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CSC-Cineteca Nazionale. In gennaio (e a seguire), oltre al programma del Trevi, anche Michelangelo Antonioni alla Casa del Cinema e Henri-Georges Clouzot al Palazzo delle Esposizioni
11 Gennaio 2017 - 11 Gennaio 2017

Centro Sperimentale di Cinematografia – Newsletter – Template CT EVENTO

Il CSC-Cineteca Nazionale organizza la rassegna Henri-Georges Clouzot e il noir francese, al palazzo delle Esposizioni dal 18 gennaio al 12 marzo

La rassegna, organizzata insieme ad Azienda Speciale Palaexpo, Ass. La Farfalla sul Mirino, Institut français Italia, rigorosamente in pellicola 35mm, è un omaggio al regista francese in occasione del 40° anniversario della scomparsa.

HENRI-GEORGES CLOUZOTe il noir francese 

18 gennaio – 12 marzo 2017
Palazzo delle Esposizioni – Sala Cinema
Scalinata di via Milano 9 a, Roma
INGRESSO LIBERO FINO A ESAURIMENTO POSTI
 
Un progetto a cura di
Azienda Speciale Palaexpo, Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale, Institut français Italia, La Farfalla sul Mirino
 
si ringraziano
Fondazione Cineteca di Bologna, Museo Nazionale del Cinema di Torino, Cineteca D.W. Griffith (Genova), Lab 80 film (Bergamo), Gaumont, StudioCanal, TF1, Les Films du Jeudi, Tamasa
 
Proiezioni in pellicola 35mm
 
Regista innovativo e contro corrente, osteggiato in vita ma oggi acclamato come un maestro assoluto, Henri-Georges Clouzot ha legato la sua fama ad alcuni dei capolavori del noir francese, da I diabolici a Il corvo, nonché a titoli entrati nella leggenda come Vite vendute (rifatto da Friedkin a Hollywood) o Il mistero Picasso, uno dei migliori film sull’arte mai realizzati. In occasione del 40esimo anniversario della scomparsa, una rassegna al Palazzo delle Esposizioni di Roma gli rende omaggio a partire dal 18 gennaio con una selezione dei suoi film più celebri, a cui si affiancherà una serie imperdibile di classici del noir francese firmati tra gli anni ’30 e ’70 da autori di culto come Jacques Becker, Jean-Pierre Melville, Jean Renoir, François Truffaut e Claude Chabrol, senza dimenticare Jacques Deray, Georges Franju, Jules Dassin e molti altri.
 
La manifestazione, a cura di Azienda Speciale Palaexpo, Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale, Institut français Italia e La Farfalla sul Mirino, è a ingresso libero per il pubblico e rappresenta un’occasione unica per riscoprire sul grande schermo, rigorosamente in pellicola 35mm, alcuni dei momenti più alti della storia del cinema francese, nonché i suoi volti più amati, da Jean Gabin a Belmondo, da Alain Delon a Brigitte Bardot. L’inaugurazione di mercoledì 18 gennaio, alle ore 21.00, spetta a I diabolici di Clouzot, thriller mozzafiato che ebbe un enorme successo in tutto il mondo arrivando a influenzare anche Hitchcock, grande ammiratore del regista francese.
 
Fino al 12 marzo si potranno poi ammirare i titoli precursori dello stile e delle tematiche del noir (Il bandito della Casbah di Duvivier, L’angelo del male di Renoir), pietre miliari come Grisbì e Il buco di Becker o Rififi di Dassin, alcune delle prove migliori dei maestri della Nouvelle Vague, tra cui Fino all’ultimo respiro di Godard o La mia droga si chiama Julie di Truffaut, e i grandi polar della fine degli anni ’60, come Il clan dei siciliani di Verneuil, Ultimo domicilio conosciuto di José Giovanni o I senza nome di Melville. Di Renoir sarà proiettato anche il raro La notte dell’incrocio del 1932, passato alla storia per essere il primo film tratto da Simenon con protagonista il commissario Maigret. Imperdibile infine il documentario L’Enfer d’Henri-Georges Clouzot, che ricostruisce la drammatica vicenda del film di Clouzot con Romy Schneider rimasto incompiuto, la cui sceneggiatura sarà ripresa 30 anni dopo da Claude Chabrol per il suo L’inferno, con Emmanuelle Béart e François Cluzet.

 

Mercoledì 18 gennaio, ore 21.00
I DIABOLICI
Les diaboliques, Francia, 1954, 110′, v.o. sott. it.
di Henri-Georges Clouzot, con Simone Signoret, Vera Clouzot, Paul Meurisse
La moglie e l’amante del dispotico direttore di un collegio si accordano per ucciderlo, ma quello che sembra un piano infallibile riserverà uno sconvolgente colpo di scena… Tra i primi thriller moderni, ebbe un’enorme risonanza in tutto il mondo, arrivando a influenzare anche maestri come Hitchcock.
 
Giovedì 19 gennaio, ore 21.00
GRISBÌ
Touchez pas au grisbi, Francia, 1954, 94′, v. it.
di Jacques Becker, con Jean Gabin, Lino Ventura, Jeanne Moreau
Tra il gangster Max e il malloppo che ha messo da parte (nel gergo della mala, il “grisbì”) si frappongono una serie di imprevisti e colpi di scena, compreso il rapimento del compare Riton. Becker firma un’opera chiave del noir francese, ma anche un indimenticabile racconto di amicizia virile.
 
Venerdì 20 gennaio, ore 21.00
I SENZA NOME
Le cercle rouge, Francia/Italia, 1970, 130′, v. it. integrale
di Jean-Pierre Melville, con Alain Delon, Yves Montand, Gian Maria Volonté
Un evaso in fuga, un ex detenuto e un ex poliziotto progettano una rapina in una gioielleria parigina. Il colpo riesce, ma un poliziotto, da tempo sulle loro tracce, è deciso a non lasciargli tregua. Summa abbagliante del cinema di Melville, contiene per il regista tutte le 19 situazioni tipiche del noir.
 
Sabato 21 gennaio, ore 21.00
LEGITTIMA DIFESA
Quai des Orfèvres, Francia, 1947, 107′, v.o. sott. it.
di Henri-Georges Clouzot, con Louis Jouvet, Bernard Blier, Suzy Delair
Una cantante bella e spregiudicata riceve un’offerta da un impresario, ma quando questo viene trovato morto i sospetti ricadono sul marito di lei. In questo giallo celeberrimo Clouzot congegna una suspense incalzante, ma è il suo sguardo per i dettagli e i personaggi che fa davvero la differenza.
 
Domenica 22 gennaio, ore 21.00
FINO ALL’ULTIMO RESPIRO
À bout de souffle, Francia, 1960, 89′, v.o. sott. it.
di Jean-Luc Godard, con Jean-Paul Belmondo, Jean Seberg, Daniel Boulanger
Inseguito dalla polizia per furto d’auto, Michel uccide un agente e ripara a Parigi, dove incontra una giovane americana e finisce per innamorarsene. Da un soggetto di Truffaut, il clamoroso esordio di Godard è una pietra miliare dopo la quale il linguaggio del cinema non sarebbe stato più lo stesso.
 
Giovedì 26 gennaio, ore 21.00
IL BANDITO DELLA CASBAH
Pépé le Moko, Francia, 1937, 90′, v. it.
di Julien Duvivier, con Jean Gabin, Mireille Balin, Marcel Dalio
Braccato dalla polizia, il bandito Pépé le Moko vive nascosto nell’impenetrabile casbah di Algeri, fin quando la passione per una turista parigina lo spingerà allo scoperto. Tra i film francesi più celebri, imitati e amati di sempre, è un’opera quasi magica nella sua perfezione, con un Gabin monumentale.
 
Venerdì 27 gennaio, ore 21.00
L’ANGELO DEL MALE
La bête humaine, Francia, 1938, 100′, v.o. sott. it.
di Jean Renoir, con Jean Gabin, Fernand Ledoux, Simone Simon
La bella Severine inizia una relazione clandestina con un ferroviere e prova a convincerlo a uccidere il marito, accecato dalla gelosia nei suoi confronti. Tratto dal romanzo di Zola, è uno dei capolavori assoluti di Renoir, una riflessione sconvolgente sui temi della colpa e dell’ineluttabilità del male.
 
Sabato 28 gennaio, ore 21.00
LA MIA DROGA SI CHIAMA JULIE
La sirène du Mississipi, Francia, Italia, 1969, 120′, v.o. sott. it.
di François Truffaut, con Jean-Paul Belmondo, Catherine Deneuve, Michel Bouquet
Louis, ricco coltivatore dell’isola di Réunion, ha conosciuto Julie solo per corrispondenza. Quando finalmente i due si incontrano convolano presto a nozze, ma la donna non è chi dice di essere. Il tema dell’amour fou, prediletto dal regista, è virato in nero in un film divenuto oggetto di culto.
 
