In ricordo di Pier Paolo Capponi
26 Maggio 2018 - 29 Maggio 2018
Una lunga filmografia racchiusa in un volto intenso che esprimeva un vissuto umano, una recitazione misurata, un apparente controllo delle passioni, salvo poi lasciar esplodere quella rabbia repressa, frutto di una ferrea moralità, scossa dalle cose della vita, e trasformata da molti registi in un’immoralità di fondo, perché Capponi è stato il miglior Duca Lamberti del cinema, ne I ragazzi del massacro del suo amato Fernando Di Leo, e contemporaneamente un villain di razza. Nel suo alternare sapientemente cinema d’autore (a cominciare dal fortunato esordio nello psicoanalitico Un uomo a metà di De Seta, Sovversivi dei fratelli Taviani, Seduto alla sua destra di Zurlini, Il gatto selvaggio di Frezza, tre film fondamentali sul ’68) e cinema di genere (oltre ai film qui proposti, ricordiamo E venne il giorno dei limoni neri di Camillo Bazzoni, Le foto proibite di una signora per bene di Ercoli, Il gatto a nove code di Argento, Il boss di Di Leo, Milano: il clan dei calabresi di Stegani), Capponi è stato uno dei volti più rappresentativi della stagione d’oro del cinema italiano.
sabato 26
ore 16.30 I sovversivi di Paolo e Vittorio Taviani (1967, 97′)
Sullo sfondo dei funerali di Togliatti, capo del partito comunista, alcuni personaggi vivono esperienze diverse. «Ma il rilievo di Sovversivi è soprattutto culturale, ed è in questa luce che questo film va considerato tra i più significativi del periodo 1959-1968 […]. In pochi film come in questo coesistono positivamente forme di consapevolezza, estetica e politica» (Micciché). Capponi duetta con un sorprendente Lucio Dalla.
ore 18.30 Uomini contro di Francesco Rosi (1970, 101′)
Sull’altopiano di Asiago tra il 1916 e il 1917 un giovane ufficiale italiano interventista scopre la follia della guerra e la disumana, insensata incompetenza degli alti comandi. «Il resoconto di Lussu diventa un racconto oggettivo in cui il narratore stesso si trasforma in protagonista: tanto che Uominicontro si conclude con la fucilazione in una scena che rappresenta un omaggio al Visconti di Senso» (Kezich). Capponi è il tenente Santini, accanto al protagonista Gian Maria Volonté.
ore 20.30 Incontro moderato da Italo Moscati con Isabella Peretti
Nel corso dell’incontro Cosimo Damiano Damato leggerà alcune poesie di Fernando Di Leo e un racconto inedito di Pier Paolo Capponi.
a seguire Abbasso tutti, viva noi di Gino Mangini (1974, 90′)
Enrico, dieci anni, da Milano viene condotto dalla madre Elisa in un paesello del Lazio presso la zia Maria, scrittrice. Il ragazzo soffre molto per la lunga assenza del padre e non sa che lo stesso è morto. Fin dai primi giorni, vagando nella necropoli etrusca in cerca del cane Napoleone, Enrico incontra i vivaci ragazzetti del villaggio che giuocando agli indiani, lo accettano nella tribù e lo battezzano Cervo Bianco. È con gli amici quando un barbone, Rufo, pittore (Capponi), si stabilisce nella boscaglia e viene eletto stregone della tribù.
domenica 27
ore 17.00 I ragazzi del massacro di Fernando Di Leo (1969, 95′)
«Primo film di Di Leo tratto da un romanzo di Giorgio Scerbanenco, che vede un commissario indagare su un omicidio di gruppo di una intera classe che sotto effetto della droga ha fatto secco il professore [in realtà sotto l’effetto dell’anice lattescente e la vittima era la maestra, n.d.r.]. “Si trattava di mostrare una realtà di degrado proletario riguardante la periferia della grande città dove non era ancora diffusa la droga, la delinquenza organizzata tendeva i primi tentacoli, i ragazzi non erano ancora entrati in queste spirali” (Di Leo). Il film, forse l’unico di Di Leo che ebbe davvero delle buone critiche, si lancia in cose per il tempo abbastanza innovative, come uno stupro tutto costruito con la macchina da presa, il personaggio di Pier Paolo Capponi, che ebbe un vero lancio» (Giusti).
ore 19.00 Diamanti sporchi di sangue di Fernando Di Leo (1978, 110′)
Arrestato per una rapina a causa di una soffiata, Guido Mauri trascorre cinque anni in prigione, meditando la vendetta contro il suo capo, che il giorno successivo alla rapina avrebbe dovuto consegnarli 40 milioni. Ma la verità ha mille facce. Superbe interpretazioni di Vittorio Caprioli e di Pier Paolo Capponi, che si lancia in un indimenticabile monologo. Cassinelli presta il suo volto cupo e malinconico al protagonista.
ore 21.00 Il sergente Klemsdi Sergio Grieco(1971, 127′)
«Uno dei migliori film in assoluto di Sergio Grieco. Visivamente bellissimo grazie alla fotografia di Stelvio Massi, assolutamente credibile, bella storia di legionari, un ottimo protagonista (quello di Soldato blu [Peter Strauss], stelle come Tina Aumont e Luciana Paluzzi. Klems è un sergente tedesco nel 1918 si ritrova la divisa di un francese morto in battaglia e finisce nella legione straniera in Marocco. Poi si allea con i marocchini per combattere gli spagnoli» (Giusti). Capponi nella parte di Mohamed Abdel Krim.
martedì 29
ore 18.00 Standard di Stefano Petruzzellis (1977, 79′)
«Il film descrive la giornata di quattro tipi inconcludenti, raccolti in tre stanze che una donna a mezzo servizio tenta invano di rimettere in ordine. […] Film sul nostro nulla che riempiamo di comico e violento. Standard segna l’esordio d’un autore da non perdere di vista» (Grazzini). Opera prima (e purtroppo ultima) del ventottenne Petruzzellis, diplomato al Csc, finalista al Premio Rizzoli, è il film che metaforicamente chiude gli anni Settanta preludendo al ritorno nell’alveo rassicurante dell’universo domestico, nel quale si perderà il cinema italiano del decennio successivo. Cast strepitoso: Pier Paolo Capponi, Marino Masè e Renato Scarpa sopra ogni standard…
ore 20.00 Legami di famiglia di Pietro Sagliocco (2001, 90′)
Il costruttore napoletano Vincenzo Maresca (Capponi) ha dominato la sua famiglia con la sua forte personalità e la sua ossessiva religiosità. Quando la malattia di sua moglie Lucia fa riunire al suo capezzale i figli, è l’occasione in cui si rivivono i “legami di famiglia”. Soprattutto il figlio Marco (Bigagli), che ha molto sofferto per la separazione dei genitori, si rende conto di quanto il desiderio di vedere riunita la sua famiglia abbia condizionato in maniera nevrotica tutta la sua vita. «Situazione tipica da film americano ambientato intorno al tacchino del Ringraziamento, ma esasperata con stridore partenopeo. Dietro il fiele di Massimo Ranieri risuona l’urlo di Gide (“Famiglie, io vi odio!”), che si acquieta dolente sotto il cappotto degli occhi di Claudio Bigagli» (Guzzano). «La cosa migliore sono i sobri duetti fra due vecchie volpi come Capponi e la Danieli» (Morreale).