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Non ci resta che ridere. Il cinema di Roberto Benigni
13 Febbraio 2009 - 17 Febbraio 2009

Il documentario sul film Berlinguer ti voglio bene di Paolo Brunatto, grande esponente dell’underground italiano e da anni impegnato in una meritoria opera di consolidamento della nostra memoria cinematografica (con le serie Schegge di utopia e I clandestini del cinema italiano), offre l’occasione per un omaggio all’arte comica di Roberto Benigni, la personalità più complessa e dirompente del nostro mondo dello spettacolo, capace di coniugare il riso con la poesia. Attore, regista, show-man, ma anche uomo di profonda cultura, Benigni attraversa la storia dell’Italia degli ultimi quarant’anni, dall’epoca delle sue folgoranti apparizioni televisive che scuotono il conformismo della tv pubblica, lanciando un personaggio dalla comicità esplosiva, ai suoi successi cinematografici internazionali. La storia di Benigni regista e attore cinematografico è interamente incentrata sul tentativo, assolutamente riuscito, di inserire i tempi reiterati di questo personaggio, che raggiunge i suoi vertici nei monologhi, in un meccanismo narrativo in grado di valorizzare la magia dell’improvvisazione e gli sberleffi e i guizzi non-sense. Un’operazione alla quale hanno giovato le interpretazioni in film diretti da registi del calibro di Ferreri, Fellini e Jarmusch, i quali hanno messo in sintonia il loro universo con quello di Benigni, costruendo dei personaggi adatti ai suoi tempi e modi di recitazione. Mentre per i film diretti dal comico, che si è rivelato col tempo regista raffinato e sensibile, l’apporto fondamentale dello sceneggiatore Vincenzo Cerami ha permesso di allargare gli orizzonti e di realizzare film sempre più congegnati, in cui la personalità dell’attore ha modo di dispiegarsi trasversalmente: vittima e carnefice (Il mostro e Johnny Stecchino), angelo e demone (Il piccolo diavolo e Pinocchio), il male e il bene che si confondono fino a capovolgere la realtà con la forza del sorriso (La vita è bella).

 
venerdì 13
ore 17.00
Tuttobenigni (1985)
Regia: Giuseppe Bertolucci; soggetto e sceneggiatura: Roberto Benigni, G. Bertolucci; fotografia: Renato Tafuri; musica: a cura di R. Benigni; montaggio: Jannis Christopulos; interprete: R. Benigni; origine: Italia; produzione: Best International film; Rai; durata: 87′
«Nell’estate 1983, Benigni è in tournée con un suo spettacolo per le piazze d’Italia. Bertolucci segue l’amico e ne riprende le esibizioni. Il lavoro, che doveva costituire uno special per Raiuno, venne poi “congelato per il contenuto di certe battute”. Il diluvio verbale di Benigni è inarrestabile e non risparmia nessuno. Parte dalla realtà, e poi la stravolge, la trasforma, la rivolta in una girandola lessicale coinvolgente e stordente. Parla col pubblico, salta, si getta a terra, provoca, morde, aggredisce, regala la risata liberatoria. […] Dietro la macchina da presa, Bertolucci con il suo 16mm sembra non volersi muovere. Sceglie di riprendere immagini disordinate come aderenza totale al personaggio: mdp fissa su di lui, rapidi zoom, taglio affrettato, un po’ sporco, interviste fuori scena. La memoria di un rito sregolato deve essere anch’essa sgrammaticata» (Giraldi).
 
ore 18.45
Tu mi turbi (1982)
Regia: Roberto Benigni; soggetto e sceneggiatura: R. Benigni, Giuseppe Bertolucci; fotografia: Luigi Verga; musica: Paolo Conte; montaggio: Gabriella Cristiani; interpreti: R. Benigni, Olimpia Carlisi, Giacomo Piperno, Nicoletta Braschi, Claudio Bigagli, Carlo Monni; origine: Italia; produzione: Best International Film; durata: 89′
Il primo film da regista di Roberto Benigni, supportato alla sceneggiatura da Giuseppe Bertolucci, è costituito da quattro episodi indipendenti e senza alcun legame tra loro, che vedono il comico toscano alternare la sua fisicità grottesca e popolare alle acrobazie linguistiche e surreali che lo hanno reso famoso. «Tu mi turbi è un film che vuole dimostrare agli uomini che i miracoli esistono. Non c’è nessuna idea, nessun filo logico. Semmai ci sono dei generi di comicità, ogni episodio è il tentativo di affrontare un diverso genere comico» (Benigni).
 