Domenica 29 gennaio, ore 21.00
LA VERITÀ
La vérité, Francia, Italia, 1960, 124′, v. it. integrale
di Henri-Georges Clouzot, con Brigitte Bardot, Paul Meurisse, Charles Vanel
Sotto processo per l’omicidio dell’amante, fidanzato della sorella, Dominique ripercorre la storia di una passione clandestina fronteggiando i pregiudizi della giuria. Grande prova d’attrice per Bardot, in un ruolo fuori dagli schemi e dalla forza travolgente. Unico film di Clouzot candidato all’Oscar.
 
Martedì 31 gennaio, ore 21.00
SINFONIA PER UN MASSACRO
Symphonie pour un massacre, Francia, 1963, 110′, v. it.
di Jacques Deray, con Charles Vanel, Jean Rochefort, Michel Auclair
Un gangster ruba a una banda il denaro necessario ad acquistare una partita di droga, innescando una spirale di violenza e vendetta. Scritto da Sautet e Giovanni, resta uno dei migliori polar del regista, memorabile nell’uso della musica sinfonica come contrappunto alla violenza delle immagini.
 
Mercoledì 1° febbraio, ore 21.00
IL CLAN DEI SICILIANI
Le clan des Siciliens, Francia, Italia, 1969, 120′, v.o. sott. it.
di Henri Verneuil, con Jean Gabin, Alain Delon, Lino Ventura
Evaso dal carcere, un gangster francese pianifica un colpo sensazionale insieme a una famiglia mafiosa italiana, ma finisce per calpestarne il rigido codice d’onore. Delon, Ventura e Gabin, tre colonne del noir francese, si ritrovano insieme in un film grintoso e ricco d’atmosfera, musicato da Morricone.
 
Giovedì 2 febbraio, ore 21.00
ALBA TRAGICA
Le jour se lève, Francia 1939, 93′, v. it.
di Marcel Carné, con Jean Gabin, Arletty, Bernard Blier
Ucciso un rivale in amore, François si barrica in casa, assediato dalla polizia, e rivive i suoi ultimi giorni, divisi tra la passione per una fioraia e la relazione con una donna di mondo. Capolavoro del realismo poetico francese, avrà un’enorme influenza sul cinema nero a venire, non solo francese.
 
Venerdì 3 febbraio, ore 21.00
LE SPIE
Les espions, Francia, Italia, 1957, 125′, v. it.
di Henri-Georges Clouzot, con Peter Ustinov, Curd Jürgens, Vera Clouzot
In un manicomio parigino trova rifugio uno scienziato che custodisce il segreto di una nuova bomba atomica, ma il posto pullula di spie di ogni genere. Clouzot gioca la carta del grottesco in questa spy story dal sapore kafkiano, rivalutata nel tempo soprattutto per una ricerca visiva di altissimo livello.
 
Sabato 4 febbraio, ore 21.00
BORSALINO
Borsalino, Francia, Italia,1970, 120′, v. it.
di Jacques Deray, con Jean-Paul Belmondo, Alain Delon
Nella Marsiglia degli anni ’30, due banditi scalzano i vecchi boss e ottengono il controllo della città, ma non avranno vita facile. Il più grande successo di Deray è una rilettura ironica e scanzonata del mondo della malavita tra le due guerre, con protagonisti due mattatori irresistibili.
 
Domenica 5 febbraio, ore 21.00
FINALMENTE DOMENICA!
Vivement dimanche!, Francia, 1983, 111′, v. it.
di François Truffaut, con Fanny Ardant, Jean-Louis Trintignant
Julian è sospettato della morte dell’amante della moglie e quando anche questa viene uccisa, la polizia cerca di braccarlo. Ci penserà la sua grintosa segretaria a sbrogliare il mistero. Ultimo film di Truffaut, è un noir tinto di rosa dal ritmo impeccabile e con una Fanny Ardant mai così seducente.
 
Mercoledì 8 febbraio, ore 21.00
ULTIMO DOMICILIO CONOSCIUTO
Dernier domicile connu, Francia, Italia, 1969, 100′, v. it.
di José Giovanni, con Lino Ventura, Marlène Jobert, Michel Constantin
Il commissario Leonetti deve rintracciare un uomo scomparso per farlo testimoniare contro la malavita, ma l’impresa si rivela più pericolosa del previsto. Ex criminale, Giovanni è una delle figure più controverse del cinema francese, ma film come questo testimoniano il suo enorme talento narrativo.
 
Venerdì 10 febbraio, ore 21.00
LA SPOSA IN NERO
La mariée était en noir, Francia, Italia, 1968, 107′, v.o. sott. it.
di François Truffaut, con Jeanne Moreau, Claude Rich, Jean-Claude Brialy
Per una bravata, un uomo rimane ucciso nel giorno del matrimonio. Il delitto rimane impunito e la giovane vedova decide di vendicarsi da sola, architettando una serie di delitti perfetti. Forse il miglior noir di Truffaut (verso cui Kill Bill ha diversi debiti…), con una Jeanne Moreau mozzafiato.
 
Sabato 11 febbraio, ore 21.00
IL MISTERO PICASSO
Le mystère Picasso, Francia, 1955, 78′, v.o. sott. it.
di Henri-Georges Clouzot, con Pablo Picasso, Henri-Georges Clouzot
Un’opera unica nella storia del cinema e dell’arte, un film “di importanza inestimabile” (Bazin) che mostra al lavoro il più grande pittore del novecento, documentandone la straordinaria energia creativa, l’ironia scanzonata e alcuni sorprendenti segreti del mestiere. Gran Premio della Giuria a Cannes.
 
 
Domenica 12 febbraio, ore 21.00
DIABOLICAMENTE TUA
Diaboliquement vôtre, Francia, Italia, 1967, 95′, v. it.
di Julien Duvivier, con Alain Delon, Senta Berger, Sergio Fantoni
Rimasto in coma per 15 giorni, al suo risveglio George ha perso la memoria e si ritrova accanto una donna bellissima che dice di essere sua moglie. Ma la realtà è ben diversa… Ultimo film di Duvivier, è un giallo psicologico di grande atmosfera, impreziosito dalla fotografia di Henri Decaë.
 
Martedì 14 febbraio, ore 21.00
RAPINA AL SOLE
Par un beau matin d’été, Francia, Italia, 1965, 100′, v. it.
di Jacques Deray, con Jean-Paul Belmondo, Geraldine Chaplin, Gabriele Ferzetti
La figlia di un magnate viene rapita da una banda criminale, ma la ragazza finisce per innamorarsi del suo carceriere. Un grande cast internazionale per un thriller di ottima fattura, in cui la tensione viene costruita soprattutto sulla psicologia dei personaggi. Primo film di Geraldine Chaplin.
 
Mercoledì 15 febbraio, ore 21.00
VITE VENDUTE
Le salaire de la peur, Francia, Italia, 1953, 152′, v.o. sott. it.
di Henri-Georges Clouzot, con Yves Montand, Charles Vanel, Vera Clouzot
Una compagnia petrolifera in Sudamerica assolda quattro avventurieri per una missione suicida: trasportare della nitroglicerina su un camion per chiudere un pozzo in fiamme. Girato in condizioni durissime, premiato a Cannes e Berlino, rifatto a Hollywood da Friedkin: in poche parole, un titolo leggendario.
 
Giovedì 16 febbraio, ore 21.00
LA VERITÀ (replica)
La vérité, Francia, Italia, 1960, 124′, v. it. integrale
di Henri-Georges Clouzot, con Brigitte Bardot, Paul Meurisse, Charles Vanel
Sotto processo per l’omicidio dell’amante, fidanzato della sorella, Dominique ripercorre la storia di una passione clandestina fronteggiando i pregiudizi della giuria. Grande prova d’attrice per Bardot, in un ruolo fuori dagli schemi e dalla forza travolgente. Unico film di Clouzot candidato all’Oscar.
 
Venerdì 17 febbraio, ore 21.00
LA NOTTE DELL’INCROCIO
La nuit du carrefour, Francia, 1932, 75′, v.o. sott. it.
di Jean Renoir, con Pierre Renoir, Winna Winifried, Georges Térof
Il commissario Maigret indaga sulla morte di un gioielliere olandese, portando alla scoperta un traffico di droga e gioielli. Scritto con Renoir dallo stesso Simenon, è il primo film di Maigret della storia, un’opera quasi d’avanguardia per le sensazionali soluzioni stilistiche e narrative. Raro e imperdibile.
 
