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Il CSC – Cineteca Nazionale al Festival di Roma. Retrospettive, restauri, riscoperte
30 Settembre 2014 - 30 Settembre 2014

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Il CSC – Cineteca Nazionale al Festival di Roma. Retrospettive, restauri, riscoperte

Il CSC – Cineteca Nazionale presenta una breve retrospettiva con alcuni dei film più significativi dei maestri del gotico, Freda, Margheriti, Pupillo, Mastrocinque. Parallelamente si rende omaggio, nel centenario della nascita, a Mario Bava con un ciclo di cinque film, scelti tra il gotico e il successivo thriller all’italiana. Al cinema Trevi poi verrà ricordato, con una lunga retrospettiva, un altro maestro del fantastico, Lucio Fulci.

Fu una breve stagione, quella del gotico, come spesso accade nel cinema italiano. Tanti – forse troppi – titoli racchiusi in una manciata di anni. Dal 1957 al 1966, in un crocevia di generi, peplum, spionistico e western all’italiana, sorti l’uno dalle ceneri dell’altro per reagire all’ennesima crisi. Il solito modello anglosassone (costituito questa volta dai film della Hammer) e la consueta spinta all’emulazione si fondono con la capacità, tipicamente italica, di adattare storie e atmosfere alle esigenze produttive. E l’Italia dei castelli e dei manieri si trasforma in un fantastico set, ove rispolverare antiche leggende di streghe e vampiri, l’immaginario infantile popolato di incubi e demoni. Come sosteneva Riccardo Freda, artefice, con Mario Bava, della nascita del genere, «l’orrore vero è quello radicato dentro di noi fin dalla nascita. […] È questo il vero terrore, l’angoscia di ciò che non si vede, il rumore che scatena il terrore fino allora represso. In tutti i miei film vi sono porte che si aprono nel buio senza rumore, scricchiolii e fruscii raggelanti, il picchiettare di un ramo contro un vetro che sembra la mano scheletrica di un fantasma». Gli spettri sono tornati…

Il Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale presenta una breve retrospettiva con alcuni dei film più significativi dei maestri del gotico, Freda, Margheriti, Pupillo, Mastrocinque, con le incursioni nel genere di Damiani e Vernuccio e un lavoro giovanile di Corrado Farina, Il figlio di Dracula. Parallelamente si rende omaggio, nel centenario della nascita, a Mario Bava con un ciclo di cinque film, scelti tra il gotico e il successivo thriller all’italiana. E per chiudere il cerchio, al Cinema Trevi, la sala della Cineteca Nazionale, verrà ricordato con una lunga retrospettiva, dal 16 al 26 ottobre, un altro maestro del fantastico, Lucio Fulci.
Retrospettiva a cura di Domenico Monetti, Emiliano Morreale, Luca Pallanch.
  • I VAMPIRI di Riccardo Freda, Italia, 1957, 85′
Cast: Gianna Maria Canale, Antoine Balpétré, Paul Müler, Carlo D’Angelo, Wandisa Guida, Riccardo Freda
  • LO SPETTRO di Riccardo Freda, Italia, 1963, 100′
Cast: Barbara Steele, Peter Baldwin, Leonard G. Elliot (Elio Jotta), Harriet Medin White, Raoul H. Newman (Umberto Raho), Carol Bennet
  • IL FIGLIO DI DRACULA di Corrado Farina, Italia, 1960, 20′
Cast: Lella Berti, Antonio Rossi, Giampaolo Zancan, Elena Albert
  • DANZA MACABRA di Antonio Margheriti, Italia, Francia, 1963, 90′
Cast: Barbara Steele, Georges Rivière, Margaret Robsham, Montgomery Glenn (Silvano Tranquilli), Henri Kruger (Arturo Dominici), Raoul H. Newman (Umberto Raho)
  • 5 TOMBE PER UN MEDIUM di Massimo Pupillo, Italia, Stati Uniti, 1965, 89′
Cast: Barbara Steele, Walter Brandt (Walter Brandi), Edward Bell (Ennio Balbo), Marilyn Mitchell (Mirella Maravidi), Alfred Rice (Alfredo Rizzo), Richard Garret (Riccardo Garrone)
  • LA CRIPTA E L’INCUBO di Camillo Mastrocinque, Italia, Spagna, 1964, 85′
Cast: Christopher Lee, José Campos, Audry Amber (Adriana Ambesi), Cicely Clayton (Carla Calò), Vera Valmont, Ursula Davis (Pier Anna Quaia)
  • TOBY DAMMIT (ep. da TRE PASSI NEL DELIRIO) di Federico Fellini, Italia, Francia, 1968, 44′
Cast: Terence Stamp, Salvo Randone, Antonia Pietrosi, Marisa Traversi, Mimmo Poli, Anne Tonietti
 