ore 20.30
Incontro con Paolo Brunatto e Giuseppe Bertolucci
 
a seguire
Memorie, ma non solo… (2008)
Regia: Paolo Brunatto; fotografia: Marco Tani, Stefano Bonetti, Nicolas Franik; musica: Vittorio Santoro; montaggio: Mirella D’Angelo; origine: Italia; produzione: Prodigy – DBW Communication; durata: 62′
Il film documentario inizia con un brano dall’atto unico Cioni Mario di Gaspare fu Giulia: lo straordinario monologo di Roberto Benigni, messo in scena da Giuseppe Bertolucci, all’Alberichino di Roma nel 1975. Unico documento audiovisivo esistente, filmato da Brunatto all’epoca. Roberto Benigni e Giuseppe Bertolucci, les enfants terribile del teatro e del cinema italiano ricordano oggi oltre all’esperienza del Cioni Mario, anche quella del film Berlinguer ti voglio bene. In un montaggio alternato, dove sono a confronto l’impetuosa vitalità dell’artista toscano e il carattere pensoso, discreto e seducente del regista parmense, prendono forma i giorni che i due trascorsero a Casarola (la casa di famiglia dei Bertolucci sull’Appennino emiliano) per partorire il copione del Cioni Mario: una memorabile seduta psicoanalitico a doppio senso. E le prime e memorabili apparizioni teatrali di Roberto Benigni. Le memorie di Benigni e Bertolucci ripercorrono poi il labirinto stilistico e contenustico che affrontarono per realizzare Berlinguer ti voglio bene nel 1977. Dopo lo struggente flash-back del ricordo, Bertolucci e Benigni, si tuffano in una riflessione a tutto campo sul futuro del cinema, nella quale Benigni disserta di filosofia, filologia, semantica e cosmogonia, nel suo stile zeppo di paradossi e di sottintesi allusivi e stravaganti. I ricordi di Bertolucci e Benigni sono contrappuntati da rari filmati d’epoca, quasi inediti, come il “Comizio” di Roberto Benigni, girato dallo stesso Brunatto nel 1978. «Penso che viviamo in un’epoca dalla memoria breve. Chi ricorda come esordirono Roberto Benigni e Giuseppe Bertolucci, nel 1975 con Cioni Mario di Gaspare fu Giulia, nella cantina dell’Alberichino di Roma? E quali furono i motivi culturali e politici che spinsero Bertolucci e Benigni, a realizzare un film come Berlinguer ti voglio bene, dove il turpiloquio si nobilita in una poetica del linguaggio parlato in una frenetica urgenza di sperimentazione, e dove la sessualità assume forme sovversive? Con questo mio film documentario ho voluto ” restaurare” il ricordo di un’epoca della cultura italiana, che ebbe in Giuseppe Bertolucci e Roberto Benigni due eccezionali protagonisti. Ma non solo: ho cercato anche di scoprire come Benigni e Bertolucci vedono il futuro del cinema» (Brunatto).
Ingresso gratuito
 
a seguire
Berlinguer ti voglio bene (1977)
Regia: Giuseppe Bertolucci; soggetto e sceneggiatura: Roberto Benigni e G. Bertolucci; fotografia: Renato Tafuri; musica: Pier Farri, Franco Coletta; montaggio: Gabriella Cristiani; interpreti: R. Benigni, Alida Valli, Carlo Monni, Mario Pachi, Maresco Fratini, Donatella Valmoggia; origine: Italia; produzione: A.M.A. Film; durata: 90′
Il film è tratto dal monologo teatrale scritto da Giuseppe Bertolucci e Roberto Benigni, Cioni Mario fu Gaspare di Giulia. Il protagonista, Mario Cioni, è un giovane sottoproletario della provincia toscana, un po’ naive e infantile. Legato morbosamente alla madre, è incapace di avere rapporti reali con le altre donne, e per questo subisce spesso le prese in giro e le cattiverie degli amici. La vera regina del film è però la lingua, la lingua di Mario, viva, beffarda, colorita e sapiente, il suo vero atto di ribellione contro una realtà frustrante e opprimente. «A proposito di Berlinguer ti voglio bene, […] voglio ricordare che quel primo piccolo film aspro, romantico ed eccessivo (così “mio”) può essere giustamente considerato (assieme al contiguo EcceBombo di Nanni Moretti) l’atto di nascita di una generazione di nuovi comici e di un genere che è stato – per tutti gli anni Ottanta e oltre – l’asse portante della nostra disastrata industria cinematografica» (Bertolucci).
Vietato ai minori di anni 18 – Ingresso gratuito
 