Sabato 18 febbraio, ore 21.00
IL CORVO
Le corbeau, Francia, 1943, 93′, v.o. sott. it.
di Henri-Georges Clouzot, con Pierre Fresnay, Pierre Larquey, Ginette Leclerc
La vita di una cittadina è sconvolta da una serie di lettere anonime in cui si rivelano i segreti di ognuno. Sarà un medico a smascherare infine il “corvo”. Uno dei capolavori del regista e di tutto il cinema francese, un noir inquietante e modernissimo che mette a nudo senza pietà le ipocrisie borghesi.
 
Domenica 19 febbraio, ore 21.00
UCCIDERÒ UN UOMO
Que la bête meure, Francia, Italia, 1969, 110′, v. it.
di Claude Chabrol, con Michel Duchaussoy, Jean Yanne, Caroline Cellier
Quando il figlio viene investito da un pirata della strada, Charles dedica tutto se stesso a trovare l’assassino per vendicarsi. Chabrol usa con maestria il genere nero per esplorare in profondità la psicologia dei personaggi e il tema della colpa, con richiami espliciti a un autore chiave come Fritz Lang.
 
Mercoledì 22 febbraio, ore 21.00
LO SPIONE
Le doulos, Francia, 1962, 108′, v. it.
di Jean-Pierre Melville, con Jean-Paul Belmondo, Serge Reggiani, Michel Piccoli
Uscito di galera, un rapinatore decide di regolare i conti con chi lo ha tradito. Quando si convince che lo “spione” sia il collega Silien, l’equivoco diventerà fatale per entrambi. Melville si conferma un maestro nell’unire le atmosfere del cinema nero americano con un disincanto tipicamente europeo.
 
Giovedì 23 febbraio, ore 21.00
IL CLAN DEI MARSIGLIESI
La scoumoune, Francia, 1972, 110′, v. it.
di José Giovanni, con Jean-Paul Belmondo, Claudia Cardinale, Michel Constantin
Incarcerato dopo un regolamento di conti, Robert ritrova il vecchio amico Xavier: usciti di prigione, si trasferiranno a Parigi diventando i boss di Pigalle. Tratto da un romanzo dello stesso regista, ha i suoi punti di forza in una ricostruzione d’epoca eccellente e nel carisma dei protagonisti.
 
Venerdì 24 febbraio, ore 21.00
POLICE PYTHON 357
Police Python 357, Francia, 1975, 120′, v. it.
di Alain Corneau, con Yves Montand, Simone Signoret, Stefania Sandrelli
Due poliziotti amano, senza saperlo, la stessa donna, ma quando questa viene brutalmente assassinata, i sospetti potrebbero cadere su entrambi. Secondo film di Corneau, un poliziesco ad alta tensione che rende omaggio in modo eccellente ai modelli francesi e americani del genere.
 
Sabato 25 febbraio, ore 21.00
L’ASSASSINO ABITA AL 21
L’assassin habite au 21, Francia, 1942, 84′, v.o. sott. it.
di Henri-Georges Clouzot, con Pierre Fresnay, Jean Tissier, Suzy Delair 
Parigi è scossa da una serie di omicidi e il commissario Wens capisce che l’assassino si nasconde tra i bizzarri clienti di una pensione di Montmartre. Al suo primo film, Clouzot già dimostra un’intelligenza registica e una capacità di osservazione sociale che lo renderanno un maestro assoluto del genere.
 
Domenica 26 febbraio, ore 21.00
SIAMO TUTTI ASSASSINI
Nous sommes tous des assassins, Francia, Italia, 1952, 115′, v. it.
di André Cayatte, con Marcel Mouloudji, Claude Laydu, Amedeo Nazzari
Un ex partigiano diventa un criminale e viene condannato alla ghigliottina per omicidio. Mentre è in galera, il suo difensore cerca di fare il possibile per salvarlo. Cayatte, giornalista e avvocato, firma un’epocale e appassionata requisitoria contro la pena di morte. Premio Speciale della Giuria a Cannes.
 
Martedì 28 febbraio, ore 21.00
LA FOSSA DEI DISPERATI
La tête contre les murs, Francia, 1958, 92′, v.o. sott. it.
di Georges Franju, con Paul Meurisse, Charles Aznavour, Anouk Aimée
Un celebre avvocato fa rinchiudere il figlio ribelle in manicomio, da cui il ragazzo tenterà più volte la fuga. Manifesto libertario in anticipo sui tempi, girato da Franju con il suo stile personalissimo, visionario e realistico al tempo stesso. Formidabile il cast, in cui spicca l’esordiente Aznavour.
 
Mercoledì 1° marzo, ore 21.00
RIFIFI
Du Rififi chez les hommes, Francia, 1954, 108′, v. it.
di Jules Dassin, con Jean Servais, Robert Manuel, Carl Möhner
Un gruppo di gangster mette a segno un colpo clamoroso in una gioielleria, ma la refurtiva scatenerà una guerra con una banda rivale. Vittima del maccartismo, l’americano Dassin si sposta in Francia e firma un caposaldo del genere, rimasto negli annali per la straordinaria sequenza del furto.
 
Giovedì 2 marzo, ore 21.00
TIRATE SUL PIANISTA
Tirez sur le pianiste, Francia, 1960, 92′, v.o. sott. it.
di François Truffaut, con Charles Aznavour, Marie Dubois
Un pianista, Charlie, si ritrova coinvolto in un regolamento di conti fra criminali ed è costretto a fuggire con l’amica Lena, che sa molte cose del suo passato. Opera seconda del regista, mescola diversi generi con godibile disinvoltura, in linea con lo spirito libertario della prima Nouvelle Vague.
 
Sabato 4 marzo, ore 21.00
VITE VENDUTE (replica)
Le salaire de la peur, Francia, Italia, 1953, 152′, v.o. sott. it.
di Henri-Georges Clouzot, con Yves Montand, Charles Vanel, Vera Clouzot
Una compagnia petrolifera in Sudamerica assolda quattro avventurieri per una missione suicida: trasportare della nitroglicerina su un camion per chiudere un pozzo in fiamme. Girato in condizioni durissime, premiato a Cannes e Berlino, rifatto a Hollywood da Friedkin: in poche parole, un titolo leggendario.
 
Domenica 5 marzo, ore 21.00
BORSALINO (replica)
Borsalino, Francia, Italia,1970, 120′, v. it.
di Jacques Deray, con Jean-Paul Belmondo, Alain Delon
Nella Marsiglia degli anni ’30, due banditi scalzano i vecchi boss e ottengono il controllo della città, ma non avranno vita facile. Il più grande successo di Deray è una rilettura ironica e scanzonata del mondo della malavita tra le due guerre, con protagonisti due mattattori irresistibili.
 
Mercoledì 8 marzo, ore 21.00
L’ENFER D’HENRI-GEORGES CLOUZOT
Francia, 2009, 102′, v.o. sott. it.
di Serge Bromberg e Ruxandra Medrea, con Romy Schneider, Serge Reggiani
Partendo dalle 185 bobine di girato de L’enfer, film incompiuto di Clouzot del 1964, Bromberg ricostruisce la storia appassionante di un’opera maledetta, che diventò un’ossessione per il suo autore. Le immagini superstiti lasciano ancora a bocca aperta per la loro modernità e il loro fascino perturbante.
 
Giovedì 9 marzo, ore 21.00
OCCHI SENZA VOLTO
Les yeux sans visage, Francia, Italia, 1960, 86′, v. it.
di Georges Franju, con Pierre Brasseur, Alida Valli, Edith Scob
Un dottore sperimenta il trapianto di tessuto sul volto della figlia, sfigurata da un incidente e da tutti creduta morta, ma per farlo deve uccidere delle giovani coetanee. Franju sconfina nell’horror in questo titolo di culto che ancora sconvolge i sensi e affascina per il suo inaspettato lirismo.
 
Venerdì 10 marzo, ore 21.00
MANON
Manon, Francia, 1949, 110′, v.o. sott. it.
di Henri-Georges Clouzot, con con Serge Reggiani, Michel Auclair, Cécile Aubry
Ispirato al celebre romanzo di Prévost, il film sposta l’azione nella Francia occupata dai nazisti, in cui nasce l’amore contrastato tra il partigiano Robert e Manon Lescaut. Leone d’Oro a Venezia tra mille polemiche e censure, il film conferma l’originalità di visione di un regista sempre contro corrente.
 
Sabato 11 marzo, ore 21.00
IL BUCO
Le trou, Francia, Italia, 1960, 140′, v. it. integrale
di Jacques Becker, con Marc Michel, Jean Keraudy, Philippe Leroy
Nel carcere de La Santé di Parigi, cinque detenuti tentano la fuga scavando un tunnel sotto la prigione. Proprio quando l’impresa sta per riuscire, uno di loro tradisce… Ultimo film di Becker, tesissimo, rigoroso, appassionante, fa da ponte verso la nuova generazione degli autori della Nouvelle Vague.
 
