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Nel 50° della scomparsa al Cinema Trevi retrospettiva dedicata a Totò
06 Settembre 2017 - 16 Settembre 2017
La Cineteca Nazionale si unisce ai festeggiamenti per l’anniversario sui 50 anni dalla morte del celebre attore napoletano, proponendo in questa prima parte di retrospettiva diversi film che non sono mai stati proiettati al Cinema Trevi. Come scriveva giustamente Alberto Moravia a proposito de Il comandante (1963), un film curioso e spesso ingiustamente trascurato, «abbiamo sentito spesso lamentare che Totò sia stato sprecato in tanti film abborracciati e commerciali; che se avesse trovato il suo regista e il suo film sarebbe stato un grande interprete sul serio e non soltanto un comico bon à tout faire. Ebbene, secondo noi coloro che parlano in questo modo di Totò, sbagliano. Se Totò avesse coltivato delle ambizioni di interprete “serio” avrebbe finito per commettere gli stessi errori d’un Petrolini di cui tempo fa ci avvenne di vedere alcuni film tra i quali una commedia di Molière. Questi errori di presunzione artistica e di velleità interpretativa, Totò li ha evitati perché, al contrario di Petrolini, egli s’è mantenuto fedele alle sue origini di attore comico felice ed estroso nonché alle tradizioni del teatro popolare napoletano. Vorremmo dire di più: Totò è un attore così vitale e così intenso che egli si rivela completamente in pochi fotogrammi come in un film intero. Per questo, poco importa se il film ch’egli interpreta sia un film d’arte oppure un canovaccio commerciale; il suo gioco espressivo, naturale e pieno come un respiro, non aspetta che un pretesto, qualsiasi pretesto, per svilupparsi per conto suo in maniera autonoma, impermeabile e indifferente. Siamo dunque nella commedia dell’arte o nel teatro rustico e arcaico piuttosto che nella recitazione colta e consapevole. Totò è insomma un attore che ha bisogno soprattutto di occasioni; ed è giusto per questo che invece di pochi film di qualità ne abbia fatto cento di tutti i generi». Ed è su questa particolare visione che ci si è basati nella selezione dei film interpretati dal grande comico, consapevoli del fatto che ogni film si inserisce in quel particolare e raffinato mosaico chiamato “il cinema di Totò”.
 
mercoledì 6
ore 17.00 Totò Story (1968, 105′)
È un’antologia di episodi tratti da alcuni film interpretati da Totò. Nel primo vediamo Totò combattuto fra i suoi doveri di soldato e l’amore; nel secondo nelle vesti di uno zio che dalla Sicilia si reca a Milano per indurre una cantante di varietà a lasciar perdere suo nipote; nel terzo, conquistare l’amore della regina di Atlantide, il continente scomparso; nel quarto, impegnato nel tentativo, fallito, di scroccare dei soldi al fratello con la scusa di un monumento funebre per una persona viva e vegeta; nel quinto, Totò trova il modo di farsi pagare alcune ore di spensieratezza dall’ignara consorte, ma viene scoperto per colpa della televisione; nel sesto è nelle vesti di un compito ma furbo maggiordomo; nel settimo ricorre a vari travestimenti per non pagare l’affitto; nell’ultimo, arriva in ritardo al matrimonio di suo figlio per via di un vestito scambiato.
 
ore 19.00 San Giovanni decollato di Amleto Palermi (1940, 87′)
Un portiere napoletano, che è ciabattino, ha una particolare e piuttosto confidenziale devozione per un quadro del Battista decollato. I festeggiamenti alquanto rumorosi e i riti piuttosto originali che l’uomo organizza nel cortile del casamento, in omaggio alla sacra icona, danno luogo a contrasti e liti tra i coinquilini e persino tra il portiere e la sua linguacciuta consorte. La loro figlia, che è segretamente fidanzata con uno studente, viene promessa dal padre a un giovane, protetto da un mafioso. Ma la ragazza fugge con il suo fidanzato in casa dei futuri suoceri e invita i suoi genitori ad assistere alle nozze. Remake dell’omonimo film muto del 1917. «Spassosa commedia, napoletana al cento per cento, terzo cimento cinematografico di Totò, a quell’epoca famoso soltanto nei teatri di rivista. Il testo, che dimostra tutti i suoi anni, non è granché, ad essere larghi di manica, ma quando la palla passa al principe gli altri scompaiono. Di fronte a quella faccia a sghimbescio, a quelle smorfie, a quei tic, non resta che togliersi il cappello. Per ridere meglio» (Bertarelli).
 
