 
a seguire La vita delle api di Roberto Omegna, Giovanni Vitrotti (1911, 11′)
«Prima versione e vero e proprio documentario scientifico rispetto alla versione successiva che contiene riferimenti ideologico-politici» (Sperduto).
 
a seguire Matrimonio abissinio di Roberto Omegna (1909, 4′)
«Omegna trascorre quindi diversi anni nelle riprese di documentari di natura etnografica, viaggiando in Africa e in Asia. Dell’enorme quantità di materiale realizzato restano solo i sei minuti scarsi di Matrimonio abissinio, che mostra le usanze più tradizionali della popolazione eritrea, facendo questa pellicola parte integrante della saga aperta da Come si viaggia in Africa, passando per Funerale abissinio fino a Usi e costumi abissini: tutta questa produzione si inserisce nell’ambito delle esperienze coloniali italiane degli inizi del secolo scorso» (Sperduto).
Date di programmazione