Domenica 12 marzo, ore 21.00
L’INFERNO
L’enfer, Francia, 1994, 102′, v. it.
di Claude Chabrol, con Emmanuelle Béart, François Cluzet
Paul è felicemente sposato, ma col tempo si convince che la moglie lo tradisca, abbandonandosi a un comportamento sempre più ossessivo. Uno Chabrol in gran forma riprende la sceneggiatura di Clouzot per il suo film incompiuto e dirige un’opera crudele e elegante, misteriosa e sensuale.
 
 
Informazioni
Palazzo delle Esposizioni – Sala Cinema
scalinata di via Milano 9 a, Roma
INGRESSO LIBERO FINO A ESAURIMENTO POSTI
I posti verranno assegnati a partire da un’ora prima dell’inizio di ogni proiezione
Possibilità di prenotare riservata ai soli possessori della membership card
 

IL CSC-Cineteca Nazionale presenta, alla Casa del Cinema, la retrospettiva “Paesaggi con figure. Il cinema di Michelangelo Antonioni”

Nel decennale della morte del grande regista (2007), la Cineteca Nazionale rende omaggio al suo cinema attraverso una serie di appuntamenti che si svolgeranno da gennaio a marzo. Pubblichiamo qui il programma di gennaio e febbraio.
Paesaggi con figure. Il cinema di Michelangelo Antonioni
«Antonioni fa parte della ristrettissima schiera di cineasti poeti che si creano il proprio mondo, i suoi grandi film non solo non invecchiano ma col tempo si riscaldano».
Andrej Tarkovskij
 
Nel decennale della morte del grande regista (30 luglio 2007), la Cineteca Nazionale rende omaggio al suo cinema attraverso una serie di appuntamenti. (Ri)vedere i suoi film significa comprendere la modernità del suo sguardo. Perché come ha scritto giustamente Giorgio Tinazzi «Antonioni […] è un autore difficile. Lo è stato […], come testimoniano le costanti difficoltà da lui incontrate con i produttori, ai quali il suo rigore ha sempre dato fastidio; lo è stato con gli apparati repressivi sociali, come la censura, perché ha toccato di frequente i punti deboli che la rete dei “valori”  copriva; lo è stato per il pubblico, con il quale non ha mai avuto un contatto semplice, e che ha conosciuto anzi vuoti clamorosi (basti pensare all’accoglienza decisamente ostile riservata alla proiezione a Cannes dell’ Avventura, quando il regista aveva già, si può dire, i suoi bravi titoli di merito). D’altronde, fino a un certo punto, i resoconti degli incassi sono oggettivi testimoni. È autore difficile, infine, per la critica: parlando in generale non si può dire che il riconoscimento della sua “novità” sia stato immediato; i ritardi sono sintomatici, così come alcune “consacrazioni” tardive, che talora avevano più l’aria di risarcire una colpa che di riesaminare i film o verificare gli errori». Ma malgrado tutto ciò, come ricordava Carlo di Carlo suo collaboratore storico, recentemente scomparso e che in questa sede vogliamo ricordare, «Michelangelo Antonioni è una figura centrale nella cultura del Novecento, uno dei testimoni più lucidi della nostra epoca per avere saputo individuare e analizzare con le sue opere, attraverso un percorso solitario, originale e spesso trasversale, la “malattia dei sentimenti”, i problemi, le angosce, le paure dell’uomo nella società contemporanea. Antonioni è un autore che ha attraversato il suo tempo, ma che è stato anche sempre fuori dal tempo, diventando un maestro di stile e un innovatore del linguaggio».
Si ringrazia per la collaborazione Enrica Fico Antonioni
 
 
lunedì 16 gennaio
ore 15.30 Gente del Po di Michelangelo Antonioni (1943, 9′)
Primo documentario di Michelangelo Antonioni sulla dura vita degli abitanti di Porto Tolle sul Po. Pescatori, contadini, donne e uomini colti nelle loro azioni quotidiane con grande attenzione all’ambiente che essi vivono. Uno sguardo nuovo per il cinema italiano del periodo, un’anticipazione di alcuni elementi del neorealismo ma anche di topoi tipici del cinema antonioniano successivo. «Appena mi fu possibile tornai in quei luoghi con una macchina da presa. Così è nato Gente del Po. Tutto quello che ho fatto dopo, buono o cattivo che sia, parte di lì» (Antonioni).
 
a seguire N.U. (Nettezza Urbana) (1948, 9′)
Una giornata a Roma vista attraverso il lavoro degli spazzini. Scorci di città, microazioni, storie appena accennate, musica jazz a contrappuntare il ritmo delle immagini, sono le marche che caratterizzano questo lavoro. «Per quel che riguarda la forma del documentario, e soprattutto di N.U., io sentivo il bisogno di eludere certi schemi che si erano venuti formando e che pure erano allora validissimi […]. Cercai di fare un montaggio assolutamente libero» (Antonioni).
 
a seguire L’amorosa menzogna di Michelangelo Antonioni (1949, 10′)
La vita delle star del mondo dei fumetti. Nastro d’argento per il miglior documentario.
 
a seguire Superstizione di Michelangelo Antonioni (1949, 9′)
Il documentario nasce da un progetto più ampio che Antonioni non ha potuto realizzare e che si presenta come un’indagine sulla superstizione e i riti ad essa legati, a Camerino, nelle Marche. «Il rito come difesa (la morte, il malocchio, ecc.), che rimane tutto in superficie, e suona falso. Ma forse c’è qualcosa di più e di diverso: il senso delle cose caricate di significati ulteriori per un’abitudine inveterata al simbolo. Tutti temi, comunque, che si sviluppano compiutamente solo nel soggetto originale» (Tinazzi).
 
a seguire Sette canne un vestito di Michelangelo Antonioni (1949, 9′)
«Questo documentario, considerato perduto, dopo numerose ricerche venne ritrovato nel 1995 dalla Cineteca del Friuli e acquisito dal “Progetto Antonioni”. Era stato amorevolmente conservato e gelosamente custodito da Enea Baldassi, Presidente dell’Associazione “Primi” di Tor Viscosa assieme a tutti i documenti cinematografici, fotografici e sonori nell’archivio storico della Snia Viscosa, oggi Chimica del Friuli. Girato per raccontare la fabbricazione della novità tessile di allora, prodotta a Torviscosa (Trieste). Antonioni dichiara di mostrare “la favola del rayon”, e cioè i vari processi e le progressive trasformazioni delle canne, materia prima della fibra. Guarda caso, un suo famoso articolo sul n. 68 di “Cinema” dell’aprile 1939 Per un film sul fiume Po, che precede la realizzazione di Gente del Po, aveva al centro del discorso e delle fotografie da lui scattate proprio le canne.
In Sette canne un vestito, il taglio figurativo delle inquadrature e dei movimenti di macchina ripropongono l’inconfondibile stile documentaristico di Antonioni. Un processo industriale diventa un vero piccolo racconto: la trasformazione delle canne in cellulosa, poi in fogli di cartone che viene tagliato, imballato e pressato fino a farlo precipitare in disintegratori che lo mutano in segatura. Ed ecco “la tempesta chimica che realizzerà il miracolo”: un liquido, il solfuro di carbonio, trasforma il prodotto in viscosa e infine in filo di cellulosa. La cellulosa, lavata e sbiancata, “è diventata morbida e leggera come neve”. Bastano sette canne per un vestito: e qui Antonioni non può evitare di mostrare alcune inquadrature di una passerella dove sfilano le modelle cinte da vestiti inebrianti, per quei tempi: è forse l’atelier delle famose sorelle Fontana che vestiranno Lucia Bosè in Cronaca di un amore? E quei vestiti non sembrano proprio quelli che lei andrà, di lì a poco ad indossare?» (di Carlo).
Copia proveniente dalla Cineteca del Friuli
 
a seguire La villa dei mostri di Michelangelo Antonioni (1950, 10′)
I mostri di pietra che affollano il parco del Castello degli Orsini a Bomarzo (Viterbo).
 