sabato 14
ore 17.00
Chiedo asilo (1979)
Regia: M. Ferreri; soggetto e sceneggiatura: M. Ferreri, Gérard Brach, con la collaborazione di Roberto Benigni; fotografia: Pasquale Rachini; musica: Philippe Sarde; montaggio: Mauro Bonanni; interpreti: R. Benigni, Dominique Laffin, Chiara Moretti, Carlo Monni, Girolamo Marzano, Luca Levi; origine: Italia/Francia; produzione: 23 giugno, A.M.S. Production, Pacific Business Group; durata: 112′
Una delle prime prove cinematografiche del giovane Roberto Benigni qui circondato dai bambini di una scuola materna bolognese. Benigni interpreta un giovane maestro che porta scompiglio in una scuola d’infanzia con il suo metodo educativo “rivoluzionario”, che segue i desideri dei bambini più che ammaestrarli. «L’amore, il gioco, il desiderio, il vivere dal basso la vita accanto ai bambini, la confusione vitale dell’infanzia costituiscono i materiali elementari di Chiedo asilo; […] in tal modo il cinema di Ferreri si riconsegna alla sensibilità del vivere che è passione visiva, accostamento appassionato dell’occhio del cinema alla palude odierna» (Grande).
 
ore 19.00
Il piccolo diavolo (1988)
Regia: Roberto Benigni; soggetto: Giuseppe Bertolucci, Vincenzo Cerami, R. Benigni; sceneggiatura: V. Cerami, R. Benigni; fotografia: Robby Müller; musica: Evan Lurie; montaggio: Nino Baragli; interpreti: Roberto Benigni, Walter Matthau, Nicoletta Braschi, Stefania Sandrelli, John Lurie, Franco Fabrizi; origine: Italia; produzione: Yarno Cinematografica, Cecchi Gori Group Tiger Cinematografica; durata: 105′
Padre Maurizio è un esorcista. Durante una seduta riesce a liberare una certa Giuditta dalla possessione ma si ritrova in compagnia del diavolo che la possedeva. Padre Maurizio non riesce più a liberarsi del diavoletto, che lo segue dappertutto, combinandone di tutti i colori, fino al momento dell’incontro con un’altra diavola, Nina, di cui si innamora. «Benigni indossa i panni del diavolo, una delle figure all’origine del suo archetipo comico, puntando esplicitamente sui moduli della commedia. L’ancestrale coincidenza tra comico e demoniaco, il buffone che assume le irridenti sembianze del maligno, che sta alla base delle rappresentazioni e delle feste popolari, si ricompone qui “all’insegna della leggerezza”» (Borsatti).
 
ore 21.00
Non ci resta che piangere (1984)
Regia: Roberto Benigni, Massimo Troisi; soggetto: R. Benigni, M. Troisi; sceneggiatura: R. Benigni, M. Troisi, Giuseppe Bertolucci; fotografia: Giuseppe Rotunno; musica: Pino Donaggio; montaggio: Nino Baragli; interpreti: M. Troisi, R. Benigni, Iris Peynado, Amanda Sandrelli, Paolo Bonacelli, Carlo Monni; origine: Italia; produzione: Yarno Cinematografica, Best International Film; durata: 112′
Il maestro Saverio e il bidello Mario rimangono bloccati con la loro auto davanti a un passaggio a livello in una zona di campagna. Vengono sorpresi da un temporale e si rifugiano in una locanda. Il giorno dopo scoprono di essere tornati indietro al 1492. Affrontano innumerevoli peripezie cercando di adeguarsi agli usi del tempo e poi intraprendono un viaggio picaresco nel tentativo di giungere in Spagna e bloccare la partenza di Colombo. «Provenienti da due universi comici tanto diversi, Troisi e Benigni inseriscono agevolmente i propri personaggi in una struttura narrativa libera e vivace che ne valorizza le reciproche virtù in un gioco verbale e mimico senza soste. Firmando insieme la regia, anche come autori Troisi e Benigni si dividono il merito già acquisito facendo l’uno la spalla dell’altro, improvvisando pause e battute, e favorendo quello straniamento linguistico e figurativo che dà gaiezza e passatempo» (Grazzini).
 
