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Damiano Damiani. Politica di un autore
24 Febbraio 2015 - 24 Febbraio 2015
«Questo volume nasce in occasione di un convegno su Damiano Damiani (Damiano Damiani: tra politica dell’autore e autorialità politica, 7 giugno 2013, Teatro Palladium – Roma) curato dal sottoscritto nell’ambito della VIII edizione del Roma Tre Film Festival, evento ideato e diretto da Vito Zagarrio. Erano trascorsi appena tre mesi dalla scomparsa del cineasta friulano (7 marzo 2013) eppure si avvertiva già intensamente l’urgenza di affrontarne il profilo artistico e culturale attraverso una serie di apporti di diversa provenienza che potessero tentarne quantomeno un abbozzo della polimorfa fisionomia. Già, perché Damiani, a parte il meritevole omaggio dedicatogli in Friuli nel 2004 […], non ha goduto di particolare attenzione da parte della critica né tantomeno in ambito accademico. Il “problema” di Damiani è sempre stato quello, infatti, di rappresentare il perfetto artefice di una produzione filmica sfuggente a qualsiasi inquadramento categoriale, verso l’alto come verso il basso, e quindi tendenzialmente collocata, per comodità, nel vago orizzonte di un cinema cosiddetto “medio”. […] Ecco allora che parlare di politica di un autore, come recita il sottotitolo del volume, significa compiere un’operazione di ricognizione delle marche distintive di un particolare modo di intendere e di fare il cinema sempre funzionale, nondimeno, all’accordo dissonante, ma produttivo, tra arte e artigianato» (dalla Nota introduttivadi Christian Uva, curatore del volume Damiano Damiani. Politica di un autore, Bulzoni, 2014).
 
ore 17.00 Il giorno della civetta di Damiano Damiani (1968, 109′)
«Nel febbraio 1968 un’immagine inedita buca gli schermi italiani: in un paese siciliano, un boss mafioso entra in una sede della Democrazia Cristiana per mostrare le sue amicizie potenti al capitano dei carabinieri che lo sorveglia […]. È una delle sequenze chiave di Il giornodella civetta di Damiano Damiani, e crea non pochi problemi al film fin dal momento delle riprese […]. Il giorno della civetta è anche il film che definisce Damiani come autore agli occhi del pubblico e della critica» (Pezzotta).
 
ore 19.00 Quien Sabe? di Damiano Damiani (1966, 122′)
«Quién sabe? non è un western. Come paradigma dell’ignoranza dei critici, ribadisco che quando loro vedono uno a cavallo definiscono il film un western. Allora anche Viva Zapata, anche Viva Villa, anche i film del cinema nuovo brasiliano sarebbero dei western? Il western appartiene alla cultura protestante nord-americana. Se uno esce dalla cultura protestante nordamericana non fa più un western. […] Dire di un film che si svolge nel Messico che è un western significa non aver capito nulla […]. Quién sabe? è un film sulla rivoluzione messicana, ambientato nella rivoluzione messicana, e quindi è chiaramente un film politico e non poteva non esserlo» (Damiani). «È così che, qualificando il regista friulano come un professionista capace di mantenersi equidistante tra le regole dei generi e l’aspirazione autoriale, Quién sabe? si dimostra film politico ad un doppio livello: non solo in quanto tematicamente votato ad una precisa presa di posizione ideologica, ma anche perché film fatto politicamente, ossia attraverso una forma filmica costantemente pensata e interrogata nella sua organicità rispetto ai contenuti veicolati» (Uva). Versione restaurata e integrale a cura della Cineteca Nazionale per Venezia Classic, sezione della Mostra del Cinema di Venezia 2013.
 
ore 21.00 Incontro moderato da Emiliano Morreale con Nino Celeste, Elio Matarazzo, Christian Uva, Vito Zagarrio
Nel corso dell’incontro verrà presentato il volume, a cura di Christian Uva, Damiano Damiani. Politica di un autore
 
a seguire Io ho paura di Damiano Damiani (1977, 120′)
«Il brigadiere Ludovico Graziano (Volonté), protagonista del film, è un poliziotto atipico fino a quel momento per il cinema italiano, colonizzato principalmente da ispettori e magistrati. Bassa forza di polizia, poco alfabetizzato, senza un orientamento politico definito, si trova a contestare i superiori che secondo lui mandano gli agenti a farsi ammazzare senza protezione alcuna nella lotta alla malavita comune e al terrorismo. Per calmare le acque ed evitare sanzioni disciplinari, Graziano viene assegnato dal capitano La Rosa come scorta al giudice Cancedda, interpretato dall’attore bergmaniano Erland Josephson. Il magistrato in un primo tempo rifiuta la scorta: “Se qualcuno ci spara addosso in un certo senso vuol dire che siamo già morti” dice ad un perplesso Graziano. Poi il magistrato, colpito dall’acume e dall’umanità di questo poliziotto del sud, si convince ad avere la protezione di Stato. L’agente capisce ben presto i pericoli che Cancedda sta correndo, a mano a mano che scopre verità che scottano dietro i depistaggi e gli omicidi su cui il giudice deve fare il suo rapporto. […]. La domanda che pone la trama di Io ho paura è: fino a dove si è disposti ad arrivare per fare il proprio dovere? Ma anche: fin dove si deve arrivare per non farlo fino in fondo quando si fa parte di un sistema che non si riesce a controllare?» (Gargiulo).
Ingresso gratuito
 
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