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Lessico del cinema italiano. Forme di rappresentazione e forme di vita
27 Gennaio 2015 - 27 Gennaio 2015
Jean-Luc Godard ha detto che il cinema italiano è stato grande, perché la «lingua di Ovidio e Virgilio, di Dante e Leopardi è affluita nelle immagini». Il Lessico del cinema italiano (Mimesis Editore), un’opera in tre volumi curata da Roberto De Gaetano, è animato internamente da questa idea. La sua ambizione è quella di rileggere in forma nuova la tradizione cinematografica italiana, da un lato svincolandola da uno sguardo meramente storico-filologico, dall’altro inserendola nel grande alveo della cultura e dell’estetica nazionale.
Il primo volume, appena uscito, che qui presentiamo, si compone delle prime sette voci: Amore (De Gaetano), Bambino (Morreale), Colore (Venzi), Denaro (Bruno), Emigrazione (Coviello), Fatica (Villa), Geografia (Zucconi).
 
ore 16.30 Incompreso di Luigi Comencini (1966,105′)
«Rimasto vedovo, console britannico a Firenze si trova impreparato ad avere un buon rapporto con i due figlioletti. Il più piccolo ha tutte le sue attenzioni, l’altro ne soffre. Dopo Vittorio De Sica, Comencini è in Italia il regista che meglio sa capire (e far recitare) i bambini e per far questo occorre conoscerli bene. Lo dimostra anche questo melodramma, tratto da un mediocre romanzo strappalacrime (1869) di Florence Montgomery che, in virtù di stile e di una lucida strutturazione dei fatti e delle emozioni, Comencini trasforma in un grave affresco dei sentimenti, delicato e coinvolgente. Incompreso in Italia, ebbe un grande seppur ritardato successo all’estero» (Morandini).
 
ore 18.30 Incontro con Gianni Amelio, Roberto De Gaetano, Emiliano Morreale
Nel corso dell’incontro verrà presentato il primo volume a cura di Roberto De Gaetano, Lessico del cinema italiano. Forme di rappresentazione e forme di vita (Mimesis, 2014).
 
ore 20.30 Il ladro di bambini di Gianni Amelio (1992, 115′)
Un giovane carabiniere viene incaricato di accompagnare l’undicenne Rosetta, costretta dalla madre a prostituirsi, e il fratellino Luciano in un orfanotrofio di Civitavecchia, che però rifiuta di accoglierli. Il loro viaggio prosegue fino in Sicilia, facendo tappa a casa del carabiniere. «C’è un modo per controllare l’eccellenza di un autore. Bada a come chiude la narrazione. Ci possono essere, in precedenza, zone opache o limpide. […] È nel finale che le virtù di un regista rifulgono o si smarriscono. La sequenza conclusiva di Il ladro di bambini è quanto di più persuasivo si sia incontrato, da diversi anni al cinema; e non soltanto nell’italiano» (Bolzoni). «L’ultima scena rimanda forse al finale di L’avventura di Antonioni. Non solo figurativamente, perché anche quel film finisce con i due protagonisti seduti con uno che accarezza l’altro, ma nel senso che come nell’Avventura anche nel mio film quello è un gesto di riconciliazione» (Amelio). Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes 1992.
Date di programmazione