ore 20.45 Totò al giro d’Italia di Mario Mattoli (1948, 85′)
Totò vuole sposare una concorrente di un concorso di bellezza, ma questa gli pone come condizione di vincere il giro d’Italia. Pur di vincere il giro Totò vende l’anima al diavolo, che all’ultima tappa lo aspetta a casa per avere quanto promesso. Ma… «È il primo film in cui compare il nome di Totò nel titolo e nasce dall’idea di iniziare una serie con Totò assoluto protagonista , come poi avvenne con tutta la serie di film “Totò……” . Il film venne quasi completamente girati in esterni ma Antonio de Curtis che non si trovava a suo agio in esterni né tantomeno a pedalare, sovente si fa sostituire dalla sua controfigura Dino Valdi. Il film viene girato mentre i corridori facevano la preparazione per il prossimo Giro di Lombardia, gli interni si svolgono negli studi di Cinecittà. Alla pellicola parteciparono molti campioni del ciclismo dell’epoca da Coppi e Bartali a Bobet e Kubler, una piccola apparizione anche per il grande pilota automobilistico Tazio Nuvolari» (http://www.antoniodecurtis.org/giro.htm). «Non ho nessun merito nella carriera di Totò, se non quello di aver capito che non doveva continuare a fare il filmetto con la storiellina, ma che bisognava alzare un po’ il tono. Totò era un grande attore comico che aveva saputo sfruttare la sua figura, le sue capacità innate, ereditarie, affinando insieme l’acquisizione delle gag, dei lazzi, degli ingredienti tipici di un teatro fertile come quello napoletano» (Mattoli).
 
giovedì 7
ore 17.00 Totò le Mokò di Carlo Ludovico Bragaglia (1949, 90′)
Il famigerato capobanda Pepé le Mokò, che ha il suo quartier generale nella Kasbah di Algeri, viene ucciso in un conflitto a fuoco con la polizia. La successione viene offerta ad un suo prossimo parente, Totò, suonatore ambulante napoletano che sogna di poter dirigere una banda musicale. Una delle interpretazioni più memorabili di Totò, irresistibile nella parodia dei personaggi dei film esotici francesi, di ambientazione coloniale, come Pépé le Moko di Julien Duvivier del 1937 con Jean Gabin. Con Carlo Ninchi.
 
ore 19.00 Totò terzo uomo di Mario Mattoli (1951, 95′)
«Ancora una parodia, questa volta dal celebre Il terzo uomo di Carol Reed, che era appena uscito sugli schermi italiani (1949). Come sempre il motore dell’intreccio è messo in moto dai sosia, che in questo caso sono tre fratelli gemelli, come già ne L’allegro fantasma. È un intreccio vecchio di secoli e che risale alla commedia tattica e a Menandro, a Plauto e Terenzio e attraversa tutta la letteratura universale. Sulla base di un continuo scambio di persone tra Pietro Fritteli il sindaco, il fratello Paolo e Totò, appunto il terzo uomo, la storia si snoda in un’atmosfera gustosa, anche se un po’ manieristica, che anticipa vagamente Pane, amore e… fantasia, mentre il dissidio tra fratelli sarà poi ripreso da film come Totò, Peppino e lamalafemmina e soprattutto Signori si nasce» (Bispuri). «C’è indubbiamente una sorta di miglioramento nel caso clinico “Totò”. Questo Totò terzo uomo ha un soggetto e si sente lo sforzo perché vi sia una trama con svolgimento logico, sia pure paradossale. C’è la ricerca delle trovate e – finalmente – c’è la situazione comica, quella che fa ridere al pensare ciò che avverrà poi. La stessa interpretazione di Totò nel triplice ruolo è davvero buona» (Fecchi).
 
