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Prima dei Vesuviani. Il cinema di Salvatore Piscicelli
28 Marzo 2012 - 28 Marzo 2012
Se si vuole analizzare la generazione di cineasti che hanno animato il nuovo cinema napoletano negli anni Novanta, non si può non prendere in considerazione Salvatore Piscicelli, “un artista intermediale”, capace dalla fine degli anni Settanta, di mescolare varie discipline e far dialogare diversi medium per raccontare persone ai margini che si aggrappano disperatamente all’unica realtà che conoscono: quella della sopravvivenza. La grandezza di Piscicelli risiede nel mettere in evidenza le contraddizioni dei diversi linguaggi per aprirsi a grandi possibilità espressive e sperimentali. Un omaggio, dunque, doveroso a un autore fuori dal coro che, soprattutto grazie alla trilogia (Immacolata e Concetta, l’altra gelosia, Le occasioni di Rosa, Blues metropolitano), ha saputo creare dei veri e propri mondi alla deriva, terreno fertile per i futuri cineasti. Nella prefazione al volume di Francesco Crispino Alle origini di Gomorra. Salvatore Piscicelli tra Nuovo cinema e neotelevisione,Franco Monteleone pone l’accento, in accordo con la visione dell’autore del libro, sul «contesto più specificamente cittadino entro il quale avviene la maturazione professionale e artistica di Piscicelli: il periodo giovanile della formazione nella Napoli dei quartieri, il suo approdo alla professione di cineasta, il suo incontro con il mezzo televisivo, la sua esperienza esistenziale dell’area da cui proveniva, Pomigliano d’Arco, e infine il suo approdo a Roma, esito indispensabile per il successo. […] È un contesto che, da allora, ha continuato a caratterizzare la cosiddetta “grande” Napoli, sia per la ricchezza espressiva della sua creatività che per la notorietà assunta dai suoi protagonisti: Roberto De Simone, Mario Martone, Annibale Ruccello, Enzo Moscato, cui faranno poi seguito i Corsicato, gli Incerti, i Sorrentino, i Capuano; oltre naturalmente alla folta schiera dei musicisti e dei comici, Pino Daniele, James Senese, Giuliana De Sio, Massimo Troisi, ecc. Salvatore Piscicelli fa parte di questa generazione. Nel 1980 il regista di Pomigliano esordisce sullo schermo con il film Immacolata e Concetta, nel quale si nota subito il lavoro di scavo che egli compie nel sottosuolo antropologico napoletano, colto in un passaggio storico caratterizzato da sommovimenti d’ogni genere, nell’arte e nello spettacolo, così come nella politica e nella malavita, in un intreccio che finirà per connotare una intera epoca, ed esprimerne tutta la dolente singolarità. È un cinema che non si limita al risultato estetico ma che si declina come prodotto naturalistico di un preciso territorio, fisico e mentale, del quale compie una analisi persino impietosa ma sostenuta sempre dalla volontà di comprendere e, in qualche modo, risarcire quello stesso territorio dalle offese della storia».
 
