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Ettore Scola, un umanista nel cinema italiano
04 Marzo 2016 - 08 Marzo 2016
Si è spento a Roma il 19 gennaio 2016, all’età di 84 anni, Ettore Scola. Rubando il titolo al toccante volume di Ennio Bispuri, l’omaggio Ettore Scola, un umanista nel cinema italiano vuole raccontare il mondo di uno dei più grandi autori del cinema italiano: un umanesimo di personaggi a tutto tondo che hanno avuto difficoltà a comprendere le ricette dell’esistenza. Un umanesimo talmente verosimile nei suoi tic e ossessioni che un po’ tutti vi ci possiamo riconoscere. Come scrive giustamente Bíspuri, « Scola è un autore che si è sempre distinto, in ogni sua singola opera, […] per un umanesimo di fondo, senza il quale i suoi film non avrebbero lasciato una traccia tanto profonda nell’immaginario collettivo e nella cultura italiana. Come tutti gli artisti che scendono in profondità nell’analizzare il rapporto tra gli esseri umani e la loro esistenza, Scola ci parla dei nostri problemi, ma li osserva da una prospettiva che li pone su un piano superiore rispetto a quello che si esaurisce nel quotidiano e nel divenire concreto e banale. Affronta tematiche che spaziano nella filosofia e nella vita che si consuma nel Tempo, come gli ideali che tramontano, le difficoltà dell’amore e dell’amicizia, la drammaticità delle scelte, l’imponderabilità degli eventi esterni che ci condizionano, il sopraggiungere inesorabile della vecchiaia e della morte». Attraverso il volto e il corpo degli attori (Gassman, Tognazzi, Manfredi, Mastroianni, Troisi), Scola ha raccontata una storia d’Italia in cifre stilistiche personali sempre diverse, ma con un’attenzione sempre viva verso l’essere umano con risultati sorprendenti nella loro modernità narrativa: la coralità in C’eravamo tanto amati, l’intimistico minimale in Una giornata particolare, o il magnifico viaggio nel tempo di Ballando ballando, film dove «si articola in episodi che ripropongono in epoche differenti una medesima situazione: uomini soli e donne sole che vanno a ballare per conquistare ed essere conquistati. Un canovaccio sul quale una meticolosa sceneggiatura innestò una miriade di situazioni grottesche, paradossali, da clownerie triste, personaggi che vivevano immersi nei loro tic, occhiate seduttive e occhiatacce, alzate di spalle, sospiri, sbuffi» (Stefano Masi, Ettore Scola. Uno sguardo acuto e ironico sull’Italia e gli italiani degli ultimi quarant’anni, Gremese editore, Roma, 2006).
 
venerdì 4
ore 17.00 Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa? di Ettore Scola (1968, 127′)
Con un titolo che ricorda quelli coevi di Lina Wertmüller, il film di Scola è una commedia il cui obiettivo primario è il provincialismo italiano, presuntuoso e un po’ ignorante, a contatto con i popoli dell’Africa, in quegli anni alla ribalta per le lotte indipendentiste e anticoloniali. Un ricco editore parte con un fidato collaboratore alla volta dell’Africa alla ricerca del cognato scomparso qualche tempo prima. La ricerca è lunga e complicata da numerosi incontri e vicissitudini e il risultato e le conseguenze non sono quelle previste. «Un film come Riusciranno i nostri eroi…, pur senza affrontare il “tema del giorno”, acutizza la rappresentazione di una società in crisi che vedendo sgonfiarsi i miti in cui è cresciuta, cerca soluzioni altrove, in qualche rasserenante vacanza (o impossibile fuga)» (Ellero). «Scola mi aveva interpellato per la parte del protagonista e pensava di far fare lo stregone a Sordi; in effetti era più facile quel ruolo per Sordi, il suo è un personaggio più esasperato, era più naturale immaginarlo con le penne. Io comunque non potevo fare il protagonista, per gli altri impegni di lavoro; così i ruoli vennero invertiti, dato che Scola non voleva rinunciare alla mia partecipazione. Fu per me un personaggio molto difficile: soprattutto perché quello che lo trovava alla fine era Sordi. Era un personaggio più difficile del normale, perché non poteva essere nemmeno il “ragionier Palletti” a farlo, doveva risultare uno che si crede davvero che possa fare cose del genere, come mollare tutto per diventare stregone in Africa. Dentro il personaggio doveva esserci una vena di follia, e anche di ambiguità. Quella caratterizzazione mi riuscì bene: ricordo che, mentre doppiavamo alla Safa Palatino, Blasetti vide quella sequenza e venne ad abbracciarmi entusiasta: “te la sei cavata anche con le penne al culo!”» (Manfredi).
 