ore 20.45 Una di quelle di Aldo Fabrizi (1953, 71′)
Rocco e Mario incontrano in un locale notturno la vedova Maria che vive di stenti con il figlio. Rocco accompagna la donna a casa e visto che il bimbo ha la febbre si prodiga nella notte alla ricerca di un medico. Alla fine, lasciatole dei soldi, Rocco torna al paese. È il secondo film della coppia Totò e Peppino, il film girato tra novembre del 1952 e gennaio del 1953 ci metterà un po’ di tempo ad arrivare nelle sale cinematografiche. È anche l’ultimo film prodotto dalla casa di produzione di Aldo Fabrizi. Non ottiene il successo sperato, alcuni anni dopo sua scia del successo della coppia Totò-Peppino il film verrà ridistribuito col nome di Totò, Peppino e….una di quelle. «Totò ha spremuto dal personaggio ogni minima occasione per costruire una figura non labile, la cui comicità si colora di una vena crepuscolare , la quale può valere, ancora una volta, di indice delle enormi possibilità, pur sempre vergini, di questo straordinario commediante» (Castello). «Totò e Peppino De Filippo sono i due provinciali e i loro duetti sono assai divertenti» (Contini).
 
venerdì 8
ore 17.00 Totò cerca pace di Mario Mattoli (1954, 91′)
Il vedovo Piselli e la vedova Torresi (Ave Ninchi), entrambi senza figli, incontrandosi spesso sulle tombe dei rispettivi coniugi entrano in amicizia e decidono di sposarsi. Ma i loro nipoti sono contrari alle nozze e suscitano in loro calunniosamente la reciproca gelosia. Alla fine i due smascherano i nipoti e ritrovano la serenità. « La recitazione dei due protagonisti è attenta, garbata e umana, ma un copione assai insipido e privo di fantasia impedisce loro di essere veramente divertenti, tranne forse nella prima e nell’ultima scena, che sono le migliori del film» («Il Messaggero»).
 
ore 19.00 I tre ladri di Lionello De Felice (1955, 105′)
Tapioca è un ladruncolo che per sfuggire alla cattura si nasconde in una casa signorile, dove si scontra con Gastone Cascarilla, suo allievo e compagno di furti… «Una satira, o meglio una farsa, senza molte pretese e, senza troppo sale, la ravvivano, qua e là, alcune battute saporite e qualche situazione poco peregrina. E la ravviva, naturalmente, l’interpretazione di Totò, tutta lazzi, smorfie, sberleffi, nelle vesti del ladro millantatore. La regia tenta qua e là cadenze di balletto: sovente con piacevole brio» (Rondi).
 
ore 21.00 Totò a Parigi di Camillo Mastrocinque (1958, 99′)
Il dott. Duclos viene ricattato dal marchese Gastone De Chemantel con una lettera che rovinerebbe suo figlio. Pur di salvarlo acconsente di aiutare il marchese in una truffa all’assicurazione. Viene trovato un povero diavolo, Totò, perfetto sosia del marchese, per impersonarlo a Parigi. Il piano è di ucciderlo, simulando una disgrazia e poi incassare il premio dell’assicurazione. Ma il piano fallisce per l’intervento del figlio del dott. Duclos che non approva il comportamento del padre, sia pure per salvarlo. «Prendete Totò: il successo di un film è assicurato per il novanta per cento […]. Totò, nonostante il passare degli anni, è sempre lui. Basta che si muova sullo schermo per suscitare ilarità a non finire» («Corriere Lombardo»).
 
