Jazz e cinema italiano. Un percorso tra le origini
11 Ottobre 2012 - 18 Ottobre 2012
«Come ogni autunno l’Auditorium-Parco della Musica ospita la rassegna internazionale Roma Jazz Festival. Questa edizione ha come titolo Visual Jazz, e secondo le indicazioni di Mario Ciampà, direttore artistico del Festival, si apre a tutte le possibili relazioni che possono venire fuori tra le sonorità musicali del Jazz e le differenti espressioni del linguaggio audiovisivo. Oltre ai principali animatori della scena Jazz italiana, la platea dell’Auditorium-Parco della Musica in queste settimane ospiterà anche il premio Oscar Herbie Hancock e molte altre stelle internazionali di prima grandezza. La Cineteca Nazionale non poteva non regalare agli amanti del genere (molto spesso anche dei cinefili esigenti…) una programmazione particolare nel palinsesto d’inizio autunno del Cinema Trevi. Se in America la storia del Cinema corre parallela alla storia del Jazz dalla fine degli anni Venti (il primo film sonoro è non a caso Il cantante di Jazz) nel nostro paese, per la definitiva consacrazione di questo genere sui nostri schermi, dobbiamo aspettare gli anni del boom economico. Questa rassegna vuole esplorare come la popolarità del Jazz arrivi da noi solo nel dopoguerra, modulando le sue prime tonalità partendo dallo Swing. Un percorso che ha inizio attraverso la sensibilità di autori come Zurlini (il magnifico cortometraggio I blues della domenica in cui musica e immagine si fondono mirabilmente) e Risi che ne Il sorpasso decide di usare proprio lo Swing come ideale contrappunto a una ordinaria tragedia nel pieno del boom economico. Vedremo poi in questo percorso tra le origini del Jazz nel cinema italiano quanto sia curioso trovare Chet Baker protagonista di un siparietto in un film “musicarello” e come una performance di Louis Armstrong sia inserita nel film antologico sul teatro di rivista Botta e risposta, pellicola diretta addirittura da Mario Soldati. Il festival ci offre poi l’opportunità di focalizzare il percorso musicale del maestro Piero Umiliani e di vedere tutti i cameo del già citato Chet Baker, che ci ha regalato momenti, ed acuti, di grande intensità. Senza dimenticare una chicca documentaristica e primo caso in Italia di “cinéma direct”: Appunti per un film sul jazz di Gianni Amico, una vera e propria jam session jazz di musicisti internazionali a Bologna. E rimanendo al bianco e nero e agli anni Sessanta, ecco Gli arcangeli dello sfortunato cineasta jazzofilo Enzo Battaglia dove la colonna sonora (lunghe suite jazz intervallate da canzoni beat e d’autore) diventa ideale eco di risonanza al malessere esistenziale di un gruppo di giovani “prima della rivoluzione”. Per non parlare, concludendo, della possibilità di rivedere tutti quei classici d’autore che hanno influenzato, proprio per la scelta coraggiosa della loro colonna sonora, molto cinema della Nouvelle Vague. Perché niente come la musica è da vivere sul palco ma da ricordare sullo schermo…» (Nicola Calocero, Fondazione Musica per Roma).
La rassegna è curata da Fondazione Musica per Roma, IMF Foundation e Cineteca Nazionale.
giovedì 11
ore 17.00
Il sorpasso (1962)
Regia: Dino Risi; soggetto e sceneggiatura: D. Risi, Ettore Scola, Ruggero Maccari; fotografia: Alfio Contini; scenografia e costumi: Ugo Pericoli; musica: Riz Ortolani; montaggio: Maurizio Lucidi; interpreti: Vittorio Gassman, Jean-Louis Trintignant, Catherine Spaak, Claudio Gora, Luciana Angiolillo, Luigi Zerbinati; origine: Italia; produzione: Incei Film, Sancro Film, Fair Film; durata: 108′
L’on the road italiano che ha raccontato il nostro boom. Il viaggio sull’Aurelia da Roma a Castiglioncello attraversa un paese in rapidissima trasformazione e la colonna sonora non poteva che essere intrisa di suggestioni swing… Il capolavoro di Dino Risi compie questa estate mezzo secolo (ma non lo dimostra…) e in occasione del Roma Jazz Festival sabato 13 ottobre all’Auditorium Parco della Musica Fabrizio Bosso rileggerà con la sua tromba tutta la colonna sonora del film. Una pietra miliare della commedia all’italiana da rivedere ormai come un classico della nostra cultura.
