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Pasolini, la Sicilia e i sud del mondo
30 Maggio 2013 - 30 Maggio 2013
«Avevo sempre pensato e detto che la città dove preferisco vivere è Roma, seguita da Ferrara e Livorno. Ma non avevo visto ancora, e conosciuto bene, Reggio, Catania, Siracusa. Non c’è dubbio, non c’è il minimo dubbio che vorrei vivere qui: vivere e morirci, non di pace, come con Lawrence a Ravello, ma di gioia»: le parole di Pier Paolo Pasolini non sorprendono, alla luce della sua passione per il sud, per i sud del mondo.
Massimiliano Perrotta, drammaturgo e regista siciliano, nel suo documentario ripercorre oggi il viaggio di Pasolini per il reportage giornalistico La lunga strada di sabbia del 1959, raccontando un’isola sospesa tra mito e trasformazione. Sicilia di sabbia, infatti, racconta attraverso alcuni esempi emblematici in che modo la modernità ha modificato l’isola e quanto non è riuscita a farlo. Un balzo continuo tra passato e presente, in cui Roberto Pensa compie il viaggio odierno, mentre Stefano Benassi evoca visivamente la figura di Pasolini.
La giornata si apre con alcuni lavori pasoliniani dedicati ai sud del mondo, prosegue con Nerolio di Aurelio Grimaldi (altro film che indaga i rapporti tra Pasolini e la Sicilia) e si conclude con Sicilia di sabbia di Perrotta.
 
ore 17.00 
Sopralluoghi in Palestina (1964)
Regia: Pier Paolo Pasolini; commento: P. P. Pasolini; interventi: P. P. Pasolini e don Andrea Carraro; musica a cura di P. P. Pasolini; origine: Italia; produzione Arco Film; durata: 54′
«Nel periodo che va dal 27 giugno all’11 luglio del 1963, in una pausa di lavorazione del film-inchiesta Comizi d’amore, Pasolini visita alcuni Luoghi Santi nelle terre di Galilea, Giordania e Siria: il lago di Tiberiade, il monte Tabor, Nazareth, Cafarnao, Baram, Gerusalemme, il Giordano, Bersabea, Betlemme, Damasco. È in compagnia di don Andrea Carraro e del dottor Lucio Settimio Caruso della Pro Civitate Christiana di Assisi, di Walter Cantatore dell’Arco film (la società di produzione di Alfredo Bini) e di un operatore alla macchina da presa, Aldo Pennelli. Alle riprese dei paesaggi e degli abitanti si alternano quelle in cui Pasolini espone in presa diretta le sue riflessioni, i suoi appunti di viaggio, oppure dialoga ora con don Andrea ora con i membri di un kibbutz. Da questo materiale di base prende forma Sopralluoghi in Palestina, dopo un montaggio frettoloso e un commento in over-sound di un Pasolini che parla a braccio. […] L’intento più immediato, più concreto del documentario è quello di verificare l’adattabilità di quei territori visitati alle esigenze di un film da farsi, Il Vangelo secondo Matteo appunto. Fin da prima di recarsi in Terrasanta, però, Pasolini è convinto dell’opportunità di ricreare l’ambientazione de Il Vangelo non nei suoi luoghi originari, bensì nell’Italia meridionale, “per analogia”. “L’avevo deciso – afferma il poeta-regista – già prima di andare in Palestina, cosa che ho fatto solo per mettermi in pace la coscienza”» (Loris Lepri).
 
a seguire
La terra vista dalla luna (ep. de Le streghe, 1966)
Regia: Pier Paolo Pasolini; soggetto e sceneggiatura: P. P. Pasolini; fotografia Giuseppe Rotunno; scenografia Mario Garbuglia, Piero Poletto; costumi Piero Tosi; musica: Ennio Morricone; montaggio Nino Baragli; sculture Pino Zac; interpreti: Totò, Ninetto Davoli, Silvana Mangano, Mario Cipriani, Laura Betti, Luigi Leoni; origine: Italia/Francia; produzione: Dino De Laurentiis Cinematografica, Les Productions Artistes Associés; durata: 31′
«Nel film sono narrate le avventure donchisciottesche di un padre e un figlio (Ciancicato Miao e Baciù) che, dopo aver pianto la morte della moglie-madre Crisantema, deceduta per avere ingerito funghi avvelenati, partono alla ricerca di una Donna ideale, che possa diventare l’anima femminile della loro baracca, sperduta in una radura piena di altre catapecchie. I due incontrano dapprima una vedova isterica che li prende a ombrellate, poi una prostituta; a un certo punto pare che, infine, dopo tanto girovagare, abbiano trovato la donna perfetta, ma si accorgono che si tratta solo di un manichino. Disperati, padre e figlio continuano un viaggio senza più alcun senso, finché incontrano una donna bellissima (Assurdina Caì, nel film interpretata da Silvana Mangano) che appare ai due come una vera e propria dea. La donna non risponde ad alcuna domanda e Ciancicato pensa che sia sordomuta» (www.pasolini.net). «La morale del film, che l’autore ci dice essere tratta dalla filosofia indiana, non è, come parte delle critica militante fu portata a scrivere, “rinunciataria o nichilistica”, poiché non c’è nessun accenno di pessimistico consenso con quella affermazione: semmai, con fin troppa ironia, vi si ritrova un malcelato invito a non accettare la logica imperante, ad essere lunari quel tanto che basta per prendere le distanze dai tentacoli mostruosi del nonsenso sociale e dei suoi schematismi da marionette. La forma fiabesca stigmatizza dunque la falsità della vita, una vita perduta, sepolta in un mare di grotteschi comportamenti e necessità secondarie» (Murri).
 