sabato 9
ore 17.00 Totò nella luna di Steno (1958, 99′)
Achille scopre di avere nel sangue una sostanza adatta ai voli spaziali e viene convinto da Pasquale, il suo editore, a partire per una spedizione sulla luna. Ma una potenza misteriosa realizza una copia di Achille e lo fa partire con il vero Pasquale.  «Il titolo del film Totò nella luna  sembra ricordare un film del 1946 Buster Keaton nella luna e anche alcune scene come quella dei “fagioloni germinatori” sembrano parodiare i famosi baccelloni marziani del film di Don Siegel L’invasione degli ultracorpi del 1956. Co-protagonista del film è Ugo Tognazzi grandissimo ammiratore di Totò, che esordì sui palcoscenici facendo proprio l’imitazione del principe della risata» (http://www.antoniodecurtis.com/luna.htm   ).
 
ore 19.00  La banda degli onesti di Camillo Mastrocinque (1956, 101′)
Il portiere di un grande caseggiato entra in possesso di alcuni cliché da diecimila lire e di carta filigranata: insieme ad altri due sprovveduti, un tipografo squattrinato e un improbabile pittore, si improvvisano falsari. I guai cominciano quando Totò scopre che il figlio finanziere sta indagando su una banda di falsari«Nato come variante, appena più ambiziosa e malinconica, del classico “film di Totò”, La banda degli onesti è una delle fondamentali tappe di maturazione della commediola d’impronta neorealistica, in procinto di trasformarsi in commedia all’italiana. Scritto da Age e Scarpelli inaugurando atmosfere e ibridazioni che porteranno due anni dopo a I soliti ignoti di Mario Monicelli, il film intreccia al divertimento una garbata polemica sociale, segnala la coeva delusione per un’Italia sempre sotto il tallone del profittatore e intercetta l’ansia di un nuovo benessere (il boom economico è a un passo), lasciando il giusto spazio ai siparietti comici e senza dimenticare l’abituale sotto-plot sentimentale (l’amorino fra il figlio di Bonocore e la figlia di Lo Turco), ingrediente obbligatorio nelle pellicole dell’epoca» (Anile).
 
ore 21.00 Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi di Mario Mattoli (1960, 93′)
Carlo e Gabriella, conosciutisi in piscina, decidono di sposarsi malgrado l’incompatibilità tra il padre di lei, pasticciere, e quello di lui, statale. I due giovani per affrettare le nozze fingono di fuggire e di essere in attesa di un bambino. Ma il giorno delle nozze gli abiti dei due consuoceri vengono scambiati e, dopo l’ennesimo contrasto, si recano in chiesa per ritirare il loro consenso alle nozze, ma giunti in ritardo trovano i giovani già sposati. «I giovani d’oggi non c’entrano. […] La prima parte del titolo è, invece, veritiera: è un festival Totò – Fabrizi, sono le loro liti e i loro duetti che alimentano la comicità dalla grana grossa del film . […] Totò è un grande e Fabrizi non gli è da meno» (Morandini).
 
domenica 10
ore 17.00 Totò, Peppino e… la dolce vita di Sergio Corbucci (1961, 91′)
Peppino, segretario comunale di un paesino del sud, giunge a Roma per ottenere la deviazione dell’autostrada e rintraccia il cugino Antonio che precedutolo in questa missione si è invece dato alle bellezze di via Veneto. I due si danno alla “dolce vita”. Giunge il severo nonnetto che, prima di occuparsi personalmente dell’autostrada, decide anch’egli di fare una capatina a via Veneto. Il film che è una evidente parodia della Dolce vita di Fellini, viene prodotto da Gianni Buffardi, il marito di Liliana de Curtis . La prima scena a via Veneto viene girata da Mastrocinque, ma alcuni giorni dopo, venuto in contrasto con la produzione, abbandona il set. La regia viene quindi affidata a Sergio Corbucci e la sceneggiatura scritta man mano che procede la lavorazione del film.
 
