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Figure del femminile tra Cinema e Psicoanalisi. Nei film di Nuti, Verdone, Moretti
24 Aprile 2010 - 24 Aprile 2010

Psicoanalisi e Cinema hanno molto in comune: sono nate nello stesso periodo, hanno avuto nel secolo appena finito un enorme sviluppo e diffusione continuando ad influenzare, con la loro ricerca sull’uomo e le sue dinamiche profonde, il mondo della cultura, della scienza e dell’arte. Anche se il cinema non ha alcun presupposto terapeutico, alcuni aspetti della sua indagine e la sua capacità di stimolare e portare alla coscienza, all’interno di un contenitore artistico, dei nuclei attivi nel profondo della psiche fanno sì che sviluppare un confronto su alcuni temi può essere utile e stimolante. I film hanno d’altronde modalità espressive affini a quelle dei sogni e dell’immaginario, utilizzando quel registro iconico su cui la Psicoanalisi indaga come livello di simbolizzazione sulla strada della rappresentazione e della pensabilità. Partendo da questo interesse, il Centro Sperimentale di Cinematografia organizza, col patrocinio della SPI (Società Psicoanalitica Italiana) una serie d’incontri mensili, nella giornata di sabato, centrati sul rapporto tra il Cinema e la Psicoanalisi e sugli aspetti che la visione di un film può approfondire. In queste serate di volta in volta uno psicoanalista proporrà una breve relazione, dopo la proiezione dell’ultimo film selezionato, aperta alla discussione con autori/attori/critici cinematografici e col pubblico. Nel 2010 i film presentati e gli spunti di riflessione proposti vertono intorno ad un percorso che attraversa il tema della femminilità, sia sul versante cinematografico che su quello psicoanalitico e, più in generale, culturale.

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ore 17.00
Donne con le gonne (1991)
Regia: Francesco Nuti; soggetto e sceneggiatura: Giovanni Veronesi, Ugo Chiti, F. Nuti; fotografia: Gianlorenzo Battaglia; scenografia: Eugenio Liverani; costumi: Maurizio Millenotti; musica: Giovanni Nuti; montaggio: Sergio Montanari; interpreti: F. Nuti, Carole Bouquet, Gastone Moschin, Didi Perego, Cinzia Leone, Antonio Petrocelli; origine: Italia; produzione: Piccioli Film, Filmone, Filmauro; durata: 116′
«Come dice il titolo, siamo nel rifiuto d’una femminilità emancipata al punto da preferire i pantaloni, nell’elogio delle brave donne di casa. Ma anche nell’ironicamente affettuosa celebrazione del maschio italiano che ha inteso l’amore come un possesso totale, e della sua metà che invece vuole affermare la propria libertà. Siamo insomma nella storia di una coppia che dagli anni Settanta in poi ha vissuto molte contraddizioni dell’epoca, con un Renzo dentista e una Margherita di volta in volta hippy, amica d’un terrorista, donna in carriera, ribelle al cliché della brava mogliettina […]. Benché appesantito da qualche lungaggine, il racconto funziona, animato da estrose esasperazioni di crisi coniugali, e lo sfondo della campagna toscana – siamo nella Val d’Orcia – addolcisce il grottesco. Il film costeggia problemi grossi (l’ipocrisia dei maschi, il femminismo) con un’arguzia che talora sbocca nella farsa. Manca la coerenza stilistica, ma Nuti esprime senza equivoci la dedizione appassionata caratterizzante le generazioni successive al mito della coppia aperta. È fra quanti credono di nuovo all’amore eterno che mette a tacere la guerra dei sessi, e appunto per questo possono essere accusati di avere un ramo di follia…» (Grazzini).
 
ore 19.10
Maledetto il giorno che t’ho incontrato (1992)
Regia: Carlo Verdone; soggetto e sceneggiatura: C. Verdone, Francesca Marciano; fotografia: Danilo Desideri; scenografia: Francesco Bronzi; costumi: Tatiana Romanoff; musica: Fabio Liberatori; montaggio: Antonio Siciliano; interpreti: Carlo Verdone, Margherita Buy, Giancarlo Dettori, Stefania Casini, Elisabetta Pozzi, Richard Benson; origine: Italia; produzione: Cecchi Gori Group Tiger Cinematografica, Pentafilm; durata: 115′
«A farla da protagonista è la Nevrosi Ridicola, uno dei momenti topici della nostra età, incarnatosi nell’insicurezza irrimediabile dei trenta-quarantenni: qui Bernardo e Camilla, lui biografo di stelle del rock, lei attrice di teatro e di spot.
Incontratisi casualmente dallo psicanalista cui hanno fatto ricorso per vincere un’ansia congenita aggravata da pene d’amore (l’uomo non sa darsi pace per essere stato abbandonato dalla giornalista con cui conviveva, la donna si è perdutamente innamorata del medico), i due chiedono sostegno agli psicofarmaci più diversi e vicendevolmente si sottopongono a prove che dovrebbero aiutarli a vincere il panico con l’amicizia. La labilità emotiva li spinge però ad alternare la complicità degli infelici e l’odio furibondo di chi non sopporta nemmeno la vista dell’altro. […] Verdone si conferma osservatore intelligentemente autoironico della sua generazione, che orchestra l’analisi dei sentimenti e nel contempo affida al cinema un ruolo terapeutico nei confronti delle proprie depressioni» (Grazzini). Alexis Meneloff interpreta lo psicanalista Altieri.
 
ore 21.15
Relazione della psicanalista Luisa Cerqua e incontro moderato da Fabio Castriota
 
a seguire
Bianca (1984)
Regia: Nanni Moretti; soggetto e sceneggiatura: N. Moretti, Sandro Petraglia; fotografia: Luciano Tovoli; scenografia: Giorgio Luppi, Marco Luppi; costumi: Lia Morandini; musica: Franco Piersanti; montaggio: Mirco Garrone; interpreti: N. Moretti, Laura Morante, Roberto Vezzosi, Dario Cantarelli, Remo Remotti, Vincenzo Salemme; origine: Italia; produzione: Faso Film, Reteitalia; durata: 95′
«Nuove fisime e bizze di Michele Apicella, lo sconcertante personaggio nel quale il regista Nanni Moretti continua a trasferire le proprie tragicomiche nevrosi. Ormai trentenne, Michele è qui professore di matematica nella Roma di oggi, ma in una scuola che forse anticipa la didattica di domani: intitolata a Marilyn Monroe, con fotografie di attori e campioni sportivi alle pareti, docenti mentecatti e juke-box nelle aule. Michele vive in un quartierino con terrazza. Spia una giovane coppia di dirimpettai, formata dà Massimiliano e Aurora, e ha per amici Ignazio e Maria, che dopo nove anni stanno per dividersi» (Grazzini). «Bianca è costruito intorno al carattere psicologico di Michele, alle sue ossessioni, alle sue fobie. Lavorando sulla sua psicologia, ho ben presto capito che era necessaria farla sfociare in qualcosa di grave. Non poteva essere altro che un omicidio perché il suo moralismo, la sua rigidità, la sua sistematizzazione si trasformano in pura follia. Con questo intendo dire che all’inizio aderisco al mio personaggio, mi ritrovo in lui, lo capisco; ma poco a poco lui si stacca da me, mi supera e corre verso la propria follia» (Moretti). Il padre di Nanni, Luigi, interpreta lo psicologo.
Copia stampata con il contributo del Festival di Locarno – Ingresso gratuito
 

 

 

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