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Donne proibite. Le prostitute nel cinema italiano del dopoguerra
24 Aprile 2018 - 26 Aprile 2018
A partire dal volume di Danielle Hipkins, docente all’università di Exeter, Italy’s Other Women. Gender and Prostitution in Italian Cinema, 1940-1965 (Peter Lang, 2016), una rassegna di film che esplora la figura della prostituta nel cinema italiano del dopoguerra. «Nel periodo 1940-1965 la prostituta compare in almeno il 10% dei film di produzione italiana, ma la sua ombra si proietta su molti altri titoli. Le prostitute nel cinema italiano sono molto più che semplici martiri “sgualdrine dal cuore d’oro”. Questa figura ci porta al cuore di molte contraddizioni ideologiche nel cinema e nella società italiane del dopoguerra: la rimozione della vergogna e della colpa postbelliche, le paure della contaminazione razziale, la preoccupazione per le forme eterodosse di desiderio e di comportamento maschile. La prostituta è importante nel cinema italiano come “figura di confine”, usata per stabilire, ma anche per destabilizzare, l’egemonia delle femminilità rispettabili. È precisamente attraverso questa condizione di confine che la prostituta “ossessiona” i ruoli sessuali, a volte sorvegliandoli, più spesso problematizzando la loro stessa costruzione» (Hipkins).
Rassegna a cura di Emiliano Morreale in collaborazione con la Cineteca Nazionale
 
martedì 24
ore 16.30 La vita ricomincia di Mario Mattoli (1945, 87′)
Dopo anni di assenza, un reduce dalla prigionia ritrova la serenità dell’esistenza con la moglie e il figlio. Ma durante la lontananza del marito la donna ha attraversato un momento drammatico che giunge ora alla sua tragica conclusione. «C’è una furba aderenza del dialogo a circostanze ed eventi di questo tormentato dopoguerra. C’è un’impressionante visione di Cassino distrutta che Mattoli ha saputo inserire nella parte iniziale della vicenda senza darle un freddo tono documentario ma facendola balzar viva, in tutta la sua raccapricciante crudezza avanti agli occhi sbigottiti degli spettatori. È nell’insieme, un film più abile che ispirato, e nel quale logori ingredienti patetici e notazioni visive sono insieme amalgamate da un costante senso visivo dell’azione e da una facile fluidità del racconto» (Valdata).
 
ore 18.00 Incontro con Danielle Hipkins, Emiliano Morreale, Vito Zagarrio
Nel corso dell’incontro verrà presentato il volume di Danielle Hipkins, Italy’s Other Women. Gender and Prostitution in Italian Cinema, 1940-1965.
 
ore 20.00 Persiane chiuse di Luigi Comencini (1951, 93′)
Sandra (Eleonora Rossi Drago), insieme al fidanzato, Roberto (Massimo Girotti), va alla scoperta del miserevole ambiente della prostituzione clandestina, alla ricerca della sorella Lucia (Liliana Gerace). «Fu Fellini a propormi di dirigere Persianechiuse, che Gianni Puccini aveva cominciato due giorni prima. Chiesi che questa sostituzione fosse espressamente approvata da Puccini, e così avvenne. C’era stato un contrasto col suo produttore e i suoi collaboratori. Ho rifatto tutto dall’inizio; di Puccini non è rimasto nulla. Il film ebbe successo e buone recensioni» (Comencini).
 
mercoledì 25
ore 17.00 Donne proibite di Giuseppe Amato (1954, 94′)
A causa della chiusura della casa di tolleranza dove lavorano, delle prostitute devono decidere del loro future e compiono scelte diverse. «Melodramma a tinte fosche […]: più abile come produttore che come regista, Amato mescola peccato e redenzione, moralismo e riflessione sociale, lacrime e speranze in un film convenzionale ma efficace» (Mereghetti).
 
ore 18.30 Maddalena di Augusto Genina (1954, 91′)
Un signorotto di paese ingaggia la prostituta Maddalena, per farle interpretare, mediante un inganno, la parte della Madonna in una sacra rappresentazione del Venerdì Santo. La donna accetta il compito blasfemo, intendendo così oltraggiare la Vergine, cui follemente attribuisce la responsabilità dell’atroce morte della figlioletta. «Quasi il contraltare di Cielo sulla palude: un altro straziante ritratto femminile, tra enfasi melodrammatica e oggettività realistica. Rivalutato in anni recenti. La Toren è doppiata da Andreina Pagnani mentre l’allora aiuto regista Giovanni [poi Nanni] Loy fa la comparsa nella scena sull’autobus» (Mereghetti).
 