ore 19.00 Lo smemorato di Collegno di Sergio Corbucci (1962, 84′)
Alla clinica neurologica viene ricoverato un uomo, che soffrendo di amnesia, si era arrampicato sul monumento equestre in piazza per attirare l’attenzione della sua situazione. La moglie dell’industriale Ballarini, vista una sua foto sul giornale, riconosce nell’uomo il suo primo marito disperso in Russia e contro la volontà di tutti i parenti lo prende in casa. Ma anche la signora Polacic riconosce in lui il marito che l’aveva lasciata molti anni prima. Nel frattempo viene anche riconosciuto come il ladro Lobianco e processato. «Lo smemorato di Collegno, nato come film di intrattenimento puro e semplice, finì quindi per essere una pellicola impegnata nel sociale e nella politica. Sergio Corbucci, che è un regista attento e di gusto è riuscito ad evitare che il film degenerasse, anche nei momenti in cui Totò è, come sempre, un comico lepidissimo, che ha trovato una spalla piena d’umore in Nino Taranto» (Ricciuti).
 
ore 20.45 Totò Diabolicus di Steno (1962, 97′)
In una fosca mattina d’inverno, nel suo palazzo gentilizio posto nel centro della vecchia Roma, il marchese Galeazzo Del Campo viene trovato assassinato nel proprio appartamento. La lama del pugnale che gli ha oltrepassato il cuore trapassa anche un cartiglio sul quale è scritta la firma dell’assassino: “Diabolicus”. Chi è che ha ucciso il marchese? I sospetti cadono naturalmente su chi ha maggior interesse alla morte del marchese: i suoi quattro fratelli che ereditano le sue sostanze. Si gira nel febbraio del 1962, e ricorda Sangue blu del ’49 in cui Alec Guiness interpreta ben otto personaggi, ma in fondo vuole essere una parodia sia del genere giallo-poliziesco sia dei fumetti a sfondo violento molto in voga in quegli anni tra i giovani . Totò interpreta sei ruoli diversi: nel ruolo del monsignore è doppiato da Renato Turi, mentre nella parte di Laudomia è doppiato da Carlo Croccolo. Fenomenale lo sketch del chirurgo miope-Totò e il paziente… impaziente Pietro De Vico. Stefano Vanzina (Steno) si ritaglia una piccola parte: è Angelo il giardiniere.
 
12-13 settembre
Anteprima della XVI edizione di I mille occhi – Festival internazionale del cinema e delle arti
Si terrà a Trieste dal 15 al 21 settembre la XVI edizione di un festival che, oltre a riferirsi in modo non accademico ma inventivo al rapporto cinema-arti (secondo l’insuperata lezione rohmeriana sulla celluloide e il marmo), ha voluto contraddire le distanze cronologiche tra i film, costruendo dei programmi che riscoprano il passato senza rinchiuderlo in esso. Non quindi retrospettive separate dal cinema del presente, ma un unico, “attualistico”, attraversamento della storia del cinema. Perciò la ricerca d’archivio (lieta delle collaborazioni consolidate con la Cineteca Nazionale e La Cineteca del Friuli) e l’acribia delle indagini critiche vorrebbero confluire in un godimento condiviso con il pubblico. Il cinema italiano più di tutti costituisce per noi un patrimonio sterminato che si offre a scoperte infinite, perciò riteniamo che questa “anteprima” si inserisca bene nelle ricerche dei programmi del Cinema Trevi e volutamente quest’anno vi abbiamo incluso solo copie rare 35mm della Cineteca Nazionale.
Presentazione e note ai film di Sergio M. Grmek Germani
 
martedì 12
ore 16.30 Nous ne sommes plus des enfants di Augusto Genina (Non siamo più ragazzi, 1934, 83′)
Anticipiamo in questa prima giornata il percorso del festival che si propone di scoprire le corrispondenze tra alcuni dei maggiori cineasti italiani. Tra essi, Genina, qui con un film in cui le vicende più laceranti del Novecento si specchiano, attraverso lo sguardo dei due protagonisti come spettatori di cinema, nelle immagini dello schermo.
Versione francese
 
ore 18.00 Addio giovinezza!di Ferdinando Maria Poggioli (1940, 97′)
Dal film di Genina, che tra le due guerre rivede l’irruzione dello scoppio della prima, alla nuova versione, del grande Poggioli, dei due film con cui Genina reinventò la commedia di Camasio-Oxilia. La grande guerra seppellì i due commediografi, la seconda appena scoppiata travolgerà Poggioli.
 