ore 19.15 Dramma della gelosia, tutti i particolari in cronaca di Ettore Scola (1970, 107′)
«Una farsa un po’ amarognola, con sfumature di “grottesco”, in chiave tutta caricaturale. Due uomini, Oreste e Nello, una donna, Adelaide. Oreste, romano, è muratore (e comunista), Nello, toscano, è pizzaiolo (e contestatario). Adelaide è fioraia e, presa da grande amore, porta via Oreste a una moglie più vecchia di lui. Poi Nello, amico di famiglia, porta via Adelaide a Oreste. Alla fine esplode nel terzetto il dramma della gelosia. […] Age e Scarpelli, che hanno scritto il testo, e Ettore Scola, che lo ha diretto, hanno svolto l’azione come se uscisse fuori dalle testimonianze del processo subito intentato a Oreste […] e l’hanno perciò colorita con tutte le interpretazioni polemiche, distorte e soggettive, dei singoli protagonisti traendone spesso qualche occasione di satira: quei personaggi, ad esempio, che parlano tutti come nei “fumetti”, loro unica lettura quotidiana, quei comunisti alla Guareschi, che si deridono da soli; quei grandi amori da feuilletons naufragati fra i cavoli e le verze dei Mercati Generali, in climi da tranches de vie popolaresche, sorretti in genere da beffe, lazzi e strambotti» (Rondi).
 
ore 21.00 Trevico-Torino, viaggio nel Fiat-Nam di Ettore Scola (1973, 99′)
Fortunato lascia Trevico in provincia di Avellino (paese d’origine di Scola) per Torino. Qui fa esperienza dei vari livelli di sfruttamento a cui sono sottoposti gli operai: la difficoltà di trovare un alloggio, la fatica e monotonia del lavoro in fabbrica, la mancanza di solidarietà. La vita a Torino porta anche a una presa di coscienza forte nel ragazzo anche grazie alla frequentazione con gli altri operai, la scuola serale e l’amicizia con una giovane militante di un gruppo extraparlamentare. Il film, girato in 16mm con una troupe minima e attori non protagonisti è un unicum nella filmografia di Scola. Un film militante realizzato dalla casa di produzione del PCI e sostenuto durante la realizzazione dalle organizzazioni sindacali.
 
sabato 5
ore 17.00 C’eravamo tanto amati di Ettore Scola (1974, 111′)
«Dall’unità della Resistenza allo sfrangiarsi dei destini individuali, in una società tanto diversa dalle speranze di tutti, gli amici del film di Ettore Scola toccano con mano la corrosione degli ideali politici e l’estrema difficoltà dei rapporti umani. […] È un film rapsodico, lieve, graffiante, servito benissimo (anche grazie alle acrobazie di un ottimo truccatore) da un Manfredi sempre intonato, da un acre Gassman, dalla Sandrelli e da Satta Flores: un bravo attore che dai tempi di I basilischi aspettava un’altra occasione» (Kezich). «C’eravamo tanto amati è un film molto serio, che ha girato con successo nel mondo, un film di grande dignità, in cui ho fatto un altro dei pochi personaggi totalmente disinvolti e naturali, naturalistici diciamo, della mia carriera, con un buon risultato» (Gassman).
 
