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Incontro con Giulia Carluccio, Emiliano Morreale e Mariapaola Pierini sul Neorealismo
14 Marzo 2018 - 14 Marzo 2018
Del neorealismo sembra si sia detto tutto, eppure periodicamente si torna a quel luogo della nostra tradizione, non solo cinematografica, e dell’identità nazionale, scoprendo nuovi aspetti, riscrivendo canoni, utilizzando nuove metodologie. Di recente gli studi sul divismo, sul gender, sui generi cinematografici, hanno creato, in Italia e nei paesi anglosassoni, un nuovo interesse. Nel 2015 il convegno Intorno al neorealismo, organizzato dall’Università di Torino insieme al Museo del Cinema, ha raccolto decine di interventi di studiosi provenienti da università europee e americane, che hanno proposto nuove letture del fenomeno, intrecciando il cinema con la società e le pratiche culturali e artistiche. Gli atti del convegno, pubblicati da Scalpendi editore, a cura di Giulia Carluccio, Emiliano Morreale e Mariapaola Pierini, presentano trentatré contributi di studiosi, non solo di cinema. In occasione della presentazione del volume viene proposta una breve retrospettiva di film (in collaborazione con la facoltà di Lettere dell’Università Sapienza), che, insieme a classici di De Sica e Rossellini, presentano titoli esemplari della connessione con divismo e genere noir, del filone documentario e dell’influenza dell’atmosfera neorealista sulla commedia.
 
mercoledì 14
ore 17.00 Roma città aperta di Roberto Rossellini (1945, 104′)
«Città aperta è un documentario romanzato, e nella sua trama trovano ospitalità tutti quegli elementi drammatici che sono ormai legati nel ricordo al periodo dell’occupazione nazista di Roma: le razzie, le uccisioni, le torture inflitte ai patrioti, la fame e l’attesa degli abitanti, il sacrificio di molte anime nobili, la lotta clandestina. Una sceneggiatura molto abile ha dato in efficace sommario la vita di quei mesi, ricordando in uno dei protagonisti l’eroico Don Morosini e nell’altro sommando le figure dei numerosi patrioti morti per mano delle SS. La regia di Rossellini si tiene al sodo, evita le divagazioni e punta sui fatti dei quali il film abbonda, risolvendoli con una precisione e un’impassibilità che a noi ricorda lo spirito che circola nelle pitture di un altro romano, Antonio Donghi. Tutto qui è detto senza sforzo apparente e senza grandi invenzioni. Rossellini si serve di case vere, di uomini veri, di frasi vere: l’effetto è raggiunto così con mezzi quotidiani, copiando la vita con la puntigliosità di chi la vede soltanto nelle apparenze. Rossellini si vieta di proposito ogni indagine lirica. Per lui due e due fa quattro in ogni caso, mentre per noi qualche volta fa cinque e perfino tre. Sergio Amidei, come soggettista e sceneggiatore, l’ha assecondato benissimo, talvolta sonnecchiando nei punti intrigati, ma sempre con drammatica veemenza e, soprattutto, con umorismo. Il complesso degli attori ha funzionato benissimo: alcuni, come la Magnani e il Fabrizi, erano nel film per diritto naturale, combaciando la loro concezione dell’arte con quella di Rossellini; altri come Pagliero, Feist, Grandjacquet, in visita casuale ma non meno applaudita. Di due attrici, la Galletti e la Michi, il pubblico ha ammirato i volti nuovi, espressivi e la recitazione intensa ed efficace» (Flaiano).
 
ore 19.00 Incontro con Giulia Carluccio, Emiliano Morreale e Mariapaola Pierini. Nel corso dell’incontro verrà presentato il volume Intorno al neorealismo. Voci, contesti, linguaggi e culture dell’Italia del dopoguerra. Atti del convegno (Torino, 1 – dicembre 2015), Scalpendi, 2017.
 
a seguire N.U. (Nettezza Urbana) di Michelangelo Antonioni (1948, 9′)
Una giornata a Roma vista attraverso il lavoro degli spazzini. Scorci di città, microazioni, storie appena accennate, musica jazz a contrappuntare il ritmo delle immagini, sono le marche che caratterizzano questo lavoro. «Per quel che riguarda la forma del documentario, e soprattutto di N.U., io sentivo il bisogno di eludere certi schemi che si erano venuti formando e che pure erano allora validissimi […]. Cercai di fare un montaggio assolutamente libero» (Antonioni).
 
a seguire Il bandito di Alberto Lattuada (1946, 83′)
«Reduce dalla prigionia in Germania, Ernesto arriva a Torino, uccide lo sfruttatore della sorella, diventa capo di una banda […]. Film neorealista sui generis: il suo neorealismo è tutto nella prima, suggestiva sequenza, ma poi si trasforma in una gangster story di modello americano sulla quale il regista innesta la sua cultura cinematografica. […] A. Nazzari vinse il Nastro d’argento come miglior attore» (Morandini).
 
Date di programmazione