ore 19.00
Il blues della domenica (1951)
Regia: Valerio Zurlini; testo: Gerardo Guerrieri; fotografia: Oberdan Troiani; musica: Luciano Fineschi, eseguita dalla Roman New Orleans Jazz Band; origine: Italia; produzione: Meridiana Film; durata: 13′
Il ritratto di una particolare categoria umana: i “musicisti della domenica”. Si tratta di jazzisti che per vivere sono costretti a praticare un altro lavoro e che solo come gruppo possono svolgere un’attività insieme ricreativa e creativa. La musica è la domenica della loro vita. Appare il primo locale jazz a Roma negli anni Quaranta. Zurlini tuttavia non si limita a realizzare un semplice documentario ma unisce i suoni jazz con citazioni tratte da famosi testi blues e con immagini che tentano di renderne per scorci le storie di abbandono (un treno inquadrato dall’alto in lontananza) o di disperazione (un amore contrastato) o di solitudine (i desolati casermoni della periferia romana).
a seguire
Noi insistiamo! Suite per la libertà subito (1964)
Regia: Gianni Amico; soggetto: G. Amico, Mario Nicolao; fotografia: Carlo Ventimiglia; fotografia: Carlo Ventimiglia; musica: Olatunjy in dialetto Yoruba; in Driva man Abbey Lincoln (vocal), Coleman Hawkins (tenor sax), Walter Benson (tenor sax), Booker Little (trumpet), Julian Preston (trombone), James Schenk (bass), Max Roach (drums); in Trptych Abbey Lincoln (vocal), Max Roach (drums); in All Africa Abbey Lincoln (vocal), Michael Olatunjy (vocal-conga drums), Raymond Mantillo (percussion), Thomas Duvall (percussion); in Freedom Day Man Abbey Lincoln (vocal), Coleman Hawkins (tenor sax), Walter Benson (tenor sax), Booker Little (trumpet), Julian Preston (trombone), James Schenk (bass), Max Roach (drums); montaggio delle musiche: Sergio Pagoni; montaggio: Roberto Perpignani; origine: Italia; durata: 16′
«Gianni Amico, che interpretava la parte del cinefilo in Prima della rivoluzione di Bertolucci, in cui collaborò alla sceneggiatura e alla regia, illustra in 16mm la celebre suite di Max Roach Freedom Now che canta l’eccezionale Abbey Lincoln (moglie di Roach ed eroina di Nothing But A Man di Roemer). Il rischio che un’impresa di questo genere corre è evidente: il pleonasmo. Senza dubbio è grazie a una perfetta conoscenza del jazz e del cinema, a cui si aggiunge una sensibilità avvezza al potere di entrambi che Amico riesce a evitarlo con così tanto successo. In effetti l’azione congiunta dell’immagine e del suono imprime all’insieme un senso più vasto di quello di cui ognuna singolarmente sarebbe il segno. L’Illustrazione propone sicuramente una lettura della musica che a sua volta la asseconda costantemente in modo da conferirle infinite risonanze. […] Basta dire che si rimane affascinati e che questa capacità di affascinare si deve ai musicisti e al cineasta nella stessa misura. Ma è a Gianni Amico che si deve l’aver saputo comporre sul documentario (afro-americano, ma di portata universale) di Max Roach e Abbey Lincoln una musica così bella, inquietante, lancinante, per tutti» (Jacques Bontemps).