  • IL MULINO DELLE DONNE DI PIETRA di Giorgio Ferroni, Italia, Francia, 1960, 100′
Cast: Pierre Brice, Scilla Gabel, Dany Carrel, Wolfgang Preiss, Liana Orfei, Olga Solbelli
  • LA STREGA IN AMORE di Damiano Damiani, Italia, 1966, 109′
Cast: Rosanna Schiaffino, Richard Johnson, Sarah Ferrati, Gian Maria Volonté, Margherita Guzzinati, Ivan Rassimov
  • LA LUNGA NOTTE DI VERONIQUE di Gianni Vernuccio, Italia, 1966, 90′
Cast: Alex Morrison (Sandro Luporini), Alba Rigazzi, Walter Pozzi, Tony Bellani, Cristina Gajoni, Lia Rainer
 
FOCUS MARIO BAVA
  • 5 BAMBOLE PER LA LUNA D’AGOSTO di Mario Bava, Italia, 1969, 87′
Cast: William Berger, Ira Fürstenberg, Maurice Poli, Edwige Fenech, Howard Ross (Renato Rossini), Teodoro Corrà
  • LA FRUSTA E IL CORPO di Mario Bava, Italia, Francia, 1963, 87′
Cast: Christopher Lee, Daliah Lavi, Adriana Ambesi, Ursula Davis (Pier Anna Quaglia), Tony Kendall (Luciano Stella), Isli Oberon (Ida Galli)
  • LA MASCHERA DEL DEMONIO di Mario Bava, Italia, 1960, 88′
Cast: Barbara Steele, John Richardson, Andrea Checchi, Ivo Garrani, Arturo Dominici, Enrico Olivieri
  • OPERAZIONE PAURA di Mario Bava, Italia, 1966, 85′ (restauro digitale)
Cast: Giacomo Rossi Stuart, Erika Blanc (Enrica Bianchi), Piero Lulli, Fabienne Dali, Max Lawrence (Luciano Catenacci), Micaela Esdra
  • LA RAGAZZA CHE SAPEVA TROPPO di Mario Bava, Italia, 1963, 82′
Cast: Valentina Cortese, Leticia Roman, John Saxon, Dante Di Paolo, Robert Buchanan, Gigi Bonos
 
