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L’altra faccia della Luna. Omaggio a Lorenzo Pellizzari
26 Febbraio 2017 - 26 Febbraio 2017
Fissando la data del 26 febbraio per un sentito e doveroso omaggio della Cineteca Nazionale a Lorenzo Pellizzari, scomparso lo scorso agosto, non poteva essere più semplice scegliere un film da accompagnare all’incontro: è bastato aprire, a quella data, Il calendario del cinema: 365 giorni tra persone, film, momenti di riguardo (e senza riguardo) ovvero L’altra faccia della Luna (Artdigiland 2016), ultimo lavoro per le stampe di Pellizzari. Il libro elabora e ripubblica le “Lune” nate per «Cineforum», regalandoci, per ogni giorno dell’anno, acute pillole critiche: lunatiche, leggiadre, spesso beffarde e a volte cattive, divertenti, irridenti, quasi sempre rivolte al ricordo dei dimenticati e alla demistificazione di falsi miti, ovviamente con un gusto e posizioni “scientemente” personali. Il 26 febbraio, dunque – scopriamo con “Lope” -, è la data di nascita di Assia Noris, e tra i film da lei interpretati non potevamo non privilegiare Darò un milione (1935), in quanto scritto da Cesare Zavattini, forte e duraturo punto di riferimento di Pellizzari e modello di scrittura imprescindibile fin dalla gioventù. Colpire al cuore servirà poi come spunto per sviluppare un discorso sul Pellizzari critico, a partire da un suo testo pubblicato su «Cinema e Cinema» nel quale Lorenzo ravvisa in Amelio le caratteristiche mature di un autore. Pellizzari si definiva “storico e critico del cinema senza titoli accademici”, ha esordito nella critica sulle pagine di «Cinema Nuovo», è stato tra i fondatori di «Cinema e cinema», con Adelio Ferrero e Guido Fink, poi collaboratore di «Cineforum», «Duel», «Il Sole 24 Ore», «Domus», «Abitare», curatore di mostre fotografiche e autore di innumerevoli libri, ha diretto collane per Longanesi e Falsopiano, ha collaborato alla Storia del cinema mondiale direttada Gian Piero Brunetta(Einaudi) e alla Storia del cinema italiano diretta da Lino Miccichè (Marsilio). Nel 2002 inventò e diresse Ring! Festival della critica cinematografica. Negli ultimi anni ha intrecciato un proficuo rapporto con la casa editrice Artdigiland, pubblicando, oltre al Calendario, la raccolta di scritti Il mio Zavattini. Incontri, percorsi, sopralluoghi (2012) e la riedizione de L’avventura di uno spettatore. Italo Calvino e il cinema (2015). Conoscitore e collezionista di fotografie, nel 2016 ha donato al Centro Culturale San Biagio di Cesena la sua fototeca privata, ricca di circa 15.000 fotografie di cinema.
 
ore 18.00 Incontro moderato da Adriano Aprà con Leonardo Quaresima e Silvia Tarquini
Nel corso dell’incontro sarà presentato il volume di Lorenzo Pellizzari, Il calendario del cinema. 365 giorni tra persone, film, momenti di riguardo (e senza riguardo) ovvero L’altra faccia della Luna (Artdigiland, 2016). 
 
ore 19.00 Darò un milione di Mario Camerini (1935, 77′)
«Il soggetto di Zavattini era ben lontano dal costruire una trama di tipo classico. La sua struttura narrativa è quella, totalmente libera, dell’inseguimento slapstick [e molte cose] rimandano a The Circus. Il film di Camerini finisce per assomigliare invece, ma all’insegna del ribaltamento, ad un’altra opera di Chaplin: City Lights. All’inizio di Darò un milione l’incontro tra il ricco e il povero, dopo il quale c’è lo scambio di identità, avviene in acqua: il povero tenta il suicidio per “crisi finanziaria”, legandosi una pietra al piede, e il ricco si tuffa in acqua dal suo yacht, attirato dalle “luci della città”. In una situazione simile si incontrano anche Charlot e il milionario aspirante suicida in Luci della città. In City Lights Charlot si finge ricco per compiere una buona azione, in Darò un milione il ricco si finge povero per trovare qualcuno che si occupi di lui disinteressatamente. In City Lights la storia d’amore tra la donna e il finto ricco prelude alla disillusione finale, in Darò un milione l’amore tra la donna e il finto povero può arrivare al lieto fine. L’agnizione finale, in Chaplin, è infelice e mette il pubblico davanti a una denuncia, in Camerini è felice e compensatoria» (Tarquini).
 
ore 20.45 Colpire al cuore di Gianni Amelio (1982, 109′)

«Gianni Amelio riprende la questione padri-figli al centro de La tragedia di un uomo ridicolo per declinarla nell’incomunicabilità tra un ex partigiano (Jean-Louis Trintignant), professore all’università di Milano con frequentazioni nell’ambiente della lotta armata, e il figlio quindicenne, un giovane anagraficamente già fuori dalla generazione dei terroristi, ma che a questa è costretto a rapportarsi per tentare di comprendere il padre e la realtà plumbea che lo circonda» (Uva). «Io vorrei che lo spettatore si ponesse degli interrogativi su ambedue le figure, probabilmente più su quella del figlio che su quella del padre. Il mio approccio al film nasce appunto dall’essermi posto, alternativamente, di fronte a tutti e due. Ho cercato di mettermi nei panni del figlio per capire il padre e, viceversa, in quelli del padre per capire il figlio. Il padre coglie le reazioni del figlio, in maniera fin troppo lucida, razionale; mentre il figlio non capisce affatto il comportamento del padre. Il ragazzo ha quindici anni e, paradossalmente, ha più certezze del padre, o, almeno, gli sembra averle» (Amelio). Con Jean-Louis Trintignant, Fausto Rossi e Laura Morante

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