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Raf Vallone, un divo anomalo
03 Aprile 2016 - 03 Aprile 2016
 
 
ore 17.00 Il segno di Venere di Dino Risi (1955, 97′)
«Cesira e Agnese sono cugine e vivono insieme in casa del padre di Agnese. Quest’ultima è una bella ragazza, mentre Cesira, sognatrice e sentimentale, è piuttosto bruttina. Quando sono insieme, Agnese richiama su di sé tutti gli sguardi e la cugina resta nell’ombra. Ciò nonostante Cesira non dispera di trovare l’uomo della sua vita, perché un’indovina le ha detto che lei è nel “segno di Venere”, così cerca di approfondire ogni conoscenza maschile. Ha così l’occasione di avvicinare Romolo, un ragazzaccio che vive d’espedienti, e Alessio, un maturo sedicente poeta che la conquista col suo fare distaccato e superiore. Un incidente fortuito le fa conoscere Ignazio, aitante pompiere, ma quando questi conosce Agnese, si dedica tutto alla bella cugina. Una sera tutti gli amici si trovano casualmente riuniti» (www.cinematografo.it ). «Il segno di Venere è, a breve distanza da quello di Peccato che sia una canaglia, un altro suggestivo album della spossante bellezza di Sofia […]. Voglio bene a Risi, al mio vecchio Dino, che ha diretto con somma diligenza Il segno di Venere. Quando compilavo settimanali del rotocalco, a Milano, egli era critico cinematografico di un quotidiano e discorrevamo in Galleria del buon cinema. Il tuo film, Dino, è quasi buon cinema» (Marotta).
 
ore 19.00 La morte risale a ieri sera di Duccio Tessari (1970, 98′)
«Amanzio Berzaghi, un maturo vedovo, che lavora come impiegato nella ditta di trasporti “Lavandero” si reca dal commissario Luca Lamberti per denunciare la scomparsa della figlia Donatella, una bellissima ragazza di venticinque anni con gravi problemi psichici e un’età mentale di pochi anni. […]. Tratto dal romanzo di Giorgio Scerbanenco, I milanesi ammazzano al sabato, La morte risale a ieri sera è un thriller con venature noir che si inserisce nel filone da poco inaugurato da Dario Argento, il cui capostipite L’uccello dalle piume di cristallo (1969) è di poco precedente» (Melelli).
 
ore 21.00 La ciociara di Vittorio De Sica (1960, 102′)
«Confesso che non ho nessuna propensione per questo genere di verismo in ritardo, anche se porta una firma letterariamente valida come quella di Moravia, questa storia della mamma popolana che, avendo grazie ai quattrini fatti con la drogheria e la borsanera passato il peggio della guerra nell’eremitaggio del paesello natale, proprio quando ormai sicura è in strada per tornare a Roma liberata, viene sorpresa da una squadra di marocchini in una chiesetta diroccata, e violentata insieme alla figlia adolescente. Ridotto all’essenziale nello scorcio violento imposto dal tempo dello schermo, questo non sarebbe se non un drammone di guerra in più, in cui il titillio della lagrima si sposa al pimento del sesso, se non ci fosse quella che direi la luce di De Sica, quell’effusa simpatia, e vitalità sorridente, e sofferta amarezza che è il senso, anche qui, di certe sorprendenti pagine […]. Mai credo, da quando esiste cinema, un episodio più osceno e più atroce fu raccontato con più lapidario ribrezzo, con più cristiano pudore. Soprattutto dopo. Guardate com’è osservato il passo della bambina quando esce fuori sulla strada in controluce, stanco, vacillante, un po’ trascinato, proprio il passo dell’agnellino piagato. Non mi ricordo un’altra immagine che condensi, senza dir nulla, un’accusa più tremenda contro tutto il male del mondo» (Sacchi). Con Sophia Loren, Eleonora Brown, Jean-Paul Belmondo, Raf Vallone, Renato Salvatori, Carlo Ninchi.
Date di programmazione