 
RESTAURI E RISCOPERTE
Anche quest’anno il CSC-Cineteca Nazionale è presente al Festival Internazionale del Film di Roma con importanti restauri e riscoperte. All’interno della retrospettiva sul gotico italiano, è presente il restauro di uno dei capolavori di Mario Bava, Operazione paura, mentre Boccaccio ’70 completa un percorso cominciato idealmente la scorsa edizione con la proiezione dell’episodio Le tentazioni del dottor Antonio di Federico Fellini, a cui si aggiungono ora quelli di Visconti, Monicelli e De Sica (quest’ultimo con una splendente Sophia Loren, che ha appena compiuto ottant’anni).
Il restauro digitale di Ricomincio da tre è un modo per celebrare Massimo Troisi nel ventennale della scomparsa, riproponendo il suo primo grande successo cinematografico; mentre è una vera e propria riscoperta di un film e di un regista misconosciuti, L’occhio selvaggio di Paolo Cavara. Insieme al restauro di quest’ultimo film, verrà presentato il ricco volume edito da Bompiani, che contiene il soggetto e la sceneggiatura, cui collaborarono Alberto Moravia, Fabio Carpi e Ugo Pirro.
Un eccezionale ritrovamento è il cortometraggio Partire è un po’ morire, “spot” per un’Europa senza frontiere, interpretato nel ’50 da Peppino De Filippo. Il breve film introdurrà anche l’incontro internazionale sul mercato dell’audiovisivo organizzata dal MiBACT in occasione del semestre di Presidenza italiana dell’Unione Europea.
Grazie alle copie della Cineteca Nazionale e di Cinecittà-Luce, infine, verrà reso un doveroso omaggio a Pietro Germi, il cui centenario della nascita quest’anno non ha avuto l’eco che avrebbe meritato. La proiezione di Il cammino della speranza, in particolare, è pensata anche come ricordo dell’attrice Elena Varzi, recentemente scomparsa.
  • PARTIRE È UN PO’ MORIRE di Giacinto Mondaini, Italia, 1951, 11′
Cast: Peppino De Filippo, Margit Seeber
  • BOCCACCIO ’70 di Vittorio De Sica, Federico Fellini, Mario Monicelli, Luchino Visconti, Italia, Francia, 1962, 203′ (Versione Integrale)
Cast: Sophia Loren, Peppino De Filippo, Romy Schneider, Anita Ekberg, Tomas Milian, Marisa Solinas, Luigi Giuliani, Germano Gilioli
  • RICOMINCIO DA TRE di Massimo Troisi, Italia, 1981, 110′
Cast: Massimo Troisi, Lello Arena, Fiorenza Marchegiani, Michele Mirabella, Renato Scarpa
  • L’OCCHIO SELVAGGIO di Paolo Cavara, Italia, 1967, 98′
Cast: Philippe Leroy, Delia Boccardo, Gabriele Tinti, Luciana Angelillo, Giorgio Gargiullo
Centenario della nascita di Pietro Germi (14 settembre 1914 – 5 dicembre 1974)
Ricordo di Elena Varzi
  • IL CAMMINO DELLA SPERANZA di Pietro Germi, Italia, 1950, 105′
Cast: Raf Vallone, Elena Varzi, Saro Urzì, Franco Navarra, Liliana Lattanzi, Mirella Ciotti
Centenario della nascita di Pietro Germi (14 settembre 1914 – 5 dicembre 1974)
  • UN MALEDETTO IMBROGLIO di Pietro Germi, Italia, 1959, 110′
Cast: Claudio Gora, Franco Fabrizi, Eleonora Rossi Drago, Cristina Gaioni, Pietro Germi, Claudia Cardinale, Nino Castelnuovo, Lilia Landi, Saro Urzì
Centenario della nascita di Pietro Germi (14 settembre 1914 – 5 dicembre 1974)
Ricordo di Luciano Vincenzoni
  • SIGNORE & SIGNORI di Pietro Germi, Italia, 1965, 118′
Cast: Gastone Moschin, Virna Lisi, Alberto Lionello

 

Al cinema Trevi, tre giornate dedicate ad Alain Resnais: 1°, 2 e 5 ottobre

Il 1° marzo 2014 si spegneva Alain Resnais, definito da Georges Sadoul, «il miglior regista della “nouvelle vague” francese, uno dei migliori contemporanei».

Geniale, caratterizzato da un humour spesso freddo e cerebrale e da un piacere nello sperimentare, ha saputo indagare sul senso dello spazio e del tempo filmici, nonché sull’uso della parola, creando moderne architetture visive basate sul gioco della memoria e sull’intersecarsi del tempo psicologico con le metamorfosi collettive della storia.

