Home > Raggi nelle tenebre: cinema e malattia
Raggi nelle tenebre: cinema e malattia
21 Gennaio 2014 - 21 Gennaio 2014
Il mestiere d’attore prelude spesso a imprevedibili sconfinamenti: chi fa il grande salto dell’altro lato della macchina da presa, chi intraprende la strada della produzione, chi scopre una vocazione narrativa. Ugo Fangareggi e Gianni Garko, volti indimenticabili del grande cinema popolare degli anni Sessanta e Settanta, hanno allargato i loro orizzonti solo per un nobile intento: raccontare delle storie di sofferenza e riscatto. Fangareggi come regista e produttore di Ho un buco giovedì, che ripercorre, tra realtà e ricostruzione attoriale, il percorso esistenziale e sanitario di un malato di Parkinson; Garko, come autore e produttore di Raggi nelle tenebre, un documentario d’inchiesta su una cooperativa terapeutica, smantellata senza ragione nel 1992. Due drammatiche realtà, una individuale, l’altra collettiva, descritte con pudore e poesia.
Ad aprire la giornata un’altra nobile operazione nel campo del disagio mentale: Matti da slegare, un titolo che ha segnato un’epoca.
 
ore 18.00 Matti da slegare di Silvano Agosti, Marco Bellocchio, Sandro Petraglia, Stefano Rulli (1975, 138′)
«Nel 1974 Mario Tommasini commissionò a Marco Bellocchio un film sull’esperienza del manicomio di Colorno. Tommasini raccontava così il primo contatto col regista: “incontrai il regista e gli dissi: ‘Marco, vorrei fare un film coi matti’, e lui mi rispose: “Ma sei tu ad essere matto! Come si fa a fare un film con i malati!’. Io insistetti che volevo fare un film coi matti, e senza gli psichiatri. Lui gli psichiatri voleva metterceli. Litigammo una notte intera, poi gli dissi: ‘Fai tu'”. Qualche tempo dopo però Bellocchio ci ripensò, telefonò a Tommasini e si recò a Parma dove si fermò una settimana. Visitò le fattorie, gli appartamenti, intervistò i malati e decise di girare il film. Il film fu realizzato con la collaborazione di Silvano Agosti, Sandro Petraglia e Stefano Rulli; la prima versione, intitolata Tutti o nessuno, aveva una durata di tre ore e fu girata in 16 millimetri. In seguito il film fu ridotto a un’edizione in 35 millimetri della durata di 100 minuti, intitolata Matti da slegare. Il film propone la testimonianza diretta di alcuni ragazzi passati da un istituto all’altro e considerati irrecuperabili, raccontando la loro infanzia, le misere situazioni familiari, l’arretratezza della società in cui sono inseriti. Nella seconda parte sono invece i malati di mente a parlare delle loro condizioni di vita e delle nuove prospettive dopo l’inserimento sociale e lavorativo» (www.mariotommasini.it).
 
ore 20.45 Incontro moderato da Ezio Maria Izzo con Ugo Fangareggi, Gianni Garko, Agostino Raff
 
a seguire Raggi nelle tenebre di Agostino Raff (1996, 40′)
«C’è un inferno che è meno inferno di come ce lo aspettiamo a una ventina di chilometri da Roma, su quel tratto di strada statale che è la Tiburtina, dove una bolgia di macchine, gente e cemento sembra aver tardivamente rubato un incubo a un quadro di Fussli. Lì, fra Roma e Tivoli, esattamente a Guidonia, c’è l’ospedale psichiatrico di S. Maria Immacolata. È un manicomio privato gestito da religiosi che accoglie circa seicento pazienti. […] Una piccola équipe, diretta dal dottor Ezio Maria Izzo, fra mille difficoltà ha dato vita nel 1979 a una cooperativa agricola nella quale lavorano una sessantina di malati di mente. Due anni fa qualcuno decise di filmare quell’esperienza. […] Sono qui, poco dopo mezzogiorno, in questo fortino, che è poi una vecchia fattoria, costruito dentro lo spazio dell’ospedale, in compagnia dei pazienti, del dottor Izzo, della psicologa Anna Cannavina e dei realizzatori del video: Agostino Raff e Gianni Garko, un attore la cui sensibilità e impegno sono stati un collante fondamentale. […] Nel 1992 l’amministrazione manicomiale dell’ospedale di Guidonia sollecita la chiusura della cooperativa. Nell’autunno l’esperienza viene interrotta. Una squadra di infermieri fece irruzione: sequestrò gli animali, in parte macellandoli, portò via cose e masserizie, bruciò tutto quello che fu ritenuto intrasportabile […]. Eugenio e Vincenzo decisero allora di occupare quegli spazi sequestrati e contribuirono con le loro lettere a far riaprire la cooperativa» (Antonio Gnoli, «La Repubblica», 10 marzo 1996). Ma una storia come questa non può avere un lieto fine…
Ingresso gratuito
 
a seguire Ho un buco giovedì di Ugo Fangareggi (2013, 45′)
«”Ho un buco giovedì”… con queste parole il neurochirurgo comunica a Gianni, giovane malato di Parkinson, che ha una data libera nel calendario per l’intervento chirurgico, con il quale potrà recupererà l’85%. “E se va male? Mah! Peggio di così!”, commenta, con la consueta ironia, Gianni. Fra pensieri, immagini, flashback, flashforward e molta ironia si racconta la faticosa convivenza con la malattia, misterioso inquilino che penetra nel corpo e nell’animo per condizionare ogni momento dell’esistenza, senza riuscire mai a sconfiggere la speranza» (Fangareggi). Scritto e prodotto da Gianni Lalli e Ugo Fangareggi, che con estrema empatia ne ha curato anche la regia.
Ingresso gratuito
Date di programmazione