a seguire
Appunti per un film sul jazz (1965)
Regia: Gianni Amico; soggetto e sceneggiatura: G. Amico; montaggio delle musiche: Sergio Pagoni; montaggio: Roberto Perpignani; interpreti: J.F. Jenny Clark, Aldo Romano, Carl Berger, Michel Gaudry, Billy Toliver, Franco D’Andrea, Gegé Munari, Boris Kolof, Amedeo Tommasi, Gato Barbieri, Don Cherry, Cecil Taylor, Mal Waldrom; origine: Italia; produzione: I Film della Fenice; durata: 37′
«L’amore per il jazz, che faceva di Noi insistiamo! anche un film d’amore per il popolo negro, ha portato Gianni Amico a una particolare comprensione di questo fenomeno di creazione, collettiva e individuale nello stesso tempo, così vicino al cinema: due amori, cinema e jazz, che non si tradiscono. L’Éclair Coutand e il Nagra, macchina da presa 16mm, silenziosa e suono in presa diretta, gli hanno permesso di penetrare i volti tesi, i ritmi nascosti, le parole ignorate che accompagnano lo spettacolo jazzistico. Ogni “capitolo”, intitolato a volte parafrasando il titolo di un film (Un sax è un sax – Une femme est une femme o Vivre sa musique – Vivre sa vie), si compone di una parte spettacolare (strano spettacolo senza spettatori) e di una extra-spettacolare (un’intervista, una prova, una giornata al luna-park). […] L’amore di Gianni Amico per la macchina da presa, l’Éclair Coutand, si identifica con quello di Gato Barbieri per il suo sassofono nel capitolo Un sax è un sax, posto a cerniera fra gli altri, quasi a simbolizzare l’artigianato che, nel cinema come nel jazz, non si disgiunge mai dall’arte. […] L’intelligenza di Gianni Amico si manifesta nelle fasi successive a quella della ripresa. Il “peso” figurativo dei volti sudati, scuri, viene esaltato dallo “sgranato” del 16mm stampato a 35mm. Il volto teso del batterista diventa un leitmotiv efficacissimo nel capitolo Tutti i figli di Dio hanno una tromba. I “jokes” tra le quinte di Johnny the kid proseguono il tono ironico dell’inizio al luna-park. Il taglio secco del montaggio evidenzia il cubismo musicale di Mal Waldrom, già preannunciato dalla razionalità delle sue dichiarazioni» (Aprà).
ore 20.30
Gli arcangeli (1963)
Regia: Enzo Battaglia; soggetto e sceneggiatura: E. Battaglia; fotografia: Luciano Graffigna; musica: Sandro Brugnolini eseguita dall’Autore con i solisti della Modern Jazz Gang di Roma; Helen Merrill canta Le infedeli (Brugnolini-Battaglia), Arcangeli Twist (Brugnolini-Battaglia), Helen’s Blues (Brugnolini-Merrill); Basta così (Endrigo) canta [Sergio] Endrigo, Addio così (Sini-Neri) canta Ferruccio Tagliavini, È legata a un granello di sabbia (Fidenco) canta Dick Kallman; montaggio: Franz Regard; interpreti: Roberto Bisacco, Paolo Graziosi, Virginia Onorato, Graziella Polesinanti, Stefano Sattaflores, Louis Norelli; origine: Italia; produzione e organizzazione: Alfredo Salvati; distribuzione: Mira Film; durata: 101′
Due giovani, Roberto e Paolo, dividono un appartamento a Roma e condividono le medesime idee sul mondo e sulla vita, che scorre quasi parallelamente alla loro esistenza, rinchiusa in un orgoglioso narcisismo, scosso solo dalla presenza di una ragazza che va e viene, turbando il suo fidanzato Roberto. Finché a cambiare la loro quotidianità arriva Anna Maria, la giovane sorella di Roberto, accompagnato dal fidanzato Stefano: i due sono fuggiti dal paese perché i genitori di lei non danno il loro consenso al matrimonio. La grande città farà crollare le certezze della ragazza. «È un film sostanzialmente probo, cioè onesto e gentile, ma anche cattivo e pungente, con quella acerbità che era necessaria al tema» (Chiaretti).