a seguire
Le mure di Sana’a di Pier Paolo Pasolini (1970)
Regia: Pier Paolo Pasolini; commento: P. P. Pasolini; fotografia Tonino Delli Colli; montaggio Tatiana Casini Morigi; origine: Italia; produzione: Rosima Amstalt; durata 13′
«Era l’ultima domenica che passavamo a Sana’a, capitale dello Yemen del Nord. Avevo un po’ di pellicola avanzata dalle riprese del film [Il Decameron, n.d.r.]. Teoricamente non avrei dovuto possedere l’energia per mettermi a fare anche questo documentario; e neanche la forza fisica, che è il requisito minimo. Invece energia e forza fisica mi son bastate, o perlomeno le ho fatte bastare. Ci tenevo troppo a girare questo documento. Si tratterà forse di una deformazione professionale, ma i problemi di Sana’a li sentivo come problemi miei. La deturpazione che come una lebbra la sta invadendo, mi feriva come un dolore, una rabbia, un senso di impotenza e nel tempo stesso un febbrile desiderio di far qualcosa, da cui sono stato perentoriamente costretto a filmare […] È uno dei miei sogni occuparmi di salvare Sana’a ed altre città, i loro centri storici: per questo sogno mi batterò, cercherò che intervenga l’Unesco» (Pasolini).
 
ore 19.00
Nerolio – Sputerò su mio padre (1996)
Regia: Aurelio Grimaldi; soggetto e sceneggiatura: A. Grimaldi; fotografia: Maurizio Calvesi; musica: Maria Soldatini; montaggio: Mauro Bonanni; interpreti: Marco Cavicchioli, Vincenzo Crivello, Piera Degli Esposti, Lucia Sardo, Franco Mirabella, Salvatore Lazzaro; origine: Italia; produzione: Arancia Film; durata: 90′
«Diviso in 3 capitoli, è il ritratto di Pier Paolo Pasolini che, però, non è mai nominato e al quale, senza far danni, presta voce e corpo M. Cavicchioli. Con un titolo che è parafrasi di Petrolio, è un film a tesi: partendo dalla premessa che l’omosessualità fu un elemento centrale nella vita e nell’opera di P.P.P., intende dimostrare che la sua unicità e grandezza di artista deriva dalla capacità di rappresentare, dopo averli vissuti, “gli abissi del genere umano” […]. È un film povero di mezzi […] con qualche momento di sincerità espressiva nella parte centrale, specialmente quando descrive i rapporti tra l’innominato poeta e sua madre (l’ottima P. Degli Esposti)» (Morandini).
 
ore 20.45
Incontro moderato da Italo Moscati con Aurelio Grimaldi, Massimiliano Perrotta, Bruno Roberti
Saranno presenti Stefano Benassi, Francesco Paolo Montini, Roberto Pensa
 
a seguire
Sicilia di sabbia (2011)
Regia: Massimiliano Perrotta; soggetto e sceneggiatura: M. Perrotta; con Roberto Pensa, Stefano Benassi, Manlio Sgalambro, Domenico Trischitta;fotografia: Irma Vecchio; musica Emanuele Senzacqua; montaggio Antonio Meucci; origine: Italia; produzione Francesco Paolo Montini per Movie Factory, in collaborazione con Film Commission Regione Siciliana/Sicilia Film Commission; durata: 36′
La Sicilia tra mito e trasformazione. Sono cinque le località protagoniste di questo “racconto”: Taormina, con il suo splendore incontaminabile; Catania e la zona incompiuta del corso Sicilia; Priolo Gargallo e il polo petrolchimico che la sovrasta; Siracusa, con il Santuario della Madonna delle Lacrime; e il piccolo paradiso terrestre di Portopalo di Capo Passero. Un balzo continuo tra passato e presente, in cui due personaggi si alternano: Roberto Pensa, nel ruolo di colui che si trova a compiere il viaggio oggi, mentre Stefano Benassi evoca visivamente la figura di Pier Paolo Pasolini. Tra le numerose testimonianze spiccano quelle del filosofo Manlio Sgalambro e dello scrittore Domenico Trischitta.
Massimiliano Perrotta in precedenza aveva realizzato Expo (2001), Bonaviri ritratto (2007) e Mineo (2007). Ha scritto e diretto gli spettacoli Gli specchi (2006), Hammamet (2008), Filosofi da bar (2010), La bussola (2012). 
Date di programmazione