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Pier Ludovico Pavoni, un modo di essere regista
14 Giugno 2015 - 16 Giugno 2015

Una lunga e apprezzata carriera da autore della fotografia, quella di Pier Ludovico Pavoni: Calypso di Franco Rossi, Il rossetto e il sicario di Damiano Damiani, Il mulino delle donne di pietra di Giorgio Ferroni, Ti-Koyo e il suo pescecane di Folco Quilici, e tantissimi peplum. Nei primi anni Settanta, la svolta: esordisce alla regia con un film personale, Un modo di essere donna, sull’amore e la sessualità declinati al femminile, con la coppia Marisa Berenson e Stefania Casini. Lancia Laura Gemser in Amore libero – Free Love e rilancia Clara Calamai ne La peccatrice, confermandosi grande direttore di attrici. Ma la vera svolta è il folle cult sessantottino Candy e il suo pazzo mondo di Christian Marquand, con un cast straordinario (fra gli altri, Marlon Brando, Ringo Star, Charles Aznavour, Richard Burton, John Huston, il pugile Sugar Ray Robinson e tanti attori italiani). Organizzatore generale del film, Pavoni scopre Miami e vi si trasferisce, salvo incursioni nella sua Roma, che gli ha dato i natali nel 1927.

La Cineteca Nazionale rende omaggio a Pavoni, diplomato al Centro Sperimentale nel 1949, con una breve rassegna, suddivisa in due giornate: la prima dedicata all’autore della fotografia, con i suoi primi cortometraggi e tre opere particolarmente significative, la seconda al regista, con la proiezione dei suoi tre lungometraggi.

 

domenica 14

ore 17.00 La muraglia cinese di Carlo Lizzani (1958, 97′)

«Il documentario, dopo una rapida panoramica di Hong Kong, percorre in lungo e in largo la Cina. Partendo dal Kun-Si, dove a Kwellin si pesca ancora con i cormorani, si visita la grande muraglia. Ecco poi i grandi fiumi ghiacciati, in prossimità della Siberia, che i piccoli aerei bombardano per anticipare la primavera, il favoloso Katai, abitato dai Kazaki e dagli Uiguri. Nella steppa mongola i discendenti di Gengis Khan cacciano ancora con l’aquila; a seguire i cammellieri del Gobi. A Mander Miao si assiste ad una festa con incontri di lotta mongola, poi dal deserto si avanza fino alla foresta che costeggia le tombe dei Ming e si segue una battuta di caccia alla tigre. Si assiste a cerimonie religiose che si ripetono da quattromila anni, si impara a conoscere la vita quotidiana dei contadini, in cui si innesta la storia dell’ultima sposa venduta. Si percorrono i grandi fiumi, assistendo al commovente funerale di un bimbo annegato nel fiume delle perle, si visitano le grandi città, si partecipa all’angoscia causata da un alluvione, si assiste infine ad una festa a Pechino. Nastro d’argento 1958 per la miglior fotografia a Pier Ludovico Pavoni. David di Donatello 1958 per il migliore produttore a Leonardo Bonzi. Gran Premio al Festival Internazionale della Montagna “Città di Trento”» (www.trentofestival.it).

 

a seguire Ombrellai di Citto Maselli (1952, 11′)

Ci siamo mai chiesti chi sono, da dove vengono, come vivono gli ombrellari? La vita solitaria delle donne di Secinaro, il “paese degli ombrellari”. La giornata di lavoro di un ombrellaio.

 

ore 19.00 Il rossetto di Damiano Damiani (1960, 94′)

Un quartiere piccolo borghese alla periferia di Roma. L’ingenua tredicenne Silvana, figlia di madre separata, è innamorata del vicino di casa Gino. L’ha visto uscire dall’appartamento di una prostituta che è stata uccisa. Ma non lo rivela alla polizia, che ha arrestato l’innocente garzone Vincenzo. Ne approfitta invece per avvicinare il giovanotto, che le dà corda per tenerla buona, ma dal rapporto con la ricca fidanzata Lorella se ne intuisce l’avidità e il cinismo. «Il pretesto è un’indagine poliziesca su un atroce delitto, la sostanza del film va ricercata nell’atto di accusa, evidentissimo, all’ipocrisia del nostro mondo. È la prima prova del regista Damiani al quale Zavattini ha dato, secondo suo costume, piena fiducia» (Casiraghi). Laura Vivaldi, Pierre Brice, Pietro Germi, Georgia Moll.