domenica 15
ore 17.00
La voce della luna (1989)
Regia: Federico Fellini; soggetto: liberamente ispirato al romanzo Il poema dei lunatici di Ermanno Cavazzoni; sceneggiatura: F. Fellini, con la collaborazione di Tullio Pinelli, E. Cavazzoni; fotografia: Tonino Delli Colli; musica: Nicola Piovani; montaggio: Nino Baragli; interpreti: Roberto Benigni, Paolo Villaggio, Nadia Ottaviani, Marisa Tomasi, Angelo Orlando, Sim; origine: Italia/Francia; produzione: Cecchi Gori Group Tiger Cinematografica, Cinémax; durata: 120′
«Dettato a Fellini dalla sua insofferenza nei confronti della società e del sistema di valori in cui ormai si riconosce la maggioranza, ma anche da una giovanile autoironia che ne compensa il moralismo, La voce della luna […] è un “racconto cinematografico” che tiene molto della chiacchierata buffa e malinconica, intenerita dalle lucciole e ricchissima di punti-luce. […] Costruito stavolta da Fellini con un ancor più accentuato rifiuto d’ogni struttura convenzionale, ma con un’intatta seppur rapsodica virtù d’inventare figure, ambienti e situazioni, e tanto spesso ancora d’insuperata qualità nelle immagini, il film ricorre, per ingraziarsi anche il botteghino, ad attori popolari, e n’è premiato. Mentre Roberto Benigni, nel cui pallore lunare s’incrociano Leopardi, Pinocchio e Pierrot, dimentico della propria maschera sfrontata, parla in un italiano fin troppo pulito ed educato ma dà al Salvini le vibrazioni d’una piuma, Paolo Villaggio è un Gonnella di forte carica drammatica, nel quale Fantozzi si ribalta con insospettata intensità» (Grazzini).
 
ore 19.15
Il figlio della pantera rosa (Son of the Pink Panther) (1993)
Regia: Blake Edwards; soggetto: B. Edwards; sceneggiatura: B. Edwards, Madeline Sunshine, Steven Sunshine; fotografia: Dick Bush; musica: Jack Hayes, Henry Mancini; montaggio: Robert Pergament; interpreti: Roberto Benigni, Herbert Lom, Claudia Cardinale, Shabana Azmi, Debrah Farentino, Jennifer Edwards; origine: Usa; produzione: United Artists Productions, Filmauro; durata: 93′
«Il gendarme Jacques Gambrelli è figlio dell’ispettore Clouseau e di Maria: imbranato come il padre, riesce nondimeno a liberare una principessa rapita da un commando di terroristi. […] Benigni all’inizio appare spaesato, ma poi sembra cogliere la stupidità volontaria che è l’anima di tanti film di Edwards. Battute che cadono nel vuoto, gag ripetute fino all’usura, nonsense portato all’estremo: il film è talmente sgangherato da riuscire quasi divertente» (Mereghetti).
 
ore 21.00
Down by Law (Daunbailò) (1986)
 Regia: Jim Jarmusch; soggetto e sceneggiatura: J. Jarmusch; fotografia: Robby Müller; musica: John Lurie; montaggio: Melody London; interpreti: Tom Waits, John Lurie, Roberto Benigni, Nicoletta Braschi, Ellen Barkin, Billie Neal; origine: Usa; produzione: Black Snake, Grokenberger Film; durata: 106′
Opera che riecheggia generi e modelli, come sempre accade nel cinema di Jarmusch, Daunbailò è un film carcerario con fuga per le paludi della Luisiana di tre carcerati sui generis. John Lurie (Jack), uno sfruttatore di prostitute incastrato da un rivale, e Tom Waits (Zack), un dj in declino beccato con un cadavere nel portabagagli, sono compagni di cella. Tra litigi e lunghi silenzi si raccontano le rispettive vite. In cella viene portato un terzo carcerato Roberto (Roberto Benigni), un italiano che ha ucciso un uomo. Roberto è vitale, buffo, un folletto che parla un inglese strano, fatto di frasi fatte, involontari giochi di parola e citazioni poetiche. I tre fuggono e dopo varie peripezie giungono in una casa dove Roberto troverà l’amore. «Ho conosciuto Roberto in Italia, a Salsomaggiore, e nonostante comunicassimo solo in un francese assai primitivo siamo subito diventati amici. E comunque Roberto è un attore bravissimo che potrebbe interpretare anche ruoli drammatici, e credo che il suo ruolo in Down by Law sia meno comico che nei suoi film italiani. […] È stato in grado persino di improvvisare un monologo in inglese, nella sequenza in cui sta cucinando un coniglio. È un improvvisatore nato. È come un musicista jazz» (Jarmusch).
 
