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Leopoldo Trieste, un attore più unico che raro
29 Settembre 2017 - 30 Settembre 2017
A cento anni dalla nascita di Leopoldo Trieste (1917-2003), la Cineteca Nazionale vuole omaggiare questo attore dallo sguardo inconfondibile, sceneggiatore ispirato (Gioventù perduta di Germi, Il cielo è rosso e Febbre di vivere di Gora), regista occasionale ma non per caso (due soli film, uno dei quali, Città di notte, illuminante sulla Roma pre-dolce vita), drammaturgo applaudito dalla critica, un talento inarrestabile, disperso in mille rivoli, e poi canalizzato in una costante presenza nel miglior cinema italiano da Lo sceicco bianco (1952) a Il consiglio d’Egitto (2002). E come sempre succede in questi casi, inesorabilmente dimenticato, rimosso, accantonato…
 
venerdì 29
ore 17.00 Lo sceicco bianco di Federico Fellini (1952, 88′)
«Ne Lo Sceicco bianco Ivan e Wanda sono le facce complementari di un medesimo tipo di sogno popolare, limitato, squallido e prevedibile in tutti i suoi sviluppi, eppure rappresentativo delle aspirazioni di un italiano ancora chiuso dentro l’orizzonte della cerchia municipale. Wanda va incontro a Fernando Rivoli, il divo dei fumetti a cui manda decine di lettere, quasi a riceverne l’immagine e il corpo come in un rito sacramentale» (Brunetta).
ore 19.00 Il peccato degli anni verdi di Leopoldo Trieste (1960, 91′)
«Elena (M. Versini), adolescente della borghesia milanese, è sedotta, durante una vacanza in Liguria, da Paolo (M. Ronet), ricco playboy di cui s’è innamorata e che, finita l’estate, la congeda. Quando Elena si trova incinta, le due famiglie s’accordano per un matrimonio riparatore. […] Esposto al Festival di Locarno 1969 come L’assegno e venduto all’estero, al film fu negato per ragioni burocratiche il visto di circolazione in Italia dove col nuovo titolo uscì nel 1961 con accoglienze negative o distratte» (Morandini).
 
a seguire Erostrato di Roberto Faenza (1965, 37′)
Tratto dall’omonimo racconto di Jean-Paul Sartre (pubblicato nella raccolta Il muro). Grande prova di Leopoldo Trieste che anticipa Travis, il taxista di Taxi Driver: Trieste è un impiegato in guerra con il mondo, rinchiuso in un universo attraversato da rabbia e deliri di onnipotenza, che inevitabilmente compra una pistola, la punta contro una prostituta, scrive lettere a scrittori famosi (Calvino, Berto, Moravia…), viene licenziato per assenze reiterate dal lavoro, s’identifica col personaggio di Erostrato, famoso per aver incendiato il tempio…
 
ore 21.15 Sedotta e abbandonata di Pietro Germi (1965, 118′)
«Caustica e cinica satira della Sicilia bigotta e “d’onore”, in cui una giovane ragazza viene deflorata dal futuro sposo della sorella! Scoppia un putiferio, soprattutto quando la giovane denuncia il fatto alla polizia, mettendo questa storia sulla bocca di tutti, cosa che entrambi le famiglie, in particolar modo il sanguigno padre di lei, non digeriscono. […] Incantevolmente dimessa la Sandrelli e prepotentemente sanguigno il grande Saro Urzì (nella parte del padre della ragazza). Germi non è mai stato così pungente e sferzante, con un stile poi da lasciar a bocca aperta. Un capolavoro della “commedia all’italiana”» (Grassi).
 
sabato 30
ore 17.00 Ecologia del delitto di Mario Bava (1971, 85′)
Prima versione dello straordinario film di Bava, che reca come titolo Ecologia del delitto, voluto dal produttore Giuseppe Zaccariello, per cavalcare l’onda ecologista, e con la battuta finale «così imparano a fare i cattivi» pronunciata dai bambini (autentiche stelle del cinema italiano anni Settanta) Nicoletta Elmi e Renato Cestiè, al suo esordio. Il titolo fu poi cambiato con Reazione a catena (Ecologia del delitto) e la battuta ammorbidita, cambiando il senso del finale del film. Tredici delitti in una baia, sulla quale grava l’ombra di una speculazione edilizia in atto, contro la quale la natura (o chi per lei) mette in atto le sue forme di autodifesa: un congegno narrativo perfetto in un film di forte impatto visivo in cui Bava gioca con gli elementi naturali e con la luce, suggestionando lo sguardo dello spettatore. Film imitatissimo in America (Venerdì 13 su tutti). «Non saprei raccontare la trama, ma è uno di quei film che meno li capisci e meglio è. Mi piace soprattutto un’inquadratura venuta fuori quasi per caso. Prima l’immagine è sfocata, si ha l’impressione di vedere qualcosa che sembra il sole. E invece no, si tratta di un occhio, un occhio immenso che occupa l’intero schermo» (Bava). Giuseppe Zaccariello, produttore improvvisato ma geniale, reduce dai fasti di A ciascuno il suo di Petri ed Escalation di Faenza, aveva pretese autoriali e firmò la sceneggiatura sotto pseudonimo.
 
ore 19.00 Il giorno dell’Assunta di Nino Russo (1977, 104′)
Roma, ferragosto. Strade deserte. Due amici si incontrano e cominciano a vagare per la città. Straordinaria invenzione, anzitutto linguistica, con i duetti fra due grandissimi attori: Leopoldo Trieste e Tino Schirinzi, le cui origini – rispettivamente calabresi e pugliesi -, l’accento, l’eloquio, la contrapposizione dei caratteri, la stessa presenza fisica li rendono perfetti per una delle più originali operazioni realizzate nel cinema italiano.
 
ore 21.00 Piso pisello di Peter Del Monte (1981, 98′)
Oliviero, figlio tredicenne di genitori immaturi e scombinati, è un ragazzo responsabile, con delle idee ben precise. La sua prima esperienza gli è offerta da May, una ragazza straniera che, ospite dei familiari, un po’ brilla, è finita nel di lui letto. May è però subito sparita e dopo due anni invia in casa di Oliviero, come un pacco postale, il piccolo Cristiano, frutto di quella notte d’amore. La ribellione dei genitori di Oliviero che non accettano il ruolo di nonni inducono il ragazzo ad andarsene da casa portando con se il figlioletto. Insieme, a cercare fortuna, incontreranno gente di ogni risma sociale, personaggi bizzarri, talvolta ostili. Finiranno con l’accettare l’ospitalità di un barbone. Si sistemano in una vecchia giostra che, con l’aiuto di altri ragazzi della zona, cercano di riattivare.
 

 

 

 

 

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