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Le maschere del potere tra teatro, cinema e politica
04 Marzo 2015 - 04 Marzo 2015
Come il cinema si è avvicinato al suo “fratello maggiore”? Le possibili risposte risiedono in due esempi curiosi e interessanti: Di padre in figlio (1982), ovvero quando il palcoscenico diventa il pretesto ideale per un confronto tra due generazioni (quella di Vittorio Gassman e quella di suo figlio Alessandro) in un braccio di ferro tra immagini non solo cinematografiche; Il principe di Homburg (1984), rappresentato con successo sulle scene teatrali da Gabriele Lavia, diventa l’occasione per esordio cinematografico del celebre regista e attore teatrale, ponendo notevole risalto espressivo da una parte alla cornice del dramma (ambienti, divise, accessori d’epoca…) e dall’altra a un’inedita dimensione onirica e fantasiosa. Il rapporto tra teatro e politica lo si può già ravvisare nel mondo antico: i Greci, infatti, consideravano il teatro non come una semplice occasione di divertimento e di evasione dalla quotidianità, ma come un luogo dove la polis si riuniva per celebrare le antiche storie del mito, patrimonio comune della cittadinanza.
 
ore 17.00 Di padre in figlio di Alessandro e Vittorio Gassman (1982, 96′)
La commedia della vita nel rapporto tra padri e figli. Dal 1974 Gassman filma suo figlio per realizzare in futuro una specie di riflessione sul complesso di Edipo. A questo intercala citazioni di vecchi successi (Kean, Il sorpasso, Brancaleone) e scene dalla propria messa in scena di Affabulazione di Pasolini. Film di famiglia dove il teatro prevale sul cinema. Vi partecipano tutti i Gassman: accanto a Vittorio e Alessandro ci sono Diletta, Paola, Vittoria e Jacopo.
 
ore 19.00 Il principe di Homburg di Gabriele Lavia (1984, 97′)
Contravvenendo agli ordini stabiliti, un audace principe-generale (Lavia) ottiene la vittoria contro gli svedesi, ma viene condannato a morte per la sua disobbedienza dal Grande Elettore, che lo grazia in extremis. «Spettacolo adatto d’altronde anche al generoso attore che Lavia è: nella monumentale cornice colta tra Bracciano, Caprarola e Caserta dallo scenografo Giovanni Agostinelli e dal direttore della fotografia Tonino Nardi, il suo Homburg si muove con vibrante umanità dalle sue appassionate premesse amorose ed eroiche giù di colpo alla sconvolgente contemplazione della morte imminente e poi gradualmente di nuovo su verso l’estremo affinamento del senso del dovere e dello spirito di sacrificio. Ma non da meno, intorno al protagonista, sono Monica Guerritore, che dà alla principessa da lui amata un toccante equilibrio di dolcezza e forza d’animo, e Massimo Foschi, un Principe Elettore di prestanza e nobiltà assai notevoli» (Biraghi).
 
ore 21.00 Incontro con Roberto Cicutto, Flavio De Bernardinis e Giuliano Ferrara
 
a seguire Maschere crude di Flavio De Bernardinis (2014, 63′)
Un doppio ritratto della realtà italiana dagli anni Trenta del fascismo agli anni Ottanta della P2. Le maschere del Potere e le maschere di chi al Potere tenta di resistere. Il teatro italiano: i generi, le forme drammaturgiche, i registi, gli attori e le attrici, che mettono in scena il Potere e tutte le sue maschere. «Da Eduardo De Filippo a Vittorio Gassman, da Romolo Valli a Luigi Vannucchi, da Alberto Lionello a Giancarlo Sbragia, da Gianni Santuccio a Renato De Carmine, da Glauco Mauri a Pino Micol, da Lilla Brignone e Giuliana Lojodice, da Valeria Moriconi a Carla Gravina, da Luigi Proietti a Gabriele Lavia, da Carmelo Bene a Mariangela Melato, ai grandi attori italiani si sovrapponevano e intrecciavano gli uomini politici italiani, anch’essi grandissimi attori, dal ministro degli esteri conte Carlo Sforza ad Ugo La Malfa, da Aldo Moro a Giovanni Spadolini, da Giovanni Malagodi a Amintore Fanfani, da Giulio Andreotti a Mariano Rumor. Palesemente, l’uomo politico italiano era innanzitutto un grande attore, che traeva dal sentimento teatrale le risorse verbali e gestuali per intercettare e persuadere i cittadini» (De Bernardinis).
Proiezione a ingresso gratuito
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