ore 19.00 Brutti sporchi e cattivi di Ettore Scola (1976, 116′)
Grottesco e crudele ritratto del sottoproletariato romano, abbrutito dalla povertà e dall’indigenza e caratterizzato da un’amoralità irrecuperabile frutto del bisogno, il film è ambientato in una delle ormai famigerate baraccopoli romane. Giacinto, interpretato da Nino Manfredi, vive con la sua numerosa famiglia in una delle baracche. L’uomo, brutale violento, ha ricevuto un milione di lire di risarcimento per aver perso un occhio in un incidente sul lavoro. Non volendolo condividere con nessuno, deve difenderlo e difendersi dai suoi stessi familiari. «In questo notevole film, l’insistenza sui particolari fisici laidi e ripugnanti potrebbe addirittura far parlare di un nuovo estetismo in accordo coi tempi, che viene ad aggiungersi ai tanti già defunti: quello del “brutto”, dello “sporco” e del “cattivo”. Comunque siamo in un clima piuttosto di contemplazione apatica che di intervento drammatico. Nino Manfredi ha creato con straordinaria misura e sottigliezza un personaggio memorabile» (Moravia).
 
ore 21.00 Una giornata particolare di Ettore Scola (1977, 102′)
«Una giornata particolare, coprodotto col Canada (che ha prestato al film l’attore John Vernon, marito di Antonietta), è infatti un piccolo gioiello: un penetrante contributo all’analisi storica e sociologica dell’epoca attuale attraverso la rievocazione degli anni in cui il consenso al fascismo era al culmine; uno squisito poemetto crepuscolare, scritto (da Scola, Maccari e Costanzo) con mano da orafi; un duetto interpretato da una coppia di attori [Sophia Loren e Marcello Mastroianni] che sembrano risorti, tanta è la novità dei loro accenti, tanto l’impegno di rovesciare il proprio mito» (Grazzini). Una giornata particolare  ha vinto il Leone per il miglior Classico Restaurato alla 71. Mostra d’arte cinematografica di Venezia. Il restauro della Cineteca Nazionale è stato curato dal grande direttore della fotografia Luciano Tovoli. Un evento eccezionale, e l’occasione per apprezzare un restauro digitale che ha permesso di riportare il film di Scola al suo splendore originario, come non lo si vedeva da decenni.  Il nuovo restauro permette infatti di apprezzare lo straordinario lavoro di desaturazione ideato da Scola e dal direttore della fotografia Pasqualino De Santis, un’operazione di grande radicalità e sperimentazione visiva ormai impossibile da ritrovare nelle copie in dvd e in tv.
 
domenica 6
ore 17.00 Il mondo nuovo di Ettore Scola (1982, 128′)
«Travestito da regista francese (ma con la collaborazione alla sceneggiatura di Sergio Amidei, di cui questo fu l’ultimo lavoro) Ettore Scola affronta un capitolo di storia romanzata: alcuni eventi intorno alla fuga di Varennes (17 giugno 1791), quando i reali di Francia tentarono invano di sottrarsi alla rivoluzione con un espatrio clandestino.  I protagonisti non si vedono  che di scorcio: Scola ha preferito rievocare l’episodio in maniera indiretta, attraverso gli occhi del campionario di umanità in stile Ombre rosse che viaggia su una diligenza  sul percorso del cocchio reale. Fra illustri ignoti tipici della fauna sociale dell’epoca, sulla carrozza incontriamo anche qualche celebrità: Nicolas  Edme Restif de la Bretonne (Jean-Louis Barrault), moralista e donnaiolo; Thomas Paine (Harvey Keitel), libellista americano e il vecchio Casanova (Marcello Mastroanni) che gestisce con parsimonia gli ultimi scampoli di un fascino in dissoluzione» (Kezich).
 
