Cineteca Nazionale – Centro Sperimentale di Cinematografia
Dinamogrammi Carioca. 3 film di Julio Bressane e incontro con l’autore
Il cinema di Julio Bressane è un cinema esplosivo. Un condensato di istanze, di istinti, di saperi, la cui potenza (dynamis) fa deflagrare la lettera (gràmma) in un matrimonio profano e barbaro officiato dalle immagini e dai suoni che nel rito del cinema celebrano il dislimite (e l’allucinazione) dell’atto del conoscere (che Bressane stesso detourna in un concetto forse più preciso: «noomanzia – suggestioni intuizioni che parlano della saggezza, dell’intelligenza, della conoscenza, dell’osservazione metodica e sperimentale. La forma sensibile come segno di una realtà invisibile. CINEMANZIA)». Il suoi film più recenti testimoniano con inedito rigore (e rinnovata sregolatezza) il processo di mise en abîme di alcuni snodi chiave della cultura occidentale, il suo traslarsi attraverso la lingua, il suo scriversi anagrammatico, sincopato, balbettante, il suo contaminarsi. Sao Jeronimo e Cleòpatra sono in questo senso (insieme a Sermoes) il vertice di una ricerca genealogica unica nel suo genere. In un percorso rosselliniano (assecondando l’ordine cronologico della Storia) a ritroso, proponiamo una calata (tra le molte possibili) nelle profondità del lavoro di scavo e scoperta di Bressane, nell’arte dinamogrammatica di questo grande flaneur tropicalista, a partire da quella sorta di autoritratto ovale (e capolavoro sconosciuto) che è A erva do rato. In «nonostante milano», foglio-rivista di “anonimi glossatori della vita alienata”, troviamo una felice consonanza bressaniana (via Aby Warburg): «L’arte dinamogrammatica, degno complemento all’indagine genealogica, ci invita a una ulteriore acrobazia: scrivere del presente né all’indicativo né al condizionale, bensì al potenziale (dire il possibile che agguata negli interstizi del dato); in un tono che non sia descrittivo (appiattendosi su quel che c’è) né normativo (pontificando di quel che dovrebbe essere), bensì allusivo, lasciando affiorare sulla superficie del vissuto le tensioni irrisolte che lo innervano segretamente. Perché ogni immagine, ogni oggetto storico – e dunque ogni gesto, nostro o altrui – cela in sé “uno stato di tensione massima ma non polarizzata”: è solo il contatto con il “tempo di ora” a produrre la ionizzazione. A trasformare la dynamis in dinamite».
Programma a cura di Fulvio Baglivi e Donatello Fumarola
Júlio Bressane ha cominciato a fare cinema come assistente del regista Walter Lima Júnior nel 1965. Nel ’67 filma Cara a Cara ed è selezionato per il Festival del Cinema Brasiliano di Brasilia. Nel 1970 fonda la casa di produzione Belair Filmes insieme a Rogério Sganzerla. La loro scelta è per un cinema a basso costo e libero. Autoesiliatosi a Londra, dopo qualche anno torna in Brasile e riprende a fare cinema realizzando più di venti titoli. Nel 2007 il suo Cleópatra partecipa fuori concorso al Festival di Venezia ed è premiato come miglior film al Festival di Brasilia. Nel 2008 realizza A Erva do Rato, mentre l’ultimo suo lavoro, Rua Aperana 52, sarà presentato a fine gennaio al Festival di Rotterdam.
ore 17.00
A Erva do Rato (L’erba del topo, 2008)
Regia: Julio Bressane; soggetto: liberamente tratto dai racconti A Causa Secreta e Um Esqueleto di Machado de Assis; sceneggiatura: J. Bressane, Rosa Dias; fotografia: Walter Carvalho; scenografia: Jorge de Tharso; musica: Guilherme Vaz; montaggio: Rodrigo Lima; interpreti: Alessandra Negrini, Selton Mello; origine: Brasile; produzione: TB Produções, Republica Pureza Filmes; durata: 80′
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