ore 20.30 Nella città l’inferno di Renato Castellani (1959, 106′)
Una domestica veneta finisce ingiustamente in prigione. Lì conosce Egle (Anna Magnani) una malvivente incallita. «Melodramma claustrofobico, quasi interamente ambientato in prigione, tratto dal romanzo Roma, via delle Mantellate di Isa Mari, sceneggiato dal regista con Suso Cecchi d’Amico. La Masina e la Magnani formano un duo di grande intensità» (Mereghetti).
 
giovedì 26
ore 16.00 Arrangiatevi! di Mauro Bolognini (1959, 110′)
Peppino Armentano, alla disperata ricerca di una casa per la sua famiglia, si vede offrire uno splendido appartamento a prezzo irrisorio, ma ben presto si svela il mistero. Divertente commedia degli equivoci che unisce l’emergenza case con gli effetti della legge Merlin. «Il film di Bolognini […] si fa notare subito per l’accuratezza e la dignità della realizzazione che si avvale di una sceneggiatura fluida e scorrevole, di un dialogo vivace e brillante, di un’interpretazione calzante e priva di sciatteria di Laura Adani (la cui scelta per il ruolo della protagonista è già un fatto significativo e lodevole) e di un De Filippo e un Totò che si impegnano, con risultati talora felici, a non affidare interamente le loro parti al tranquillo e monotono calco di un logoro cliché. Ma queste qualità di esecuzione, di correttezza formale, sarebbero ben povera cosa, costituirebbero un risultato modesto e marginale, se il film non si segnalasse per l’immediatezza con cui sa cogliere taluni volgari luoghi comuni e pregiudizi ipocriti del costume italiano, dandone una versione ironica e divertita, di un divertimento ambiguo però, a mezzo tra le velleitarie impennate satiriche e gli effetti comici di dubbio gusto» (Ferrero).
 
ore 18.00 Il mantenuto di Ugo Tognazzi (1961, 98′)
Daniela è una provinciale che ogni sera va in città a prostituirsi. Ma a differenze delle sue colleghe, non ha un protettore. Una notte, per necessità, decide d’inventarsene uno, scegliendo un signore che sta portando a passeggio il cane. Costui, che crede d’aver fatto una conquista, si mette in disavventure d’ogni genere.
«Il mantenuto, sia pure in modo monco e stentato, sia pure disperdendosi ancora nel facile trucchetto strapparisata, qualcosa dice. E soprattutto ha il coraggio di concludere in modo serio e amaro, senza nulla concedere ai compromessi abituali. […] Tognazzi […] non perdona nessuno […], non “carica” il suo film di messaggi o di intenzioni: si limita, una volta tanto, a dire fino in fondo la verità, a darci un’immagine precisa della realtà. Che il suo film zoppichi a lungo prima di trovare il “passo” adatto, non toglie nulla al merito di aver avuto questo coraggio» (Valobra). «Purtroppo l’attore deve solo obbedire. Per tanti anni ho subito; è vero che tentavo di ribellarmi, di fare quello che volevo io, ma alla fine aveva sempre ragione il regista perché mi inquadrava a modo suo e poi mi tagliava al montaggio. Ora basta. Adesso mi giro come voglio io perché comando io» (Tognazzi). Con Ugo Tognazzi, Ilaria Occhini, Mario Carotenuto, Marisa Merlini e Margaret Robsham.
 
ore 19.45 Adua e le compagne di Antonio Pietrangeli (1960, 124′)
Entrata in vigore la legge Merlin, Adua e le compagne decidono di proseguire il “mestiere” clandestinamente, dietro la facciata di una trattoria fuori città. Costituiscono una società e rilevano una cascina di campagna, che puliscono e sistemano riscoprendo la semplicità di una vita “normale”. Ma il passato non si può cancellare… «e per poter fare strada delle povere donne come loro non possono fare a meno di rivolgersi a protezioni e ad appoggi che in definitiva le conducono di nuovo alla rovina. Una tesi polemica, dunque, che la regia ha risolto spesso con mano ferma e sicura disegnandoci con buona intuizione psicologica i caratteri delle quattro protagoniste e risolvendo non di rado le situazioni drammatiche che le hanno al centro con piglio forte e risoluto, felice nell’evocare i climi affannosi e drammatici e felice, soprattutto, nell’alternarli, con tranquilla misura, a climi se non propriamente comici almeno amabilmente umoristici» (Rondi).
Date di programmazione