Omaggio a Enrico Maria Salerno
16 Maggio 2014 - 18 Maggio 2014
Nel ventennale della morte, la Cineteca Nazionale ricorda Enrico Maria Salerno, al quale dedicò nel 2008 una lunga retrospettiva. In quell’occasione scrivemmo (e oggi sottoscriviamo): «Enrico Maria Salerno è stato uno dei grandi protagonisti del cinema italiano del dopoguerra, uno dei volti dell’Italia del boom con le sue nevrosi, i suoi intellettualismi, i suoi conflitti interiori: ha rappresentato un modello di italiano ben diverso da quello portato al successo dalla commedia, meno divertente e rassicurante; i suoi personaggi non convivevano con la ricerca dei vizi emblematici di un popolo, messo alla berlina dalla macchina da presa, ma erano esponenti di classi sociali in cui i registi proiettavano i tormenti di una complessa stagione politica. Quanti uomini di cultura, quanti scrittori, mariti in cerca di avventure sentimentali, e poi quanti commissari ha interpretato Enrico Maria Salerno? Uomini soli, in lotta con se stessi, alla ricerca di risposte interiori che il vuoto circostante non riusciva a colmare, il tutto racchiuso in uno sguardo, in una voce profonda (capace di sposare il volto del Cristo pasoliniano e, parallelamente, quello impassibile di Clint Eastwood), assolutamente indimenticabili».
Rassegna in collaborazione con il Centro Studi Enrico Maria Salerno
venerdì 16
ore 17.00 Estate violenta di Valerio Zurlini (1959, 98′)
Riccione, luglio 1943. Un giovane di famiglia fascista s’innamora della vedova di un combattente. Ben presto gli avvenimenti precipitano e i due decidono di fuggire. «Con il ritratto dell’ambiente analizzato in Estate violenta avevo cercato non di dare un’analisi critica, ma di ricordarmi di certe impressioni visuali provate nel corso di quell’estate del 1943. Cercavo di ritrovare il vuoto che circondava la gioventù del periodo, un vuoto intellettuale, culturale, un vuoto di fiducia, un’assenza di aspettative nel futuro» (Zurlini).
ore 19.00 Smog di Franco Rossi (1962, 101′)
Un avvocato italiano in viaggio verso il Messico si ferma per un giorno a Los Angeles. Fa amicizia con un italiano che vive di espedienti, che lo introduce nel bel mondo californiano, fra ville e party, cinema e politica.«Smog è un film rigoroso e, in un certo senso, moralistico. È tutto un fatto speculare: se uno gira in una città a quel tempo così inedita quanto lo era Los Angeles finisce con l’essere un po’ preso da quello che vede giorno per giorno, e la prima lettura del film sembra più una specie di curioso documentario su una città allora così remota che non un vero e proprio discorso. Invece questo c’era, c’era questa voglia di rappresentare, magari con lo stesso attore di Odissea nuda [Salerno, n.d.r.], un certo tipo di italiano…» (Rossi).
ore 21.00 Io la conoscevo bene di Antonio Pietrangeli (1965, 117′)
Adriana, una bella ragazza di campagna, dal Pistoiese si trasferisce a Roma in cerca di fortuna. Comincia a lavorare come domestica, poi fa la parrucchiera, quindi la maschera in un cinema, poi la cassiera in un bowling. Credulona, ingenua, ignorante, attratta soltanto dai dischi e dal ballo, mentre passa da un mestiere all’altro, subisce con indifferenza e con amoralità ogni compagnia maschile che le si presenta. Ma il suo non è calcolo, bensì fragilità, incoscienza e bisogno d’affetto.
sabato 17
ore 17.00 L’estate di Paolo Spinola (1966, 88′)
«Sergio Boldrini è un industriale che convive con Adriana, dopo essersi separato dalla legittima moglie. Ma, dopo diversi anni di unione, il ménage dei due dimostra evidenti crepe che vengono notate con apprensione più che dalla donna, incline a tirare avanti passivamente, dalla di lei figlia Elisa, diciottenne, in vacanza, dopo gli studi presso un collegio svizzero. Durante una crociera in Sardegna sullo yacht di Sergio, i tre cercano di nascondere a se stessi e agli amici la situazione, ma ben presto gli screzi si fanno sempre più evidenti» (www.cinematografo.it).
