Casa del Cinema, 28 ottobre
Ettore Garofalo gioca con i suoi amici sul prato. Lentamente la macchina da presa si allarga a cogliere l’orizzonte, ma sullo sfondo i palazzoni lasciano già presagire quella mutazione architettonica che avrebbe spento i loro sogni, i sogni dei ragazzi di vita pasoliniani. Fernando Acitelli nel suo romanzo Mamma Roma a colori, edito da Ponte Sisto, riparte da questa immagine, cartolina in movimento di un tempo perduto, ma non irrimediabilmente, perché il suo alter ego, girovagando nella città, può ancor ritrovare brandelli di quella memoria nel Quadraro, un angolo ancora parzialmente incontaminato della periferia romana. Con le casette basse e un piccolo giardino davanti, quasi a levigare le ferite della vita, costruite miracolosamente nel dopoguerra, prima che le gru trasformassero l’edilizia popolare in una corsa inarrestabile verso l’alto, non più un mattone su mattone, ma un piano sull’altro, a oscurare qualsiasi orizzonte e qualsiasi speranza. «Di tale quartiere, in particolare, egli si fa auscultatore raffinato e impotente dinanzi alla mutazione. Tutti i luoghi ad andatura popolare – quel che resta di simile sintesi – confortano e la già antica architettura, quand’anche ristrutturata, è resa con il dolore di chi l’attraversò in altre epoche o l’ascoltò nei racconti di chi la visse. Una storia del mutamento in cui ogni scorcio di città, dal Quadraro a Tor Pignattara al Pigneto alla umbertina Piazza Vittorio al centro storico assomiglia ad una catasta di fotografie scheggiate ma ancora vive nei personaggi, istantanee trovate in un cesto di vimini dentro un vis à vis degli anni Trenta. Che si passi da una lesena del Quadraro con tanto di iscrizione latina ad una lapide che ricorda in via Condotti la presenza di Giacomo Leopardi è per il vagabondo Fernando Acitelli, la stessa cosa» (dalla quarta di copertina del romanzo).
ore 16.20 Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini (1962, 106′)
«Quando il suo protettore (Citti) si sposa, la prostituta Mamma Roma (Magnani) decide di rifarsi una vita assieme al figlio Ettore (Garofalo). […] Il tema dell’incoscienza, o della diversa coscienza, proletaria è il centro del secondo film di Pasolini […] dove il regista nobilita i suoi personaggi con richiami alla pittura rinascimentale (il Cristo morto del Mantegna), e tocca vertici di pathos senza versare una lacrima: Mamma Roma rappresenta la femminilità dolente ma indistruttibile, mentre Ettore, scettico e prematuramente deluso dalla vita, è fratello ideale di Accattone, senza esserne una scialba replica. Quella della Magnani […] è una delle sue migliori interpretazioni. Il debuttante Garofalo fu scoperto dal regista mentre faceva il cameriere in una trattoria. Lo scrittore Paolo Volponi è il prete» (Mereghetti).
ore 18.00 Incontro moderato da Andrea Di Consoli con Fernando Acitelli, Igor Patruno, Antonio Veneziani
Nel corso dell’incontro sarà presentato il romanzo di Fernando Acitelli Mamma Roma a colori (Ponte Sisto, Roma, 2019).