domenica 14
ore 17.00
Audace colpo dei soliti ignoti (1959)
Regia: Nanni Loy; soggetto: Age & Scarpelli; sceneggiatura: Age & Scarpelli, N. Loy; fotografia: Roberto Gerardi; scenografia: Carlo Egidi; costumi: Lucia Mirisola; musica: Piero Umiliani; montaggio: Mario Serandrei; interpreti: Vittorio Gassman, Renato Salvatori, Claudia Cardinale, Vicky Ludovisi, Riccardo Garrone, Nino Manfredi; origine: Italia/Francia; produzione: Titanus, S.G.C; durata: 103′
Il seguito del fortunato film di Monicelli I soliti ignoti vede la banda di borgata romana in trasferta a Milano a rubare il montepremi del Totocalcio. Il regista Nanni Loy, il consacrato maestro della candid camera televisiva, realizza un vero e proprio film jazz, dove gli interpreti e i caratteristi sullo schermo sembrano proprio seguire una partitura fatta di assoli e contrappunti. Colonna sonora di Piero Umiliani. Sui titoli di testa un ottimo cool jazz di Chet Baker.
ore 19.00
Tromba fredda (1965)
Regia: Enzo Nasso; fotografia: Mario Carbone; musica: Chet Baker; montaggio: Luciano Cavalieri; interpreti: C. Baker, Carol Jackson; origine: Italia; durata: 14′
Cortometraggio di taglio “surrealista” realizzato mezzo secolo fa da Enzo Nasso che, in venti minuti, traccia un ritratto inedito ed ironico di Chet Baker, qui all’apice della sua carriera. A qualcuno piace freddo…
a seguire
Urlatori alla sbarra (1960)
Regia: Lucio Fulci; soggetto e sceneggiatura: Giovanni Addessi, L. Fulci, Piero Vivarelli, Vittorio Vighi; fotografia: Gianni Di Venanzo; scenografia: Ottavio Scotti; musica: Piero Umiliani; montaggio: Gabriele Varriale; interpreti: Joe Sentieri, Mina, Adriano Celentano, Chet Baker, Umberto Bindi, Corrado Lojacono; origine: Italia; produzione: Era Cinematografica; durata: 83′
Uno dei primi film diretti da Fulci che ha tracciato la storia del genere “musicarello”. Scritto da Vivarelli si avvale, oltre del siparietto di Chet Baker, anche dei cameo di Mina, di Celentano, di Umberto Bindi, di Peppino di Capri e di Lino Banfi. Siamo alla fine degli anni Cinquanta ed è in pieno atto lo scontro generazionale tra la musica “di tradizione” e le nuove tonalità d’oltreoceano. Un film da vedere per capire il panorama musicale italiano nei primi anni della nostra tv.
ore 20.45
Nudi per vivere (1963)
Regia: Elio [Petri] Mont[aldo] [Qu]esti; commento: Giancarlo Fusco; voci narranti: Nando Gazzolo, Pino Locchi; fotografia: Giuseppe De Mitri, Ennio Guarnieri; scenografia: Giovanni Checchi; musica: Ivan Vandor; canzoni: Les Amourex di Vidalin e Datin, cantata dai Riff; La Fenetre di Jean Luis e Dallome, cantata da Dupont e Pondu; montaggio: E. Montesti; Interpreti (e numeri d’attrazione): Le Ballet Negro Africain, La Troupe du Cycle de l’Avant – Gard aux Usa, Act de San Francisco, Chet Baker, Les Artistes du Club Drout, Dupont e Pondu, origine: Italia; produzione: P3 G2 Cinematografica, durata: 78′
Film composto da una curiosa antologia di spettacoli di varietà ripresi live in vari cabaret. Sulla falsariga dell’inchiesta sociologica – un genere documentaristico molto amato dal pubblico anni Sessanta -, il film venne realizzato da un trio di giovani cineasti che si firmano qui con un acronimo.