ore 20.00 Via Marguttadi Mario Camerini (1960, 106′)
Regista per eccellenza di una sempre rinnovantesi ma mai ripetibile giovinezza, Camerini realizza qui uno dei suoi film più belli del secondo dopoguerra: film sconsolato come lo fu il suo primo postbellico (Due lettere anonime), mai adagiandosi sui “domani che cantano”.
 
mercoledì 13
ore 17.00 The Laughing Woman di Piero Schivazappa (Femina ridens, 1969)
Sottraendoci al bearsi nel bis e negli stracultismi, scultismi e affini, cerchiamo nel cinema di genere e nel basso il sottrarsi alle regole della Kultur. Dagmar Lassander, nel suo transito dal cinema tedesco all’italiano (con ritorni), ci ha donato non pochi eccessi, e perciò le rendiamo omaggio.
Versione inglese – Alla presenza di Dagmar Lassander
 
ore 19.00 Una donna per 7 bastardidi Roberto Bianchi Montero (1974, 95′)
La talvolta “edwoodiana” sgrammaticatezza del regista diventa qui cinema d’avanguardia e il progetto del protagonista Richard Harrison si sposta su una centralità femminile, con una Lassander nella sua massima flagranza fisica e insieme artistica.
Alla presenza di Dagmar Lassander
 
ore 20.45 Presentazione del festival con Sergio M. Grmek Germani, Fulvio Baglivi, Cristina D’Osualdo, Christoph Draxtra, Cecilia Ermini, Paolo Luciani, Olaf Möller, Enzo Pio Pignatiello, Simone Starace, Dario Stefanoni, Cristina Torelli, Roberto Turigliatto, Gary Vanisian, Michele Zanetti
 
a seguire L’angelo con la pistoladi Damiano Damiani (1992,  117′)
Più amato in  Germania che in Italia (se non fosse per una monografia di Alberto Pezzotta), il friulano Damiani fu capace di film imprevedibili anche in epoche di cinema italiano in declino. Qui la complicità femminile tra Tahnee Welch ed Eva Grimaldi travolge i falsi canoni.       
 
giovedì 14
ore 17.00 Totò e Cleopatra di Fernando Cerchio (1963, 99′)
Marco Antonio (Totò), richiamato a Roma da Alessandria (dove si è innamorato di Cleopatra) da Ottavio, il quale vuole fargli sposare la sorella Ottavia, viene sequestrato dalla legittima moglie Fulvia che lo sostituisce col fratellastro Totonno, ì somigliante come una goccia d’acqua. Girato nella primavera del ’63 ci presenta un Totò ancora in una duplice veste ed è il secondo film del genere parodia storica ambientato nell’antico Egitto. Da un articolo a firma “vice” su Il Messaggero: «La chiave di volta del successo di pubblico che il film è destinato ad avere è ancora una volta Totò. Irresistibile come sempre. […] Si ride di gusto alle battute dette da Totò e alle sue trovate e si ride addirittura senza ritegno, visceralmente, in alcune scene nelle quali il nostro grande attore comico, vero erede della commedia dell’arte, supera se stesso come quella, ad esempio, della visita da parte dello psichiatra».
 