ore 19.00 Le stagioni del nostro amore di Florestano Vancini (1966, 105′)
«Vittorio Borghi, un giornalista quarantenne, è giunto ad un momento di crisi, o meglio di ripensamento, di riflessione su una vita di cui è ormai trascorsa la parte migliore. L’occasione della crisi è un’avventura sentimentale: Vittorio è legato ad una ragazza, Elena, molto più giovane di lui, ma questa è una relazione ormai giunta alla fine. Ed è proprio l’addio con la ragazza assieme alla rottura definitiva con la moglie, Milena, a spingerlo nei luoghi della giovinezza in cerca di ricordi e di amicizie quasi dimenticate. Vittorio ritorna a Mantova, incontra gli amici del padre – un postino di campagna, vecchio socialista all’antica – i compagni di scuola, della resistenza, delle lotte politiche, del dopoguerra» (www.cinematografo.it).
21.00 L’armata Brancaleone di Mario Monicelli (1966, 119′)
Nel Medioevo un gruppo di sbandati entra in possesso di una pergamena che li rende proprietari del feudo di Aurocastro nelle Puglie. Guidati da Brancaleone, si mettono in marcia incorrendo in mille traversie. Film epocale, «pirotecnico nelle trovate (la lingua postlatina-viterbese, i costumi di Pietro Gherardi, i colori di Carlo Di Palma, la musica di Carlo Rustichelli, i titoli animati di testa e di coda di Gianini e Luzzati), è una delle punte più alte del cinema popolare italiano, un autentico capolavoro di fantasia e avventure farsesche» (Mereghetti).
domenica 18
ore 17.00 L’uccello dalle piume di cristallo di Dario Argento (1970, 97′)
«Sam, scrittore americano venuto a Roma in cerca d’ispirazione, vi trova invece una spaventosa avventura. Poche sere prima della data fissata per il ritorno in patria con la sua ragazza, Movita, gli accade di essere testimone di un tentato assassinio. Chiuso tra le porte di vetro di una galleria d’arte, egli vede una bella donna colluttare con un individuo tutto vestito di nero, che poi fugge, lasciando la donna accoltellata al suolo. Qualcosa, in tale visione, non quadra. Ma che cosa?» (Biraghi). «Tutto lo sforzo del protagonista sarà quello di ricostruire, retrospettivamente, una scena cui ha assistito un’unica volta: la memoria, purtroppo, non è una moviola, e Argento ne mima l’impotenza continuando a mostrarci porzioni della sequenza senza mai svelarcene l’elemento decisivo, il tratto distintivo dove risiede la chiave dell’enigma» (Pugliese).
ore 19.00 Cari genitori di Enrico Maria Salerno (1973, 94′)
«Una giovane signora borghese, Giulia Bonanni, va a Londra per rintracciare la figlia Antonia, diciottenne, che da mesi non dà più notizie di sé. Al pensionato, in cui la ragazza è vissuta nei primi tempi, non sanno più nulla di lei. Un’amica di Antonia, Madò, assistente all’università, si offre di aiutare Giulia nella sua ricerca. Dopo un lungo peregrinare per Londra, attraverso bar, agenzie di collocamento, comunità hippies, finalmente la donna ritrova la figlia occupata in un teatro d’avanguardia a confessare pubblicamente di aver abortito» (www.cinematografo.it). «Salerno non assolve e non condanna, sforzandosi di raffigurare la difficoltà degli anni in cui viviamo, e le ferite dei padri e dei figli» (Grazzini).
ore 21.00 Eutanasia di un amore di Enrico Maria Salerno (1978, 110′)
«Innamorato della sua allieva Sena, il professor Naviase è da lei abbandonato senza apparente motivo. La ritrova un giorno in una stazione ferroviaria e la ragazza gli promette di incontrarlo in Francia, dove lui è diretto. Naviase la trova quindi a Versailles, ma in compagnia di un giovane» (Poppi-Pecorari). «Con tutti i suoi limiti, Eutanasia di un amore parla della crisi della coppia senza soluzioni oltranziste, torna a proporre la suggestiva immagine del mare come madre universale, colloca l’altalena degli affetti in paesaggi molto variati e pittoreschi» (Grazzini). Dal romanzo omonimo di Giorgio Saviane.