a seguire Vertigine di Michelangelo Antonioni (1950, 4′)
«Vertigine è il titolo originale di un frammento di circa 4′, firmato da Michelangelo Antonioni, che è stato ritrovato. Si tratta di una parte degli otto minuti del documentario La funivia del Faloria. La modifica del titolo in La funivia del Faloria avvenne successivamente perché giudicato più efficace al fine di accedere al premio governativo della programmazione obbligatoria (la lunghezza minima di legge era allora di otto minuti). Vertigine venne girato nel 1949 con l’operatore Bellisario, autore della fotografia di numerosi documentari dell’epoca, ma fu montato solo alla fine del 1950, dopo che Antonioni aveva realizzato il suo primo lungometraggio, Cronaca di un amore. Mentre Gente del Po, N.U. (Nettezza Urbana), L’amorosa menzogna e Superstizione costituiscono il corpus centrale dell’Antonioni documentarista, i successivi tre (Sette canne un vestito, 1949, e gli altri due del 1950, La villa dei mostri e Vertigine – La funivia del Faloria) sono da considerarsi occasioni di lavoro: ovvero esercitazioni, in attesa di poter realizzare finalmente il primo lungometraggio. Ma anche qui lo sguardo di Antonioni è evidentemente riconoscibilissimo. Proprio in Vertigine, un documentario “turistico” che intende illustrare il percorso della funivia dalla vallata alle cime del Faloria, Antonioni riesce con il proprio “occhio” ad annullare la retorica del commento parlato.
E mi pare curiosa e singolare la scelta, ancora una volta stilistica e linguistica, del punto di vista. Che è quello della funivia, la quale, radente o lontana, vede e legge il percorso “in soggettiva” con brevi stacchi fissi o panoramiche. E Antonioni, che ha sempre amato la spericolatezza, conferma la mia ipotesi, ricordandomi che fece fissare sopra il tetto della funivia una piccola piattaforma per sé e per la mdp onde essere facilitato nelle inquadrature e sentirsi più libero nei movimenti. La funivia, mentre procede accarezzando prima la vegetazione, poi le rocce, osserva perfino la propria ombra ed è comunque, per così dire, attenta a guardarsi intorno e a cogliere le immagini più suggestive del paesaggio circostante. Ma mentre si inerpica verso le cime in attesa di visioni che mantengano ciò che dovrebbero promettere (e cioè un senso di vertigine), “il viaggio – sottolinea il testo – sembra dolcemente smentire questa vertigine”» (di Carlo).
 
ore 17.00 Cronaca di un amore di Michelangelo Antonioni(1950, 102′)
Milano. Paola ha abbandonato la natale Ravenna ed ha sposato un ricco industriale Enrico Fontana. Questi incarica un detective di indagare sul passato della donna per scoprirne eventuali macchie. Queste indagini sono l’occasione per far incontrare Paola e Guido, suo ex amante. I due riallacciano la vecchia relazione e progettano di liberarsi di Fontana. «Analizzavo la condizione di aridità spirituale e anche un certo tipo di freddezza morale di talune persone dell’alta borghesia milanese. Proprio perché mi sembrava che in questa assenza di interessi al di fuori di loro, in questo essere tutti rivolti verso se stessi, senza un preciso contrappunto morale, senza una molle che facesse scattare in loro ancora il senso della validità di certi valori, in questo vuoto interiore vi fosse materia sufficientemente importante da prendere inesame» (Antonioni).
 
lunedì 23
ore 15.30 I vinti di Michelangelo Antonioni(1952, 113′)
Film a episodi ambientati rispettivamente in Francia, Italia e Gran Bretagna e incentrati su atti criminali commessi da giovani. Il primo vede un gruppo di ragazzi e ragazze che durante una gita in campagna uccide uno di loro, pensando che abbia molti soldi con sé; l’episodio italiano ha come protagonista un giovane di buona famiglia che si dà al contrabbando più per spirito d’avventura che per bisogno. Nell’episodio inglese un giovane uccide una donna, sicuro di rimanere impunito, ma per eccessivo protagonismo viene arrestato. Il film fece molto scalpore alla presentazione al Festival di Venezia del 1953 e l’episodio italiano, incentrato inizialmente sui giovani neofascisti, venne censurato e rimontato. «Antonioni esamina l’ambiente, fin quasi a rilevarne un “documento” sociologico, ma non trascura l’elaborazione stilistica: due atteggiamenti che, convivendo nel film, rivelano la costante bipolarità di interessi del regista» (Tinazzi).
 
ore 17.30 La signora senza camelie di Michelangelo Antonioni(1953, 102′)
Film sulle illusioni tradite della fabbrica dei sogni. Dopo Bellissima di Visconti, Antonioni realizza un film sull’ambiente dei cinematografari romani. Ada Manni è una giovane e bella commessa, che viene lanciata nel mondo del cinema. Raggiunta una certa notorietà, sposa un produttore che realizza per lei un film “impegnato”, che però è un flop. Neanche la relazione clandestina con un altro uomo riesce a colmare il vuoto in cui vive. «Stilisticamente La signora senza camelie si snoda attorno a uno schema melodrammatico, ma anche in questo caso sono le decantazioni e le diramazioni che ci interessano, le scansioni delle sequenze, i contrappunti delle storie parallele (quella di Renata, l’amica), certi moduli di costruzione o di impostazione dell’inquadratura» (Tinazzi).
 
lunedì 30
ore 15.30 L’amore in città di Carlo Lizzani, Michelangelo Antonioni, Dino Risi, Federico Fellini, Francesco Maselli, Alberto Lattuada (1953, 114′)
Film ad episodi, ideato da Zavattini, si rifà alle sue idee sul cinema. Il film lampo, l’inchiesta, il richiamo alla cronaca come fonte di storie ben più interessanti di quelle partorite dagli sceneggiatori sono le forme attraverso cui i sei autori affrontano il tema dell’amore. Antonioni indaga sui (tentati) suicidi d’amore, raccontati dagli stessi protagonisti, che ricostruiscono l’evento. «Ci tenevano – tranne forse due casi veramente toccanti – a farmi credere che avevano proprio voluto morire, e avevano ripetuto il gesto più volte e che, tutto sommato, erano stati scalognati a non riuscirci. […] Ho cercato di suscitare nel pubblico la ripugnanza del suicidio attraverso lo squallore spirituale dei personaggi» (Antonioni).
 
ore 18.00 Le amiche di Michelangelo Antonioni (1955, 104′)
Clelia viene mandata a Torino da Roma per aprire un atelier di moda. Qui conosce un gruppo di amiche, ricche e ciniche. Quando una di loro si suicida per amore, Clelia entra in crisi, litiga con le altre e perde il posto. «Bellissima galleria di donne in amore tratta da Cesare Pavese e dipinta da Michelangelo Antonioni prima maniera, quando il Maestro non era stato ancora colto dall’irreversibile sindrome dell’incomunicabilità. Un ritratto amaro della buona borghesia, afflitta da cinismo e fame di carriera, che riunisce un gruppo di attrici sorprendentemente brave e molto, ma molto antipatiche» (Bertarelli). «Le amiche è un film di cui potendo rigirerei almeno un terzo. È stato realizzato nelle condizioni peggiori. Incominciato da una casa di produzione, è stato ripreso da un’altra dopo due mesi e mezzo di interruzione. […] È triste constatare de visu che una storia di personaggi, un conflitto di sentimenti e di psicologie, uno svolgersi di stati d’animo e di atmosfere diventano un affare» (Antonioni).
 
lunedì 6 febbraio
ore 15.30 Il grido di Michelangelo Antonioni (1957, 115′)
Abbandonato dalla compagna, l’operaio Aldo si mette in viaggio con la figlia per cercare un lavoro che non riesce a trovare. Vivrà brevi avventure sentimentali e proverà a tornare con la compagna che lo respinge di nuovo… «In questo film, in cui pure si ritrova la tematica che mi è cara, pongo il problema dei sentimenti in modo diverso. Mentre prima i miei personaggi spesso si compiacevano dei loro dispiaceri e delle loro crisi sentimentali, nel Grido abbiamo a che fare con un uomo che reagisce, che cerca di spezzare l’infelicità. Per questo ho usato più compassione nel tratteggiare il personaggio» (Antonioni).
 
ore 18.00 La notte di Michelangelo Antonioni (1961, 122′)
Il tran tran quotidiano di una coppia, sposata da anni, è turbato dalla malattia di un amico di famiglia. Dopo essersi recati in visita dal malato, Giovanni e Lidia partecipano a una festa di un industriale, lasciandosi andare, ma solo per noia. «Antonioni nel cinema è unico: il suo linguaggio si avvicina più a quello di uno scrittore che a quello di un regista» (Patti).«Il soggetto de La notte l’ho scritto prima dell’Avventura, però non ne ero molto convinto. […] Questo soggetto aveva un personaggio centrale che era quello della donna, ma era la storia di una donna brutta alla quale succedeva più o meno quello che succede alla protagonista de La notte. Il fatto però che fosse brutta – e di questo me ne accorsi più tardi – cambiava tutti i rapporti con i personaggi, perché lasciava supporre che la caduta dei sentimenti nel marito trovasse la sua causa proprio nella bruttezza di lei» (Antonioni).
 
lunedì 13
ore 15.30 Michelangelo Antonioni, storia di un autore di Gianfranco Mingozzi (1966, 45′)
Ritratto del regista Michelangelo Antonioni reso attraverso le testimonianze di coloro che hanno lavorato con lui, il film è il primo che Mingozzi dedicò al mondo del cinema, accostandosi a un autore che già allora era di culto e che, in quell’epoca, stava girando il suo episodio del film I tre volti, dedicato al lancio come attrice della principessa Soraya. Il film alterna interviste (ad Antonioni, Monica Vitti) con un testo “critico” fuori campo di Tommaso Chiaretti.
 
