Gustose visioni. Il cinema enogastronomico
20 Settembre 2015 - 20 Settembre 2015
Gustose visioni. Dizionario del cinema enogastronomico analizza le pellicole che mettono l’enogastronomia al centro della narrazione. Film da gustare, insomma, che descrivono il rapporto fra cinema e cibo, una storia lunga quanto quella del cinema stesso. A scrivere questo saporito libro, con la prefazione di Heinz Beck, è Marco Lombardi, giornalista enogastronomico per «Il Messaggero» e per la Guida dei Ristoranti d’Italia di Gambero Rosso, docente di Cinema ed enogastronomiaall’università Suor Orsola Benincasa di Napoli, inventore della Cinegustologia, un metodo che permette di analizzare i film attraverso la tavola, oggetto di lezioni alla Sapienza di Roma, alla Scuola Holden di Alessandro Baricco e al Centro Sperimentale di Cinematografia.
ore 21.00 Incontro moderato da Giorgia Vaccari con Marco Lombardi e Heidrun Schleef. Si avvisa che il regista Ferdinando Vicentini Orgnani non potra’ prendere parte all’incontro.
Nel corso dell’incontro sarà presentato il volume di Marco Lombardi Gustose visioni. Dizionario del cinema enogastronomico (Iacobellieditore, 2014).
segue un brindisi
a seguire Vinodentro di Ferdinando Vicentini Orgnani (2014, 100′)
«L’ebbrezza del vino ha qualche cosa di demoniaco che ci fa sembrare ciò che non siamo. O meglio, che ci aiuta a essere ciò che saremmo sempre se solo ne avessimo il coraggio. Insomma, l’alcool è in grado di sciogliere certe nostre incrostazioni, cioè certe sovrastrutture, fino a svelare alcune parti nascoste di noi. A volte oscure. È questo il principio di liberazione sensoriale che travolge Giovanni Cuttini, un ordinario impiegato di banca che, dopo aver conosciuto un misterioso e faustiano Professore , scopre di avere una enorme passione per il vino. […] È un noir ricco di grottesca ironia, questo Vinodentro, ma anche un film tecnico, da un punto di vista enologico, nelle sue citazioni dei grandi vini (peraltro abusati: i Supertuscans, fra cui Brunello, Ornellaia e Sassicaia, e i grandi Bordeaux, fra cui Chateau Latour), ma anche di tutti i vitigni trentini di cui il film fa un grande product placement» (Lombardi).