Fuori dal coro: il cinema di Raffaele Andreassi
03 Marzo 2016 - 03 Marzo 2016
Nato nel 1924 a L’Aquila, cresciuto a Reggio Emilia, trasferitosi a Roma nell’immediato dopoguerra, Andreassi è un autore “isolato”, da scoprire. Oltre a un libro di poesie (Paesi del cuore, 1958) e all’attività di giornalista e di fotografo, ha realizzato, dal 1950, un centinaio fra cortometraggi e documentari, molti dei quali sull’arte. Per la televisione, oltre ad alcuni “caroselli”, ha diretto, fra il 1962 e il 1975, una trentina di servizi a carattere giornalistico e documentaristico. Per il cinema ha diretto Faccia da mascalzone, dai Racconti romani di Moravia, uno dei due episodi del film Hollywood sul Tevere (1955, ma uscito nelle sale e oggi introvabile). Del 1961 è il documentario di lungometraggio La nostra pelle, prodotto da Carlo Ponti e mai terminato. Nel 1963 realizza il film-inchiesta I piaceri proibiti (il cui titolo di lavorazione, cambiato per motivi commerciali, è L’amore povero), mentre del 1969 è il film di finzione Flashback, selezionato in concorso al festival di Cannes. Infine, nel 1999, porta a termine una sorta di summa della sua opera di documentarista d’arte, con risultati che vanno molto al di là delle premesse: I lupi dentro, tre ore sui pittori naïf della bassa padana, dove utilizza anche estratti di alcuni suoi cortometraggi degli anni Cinquanta e Sessanta. Il cinema di Raffaele Andreassi continua ad essere un oggetto misterioso e sconosciuto, nonostante l’evidente importanza storico-culturale e la rara intensità estetica che gli appartengono. L’intento della rassegna, cominciata a gennaio, è riproporre per intero, con appuntamenti a scadenza mensile, tutti i lavori al momento proiettabili, conservati negli archivi della Cineteca Nazionale, dove è depositato il fondo del regista, della Cineteca di Bologna e dell’Archivio del Cinema d’Impresa di Ivrea.
Rassegna a cura di Adriano Aprà e Fulvio Baglivi
ore 17.00 Simone Martini di Raffaele Andreassi (1958, 10′)
Il cortometraggio commemora Simone Martini, tracciando le linee principali della sua esistenza e mostrando allo spettatore alcune delle sue opere migliori, incastonate nei luoghi dove in realtà furono create.
Copia proveniente dall’Archivio Nazionale del Cinema d’Impresa di Ivrea
a seguire Arte di Guido Reni di Raffaele Andreassi (1955, 9′)
«Rievocazione della vita bolognese del Seicento. I costumi dell’epoca, la città antica e i motivi che muovevano interessi religiosi e spirituali inseriti nell’ascesa artistica del pittore Guido Reni. Attraverso le sue opere quindi un’attenta biografia dell’artista e un esame della sua validità di pittore» (Andreassi).
a seguire Napoli borbonica di Raffaele Andreassi (1955, 7′)
«Il documentario tende a presentarci la Napoli borbonica attraverso i monumenti, i palazzi e tutte le opere d’arte dell’epoca: il Maschio Angioino, le Reggia di Capodimonte, Villa Floridiana, il Castello di San Martino e una serie di quadri commemorativi delle famiglie reali del tempo. La nuova città conserva ancora, a tratti, gli aspetti della Napoli di cent’anni fa» (Andreassi).
Copia proveniente dall’Archivio Nazionale del Cinema d’Impresa di Ivrea
a seguire Lorenzo Viani di Raffaele Andreassi (1959, 10′)
«Il soggetto tratta della vita e delle opere del pittore Lorenzo Viani scomparso 20 anni or sono. Attraverso le sue opere rivivremo la vita di questo pittore viareggino che amò più d’ogni altro la sua bella Toscana. I suoi “pescatori” di Toscana saranno messi in giusto risalto in questo documentario» (Andreassi).
a seguire Modigliani di Raffaele Andreassi (1954, 10′)
«Parigi vista da Utrillo. Leggenda di Toulouse-Lautrec. L’ombra di Van Gogh. Rouault. Picasso e i suoi periodi bleu e rosa. In questa Parigi popolata di grandi arriva il giovane Modigliani. Le pitture di Modigliani nel periodo che va dal 1912 al 1920. La sua fine» (Andreassi).
a seguire Primo Conti di Raffaele Andreassi (1964, 10′)
«Primo Conti, uno dei più noti pittori italiani, è toscano e della razza ha preso tutte le caratteristiche di temperamento. Ha cominciato a dipingere a 15 anni ed è arrivato ad essere un maestro del futurismo in un’epoca di ferventi battaglie artistiche. Ora s’è ritirato a Fiesole. Il documentario vuol essere un ritratto di questo grande artista del nostro secolo» (Andreassi).