Le citazioni sono tratte dai seguenti volumi: Riccardo Costantini, Elisabetta Pieretto (a cura di), Alain Resnais. Cinéma mon amour, Cinemazero, 2007; Jaurès Baldeschi (a cura di), Il tempo e la memoria: il cinema di Alain Resnais, Circolo del Cinema “Angelo Azzurro”, 2010; Maurizio Regosa (a cura di),Alain Resnais. Il metodo. La creazione. Lo stile, Fondazione Scuola Nazionale di Cinema, 2002.
 
mercoledì 1
ore 17.00 Stavisky il grande truffatore di Alain Resnais (Stavisky…, 1974, 118′)
«Immerso nell’atmosfera decadente dell’art decò, Stavisky… racconta gli ultimi sei mesi di vita del finanziere ebreo che divenne noto nella Francia degli anni trenta perché capace di costruire un impero effimero fondato sulla frode fiscale, mettendo a soqquadro la vita economica e politica del paese» (Costantini/Pieretto). «Fedele al principio che ritroviamo in tutta la sua opera, Resnais, agli antipodi del genere Il caso Mattei, ha cercato di restituire l’immagine di un tempo che non è storico ma mitologico» (Doniol-Vlacroze). «Stavisky mi appariva come un attore straordinario, un eroe da romanzo d’appendice… Ho considerato tutto il film come una sorta di Guignol molto noir, sinistro, come una danza macabra» (Resnais).
 
ore 19.15 Mio zio d’America di Alain Resnais (Mon oncle d’Amérique, 1980, 127′)
«Tre personaggi differenti – René (operaio tessile), Jean (dirigente della TV di stato) e Janine (attrice teatrale) – e le loro storie, il loro immaginario […]. Nella narrazione della vicenda si intersecano le teorie socio-biologiche del prof. Henri Laborit, che vede gli uomini come fossero topi da laboratorio» (Costantini/Pieretto). «Mon oncle d’Amérique mostra molto bene il mondo del lavoro, che di solito viene trascurato dal cinema. […] Qualcuno ha detto che tanto varrebbe leggere i libri di Laborit illustrati dal film… Non sono d’accordo. Chi va al cinema in genere non legge i libri teorici di Laborit» (Truffaut). «Ciò che mi interessa non sono tanto i personaggi, ma la struttura drammatica. Una forma» (Resnais).
 
ore 21.30 La vita è un romanzo di Alain Resnais (La vie est un roman, 1983, 110′)
«Tre storie si intrecciano con continui salti avanti e indietro nel tempo. Luogo di fusione delle storie è un castello, eccentrico nell’aspetto, costruito nel 1919 da Forbek, un ricco signore utopista, perché diventi “tempio” dove trovare l’oblio e la felicità» (Costantini/Pieretto). «Ci sono 100 ragioni per amare La vita è un romanzo. […] è un film francese che si basa su una fantasia assolutamente originale; ridicolizza i pedagoghi; gioca con la storicità; fa riflettere sull’inizio del secolo con un affresco giusto e concreto; […] la pizza belga è infine difesa e l’imperialismo italiano definito e illustrato da Vittorio Gassman» (Masson). «Volevo cercare di comunicare attraverso il canto, attraverso la musica, dei concetti, delle idee, delle mozioni in maniera più efficace che non con mezz’ora di dialogo» (Resnais).
 
giovedì 2
ore 17.00 L’amour à mort di Alain Resnais (1984, 93′)
«Simon e Élisabeth vivono tranquillamente la loro storia d’amore coniugale, quando, d’improvviso Simon cade come morto» (Costantini/Pieretto). «L’amour à mort vive di soprassalti, di violenze luministiche inedite, di contrasti rosso-nero, d’improvvisazioni black-out dell’intelletto e abbandoni alla disperazione che non posseggono nulla del disincanto truffautiano o del cinismo chabroliano» (Pugliese). «Mi sono chiesto se non fosse divertente fare un film dove la musica potesse intervenire come elemento della recitazione degli attori, come se andasse a costituire una parte organica del film» (Resnais).
 