a seguire Il provino di Michelangelo Antonioni (ep. di I tre volti, 1965, 35′)
«La “prefazione” di Antonioni è la cronaca di come un nostro simpatico collega di “Paese Sera”, Ivano Davoli, riuscì a scoprire il segreto dei provino notturno di Soraya diretto da De Laurentiis in persona. Ma il produttore ha voluto figurare solo di spalle e da lontano, come Garibaldi in 1860, sicché, intimiditi dall’atteggiamento prudenziale del “boss”, i suoi collaboratori fanno capolino nei film sommessi e in punta di piedi: Alfredo De Laurentiis, l’avvocato Bruno Todini, l’operatore Otello Martelli e il suo assistente Arturo Zavattini […]. Sono cineasti da cinema piuttosto che inclusioni della realtà; e lo stesso Davoli, nel rivivere la sua avventura, assomiglia più all’eroe malsicuro di un film come L’eclisse che a un intraprendente cronista. Ce n’è abbastanza per cominciare a dire che Antonioni rivela anche in uno “short” su ordinazione una personalità determinante. Né Soraya né De Laurentiis né Davoli sono i protagonisti di questa prefazione, che ha un unico mattatore: Michelangelo Antonioni. Forte dell’esperienza acquisita con Deserto rosso, Antonioni inserisce il volto di Soraya in un contesto di forme e colori assai vicino a certe ricerche della pittura attuale» (Kezich).
 
ore 17.00 Ritorno a Lisca bianca di Michelangelo Antonioni (1983, 9′)
«Realizzato per il programma tv di Enrico Ghezzi e Michele Mancini Falsi ritorni (per un’archeologia del set) e ancora non terminato. Presentato la prima volta al Festival di Cannes 1989 dal Progetto Antonioni. È il ritorno di Antonioni sui luoghi di L’avventura, ventiquattro anni dopo» (di Carlo).
 
a seguire Appunti per la rinascita di un film di Stefano Landini (2002, 5′)
Breve documentario sul restauro del film di Antonioni con dichiarazioni, fra gli altri, di Carlo Di Carlo e Vincenzo Verzini, uno dei massimi esperti di restauro.
 
a seguire L’avventura di Michelangelo Antonioni (1960, 140′)
Durante una crociera in Sicilia, una donna scompare misteriosamente. Il fidanzato e l’amica la cercano, sempre meno disperatamente… «Inedita l’utilizzazione del paesaggio siciliano come protagonista implicito: inospitale per i personaggi, esso costituì una notevole fonte di problemi anche per le riprese, avvenute su uno scoglio delle isole Eolie con il mare in tempesta» (Mereghetti). «Ci sono dei film gradevoli e dei film amari, dei film leggeri e dei film dolorosi. L’avventura è un film amaro, spesso doloroso. Il dolore dei sentimenti che finiscono o dei quali si intravvede la fine nel momento stesso in cui nascono. Tutto questo raccontato con un linguaggio che ho cercato di mantenere spoglio di effetti» (Antonioni).
 
lunedì 27
ore 15.30 Il mistero di Oberwald di Michelangelo Antonioni (1980, 129′)
«Cocteau aveva già messo in cinema il suo dramma, Antonioni non ne fa un remake, ma un pretesto di genere, un’occasione fortunata delle “forti tinte”, una prova per svelare e studiare la metafora. I riferimenti storici al personaggio dell’imperatrice Sissi d’Austria, che erano pallidi in Cocteau, sono stati accantonati da Antonioni in favore della stilizzazione, della favola, come suggerisce l’inizio tempestoso e un poco ironico. In una notte di tempesta, la regina Monica Vitti arriva al castello di Oberwald e cena da sola davanti al ritratto del marito ucciso in un attentato. Non ha mai cessato d’amarlo, si sente finita con lui. Da un passaggio segreto cade svenuto in camera sua il rivoluzionario anarchico Franco Branciaroli, ferito; era venuto per ucciderla. La Vitti vede in Branciaroli il sosia del re, Branciaroli nella Vitti una donna prigioniera del suo potere» (Reggiani). «Per quanto mi riguarda, penso di avere appena incominciato a scalfire la gamma ricchissima di possibilità che l’elettronica offre. Altri potranno fare di più. Una cosa posso dire e cioè che il nastro magnetico ha tutte le carte in regola per sostituire la tradizionale pellicola» (Antonioni).
 
ore 18.00 Il deserto rosso di Michelangelo Antonioni (1964, 117′)
«A Ravenna, ridotta a deserto industriale, una giovane borghese nevrotica, moglie di un ingegnere, cerca vanamente un equilibrio, si fa un amante e vaga senza trovare soluzione alla sua crisi. 9° film di Antonioni, e il suo primo a colori, in funzione soggettiva (fotografia di Carlo Di Palma, Nastro d’argento) come espressione di una realtà dissociata e con ambizione di trasformarlo esso stesso in racconto come “mito della sostanziale e angosciosa bellezza autonoma delle cose”. Come nei 3 precedenti film con Monica Vitti, la donna è l’antenna più sensibile di una nevrosi comune nel contesto della società dei consumi e della natura inquinata. Leone d’oro alla Mostra di Venezia» (Morandini). «Questo è […] il meno autobiografico dei miei film. È quello per il quale ho tenuto di più l’occhio rivolto all’esterno. Ho raccontato una storia come se la vedessi accadere sotto i miei occhi. Se c’è ancora dell’autobiografia, è proprio nel colore che si può trovarla. I colori mi hanno sempre entusiasmato. Io vedo sempre a colori. Voglio dire: mi accorgo che ci sono, sempre. Sogno, le rare volte che sogno, a colori» (Antonioni).
 
 
 
 

 

 

La programmazione al cinema Trevi gennaio 2017

Questo mese, retrospettiva Marco Ferreri, Maurizio Liverani, Enzo Castellari, il cinema di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, Caucaso Film e le sue produzioni sulle Olimpiadi, visioni sociali, retrospettiva sul cinema italiano anni ’90.

07.01.2017-17.01.2017
Storie di ordinaria follia. I film di Marco Ferreri (parte prima)

La Cineteca Nazionale ricorda i vent’anni dalla morte di Marco Ferreri (1997) con una retrospettiva.
 

12.01.2017
Sai cosa faceva Maurizio Liverani al cinema?

Nella ristretta cerchia dei critici passati dietro la macchina da presa,
Maurizio Liverani occupa un posto a sé.

ore 20.45 
Incontro moderato da Marco Giusti con 
Maurizio Liverani e Giacomo Carioti

A seguire Il solco di pesca di Maurizio Liverani (1976, 98′)

 15.01.2017
Enzo G. Castellari si racconta…

Enzo Girolami, in arte Castellari, è uno degli autori “di genere” 
più importanti del nostro cinema. 

ore 20.45
Incontro con Enzo G. Castellari, Manuel Cavenaghi, 
Marco Giusti, Daniele Magni, Luca Rea

Nel corso dell’incontro sarà presentata l’autobiografia di Enzo G. Castellari, 
Il bianco spara (Edizioni Bloodbuster, 2016).

 

18.01.2017-19.01.2017
Materia oscura. Il cinema di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti  
Prima retrospettiva sul cinema di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, due tra i più interessanti documentaristi italiani, in collaborazione con Studio Noeltan. 

19.01.2017 ore 20.30 
Incontro moderato da Adriano Aprà con Massimo D’Anolfi, 
Martina Parenti, Antonello Faretta

A seguire Spira Mirabilis di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti (2016, 121′)

 

20.01.2016
De Coubertin in Brasile – L’altro lato delle Olimpiadi

La casa di produzione indipendente Caucaso Film stabilisce un ponte ideale con Rio De Janeiro, sede dei Mondiali di calcio 2014 e delle Olimpiadi di quest’anno.

ore 21.30
Incontro con Enrico Masi e Stefano Migliore

20.01.2016-21.01.2016
Visioni sociali: Beni comuni

Per la serie mensile “Visioni sociali”, in gennaio si affronta
il tema dei beni comuni.
 

24.01.2016-31.01.2016
Strane storie. Uno sguardo sul cinema italiano degli anni ’90 (prima parte)

La Cineteca Nazionale tenta di donare nuova (e più fortunata) visibilità a opere che rischiano oramai di essere quasi completamente dimenticate. Rassegna a cura di Raffaele Meale.

 

Il CSC-Cineteca Nazionale ricorda i vent’anni dalla morte di Marco Ferreri (1997) con una retrospettiva

La prima parte della rassegna “Storie di ordinaria follia. I film di Marco Ferreri” comincia al cinema Trevi il 7 gennaio e si conclude il 17.
 