ore 17.00
Immacolata e Concetta (1979)
Regia: Salvatore Piscicelli; soggetto: S. Piscicelli; sceneggiatura: Carla Apuzzo, S. Piscicelli; fotografia: Emilio Bestetti; scenografia: Giovanni Dionisi; costumi: Franz Prestieri; montaggio: Roberto Schiavone; interpreti: Ida Di Benedetto, Marcella Michelangeli, Tommaso Bianco, Lucio Allocca, Lucia Ragni, Biancamaria Mastrominico; origine: Italia; produzione: Antea Cinematografica; durata: 95′
La moglie di un muratore finisce in carcere perché ha cercato di spingere una minorenne tra le braccia di un creditore. In prigione s’innamoradi una donna e, nonostante il grave scandalo dei compaesani, le due vanno a vivere insieme. «Immacolata e Concetta non avrebbe dovuto essere il suo lungometraggio d’esordio. Nel 1978 Piscicelli stava lavorando alla preparazione di un altro progetto, di cui aveva scritto la sceneggiatura e che aveva già presentato al Ministero per ottenere i contributi statali dell’articolo 28. […]Mentre si sta recando a Pomigliano […], Piscicelli viene casualmente a conoscenza dai giornali di un fatto di cronaca terminato in tragedia, di cui si sono rese protagoniste due amanti lesbiche. […] Immediatamente capisce che la vicenda si può tradurre in un film e che esso può sintetizzare tutti i temi della sua personale ricerca. […] Nonostante il film sia girato in presa diretta, nella fase di post-produzione Piscicelli  decide di doppiare la voce di Marcella Michelangeli, fortemente caratterizzata dall’accento genovese. […] Grazie alla suggestiva interpretazione di Ida Di Benedetto, Marcella Michelangeli, le due donne, e al significativo apporto di Tommaso Bianco, Lucio Allocca, Lucia Ragni, Immacolata e Concetta riceve il “Gran premio della giuria” (Leopardo d’argento) al XXXII Festival di Locarno del 1979. Sull’onda di questo successo viene presentato anche a Cannes. Il coro della critica è unanimemente favorevole, al punto che il film diventa una delle poche pellicole italiane conservate al Moma di New York. […]Fin dalle sue prime proiezioni, ciò che a molti apparve evidente fu che Immacolata e Concetta non fosse semplicemente un melodramma sull’omosessualità femminile da ascrivere al cosiddetto cinema meridionalistico, ma un testo che richiedesse un’interpretazione ben più complessa. […] In Immacolata e Concetta l’autore di Pomigliano d’Arco lavora infatti sul romanzo d’appendice, sul melodramma, sul teatro edoardiano, sulla sceneggiata napoletana, sulla ricerca musicale di Roberto De Simone, sul fotoromanzo, alla stessa maniera – e quindi con la stessa filosofia – di alcuni esponenti del Nuovo cinema tedesco, in particolare Kluge e Fassbinder» (Crispino).
 
ore 18.45
Blues metropolitano (1985)
Regia: Salvatore Piscicelli; soggetto e sceneggiatura: Carla Apuzzo, S. Piscicelli; fotografia: Giuseppe Lanci; scenografia: Massimo Perna, Antonio Bosco; costumi: Franz Prestieri; montaggio: Raimondo Crociani, Antonio Di Lorenzo; interpreti: Stefano Sabelli, Sergio Boccalatte, Paolo Bonetti, Ida Di Benedetto, Tony Esposito, Barbara D’Urso; origine: Italia; produzione: Numero Uno Cinematografica; durata: 111′
«Napoli come Nashville. Alcune storie di sesso su un tessuto canoro-musicale di importazione. Spadroneggia il rock (bravo Pino Daniele). La degradazione di Napoli è raccontata con malinconia più che con rabbia» (Morandini). «Le occasioni di Rosa fu accolto con interesse dalla critica e premiato dal pubblico. Dovranno però passare quattro anni prima che Piscicelli possa tornare sul set. Lo farà dirigendo Blue metropolitano (1985), patchwork antirealista che va considerato come il suo “film d’addio” a Napoli, nonché il capitolo conclusivo di una trilogia sulla città partenopea. Inizialmente ambientata nella campagna circostante (Immacolata e Concetta), poi in quel terrain vague che era la periferia metropolitana dei primi anni ottanta (Le occasioni di Rosa), la storia si trasferisce dentro la città. Che diventa la vera protagonista. […] Blues metropolitano è il titolo che simbolicamente chiude la parabola cine-televisiva dell’autore, segnandone di fatto il congedo da una progettualità intermediale» (Crispino).
 
