Home > Giacomo Debenedetti. Cinema: il destino di raccontare
Giacomo Debenedetti. Cinema: il destino di raccontare
09 Gennaio 2019 - 09 Gennaio 2019

Se si escludono le bellissime pagine su Charlie Chaplin, il suo attore-feticcio, nel Romanzo del Novecento, il grande affresco di Giacomo Debenedetti sulle forme narrative del secolo breve, manca un capitolo, quello sul cinema, un’esperienza ormai alle spalle. Il libro Giacomo De Benedetti. Cinema: il destino di raccontare ricompone il capitolo mancante, attingendo dalle riviste letterarie e cinematografiche e dai quotidiani, un gran numero di interventi che delineano il ritratto inedito di uno dei pochissimi scrittori di cinema in cui il rapporto fra teoria e pratica è forte e incisivo, la concretezza dei riferimenti assolutamente estranea al compiaciuto estetismo dei letterati imprestati al cinema. Il suo territorio d’elezione è il cinema americano, dove la sceneggiatura è in grado di “mettere tutto in movimento”. Se grazie alle prodigiose risorse della macchina produttiva tutto funziona, o quasi, il merito va anche agli attori e alle attrici. Sono loro che evocano le intermittenze del cuore. Soprattutto Katharine Hepburn che «ci fa toccare alcuni segni del Destino con la maiuscola. È andata lei personalmente, è andata lei per noi, così fragile e femminile e lieve, a parlare con la Sfinge. È una di quelle che si sono voltate indietro, e tuttavia ritornano a noi. Oh. Euridice!».

 

ore 17.00 Partire di Amleto Palermi (1938, 78′)
Fattosi assumere contro voglia in una fabbrica, un ragazzo, che aspira più a girare il mondo che non a trovare un’occupazione stabile, ne combina di tutti i colori per farsi licenziare, ma con le sue azioni ogni volta procura qualche vantaggio alla ditta. Allora fa la corte alla figlia, già fidanzata, del padrone: se ne innamora davvero e si persuade a prendere sul serio la sua attività. Per Partire Giacomo Debenedetti «non solo firma la sceneggiatura con Gherardo Gherardi, dalla cui commedia il film è tratto, e la canzone Malinconie della città scritta con Giovanni D’Anzi, ma è anche l’aiuto regista» (Caldiron).

 

ore 18.30 Stasera alle 11 di Oreste Biancoli (1937, 70′)
«Biancoli deve la sua rinomanza ad una abbondante e fortunata produzione di teatro umoristico e leggero. Il suo modello letterario […] potrebbe essere un Guitry, il suo modulo inventivo il music-hall. […] Con Stasera alle 11 affronta, per la prima volta, un film in proprio, con piena responsabilità da regista. E per un fenomeno non insueto agli artisti decadenti, tenta la prova col pastiche, si misura in una sorta di acrobatica e fumistica parodia del cinema americano. […] Biancoli ha riprodotto il film gangster, ironizzato nella sua sottospecie giallo rosa; ma non ha mancato di citare, proprio in una delle prime sequenze, alcuni pezzi d’uno dei più illustri film gangster: lo Scarface. Ha ricercato taluni segreti dello stile di Lubitsch; ma non ha mancato di carrellare un valzer in modo che la firma Vedova allegra risultasse esplicita. Ha trasfuso la propria vena sentimentale in alcuni dialoghi polemico-amorosi, esemplati sul ritmo americano; ma ha curato che la sua protagonista fosse Francesca Braggiotti, cioè un’italiana proveniente da Hollywood, e il primo attore un americano autentico, cioè John Lodge, avvezzo a respirare la battuta sul tempo di un Cooper o di un Gable» (Debendetti).

 

ore 20.00 Incontro moderato da Piero Spila con Orio Caldiron
Nel corso dell’incontro sarà presentato il libro a cura di Orio Caldiron Giacomo De Benedetti. Cinema: il destino di raccontare (La nave di Teseo – Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia, 2018).

a seguire Il cappello da prete di Ferdinando Maria Poggioli (1943, 84′)

 

Dal romanzo omonimo di Emilio De Marchi, un barone uccide un prete per rubargli del denaro e continuare nella sua vita dissoluta. «La regia del Poggioli […] sostanzialmente è robusta, chiara, procede per sintesi, rapide pennellate, rigorose notazioni. L’interpretazione di Roldano Lupi è intensa e sincera, contenuto il Pavese, un po’ sottolineato l’Almirante» (Meneghini). «Sta a sé la collaborazione col regista Ferdinando M. Poggioli, iniziata con Addio, giovinezza! (1940), sceneggiato da Debenedetti e Salvator Gotta […]. Sono prodotti da Sandro Ghenzi gli altri due film di Poggioli sceneggiati con Amidei: Gelosia (1942), da Il marchese di Roccaverdina di Luigi Capuana, e Il cappello da prete (1944)» (Caldiron).

Date di programmazione