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Indipendente italiano: I videofilm di Michelangelo Buffa
10 Aprile 2010 - 14 Aprile 2010
Michelangelo Buffa è nato a Brusson (Aosta) nel 1948. Cinéphile, critico cinematografico («Filmcritica», «Panoramiques», Torino Film Festival, emissioni radiofoniche e documentari per la Sede Rai della Valle d’Aosta), insegnante, animatore culturale (fu socio fondatore del MovieClub di Torino, della rivista Panoramiques, organizzatore di Cinemambiente), filmaker, documentarista, attivo dagli inizi degli anni Sessanta, ha preservato una dimensione “amatoriale”, realizzando, nell’ambito della produzione underground italiana, film in 8mm, Super8, 16mm, ed in video, a partire dal 1992.
Ha partecipato a numerose rassegne italiane di cinema indipendente, fra le quali Montecatini, Filmaker, Porretta, Videoland di Cesena, Premio Libero Bizzarri, Fano, Umbertiade; il Museo del Cinema di Torino gli ha dedicato una serata ed un omaggio gli è stato dedicato dall’Infinity Festival di Alba. Ha partecipato al recente Bellaria Film Festival col video Nel giardino terrestre.
Attualmente vive e lavora ad Aosta dove realizza video documentari a carattere antropologico nell’ambito dell’attività del Bureau Régional pour l’Ethnologie et la Linguistique, curando anche l’organizzazione dell’Archivio audiovisivo.
Questo mese proponiamo due riletture del cinema di Godard.
 
10 aprile, abbinato alla proiezione di Alphaville di Godard (inizio ore 20.45, durata 98′)
Alphaville 2 (1972/2000)
Un videofilm di Michelangelo Buffa; origine: Italia; durata: 39′
«Il vero titolo è Il dio, il diavolo e l’angelo nella terra di Alphaville: i tre personaggi citati rappresentano le varie forme del cinema ed Alphaville rappresenta il godardiano terreno in cui i nuovi fermenti cinematografici possono realizzarsi, ed esprime nel proprio corpo filmico tutta la drammatica e passionale cinefilia dalla quale ero posseduto all’inizio degli anni Settanta. In un costante sdoppiamento schizoide, mi metto in scena visualizzando tutto il mio ossessivo amore/odio, in una girandola di citazioni, coincidenze, isterismi ed angosce, costruendo così un territorio che plasma interamente la condizione esistenziale.
Alphaville è oggi preceduto da una recente premessa che mette a distanza il film e tutta quanta quell’esperienza cinefilica tale da presentarsi oggi come una testimonianza, un ricordo risvegliato dal dolce e nostalgico ronzio della vecchia cinepresa, un rumore che spalanca i ricordi e riapre, nel film e col film, i segni di un’avventura interiore indimenticabile e così radicale che il mondo intero veniva filtrato dal Cinema che ne diventava la chiave di lettura.
Il film è dedicato “…a pochi intimi cinefili” poiché è forse il mio film più “privato” e nello stesso tempo estensibile ai miei simili di quel periodo, poiché solo, così credevo, i miei simili avrebbero potuto capire l’intensità del coinvolgimento, anziché sorriderne. Nel medesimo tempo il film è un gioco visivo, un’esaltazione dell’immagine in sé, della sua materialità, della sua presenza non trasparente, opaca, sdoppiata. E quel mondo sdoppiato non è solo perfettamente coerente con le oscillazioni e le angosce esistenziali, è anche una scelta concreta giocata fra la voglia pulsante e perenne di filmare e la penuria di pellicola che così veniva usata e riusata, veniva consumata fino alla fine… “alla fine del sogno”! Alphaville, credo, è il mio piccolo capolavoro!
» (Buffa).
Ingresso gratuito
 
mercoledì 14
abbinato alla proiezione di Le Gai savoir di Godard (inizio ore 20.45 durata 95′)
8 volte Godard (1982/2003)
Un videofilm di Michelangelo Buffa; origine: Italia; durata: 18′
«Ho affidato ad otto individui, fra amici e conoscenti, otto dichiarazioni fatte da registi italiani su Godard. C’è la Cavani, ci sono i fratelli Taviani, c’è Bellocchio, Brusati, Bertolucci, Zeffirelli… I miei personaggi hanno imparato a memoria il breve testo ed io li ho filmati mentre lo “recitavano” avendo come sfondo manifesti di cinema. 8 volte Godard appartiene a quel periodo, gli anni Ottanta, in cui usavo una cinepresa Super8mm sonora: era il periodo per così dire dei… ritratti. Era allora molto forte in me, e lo è tuttora, l’attrazione verso gli altri individui visti nella loro doppia realtà, quella esteriore, finta, recitata, condizionata, dove domina l’io, ecc., e quella interiore, segreta, impersonale, aperta verso l’infinito… Mi ero messo in testa di tentare di filmare… l’anima. Sapevo che non era possibile, ma volevo almeno sbarazzarmi di quell’io con cui gli individui che si affacciavano davanti all’obiettivo della mia Nizo tentavano di nascondersi al mio occhio, cercavo insomma di accedere ad un territorio in qualche modo sconosciuto ed invisibile in condizioni normali… cercavo l’essere in tutta la sua brillantezza, l’ho mai trovato?… Non so, forse ho intravisto qualcosa, ho registrato il mistero… Se questo era il progetto che ha fondato molti di questi Super8mm, tutta l’apparenza non era che un pretesto per catturare le mie vittime… Il tema Godard non è che un pretesto, il sentircelo declinare dai soggetti ripresi è ancora un pretesto… io guardavo, osservavo… non stavo a sentire…..mentre tutti erano occupati a gestire le apparenze ed a prendere sul serio i miei pretesti, io mi godevo lo spettacolo… lo spettacolo degli esseri incarnati. Li ringrazio ancora tutti, tutti quelli che si sono lasciati guardare… veri, finti, tutti quelli che, coscienti o incoscienti, sono stati al gioco, si sono messi in gioco!» (Buffa).
Ingresso gratuito

 

 

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