a seguire Il mercato delle facce di Valerio Zurlini (1952, 12′)

«Il mercato delle facce, girato quasi interamente in una stanza del sindacato generici e comparse, è dedicato con solidarietà e attenzione ai poveri relitti che si guadagnavano sì e no di che mangiare ai margini del mondo del cinema. Una curiosità del film è costituita dal fatto che vi comparvero il povero Gianni Franciolini, Franco Rosi e Franco Zeffirelli in veste di attori» (Zurlini).

ore 21.00 La vittima designata (1971, 103′)

«Stefano Augenti, sposato con la ricca Luisa, s’innamora della fotomodella Fabienne. Un giorno egli conosce il conte Matteo Tiepolo. Costui, dopo qualche tempo, gli propone un paradossale scambio di favori: poiché entrambi desiderano eliminare un familiare (il conte vuol uccidere il fratello), potrebbero trasformarsi l’uno nel sicario dell’altro, costruendosi facilmente un alibi di ferro» (Poppi-Pecorari). Amore e morte in una Venezia decadente, in uno dei film più affascinanti degli anni Settanta: come ne I cannibali di Liliana Cavani, la coppia maledetta Pierre Clementi-Tomas Milian funziona a meraviglia.

martedì 16

ore 17.00 Amore libero – Free Love di Pier Ludovico Pavoni (1974, 85′)

«Sottogenere esotico, col campione di “Rischiatutto” Enzo Bottesin al suo unico film e Laura Gemser al suo esordio italiano, come bellezza indigena ribattezzata per l’occasione Emanuelle, anche se interpreta il ruolo di Jeanine. […] Bottesin è un ingegnere mandato alle Seychelles per cercare di capire che fine ha fatto un suo collega. È finito tra le braccia della sorella di Laura Gemser» (Giusti).

ore 19.00 Un modo di essere donna di Pier Ludovico Pavoni (1973, 95′)

«Due ragazze, dopo aver vissuto insieme le prime esperienze sentimentali e sessuali, si separano, per poi incontrarsi ancora, quando una di loro, Sibilla, si è sposata (con il primo uomo dell’amica) ed è diventata una nota scrittrice» (Poppi-Pecorari). «Ecco un film di nuovi, interessanti e attuali contenuti che convince solo a metà perché il regista esordiente Pier Ludovico Pavoni è a scarsa conoscenza di quella faccenda importante che si chiama direzione degli interpreti. Avesse avuto attrici sperimentate invece delle acerbe Stefania Casini e Marisa Berenson, il raccontino poteva ottenere uno smalto che non ha, voci energiche e persuasive al posto di quelle stridule o fievoli che possiede. Così com’è bisogna riconoscergli una qualità piuttosto rara ai dì nostri: la sincerità dell’impianto concettuale e la capacità di farsi eco di situazioni reali” (Bianchi). Sceneggiatura calibratissima e dialoghi degni del miglior cinema francese, scritti insieme a Fulvio Gicca Palli, scomparso alla fine del 2014.

ore 20.45 Incontro moderato da Marco Giusti con Pier Ludovico Pavoni, Zeudi Araya, Roberto Girometti

a seguire La peccatrice di Pier Ludovico Pavoni (1975, 90′)

«Notevole, unico erotico in costume di Zeudy Araya, qui nei panni di una mulatta nella Sicilia del primo novecento. […] Matarazzata curiosa con un bellissimo cast e la Araya al suo massimo splendore. Da recuperare» (Giusti). Con Franco Gasparri, Ettore Manni, Francisco Rabal e Clara Calamai, che nel 1975 tornò sulle scene, dopo anni di assenza, con Profondo rosso e questo film, per poi eclissarsi di nuovo.

Ingresso gratuito

 

 

Date di programmazione