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Omaggio a Anita Ekberg
05 Febbraio 2015 - 05 Febbraio 2015

L’11 gennaio 2015 si è spenta a 83 anni Anita Ekberg, musa di Federico Fellini, che la chiamava affettuosamente “Anitona”. Come ha scritto giustamente Marco Giusti: « Così “La dolce vita” se ne va definitivamente. Anita Ekberg nella Fontana di Trevi e il suo “Marcello come here!” rimarranno per sempre nel nostro cuore. Non solo di cinéfili. Senza scordare l’Anita dei film di Dean Martin e Jerry Lewis come Artisti e modelle di Frank Tashlin, che fu il primo a capirne la potenza da pin-up prosperosa e a imporla solo come Anita, cioè se stessa. O quella dei peplum di Cinecittà, come Nel segno di Roma […]. O nel cultissimo Suor omicidi di Giulio Berruti, grassa e cattiva, a fianco di Paola Morra, Lou Castel e Joe Dallesandro. […].  Rispolverata in occasione di ogni celebrazione di La dolce vita, Anita è stata davvero schiava per sempre di quel ruolo e di quel personaggio. La star appena arrivata in Italia in un’epoca d’oro che era già finita quando la stava filmando Fellini. Smile, Anita, smile… ».

 
ore 17.00 Suor Omicidi di Giulio Berruti (1979, 86′)
«La caposala di un ospizio, suor Gertrud, viene operata di tumore al cervello. Nell’ospedale avvengono morti violente. Alcuni pensano che l’assassina sia la suora, dedita alla morfina» (Poppi/Pecorari). «Uscito nel 1978 ed esempio pregnante del filone denominato nun-exploitation, Suor omicidi[…] di Giulio Berruti è un film sfortunato e maledetto, distrutto dalla censura, scomparso dalla circolazione per quasi trent’anni e divenuto oggetto di culto, anche per la sua capacità di andare oltre al facile erotismo di facciata e di non affondare nelle paludi del soft-core, evitando ogni scivolone nel cattivo gusto» (Fogliato).
 
ore 18.45 La dolce vita di Federico Fellini (1960, 175′)
Marcello è un giornalista che scrive per un rotocalco articoli mondani, in cui figurano persone e fatti noti nell’ambiente di Via Veneto. L’attività professionale lo ha portato ad adottare un sistema di vita molto simile a quello dei suoi personaggi. «Il film – uno dei film più terribili, più alti, e a modo suo più tragici che ci sia accaduto di vedere su uno schermo – è la sagra di tutte le falsità, le mistificazioni, le corruzioni della nostra epoca, e il ritratto funebre di una società in apparenza ancora giovane e sana che, come nei dipinti medioevali, balla con la Morte e non la vede, è la “commedia umana” di una crisi che, come nei disegni di Goya o nei racconti di Kafka, sta mutando gli uomini in “mostri” senza che gli uomini facciano in tempo ad accorgersene» (Rondi).
Edizione restaurata
 
a seguire Le tentazioni del dottor Antonio di Federico Fellini, episodio di Boccaccio ’70 (1962, 55′ )
Il dottor Antonio Mazzuolo è un moralista: fa parte di una commissione di censura del Ministero dello Spettacolo; vive, scapolo, con la madre e le sorelle. Un giorno, montano davanti a casa sua un cartellone per la pubblicità del latte, che raffigura una donna provocante e gigantesca. Sconvolto, Antonio si prodiga inutilmente per la sua rimozione. Immagina che la donna scenda dal cartellone e lo conduca nel suo mondo gigantesco. «Era da poco finita la ventata polemica e talvolta astiosa e velenosa contro “l’immoralità” de La dolce vita. Ci fa capire insomma che Le tentazioni del Dottor Antonio non è casuale. C’era il pungolo, per Fellini, ed era la reazione contro la censura. Il pretesto per superare una situazione amara e spiacevole di cui ancora conserva le tracce, in se stesso» (Di carlo, Frattini).
Restauro digitale della Cineteca Nazionale con il contributo di Dolce e Gabbana
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