lunedì 16
chiuso
 
martedì 17
ore 17.00
Johnny Stecchino (1991)
Regia: Roberto Benigni; soggetto e sceneggiatura: Vincenzo Cerami, R. Benigni; fotografia: Giuseppe Lanci; musica: Evan Lurie; montaggio: Nino Baragli; interpreti: R. Benigni, Paolo Bonacelli, Nicoletta Braschi, Ivano Marescotti, Franco Volpi, Ignazio Pappalardo; origine: Italia; produzione: Cecchi Gori Tiger Group Cinematografica, Penta Film; durata: 121′
Dante, interpretato da Benigni, è un fiorentino, timido e ingenuo che per lavoro guida uno scuolabus utilizzato da dei ragazzi handicappati. Incontra Maria, una bella sconosciuta, e se ne innamora. Maria lo porta con sé in una bella villa alle porte di Palermo. In realtà Maria non è quello che sembra: è la moglie di un efferato boss della mafia, Johnny, che si sta nascondendo perché minacciato di morte. Dante e Johnny sono due gocce d’acqua. Lo scopo di Maria è far uccidere Dante al posto del marito. Non sarà però così facile dato che Dante, inconsapevole e anzi divertito, riuscirà a sfuggire a numerosi attentati.
 
ore 19.15
Pinocchio (2002)
Regia: Roberto Benigni; soggetto e sceneggiatura: R. Benigni, Vincenzo Cerami, tratto da Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi; fotografia: Dante Spinotti; musica: Nicola Piovani; montaggio: Simona Paggi; interpreti: R. Benigni, Nicoletta Braschi, Mino Bellei, Carlo Giuffrè, Peppe Barra, Franco Javarone; origine: Italia; produzione: Melampo Cinematografica; durata: 105′
«Sono vent’anni, forse da quando sono nato, che ho voglia che mi si allunghi il naso. Finalmente, mentre ero sul letto e pensavo, mi sono sentito prendere per mano: era Pinocchio. Ogni volta che finivo un film dicevo: “Oh! E ora faccio Pinocchio!”. E via partivo: di qua, di là, di su, di giù. Niente! Non mi riusciva di acchiapparlo. […] Me lo aveva proposto anche Fellini, aveva già disegnato il pupazzetto. Lo voleva fare tutto come un incubo. Pinocchio lo si può vivere come si vuole. Come un incubo, un sogno, una tempesta, un cocomero, la vita, la morte; va tutto bene perché è un mito. E come tutti i miti porta con sé un conflitto irresolubile, disintricabile e il più antico del mondo: non si può essere felici. E queste sono cose che sbriciolano il cuore di bellezza» (Benigni).
 
ore 21.15
La vita è bella (1997)
Regia: Roberto Benigni; soggetto e sceneggiatura: R. Benigni, Vincenzo Cerami; fotografia: Tonino Delli Colli; musica: Nicola Piovani; montaggio: Simona Paggi; interpreti: R. Benigni, Nicoletta Braschi, Giorgio Cantarini, Giustino Durano, Bustric [Sergio Bini], Lydia Alfonsi; origine: Italia; produzione: Melampo Cinematografica; durata: 120′
La vita è bella è il film di Benigni che ha raccolto il più alto numero di premi, tra i quali ben tre Oscar e il Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes, solo per citare i più importanti. Per l’artista toscano è il film della maturità, in cui si impone con forza l’influenza chapliniana, soprattutto per quel che riguarda la costruzione del personaggio di Guido, interpretato da Benigni stesso. Il film è diviso nettamente in due parti: la prima allegra e spensierata, la seconda tragica e cupa. La prima, ambientata negli anni Trenta, è incentrata sull’amore di Guido e Dora, lui giovane ebreo della provincia che va in città per aprire una libreria, lei maestra di buona famiglia. Gli anni passano, Guido e Dora hanno adesso un bambino, Giosuè, e vivono la loro vita felicemente a dispetto della guerra che cambia il volto dell’Italia. La seconda invece inizia con la deportazione di Guido e del piccolo Giosuè nel campo di concentramento. Per proteggere Giosuè dagli orrori del campo, Guido fa credere al figlio che sia tutto un gioco, organizzato per il suo compleanno.
 
Date di programmazione