ore 20.45
Incontro moderato da Franco Monteleone con Salvatore Piscicelli, Francesco Crispino
Nel corso dell’incontro sarà presentato il libro di Francesco Crispino Alle origini di Gomorra. Salvatore Piscicelli tra nuovo cinema e neotelevisione (Liguori, 2010)
 
a seguire
La canzone di Zeza (1976)
Regia: Salvatore Piscicelli, Giampiero Tartagni; in collaborazione con Adriana Bellone, Cristina Ruiz, Nieves Zenteno; fotografia: S. Piscicelli, G. Tartagni; interpreti: Marcello Colasurdo, Luigi Cantone, Ugo Basile, Matteo D’Onofrio, Pasquale Terracciano; origine: Italia; produzione: L’Officina Cinematografica; durata: 38′
«Il titolo che inaugura la filmografia di Salvatore Piscicelli è totalmente incentrato sulla rappresentazione di una cantata popolare che si svolge durante il Carnevale in molti centri rurali campani, La canzone di Zeza. Il film si ispira alla celebrazione dell’evento che segna il passaggio dall’anno vecchio a quello nuovo, nel quale la cantata individua uno dei tanti rituali di passaggio stagionale della civiltà contadina, dove le parti femminili sono assunte da uomini travestiti da donne. L’azione viene accompagnata da una banda musicale. Piscicelli, in collaborazione con Giampiero Tartagni, sceglie di raccontarla attraverso È Zezi, un gruppo di disoccupati organizzati che fa parte di un movimento di resistenza nato tra la fine degli anni sessanta e l’inizio dei settanta a Pomigliano, il cui intento è conservare l’identità culturale arcaico-contadina della zona e farne un elemento sovversivo. […] I principali personaggi della rappresentazione sono quattro: Pulcinella, che simboleggia l’anno vecchio, sua moglie Zeza, la loro figlia Vincenzella, e Don Nicola, studente innamorato della ragazza. Tutta la vicenda è incentrata sul dissidio tra Pulcinella e gli altri personaggi: questi infatti non vuole che la figlia sposi il fidanzato, mentre la moglie è favorevole all’unione» (Crispino).
Ingresso gratuito
 
a seguire
Le occasioni di Rosa (1981)
Regia: Salvatore Piscicelli; soggetto e sceneggiatura: Carla Apuzzo, S. Piscicelli; fotografia: Renato Tafuri; costumi: Franz Prestieri; montaggio: Franco Letti; interpreti: Marina Suma, Angelo Cannavacciulo, Sergio Boccalatte, Gianni Prestieri, Martin Sorrentino, Antonella Patti; origine: Italia; produzione: C. Apuzzo, S. Piscicelli, Falco Film; durata: 86′
Periferia di Napoli. Rosa, d’accordo col fidanzato Tonino, lascia il lavoro e si prostituisce. Lui intanto ha una relazione con un omosessuale, che vorrebbe “affittare” Rosa per poter avere un figlio. «A differenza di Immacolata e Concetta, Le occasioni di Rosa viene prodotto direttamente dalla coppia Piscicelli/Apuzzo. È questo un elemento non secondario: Le occasioni è infatti uno dei primi casi di cinema autoprodotto – quindi sostanzialmente alieno dalle dinamiche produttive del cinema nostrano – che muove da una figura nuova, anch’essa contaminata, quella del regista-producer. L’autore non è più coinvolto soltanto nell’aspetto estetico ma anche in quello produttivo-commerciale, nonché in quello merceologico. Per la prima volta Piscicelli utilizza la pellicola da 35 mm, che gli permette di lavorare sulle sorgenti naturali di luce e ottenere una varietà e gradazione tonale molto più ampia rispetto ai lavori precedenti. […] Molti sono i temi che legano Le occasioni di Rosa a Immacolata e Concetta. Quelli più evidenti sono il sesso, il denaro, i rapporti di potere all’interno di una coppia; ma non va trascurato il contesto ambientale, vero e proprio specchio dell’anima. […] Il tema della perdita della purezza avvicina Le occasioni di Rosa a un’opera cinematografica di tutt’altra cultura, di un’epoca […] che reca la forte impronta di Pier Paolo Pasolini» (Crispino).
Proiezione in Blu-Ray per gentile concessione dell’autore; distribuzione Ripley’s Film Srl Ingresso gratuito

 

 

Date di programmazione