a seguire Armonia di forme di Raffaele Andreassi (1955, 10′)
«Lo scultore Francesco Messina è uno dei più rappresentativi artisti del nostro tempo. Nello studio di Brera, dove lo scultore lavora, si susseguono alcuni momenti della giornata creativa dell’artista. La materia si trasforma nelle sue mani, prende forma, assume somiglianza e movimento…» (Andreassi).
a seguire Alik Cavaliere di Raffaele Andreassi (1972, 37′)
Documentario sullo scultore milanese, professore e poi direttore dell’Accademia di Brera, alliero di Francesco Messina.
ore 19.00 Gli stregoni di Raffaele Andreassi (1961, 19′)
«Anche nelle grandi città gli uomini afflitti si rivolgono ai sacerdoti delle superstizioni con la speranza di farsi predire un futuro felice. Questo documentario, realizzato a Roma, è la fedele rappresentazione di fatti che realmente accadono e di personaggi realmente esistiti» (didascalia iniziale del film).
a seguire Risveglio di Raffaele Andreassi (1958, 11′)
«La grande città si addormenta faticosamente, le sue arterie pulsano fino a notte alta ed il riposo assoluto, il sonno profondo, dura quasi un attimo: prima dell’alba il silenzio è perfetto, le mille luci circondate da un pallido alone, si confondono, immobili, con le ultime stelle. Solo un attimo, poi alla periferia lo sferragliare di un treno, infine il fischio acuto della locomotiva che si perde nelle strade deserte: ed è un segnale, un richiamo, un grido che trova risposta nell’eco» (Andreassi).
a seguire Mezzafaccia di Raffaele Andreassi (1959, 12′)
«Un venditore ambulante di lamette da barba, visto in due diversi momenti della sua giornata: quando apparentemente contento, spiritoso e pieno di vita cerca di vendere la sua mercanzia e a sera, quando stanco e malinconico, rientra nella sua vera natura di uomo estremamente solo» (Andreassi).
a seguire Tornare all’alba di Raffaele Andreassi (1962, 12′)
«Un uomo giovane, sposato, con un figlio, rientra a casa all’alba, dopo una notte ambigua, trascorsa non si sa dove, ma in una condizione morale evidentemente contraddittoria con ciò ch’è la morale della famiglia. Il documentario, più che i fatti e le situazioni di cronaca, mette a fuoco gli atteggiamenti, i rimorsi, gli scrupoli del personaggio dopo una simile scappatella. La moglie sta ad aspettarlo con gli occhi sbarrati, benché finga di dormire» (Andreassi).
a seguire La città calda di Raffaele Andreassi (1962, 10′)
«Nella mia intenzione, con La città calda mi ripromettevo di evitare commenti parlati e sonori proprio per non accentuare la commozione. A una certa età inizia un processo di rivisitazione del passato e si raccolgono immagini e dati reali e visionari. Per il mio protagonista l’estate, il caldo, il paesaggio intorno che lo assedia e lo seduce portano fatalmente a un esito liberatorio» (Andreassi).
a seguire I fidanzati di Raffaele Andreassi (1958, 11′)
«In una grande città si incontrano vari tipi di fidanzati. Il fidanzamento appartiene ad una stagione particolare della vita. Il fidanzamento è la sosta più o meno lunga degli uomini al bivio della loro vita. I fidanzati vuole seguire ed analizzare vari tipi di fidanzati e seguendoli nei loro vagabondaggi, e osservandoli nei momenti di espansività, ricostruirne la storia. A scenario dei fidanzati vedremo luoghi insoliti, caratteristici e suggestivi della città» (Andreassi).
Copia proveniente dalla Cineteca di Bologna
a seguire Epilogo di Raffaele Andreassi (1960, 10′)
«Una ragazza di provincia aveva lasciato la sua cittadina per una grande città, sperando di poter avere successo. Dopo un periodo di delusioni ed amare esperienze, delusa, decide di ritornare nella sua cittadina. In una camera d’albergo, in attesa del padre che dovrà riaccompagnarla a casa, la ragazza rivive alcuni momenti del suo recente passato» (Andreassi).
ore 20.45 Amore di Raffaele Andreassi (1964, 13′)
«L’amore visto attraverso le testimonianze di alcuni personaggi arrivati al massimo dell’età anagrafica. Il documentario ha il carattere dell’inchiesta giornalistica. Saranno intervistati vecchi e vecchie dell’ospizio di Montedomini in Firenze e attraverso i loro ricordi, i loro sentimenti attuali si cercherà di individuare un certo senso dell’amore, ch’è poi quello più disinteressato: di gente, cioè, ch’è ormai capace di amore perché ha vissuto tutte le esperienze e non aspetta altro che la fine della vita» (Andreassi).
a seguire L’amore povero di Raffaele Andreassi (1963-2015, 115′)
Film a episodi nato da un’inchiesta sulla prostituzione a Roma agli inizi degli anni sessanta, fu distribuito al cinema tagliato dalla produzione e con l’improbabile titolo I piaceri proibiti. Questa versione, più completa e vicina alle intenzioni degli autori, è una ricostruzione fatta a partire dai materiali del regista depositati presso la Cineteca Nazionale.