ore 19.00 Totò sexy di Mario Amendola (1963, 90′)
Due suonatori ambulanti Ninì (Totò) e Mimì (Macario) finiscono in prigione per contrabbando. Nella cella oltre a loro ci sono altri quattro galeotti tutti vestiti da carcerati, eccetto Mimì che serve Ninì vestito da maggiordomo. Ninì quando dorme sogna bellissime donne, che descrive ad alta voce con molto diletto dei compagni di cella. Tutte le volte che Mimì sveglia Ninì, portandogli il caffè, interrompendo così i suoi sogni, gli altri quattro protestano e lo trattano male. Ninì però lo difende essendo stato suo compagno di miserie quando suonavano insieme il contrabbasso. «Il film avrebbe dovuto avere come titolo Totò di notte n. 2, dal momento che è l’esatta fotocopia del primo, che nacque per dar luogo ad una serie. Lo stesso regista, gli stessi soggettisti e sceneggiatori, gli stessi protagonisti, la stessa produzione, le stesse musiche e lo stesso cast, persino la sovrapposizione dello stesso balletto sui titoli di testa rendono questo Totò sexy obiettivamente la seconda parte di Totò dinotte n.1 con gli spogliarelli più spinti, i balletti più audaci, le situazioni più esplicite. Sostanzialmente l’esperimento di abbinare Totò con l’erotismo fallì in modo evidente, dal momento che proprio aumentando il tasso di oscenità diminuiva in proporzione il gradimento del pubblico e il conseguente incasso» (Bispuri).
 
ore 20.45 Gli onorevoli di Sergio Corbucci (1963, 108′)
Gli onorevoli fu girato nell’estate del 1963, con titoli provvisori I deputati, I quattroonorevoli e Vinca il migliore, e ha la struttura di un film a episodi, infatti Corbucci e Grimaldi scrissero la sceneggiatura dell’episodio con Totò, Guerra e Vighi quello di Walter Chiari e Peppino De Filippo, mentre quello con Gino Cervi fu scritto da Vittorio Metz. Film di satira politica in cui tutti i partiti, attraverso i vari personaggi, vengono presi di mira. Si va dal liberale Gino Cervi al comunista Aroldo Tieri, dalla democristiana Franca Valeri al missino Peppino De Filippo, al nostro Totò del PNR, il partito nazionale per la restaurazione. Nel film fa una breve apparizione Sergio Corbucci nel ruolo dell’albergatore che cerca una camera a Totò. Il film ebbe due trailers cinematografici, commentati da Nando Gazzolo, uno destinato al nord d’Italia e l’altro al sud.
 
venerdì 15
ore 17.00 Che fine ha fatto Totò Baby di Ottavio Alessi (1964, 92′)
«Totò e Pietro, suo fratello, sbarcano il lunario con mille espedienti. Totò è abile e violento mentre Pietro, stupido e incapace, deve subirne la tirannia. Mentre sono braccati inutilmente dalla polizia, rubano una valigia alla stazione e vi scoprono un cadavere che decidono subito di portare in campagna per abbandonarlo. Durante il viaggio in macchina, prendono a bordo due autostoppiste con una valigia analoga alla loro; a causa dell’ovvio scambio, penetrano nella villa dove sono ospiti le due ragazze e dove è andata a finire la compromettente valigia. Ivi convengono alcuni fumatori di marijuana e Totò fa una bella scorpacciata di droga, uscendone pazzo» (www.cinematografo.it). «Il film […] vale poco. Ma Totò è bravissimo […]. Il solo che possieda una comicità fisiologica, estrema, veramente poetica» (Soldati). Con Pietro De Vico e Mischa Auer.
 
ore 19.00 Il comandante di Paolo Heusch (1963, 111′)
«Il severissimo colonnello Cavalli viene posto in pensione per raggiunti limiti d’età col grado di generale. In un primo momento Cavalli cerca di trascorrere le sue giornate scrivendo un memoriale; ma l’ozio della vita borghese finisce ben presto per intristirlo. La moglie (che svolge per conto suo una lucrosa attività) per toglierlo da questa umiliante situazione lo fa assumere da un’impresa edilizia pagando lei stessa lo stipendio. I dirigenti dell’impresa però approfittano del nome specchiato del loro singolare impiegato per compiere una serie di speculazioni che finiscono per invischiare il generale al punto di rasentare la galera» (www.cinematografo.it   ). «Tenero, amaro e spiritoso ritratto di galantuomo, patetico nella sua anacronistica ingenuità, che consente a Totò di staccarsi dalle solite macchiette delle quali è stato peraltro l’inarrivabile numero uno. Un bravo al misconosciuto Paolo Heusch (su soggetto e sceneggiatura di Rodolfo Sonego), che sa ben calibrare commozione e allegria, e un bravissima alla strepitosa finta burbera Andreina Pagnani» (Bertarelli).
 