Storie di ordinaria follia. I film di Marco Ferreri (parte prima)
«La mia sola morale è quella di fare film negativi»
Marco Ferreri
 
A vent’anni dalla morte di uno dei cineasti più originali, Marco Ferreri (9 maggio 1997), la Cineteca Nazionale lo celebra con una retrospettiva. «Il sarcasmo surreale eretto a sistema di ricerca antropologica. Gli uomini sono animali idioti (per effetto dei pregiudizi diffusi dalle religioni e dalle morali, nonché dalle abitudini), che debbono essere analizzati con distacco e divertimento. Ferreri – studente pigro che si trasforma in piazzista, in giornalista, in rappresentante di obbiettivi per macchine da presa – arriva al cinema, in Spagna, con queste semplici idee in testa. E produce satire antiborghesi e anticattoliche. Dei tre film spagnoli, El cochecito (1960) è il più crudele: prende di mira i vecchi. Ma la crudeltà rimbalza subito nei film girati in Italia: Una storia moderna – L’ape regina (1963), requisitoria contro il matrimonio; La donna scimmia (1964), sul personaggio patetico di una derelitta circuita da un cialtrone (Tognazzi); Dillinger è morto (1969), ritratto glaciale e atroce di un imbecille, ingegnere borghese dentro la società borghese. Non è necessario citare tutti i film di Ferreri per inquadrare la sua tesi. Basta osservare i più scabri e lucidi, i più gonfi di indignazione sarcastica. La grande abbuffata (1973) ha un piglio quasi epico nel descrivere l’incontro di quattro amici a Parigi per una lugubre orgia alimentare. Non toccare la donna bianca (1974) trasforma la buca dove sorgevano le Halles demolite in un set per una fiaba western, con cavalleria, indiani e spie, ottenendo effetti di grande ilarità. Ciao maschio (1978) descrive una New York astratta, da incubo, per raccontare l’autodistruzione di un matto che rifiuta l’amore. Chiedo asilo (1979) affida al folletto Roberto Benigni il compito di salvare l’umanità e la ragione» (Di Giammatteo).
 
sabato 7
ore 17.00 El Pisito di Marco Ferreri (1958, 79′)
Rodolfo e Petrita sono fidanzati da ormai dodici anni, ma non riescono a sposarsi non potendo permettersi un appartamento. Dietro consiglio della donna, Rodolfo accetta di prendere in moglie l’ottantenne proprietaria della pensione dove vive, in attesa dell’eredità… Dal realismo dello spunto iniziale – la mancanza di alloggi a Madrid, i salari bassi – Ferreri tira fuori un film pieno di umorismo nero, la prima grande testimonianza della sua poetica cinematografica graffiante e metaforica. Il film segna anche l’inizio del sodalizio tra il regista e il suo sceneggiatore storico, Rafael Azcona.
 
ore 18.45 El Cochecito di Marco Ferreri (1960, 87′)
Invidioso dell’amico invalido, l’anziano Don Anselmo vuole a tutti i costi una carrozzella a motore, ma i suoi familiari non acconsentono a comprargliela. La otterrà malgrado tutto, arrivando a fare una strage pur di conservarla… Premio Fipresci a Venezia, il terzo film di Ferreri è una denuncia radicale dell’ipocrisia borghese sotto il regime franchista, grazie a uno stile insieme corrosivo e esilarante, che fa spesso il verso al buonismo neorealista e si riallaccia idealmente al miglior Buñuel.
 
ore 20.45 Gli adulteri di Marco Ferreri (ep. de Le italiane e l’amore, 1960, 11′)
«Gli adulteri dura solo 11 minuti e racconta una storia semplice: un marito va in ufficio mentre la moglie resta a casa col figlioletto influenzato. All’ora del pranzo il marito non fa pausa e non torna a casa; in ufficio si diverte con la segretaria. Contemporaneamente la moglie riceve l’amante. La doppia situazione, descritta col montaggio alternato, si ricompone a cena, quando la famiglia aspetta mangiando che la televisione trasmetta Campanile sera» (Masoni).
 
a seguire Una storia moderna: l’ape regina di Marco Ferreri (1963, 92′)
Il matrimonio secondo Ferreri: tomba dell’amore e non solo… Un quarantenne si decide a compiere il grande passo portando all’altare una ragazza molto più giovane, illibata e di buona famiglia. Ma la coppia “scoppia” sotto il peso delle convenzioni. Primo film “italiano” del regista milanese, il quale sovverte l’ordine familiare scatenando la reazione della censura, che manomette il film e cambia il titolo per circoscrivere l’attacco del regista a una critica della modernità. Con tanto di dichiarazione in apertura, imposta a Ferreri, di difesa dei «solidi e immutabili principi della morale e della religione». Dichiarazione di principio che non resiste all’urto del film, che valse a Marina Vlady il premio a Cannes per la migliore interpretazione femminile.
 
domenica 8
ore 17.00 La donna scimmia di Marco Ferreri (1964, 94′)
Antonio Focaccia, quarantenne napoletano, ha sempre vissuto di espedienti. Ma un giorno in uno spazio scopre l’occasione della sua vita: una donna, Maria, vive al riparo da sguardi indiscreti perché, pur essendo per tutto il resto normale, ha il volto ricoperto da lunghi peli, che la rendono mostruosa. Antonio convince la donna a lasciare il suo rifugio e ad andare a vivere con lui. La esibisce quindi come “fenomeno vivente” nel proprio garage trasformato in baraccone. «Ferreri ha tratteggiato con molta delicatezza la figura del povero mostro, attribuendole i sentimenti d’una donna normale […]. Anche il marito della donna scimmia, pur con qualche ambiguità di disegno, è un personaggio riuscito. L’interpretazione di Annie Girardot è eccezionale per efficacia e intelligenza della parte. Ugo Tognazzi un po’ generico, riesce tuttavia a convincerci della sua complessiva umanità» (Moravia).
 
ore 19.00 Il professore di Marco Ferreri (ep. di Controsesso,1964, 28′)
Un professore di una scuola magistrale, rigido e ossessivo, fa installare un gabinetto stile Impero in un armadio della classe, perché le sue studentesse non debbano uscire durante le prove d’esame. Il sublime e allarmante ritratto di un eroe ridicolo, protagonista di uno degli aneddoti più significativi e feroci dell’intera opera di Ferreri.
 
a seguire Break Up – L’uomo dai cinque palloni di Marco Ferreri (1969, 85′)
Realizzato tra il 1963 e il 1967 da Marco Ferreri, il film venne ridotto a episodio del film collettivo Oggi, domani e dopodomani (con gli altri episodi firmati da Luciano Salce ed Eduardo De Filippo), prima della sua uscita in versione completa in Francia nel 1969. Interpretato da Marcello Mastroianni (imprenditore finito nel vortice dell’ossessione nel chiedersi fino a che punto si possa gonfiare un palloncino) e Catherine Spaak (nei panni della fidanzata e prossima moglie), Break Up – L’uomo dei cinque palloni torna nella sua versione integrale. «Prima di Dillinger è morto, Ferreri affronta il tema dell’irrazionale che irrompe nell’ovvietà della civiltà dei consumi, con uno stile semisperimentale già molto interessante. Il film […] è il primo di una serie di ritratti maschili raccontati con “dolorosa autoironia” da cui sa prendere anche le distanze per descriverne follie e contraddizioni, specie di viaggio nei “comportamenti salienti dell’individuo borghese, attraverso le proprie ossessioni e le proprie paure: consumo, cibo, regressione, evasione, feticismo, morte” [Aprà]» (Mereghetti).
 
martedì 10
ore 18.00 Marcia nuziale di Marco Ferreri (1965, 82′)
Dalle ansie di due raffinati proprietari di cani di razza che ricercano il perfetto accoppiamento tra i due animali, alla noia coniugale di una donna che respinge il marito. Dalla ricerca della soddisfazione attraverso la pianificazione scientifica degli amplessi amorosi, alla futuristica visione di una sessualità meccanica tra manichini di plastica. Quattro episodi duramente sarcastici sulla decadenza dell’istituzione matrimonio che, privata dell’amore necessario e della procreazione, si trasforma in un rito a valenza puramente socio economica.
 
ore 19.30 L’harem di Marco Ferreri (1967, 97′)
Una giovane e affermata architetto intrattiene relazioni sentimentali con più uomini finendo per apparire, ai loro occhi, come una nemica piuttosto che come un’amante. Ferreri gioca sul tema dell’emancipazione femminile e tenta di scardinare il processo di costruzione del film: «L’harem è un film che ho montato contro come l’ho girato; e che ho girato contro come l’ho scritto». Titoli di Mario Schifano e cameo di Ugo Tognazzi.
 