ore 19.15 La terrazza di Ettore Scola (1980, 160′)
Restaurato dalla Cineteca Nazionale in collaborazione con Dean Film, La terrazza è un affresco amaro e disincantato sulla vita sociale e gli avvilimenti privati di cinque personaggi della Roma salottiera, film che conferma il suo valore di straordinario “documento d’epoca” e al tempo stesso metafora profetica sull’Italia (e la sua sinistra intellettuale) alla vigilia degli anni Ottanta. Firmato da Age e Scarpelli, oltre che dallo stesso Scola, il film – negli anni fonte di ispirazione più o meno diretta per numerosi registi, dal Sorrentino de La grande bellezza al Cantet di Ritorno a L’Avana – è interpretato da un cast monumentale: Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Jean-Louis Trintignant, Serge Reggiani, Marcello Mastroianni, Stefania Sandrelli, Carla Gravina, Stefano Satta Flores, Milena Vukotic. Accanto a loro, in piccoli ruoli o camei spesso autoironici, una galleria di personalità della cultura e del cinema: dallo stesso Age a Leo Benvenuti, da Mino Monicelli a Lucio Lombardo Radice, da Ugo Gregoretti a Lucio Villari.
 
martedì 8
ore 17.00 Ballando Ballando di Ettore Scola (1983, 112′)
«Diviso, come La famiglia, in cinque momenti storici pienamente identificabili (il 1936, il 1940, il 1956 e il 1968), ritenuti cruciali per la storia francese ed europea, il film, che ha una rigorosa e rigida struttura corale, può essere quasi considerato un’esercitazione virtuosistica, magnificamente eseguita, per dimostrare (quasi sulla scia del grande teorico tedesco Rudolph Arnheim) come il linguaggio cinematografico, pur disponendo del sonoro (infatti ascoltiamo solo rumori e soprattutto musica), possa farne a meno e possa raccontare storie senza bisogno di dialoghi, pervenendo a una sintesi espressiva molto efficace e poetica. Il film poggia su evidenti rimandi al teatro, all’operetta, al balletto e al musical, ma non può ridursi né a teatro né a operetta né a musical» (Bispuri).
 
ore 19.00 Splendor di Ettore Scola (1988, 115′ )
Delicato atto d’amore di Scola per il cinema, realizzato in un periodo in cui lo strapotere televisivo e il cambiamento dei gusti del pubblico stanno portando all’inesorabile scomparsa delle sale cinematografiche nei grandi e piccoli centri. Ambientato ad Arpino nel frosinate, il film ripercorre la storia del novecento attraverso gli eventi vissuti all’interno del piccolo cinema del paese, il cinema Splendor. Protagonisti assoluti ne sono il gestore, il proiezionista e la maschera, la cui vita e i cui affetti vengono scanditi dalla ritualità della visione cinematografica. «Scritto e diretto da uno Scola in stato di grazia per l’equilibrio raggiunto fra nostalgia e presa in giro di quanti hanno trovato nel cinema il cuore del mondo, il film […] è a parer nostro delizioso: una personalissima sintesi di storia del cinema suggerita da Scola offrendoci una trentina di spezzoni, anche ampi, di film d’epoca, uno spiritoso compendio di situazioni e personaggi inerenti un universo caratteristico (compreso un povero critico, sacerdote d’un culto con pochi fedeli), un duro giudizio sul torpore della provincia, una breve ma efficacissima galleria di ritratti» (Grazzini).
 
ore 21.00 La famiglia di Ettore Scola  (1987, 128′)
I ricordi di Carlo, anziano professore d’italiano in pensione, si sviluppano a partire da una foto scattata nel 1906 e scorrono sullo schermo in nove flash-back di un decennio ciascuno, nei quali rivivono – sempre all’interno di una casa romana del quartiere Prati – i personaggi di una famiglia borghese fino al 1986. «La famiglia è secondo me uno dei film più belli di Scola. […] Più lo vedo e più risulta importante, anche come documento di epoche italiane; e poi è il suo mondo, un mondo borghese-romantico, sentimentale addirittura, che è la sua corda, contro la quale lui ogni tanto erige la corda ideologica, e io a volte gli ho anche detto “dai, privilegia quell’altra, perché è la tua”» (Gassman).
Date di programmazione