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Gabo, Littín e la coraggiosa beffa a Pinochet
09 Febbraio 2018 - 09 Febbraio 2018
«All’inizio del 1985, il regista cileno Miguel Littín – che figura in una lista di 5000 esiliati con proibizione assoluta di tornare nella loro terra – è stato clandestinamente in Cile per sei settimane e ha filmato più di 7000 metri di pellicola sulla realtà del suo paese dopo dodici anni di dittatura militare. Con la faccia cambiata, con un modo diverso di vestire e di parlare, con documenti falsi, Littín ha diretto in lungo e in largo per il territorio nazionale tre équipe cinematografiche europee entrate contemporaneamente a lui con diverse coperture legali, e altre sei équipe giovanili della resistenza interna. Il risultato è stato un film (Acta General de Chile, n.d.r.) di quattro ore per la televisione e un altro di due per il cinema. Per il metodo dell’indagine e per il carattere del materiale, questo è un reportage, ma è anche qualcosa in più: la ricostruzione emotiva di un’avventura» (Gabriel García Márquez da Le avventure di Miguel Littin clandestino in Cile, Mondadori, 1986).
Si ringrazia per la collaborazione l’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico
 
ore 18.30 girato di Acta General de Chile
La prima parte, girata da Ugo Adilardi, Guido Albonetti e Grazia Francescato, è ambientata a Santiago, la seconda, girata dalla troupe italiana, nel sud del Cile.
 

ore 20.30 Incontro introdotto da Enzo Lavagnini e moderato da Italo Moscati con Ugo Adilardi, Guido Albonetti, Luciano Balducci, Grazia Francescato
 
a seguire Acta General de Chile di Miguel Littín (1985, 90′)
«Ricercato come pericoloso sovversivo durante il regime di Pinochet, ha lavorato in Messico, in Nicaragua, in Francia: sempre all’estero, con una famosa eccezione. Truccato in modo da non poter essere riconosciuto nemmeno da sua madre e con l’aiuto delle organizzazioni clandestine, nel 1985 riuscì ad entrare in Cile per girare un documentario di quattro ore, Acta General de Chile. Una beffa celebre (venne raccontata più tardi da Gabriel Garcia Marquez in un piccolo libro, Le avventure di Miguel Littin, clandestino in Cile), dove si vedeva il regista che entrava tranquillo nella Moneda, il palazzo presidenziale o che intervistava nelle poblaciones i leader dell’opposizione clandestina» (Stefano Malatesta).
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