mercoledì 11
ore 17.00 Il seme dell’uomo di Marco Ferreri (1969, 105′)
La televisione annuncia la fine del mondo a causa di una misteriosa peste e i due giovani protagonisti si rifugiano in una casa in riva al mare. Lui vorrebbe assicurare un futuro all’umanità attraverso la procreazione, lei si rifiuta. Come scrisse Maurizio Grande, «la fecondazione della donna è l’ultimo gesto di consenso ad un mondo di valori morti che si vuole ricostituire nella falsità ideologica di una visione acritica della realtà e della società». Il dissolversi del mondo fotografato dall’occhio apocalittico di Ferreri, che sancisce la fine dei sogni infantili attraverso il ritrovamento dello scheletro di una balena mentre la bandiera del consumismo, una bottiglia della Pepsi-Cola, vola nell’aria.
 
ore 19.00 Dillinger è morto di Marco Ferreri (1968, 95′)
L’assurdità del quotidiano e la fuga impossibile: tornato a casa dal lavoro, Glauco trova una pistola avvolta in un vecchio giornale… «L’averci dato un’immagine così lucida della nostra infelicità quotidiana, dove i rumori dei mezzi audiovisivi riempiono lo spazio lasciato vuoto dalle parole e dagli affetti, è un merito pari soltanto a quello acquistato da Ferreri nel descrivere come sbocci […] la rivolta del suo protagonista contro gli schemi razionali che imprigionano nell’assurdo la natura» (Grazzini).
 
ore 21.00 L’udienza di Marco Ferreri (1972, 111′)
Un grande film ingiustamente dimenticato e fra i più stralunati e corrosivi del regista milanese, ritorna sul grande schermo restaurato dalla Cineteca di Bologna grazie all’originale campagna di crowdfunding lanciata dal Museo Nazionale del Cinema di Torino, che ha consentito di raccogliere oltre quarantamila euro. Racconta i disperati tentativi per ottenere un’udienza privata dal Papa da parte di un uomo (Enzo Jannacci) che nel corso della sua permanenza a Roma incontra l’ambiguo poliziotto Tognazzi, la generosa prostituta Claudia Cardinale e un caricaturale principe romano (Gassman).
Restauro promosso da Cineteca di Bologna e Museo Nazionale del Cinema di Torino, in collaborazione con Cristaldi Film
 
venerdì 13
ore 17.00 La grande abbuffata di Marco Ferreri (1973, 123′)
Il film scandalo di Ferreri. Quattro amici si riuniscono in una villa fuori Parigi per trascorrere una notta a base di cibo e sesso. Fino alla nausea, fisica ed esistenziale. Il gusto dell’eccesso esalta i temi cari al regista: l’isolamento, la spinta all’autodistruzione, generata dal consumismo, la degradazione, la morte dell’individuo, dietro la quale si cela il declino di una società. Il tutto condito con humour nero e una vena sarcastica che mette a nudo la disperazione dell’essere umano. Un film strabordante che cancella i limiti di tutto ciò che è ragionevole.
 
ore 19.30 Non toccare la donna bianca di Marco Ferreri (1974, 91′)
«Marco Ferreri e il western. Sembra qualcosa di impossibile da immaginare. Come può, un regista così controverso, anarchico e destabilizzante cimentarsi in un genere così codificato, sistematico e conformista? La risposta risiede nell’ambientazione del film: la strage di Little Big Horn, in Non toccare la donna bianca, viene ricollocata dall’autore milanese in epoca moderna, nella enorme buca delle Halles, scavata al centro di Parigi negli anni ’70. Non è Ferreri a piegarsi al genere, ma il genere a subire le perforazioni di Ferreri. In questo ambiente surreale, si muovono personaggi storici come il generale Custer, il generale Terry e Buffalo Bill, vestiti di tutto punto con abiti provenienti da altre epoche. In città c’è un problema: gli indiani. Custer e soci tenteranno di risolverlo a fucilate…» (Silipo).
 
ore 21.10 L’ultima donna di Marco Ferreri (1976, 110′)
«L’ingegnere disoccupato Giovanni (Depardieu) inizia una relazione con l’insegnante d’asilo (Muti) di suo figlio. Il rapporto s’incrina per il progressivo spostarsi d’interesse della donna sul piccolo, per la violenta possessività di Giovanni e per la sua gelosia verso il fidanzato di lei. Ferreri (che firma la sceneggiatura con Dante Metelli e Rafael Azcona) tributa il suo omaggio nichilista alla superiorità femminile, con un tragico apologo che mette sotto accusa il vicolo cieco della cultura arida e fallimentare in cui si è infilata la società maschilista. Notevole la fotografia di Tovoli, i cui toni freddi sottolineano la distanza incolmabile fra i protagonisti» (Mereghetti).
 
sabato 14
ore 17.00 Ciao maschio di Marco Ferreri (1977, 95′)
Lafayette (Gérard Depadieu) abita in uno scantinato di New York e trascorre le sue giornate fungendo da datore luci in un teatro off di sole ragazze femministe, nonché servendo quale elettrotecnico nel Museo delle Cere di Flaxman (James Coco). Un giorno, passeggiando lungo le rive del fiume Hudson con anziani amici secondo le sue abitudini, Luigi (Marcello Matroianni) trova una scimmietta nell’enorme carcassa di Macho Kong e l’affida al giovanotto. Lafayette, che nel frattempo ha accettato la convivenza di Angelica (Gail Lawrence), stabilisce un rapporto umano con la scimmietta che fa riconoscere quale figlio proprio e della compagna con il nome di Cornelius. Quando Angelica gli annuncia di essere incinta, Lafayette rifiuta la paternità e la ragazza si allontana. «Quali sensazioni ci trasmette tutto questo? L’angoscia, non c’è che dire. Dosata e ritmata lungo un racconto che non è racconto (e che rifiuta le tradizionali strutture drammatiche), costruita ed evocata a balzi, a strappi, con lacerazioni improvvise, con contrasti ora violenti ora teneri» (Rondi).
 
ore 19.00 Chiedo asilo di Marco Ferreri (1979, 112′)
Roberto (Roberto Benigni), maestro d’asilo, viene accolto con favore dalle colleghe che per la prima volta vedono un uomo intento a curare dei bambini di 2 o 3 anni. Il nuovo maestro dimostra ben presto delle idee rivoluzionarie diventando piccolo tra i piccoli. «Qualcosa avevo scritto, poi però i bambini hanno polverizzato quasi tutto. Ed è giusto, del resto. Che valore poteva avere una mia storia rispetto al mondo vero di un uomo di due anni?» (Ferreri).
 
ore 21.00 Storie di ordinaria follia di Marco Ferreri (1981, 97′)
«Ferreri (con la collaborazione alla sceneggiatura di Sergio Amidei) insiste sul Bukowski della flânerie e della deriva metropolitana, sul poeta reietto tra i reietti. Non gli interessa il Bukowski satirico e fantastico […]. In Bukowski, ubriacone e poeta, Ferreri cerca, sì, dunque l’irriducibilità dell’arte alla vita borghese, ma più ancora – si direbbe – cerca quella comunanza di tutti i mortali in quanto mortali che solo un’arte radicale permette di scorgere, sottratta com’è al principio di prestazione. Bukowski è infatti l’uomo affrancato dalla schiavitù del lavoro, uno che non ha fretta, come gli dice Cass (Muti), la bellissima Cass, la prostituta autolesionista che ha l’abitudine d’infilarsi spilloni nella carne» (Genovese).
 
martedì 17
ore 17.30 Storia di Piera di Marco Ferreri (1983, 107′)
Nasce Piera, in una famiglia piuttosto sconquassata, almeno secondo la morale corrente: la madre è un specie di ninfomane, una candida amorale, un po’ ingenua e un po’ folle. Il padre è un attivista politico, disorientato dalla vita della moglie che ad ogni occasione lo tradisce, che vive sempre in bilico tra una gelosia inespressa ed una totale passività. «Il film ha peraltro momenti di forte emozione (basti citare l’incontro fra la giovane Piera e un atletico maschio che sembra uscire dalla mitologia) e, senza quasi mai offrire scene scabrose, esprime a meraviglia il clima inconsueto di quella famiglia, con quel coro di amiche di casa, quel piacere del gioco e della sfida, quell’inversione di ruoli fra madre e figlia» (Grazzini).
 
ore 19.30 Il futuro è donna di Marco Ferreri (1984, 102′)
In una discoteca Anna e Gordon, una coppia sposata senza figli, incontra Malvina, giovane donna incinta di sei mesi. Tra i tre nasce un rapporto intenso ma ambiguo, che viene interrotto dalla morte accidentale dell’uomo. Anna e Malvina restano sole: Malvina partorisce, lascia il figlio ad Anna e riprende il suo vagabondare. «Il futuro di Ferreri, dipinto come il massimo dell’evoluzione del costume e insomma del “progresso” […], finisce stranamente per somigliare a un incubo, a prefigurare una sgradita fine del mondo» (Frosali).
 

 

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