Manolo Bolognini, il produttore che sorride
04 Novembre 2014 - 05 Novembre 2014
«Manolo Bolognini ha sicuramente fatto parte del sistema produttivo dell’industria cinematografica nel periodo culturalmente ed economicamente più favorevole per il cinema italiano, in particolare gli anni Sessanta e Settanta […]. La sua attività in quegli anni è strettamente collegata con il lavoro di registi di alto profilo intellettuale (Rossellini, Fellini, Pietrangeli…) […]. Dalla seconda metà degli anni Sessanta Bolognini interviene come produttore in filoni popolari, con grande successo di pubblico: commedia all’italiana, giallo, horror, poliziesco, musicarello. Il genere più frequentato è pero quello del western all’italiana […]. I primi due western prodotti da Bolognini, Django (1966) di Sergio Corbucci e Texas addio (1966) di Ferdinando Baldi, ebbero enorme successo in tutto il mondo e realizzarono grandi incassi. Il ruolo del pistolero solitario fece diventare l’attore Franco Nero una star internazionale. […] Dagli anni Ottanta Manolo Bolognini è poi tornato alla produzione più colta, con adattamenti da romanzi e collaborazioni televisive» (Jan Svabenicky, dal volume Manolo Bolognini. La mia vita nel cinema. Cinquant’anni di ricordi raccolti da Carlotta Bolognini).
martedì 4
ore 17.00 La corruzione di Mauro Bolognini (1963, 83′)
Stefano Mattioli, giovane figlio di un ex partigiano divenuto ricco industriale dell’editoria, terminati gli studi esprime la vocazione al sacerdozio. Il padre, per distoglierlo da tale proposito, lo fa sedurre da Adriana, sua giovane segretaria e amante, nel corso di una crociera in yacht. Nuovamente combattuto tra l’intima aspirazione ad esprimere la generosità e la sincerità della sua giovinezza e l’amara realtà di un mondo mediocre, Stefano rimarrà preda del suo dubbioso senso di ribellione.
ore 19.00 Raul di Andrea Bolognini (2005, 97′)
«”È un’opera in cui si sente il sapore di ciò che si vede come da molto tempo non accade più nel cinema italiano”. Non usa mezzi termini Giancarlo Giannini per definire Raul – Diritto di uccidere, il film di Andrea Bolognini in cui recita accanto a Stefano Dionisi, Violante Placido, Laura Betti e Alessandro Haber. La pellicola prende vita da un progetto di Mauro Bolognini, per cui Suso Cecchi D’Amico e il figlio Masolino, insieme a Luigi Bazzoni, avevano scritto la sceneggiatura nel 1973: “Raul – afferma Masolino – era stato pensato per l’esordio di Bazzoni, ma poi non se ne era fatto niente. Oggi è diventato l’opera prima del nipote di Mauro Bolognini, Andrea”. Il film è un giallo psicologico liberamente tratto da Delitto e castigo di Dostoevskij e ambientato a Roma nel maggio 1938, nei giorni della visita di Hitler. Raul (Dionisi), giovane laureato in giurisprudenza, crede di alleviare la propria sofferenza morale ricorrendo alle teorie superomistiche tanto in voga all’epoca: su queste basi, si arroga il diritto di uccidere un’anziana usuraia (Laura Betti) che lo tiene in pugno» (Pontiggia).
ore 20.45 Incontro moderato da Fabio Micolano con Manolo Bolognini e Carlotta Bolognini
Saranno presenti: Barbara De Rossi, Massimo Ghini, George Hilton, Anna Kanakis, Sandra Milo, Claudio Risi, Lina Wertmüller
Nel corso dell’incontro sarà presentato il libro Manolo Bolognini. La mia vita nel cinema. Cinquant’anni di ricordi raccolti da Carlotta Bolognini (Centro Mauro Bolognini-Fondazione Cassa di Risparmia di Pistoia e Pescia)
a seguire
Teorema diPier Paolo Pasolini (1968, 98′)
«Uno strano studente (Stamp) s’insinua in una famiglia borghese e i suoi cinque membri finiscono per avere un rapporto con lui. Quando se ne andrà nessuno sarà come prima […]. Pensato come un poema in versi poi diventato film, Teorema è il tentativo di dimostrare “l’incapacità dell’uomo moderno di percepire, ascoltare, assorbire e vivere il verbo sacro”: mescolando suggestioni bibliche a influenze psicoanalitiche, Pasolini eleva l’erotismo a “tangibile e quasi fisico segno rivoluzionario”, di fronte al quale la borghesia non può che rivelarsi per quello che veramente è» (Mereghetti).
Ingresso gratuito
mercoledì 5
ore 16.30 Il bidone di Federico Fellini (1955, 112′)
«Non v’è l’arcana poesia de La strada data dal paesaggio indifferente e maestoso, dal passaggio lento delle stagioni estranee alla pena e alla solitudine dell’uomo. In compenso Il bidone è più complesso, ha un’orchestrazione più elaborata. Il tema felliniano dei conti da rendere a qualcuno che ci trascende è meno univoco, più clamoroso, quasi gravido di presenze impalpabili ma certe perché meno metafisiche, più legate a ciò che risulta semplicemente umano» (Bianchi).
ore 18.30 Il generale Della Rovere di Roberto Rossellini (1959, 139′)
Il generale Della Rovere si colloca in un punto di svolta nell’attività di Rossellini. Sempre più persuaso dall’idea del cinema come strumento didattico, Rossellini ne Il generale Della Rovere, così come nel film “gemello” Era notte a Roma, torna a riflettere sul periodo della guerra. Ma sono trascorsi quindici anni e lo sguardo su quella età storica non può che essere retrospettiva e indiretta. I fatti evocati nel film sono realmente accaduti. Ma Rossellini sembra più interessato a raccontare una fabula morale piuttosto che una cronaca di alcuni avvenimenti nella Roma del ’43-’44.
ore 21.00 La pelle di Liliana Cavani (1981, 134′)
Napoli 1944. Il generale Cork, comandante della 5ª Armata americana, è preso dalle trattative con Marzullo, mafioso locale, che per consegnargli 112 tedeschi catturati durante le quattro giornate di insurrezione esige dagli americani una tangente di cento lire al chilo, suscettibile di forti aumenti, per ogni prigioniero. Il tramite per condurre il patteggiamento è Curzio Malaparte, a cui viene anche dato l’incarico, per compiacere la moglie aviatrice di un senatore americano, di organizzare una cena stile Rinascimento che abbia come clou una “sirena” dell’acquario di Napoli che sembra una bambina. Intanto nei “bassi” le madri vendono i figli ai marocchini e Jim, il giovane tenente di collegamento, si innamora di una ragazzina che scoprirà poi essere in vendita, pubblicizzata da suo padre come l’unica vergine esistente in città.