ore 21.00 Il monaco di Monza di Sergio Corbucci (1963, 90′)
«Per sbarcare il lunario, Pasquale (Totò) si finge frate questuante: in compagnia dell’altro finto frate Mamozio (Macario) finisce nel castello del signorotto Egidio (Taranto), che tiene prigioniera la nipote (Gastoni) per costringerla a sposarlo. Parodia abbastanza scontata, vagamente debitrice al Manzoni e sceneggiata da Bruno Corbucci e Gianni Grimaldi, ma letteralmente infarcita di giochi di parole e calembour capaci di strappare più di una risata» (Mereghetti).
 
sabato 16
ore 17.00 Supertotò di Brando Giordani, Emilio Ravel (1980, 107′)
«Film di montaggio curato da Giordani e Ravel e montato da Vanio Amici. Utilizzati spezzoni di circa venti film interpretati dal grande comico, divisi in capitoli tematici (La maschera, Le donne, L’arte di arrangiarsi, La fame, I ricchi, I prepotenti, Il varietà)» (Poppi/Pecorari). «Nell’antologia cinematografica di Giordani e Ravel, largo spazio è dato al Totò meno noto e dunque, salvo alcune celebri eccezioni […], meno comico. Tuttavia anche qui si deve notare che Totò raggiunge la comicità soprattutto quando si mette fuori dalla storia, cioè della società, sia mimando gli atteggiamenti “astorici” della miseria intesa come normalità, sia trasformandosi in marionetta, cioè facendo parlare non già la voce ma i muscoli del corpo e della faccia, in un’aria legnosa e surreale» (Moravia).
 
ore 19.00  I due colonnelli di Steno (1962, 100′)
«Durante la seconda Guerra Mondiale, in un paesino al confine tra la Grecia e l’Albania combattono gli eserciti italiani e inglesi. Le donne del luogo sono corteggiate assiduamente dai due schieramenti e devono barcamenarsi tra amanti veri e presunti. La situazione riguarda in particolare due colonnelli, innamorati della stessa donna» (www.cinematografo.it). Uno dei film più divertenti di Totò, affiancato da una “spalla” di riguardo come Walter Pidgeon. «Pacifismo, umanità solidarietà: c’è un po’ di tutto, ma quel che conta è sempre sua maestà la risata. Quando il nazista fa presente di avere carta bianca, Totò dà una risposta che resterà negli annali della comicità popolare» (Mininni).
 
ore 21.00 Rita la figlia americana di Piero Vivarelli (1965, 96′)
Serafino (Totò), ricco proprietario di un pastificio, è appassionato di musica classica e con l’aiuto dell’amico Orazio (Umberto D’Orsi), riesce finalmente a coronare il suo sogno di dirigere una vera banda, al cospetto di un pubblico pagato per ascoltare pazientemente le sue storpiature. Serafino ha adottato in America una bambina, ora diciottenne, che vorrebbe far diventare una grande concertista. La ragazza (Rita Pavone) si stanca molto presto della musica e della vita che il padre adottivo le vorrebbe farle fare. Si unisce ad un gruppo di giovani e con loro va a ballare al Tornado blu e si innamora del proprietario Fabrizio. Serafino odia quel genere di musica e tenta di convincere la figlia a tornare alla musica classica. «Primo musicarello di Rita Pavone e storico incontro con Totò e i mitici Rokes per la regia dello specialista Piero Vivarelli.  Non ha il culto che merita, però, forse perché poco visto, letto sempre come un tardo Totò. Remake, secondo Vivarelli, di Serenata a Vallechiara» (Giusti).

Date di programmazione