ore 19.00 Mélo di Alain Resnais (1986, 110′)
«In una Parigi degli anni ’30, Marcel, violinista virtuoso, vive una storia d’amore con Maniche, moglie del suo amico di lunga data Pierre. Maniche tenta di uccidere il marito, ma fallisce» (Costantini/Pieretto). «Resnais non rompe mai la linearità narrativa dell’opera di Bernstein [Henri, n.d.r.] con effetti di montaggio. Al contrario si permette […] di interrompere il tempo reale con operazioni cinematografiche portate a compimento all’interno della stessa inquadratura» (Riambau). «Rilessi Bernstein e mi impressionò il fatto che ogni volta che ne leggevo un’opera, ne rimanevo rapito, sentendo la necessità di arrivare subito in fondo. Tutti erano sempre stati dell’avviso che il suo teatro fosse irrappresentabile: mi sembrò dunque interessante scoprire se invece si potesse realizzare un film» (Resnais).
 
ore 21.00 Cuori di Alain Resnais (Cœurs, 2006, 123′)
«Dalla pièce teatrale di Alan Ayckbourn. Thierry fa l’agente immobiliare e sta cercando disperatamente un appartamento per una coppia di clienti difficili: Nicole e Dan» (Baldeschi). «Al sommo della sua arte, Resnais tira maliziosamente i fili delle sue marionette sature di schemi familiari e semina la neve sugli uomini, donne, malinconie, esortando gli smarriti a oltrepassare lo schermo delle particelle elementari, a fantasticare sullo schermo delle loro notti bianche» (Douin). «Il nostro destino può dipendere da una persona che non abbiamo mai incontrato» (Resnais).
 
domenica 5
ore 16.30 Smoking di Alain Resnais (1993, 146′)
«Due storie ambientate in Inghilterra che coinvolgono sette personaggi e che partono dallo stesso fatto iniziale: la casalinga Celia si accende una sigaretta in Smoking, mentre non lo fa in No smoking. In un gioco di conseguenze imprevedibili, ogni film presenta diverse alternative, differenti possibilità di evoluzione della vicenda narrata» (Costantini/Pieretto). «Con Smoking/No smoking Alain Resnais ha inventato il cinema interattivo. L’ipotesi è da prendere sul serio nella misura in cui il malizioso cineasta dà allo spettatore la sensazione di partecipare direttamente al gioco della finzione» (Moullet). «In Francia, sempre più gente viene a vedere Smoking. Sono sicuro che vuol dire qualcosa, ma non so cosa. È il “no”, in No Smoking, che fa sì che la gente voglia vedere l’altro per primo» (Resnais).
 
ore 19.15 No smoking di Alain Resnais (1993, 147′)
 
ore 22.00 Gli amori folli di Alain Resnais (Les herbes folles, 2009, 104′)
«Il 17° film di Resnais – che non firma quasi mai la sceneggiatura – e l’8° con la fulva Azéma è cavato da L’incident (1996), uno dei 13 romanzi di Christian Gailly, adattato da Alex Réval e Laurent Herbier. È, in fondo, un mélo d’amore, né freddo né caldo, tra la dentista Margaret Muir, che ha l’hobby di pilotare aerei, e Georges Palet, un po’ mitomane e seduttore fuori casa, da anni marito di Suzanne e padre di 2 figli grandi, appassionato esperto di aerei e film di aviazione. Lui prevale nella 1ª parte, lei nella 2ª. Nella fedeltà al romanzo di cui conserva la voce narrante, è un film asimmetrico, sincopato e bizzarro. […] Alla vigilia dei 90 anni, Resnais invecchia benissimo» (Morandini). «Mi sembrava che questo titolo rappresentasse bene i protagonisti: due persone che seguono impulsi totalmente irragionevoli: come quei semi che germogliano tra le crepe dell’asfalto o tra le rocce in campagna, dove nessuno si aspetterebbe di vederli spuntare» (Resnais).

 
 
 

 

Date di programmazione