lunedì 15
chiuso
martedì 16
ore 18.00
Smog (1962)
Regia: Franco Rossi; soggetto: Pier Maria Pasinetti, F. Rossi, Franco Brusati, Giandomenico Giagni; sceneggiatura: F. Brusati, Pasquale Festa Campanile, Massimo Franciosa, Ugo Guerra; fotografia: Ted McCord; scenografia: Aldo Capuano; costumi: Isabella Albonico; musica: Piero Umiliani; montaggio: Mario Serandrei; interpreti: Enrico Maria Salerno, Annie Girardot, Renato Salvatori, Casey Adams, Peggy Moffitt, Dennis Diggin; origine: Italia/Usa; produzione: Titanus, Titanus-Metro, S.P.I.C. – Società Partenopea Industrie Cinematografiche, Metro Goldwyn Mayer; durata: 101′
Per descrivere la trasferta di un avvocato italiano a Los Angeles, città qui elevata a simbolo della Modernità e dell’alienazione contemporanea, la musica di Piero Umiliani si serve ancora una volta della tromba fredda di Chet Baker. Una perla da cineteca, una delle partiture più belle mai composte dal maestro fiorentino. Il film, interpretato da Enrico Maria Salerno e da Annie Girardot, è stato diretto con questo gusto molto particolare da Franco Rossi, che diventerà negli anni successivi uno dei maggiori registi di sceneggiati Rai.
ore 20.00
Una bella grinta (1965)
Regia: Giuliano Montaldo; soggetto: Lucio Battistrada, Armando Crispino, Giuliani [G. De Negri]; sceneggiatura: L. Battistrada, G. Montaldo; fotografia: Erico Menczer; scenografia: Hanzin Axerio; costumi: Lina Nerli Taviani; musica: Piero Umiliani, con il complesso di Gato Barbieri; montaggio: Attilio Vincioni; interpreti: Renato Salvatori, Norma Benguell, Antonio Segurini, Dino Fontanesi, Raffaele Triggia, Iginio Marchesini; origine: Italia; produzione: Ager Film, Clodio Cinematografica; durata: 94′
La musica di Piero Umiliani e un ensemble jazz di prima caratura animano la colonna sonora di questo film di Giuliano Montaldo. Il film è una critica al capitalismo e alla corruzione del modello finanziario industriale che regola i meccanismi della nostra società. Temi cari all’opera del regista genovese che troviamo, mezzo secolo dopo, anche nel suo film più recente, L’industriale.
ore 21.45
I piaceri proibiti (1963)
Regia: Raffaele Andreassi; soggetto: da un’idea di Callisto Cosulich; sceneggiatura: R. Andreassi, C. Cosulich, Ottavio Jemma; fotografia: Giuseppe Aquari; musica: Piero Umiliani, coi solisti: Gianni Basso, Oscar Valdambrini, Nino Culasso e i 4 + 4 di di Nora Orlandi (la canzone Baby Don’t Kiss Me di Danell e Umiliani è cantata da Carol Danell; montaggio: Jolanda Benvenuti origine: Italia; produzione: Publi Italia;durata: 94′
Una perla da cineteca: l’occasione per vedere uno dei rari lungometraggi del maestro del corto documentarista Raffaele Andreassi e per riascoltare uno dei motivi più noti del maestro Umiliani. Un documentario-inchiesta (un genere che “amava” il jazz, quindi…) dedicato al mestiere più antico del mondo e realizzato per l’epoca con il gusto “morboso” del proibito. Un documento che oggi ci è utile, come una cartina tornasole, per analizzare e capire come la nostra società sia cambiata in questo mezzo secolo.