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CSC-Cineteca Nazionale. Il 12 aprile, al cinema Trevi, incontro moderato da Steve Della Casa con Martine Brochard, Rita Calderoni, Ida Galli, Gabriella Giorgelli, George Hilton, Stefano Iachetti, Dagmar Lassander, Silvio Laurenzi, Malisa Longo
11 Aprile 2017 - 11 Aprile 2017

Centro Sperimentale di Cinematografia – Newsletter – Template CT EVENTO

"Nude per l'assassino" di Andrea Bianchi (1975)
11.04.2017 – 13.04.2017

La paura cammina con i tacchi alti

Una serie di ritratti toccante, in cui alle domande delicate e nostalgiche di un passato di volti, corpi e voci rispondono le protagoniste di un cinema che non ha avuto eredi.

Un libro che racconta dall’interno la storia non solo di un genere cinematografico (il thriller italiano), ma anche l’evolversi di una società. Stefano Iachetti, che aveva già indagato l’anima di Asia Argento con il bel volume Asia Argento. La strega rossa, retrocede nel passato più remoto del cinema italiano e, come un detective galante con impermeabile e guanti neri, lascia parlare soprattutto le protagoniste di un certo cinema italiano. Ne esce fuori un ritratto toccante, commovente, dove alle domande delicate e nostalgiche di un passato di volti, corpi e voci, che non ha avuto eredi, si contrappongono parole sempre gentili di donne, prima ancora che dive, che hanno vinto, perso, lottato, in una parola vissuto. Come scrive giustamente Stefano Iachetti nell’introduzione al suo volume La paura cammina con i tacchi alti. Il giallo all’italiana raccontato dalle protagoniste e dai protagonisti del cinema degli anni Settanta: «Fu l’avvento del genere thriller a imporre la presenza di attrici dalla bellezza assoluta, vittime o carnefici, in storie molto spesso ubicate in città estere e ambientate in contesti alto borghesi. La narrazione alternava intrecci morbosi tra lui, lei e l’altra/o, ovvero ricerche spasmodiche di eredità o di premi assicurativi in caso di morte (procurata). Le protagoniste dei film thriller (successivamente anche delle commedie), così come le eroine dei fumetti erotici, pur esposte senza veli e destinate soprattutto al piacere maschile, in realtà si muovevano in contesti narrativi dove l’uomo veniva ridicolizzato». Oltre alle attrici intervistate (Dominique Boschero, Ida Galli, Erika Blanc, Rosalba Neri, Erna Schurer, Edwige Fenech, Barbara Bouchet, Dagmar Lassander, Femi Benussi, Nieves Navarro, Rita Calderoni, Orchidea De Santis, Gabriella Giorgelli, Daniela Giordano, Martine Brochard, Dalila Di Lazzaro, Barbara Magnolfi), ci sono le preziose testimonianze di Eugenio Alabiso, Stelvio Cipriani, Ernesto Gastaldi, George Hilton, Angelo Iacono, Silvio Laurenzi, Umberto Lenzi, Sergio Martino e Malisa Longo.
 
martedì 11
ore 18.00 Alla ricerca del piacere di Silvio Amadio (1972, 98′)
Tra i più oscuri thriller italiani degli anni Settanta, quello di Amadio è anche uno dei migliori e più personali esemplari del decennio, sospeso tra le atmosfere decadenti e lagunari (il film si svolge a Venezia) di un giallo formalmente impeccabile e certe baluginanti aperture antinarrative dal sapore squisitamente sleazy, che mischiano morbosità, erotismo e musiche ipnotiche di Teo Usuelli. Conosciuto anche con gli aka di Il passo dell’assassino e Replica di un delitto, il film di Amadio gioca con disinvoltura sui materiali saffici affidati al trio di starlette Bouchet-Neri-Viotti, e sulla solidità rassicurante dei volti di Farley Granger e Umberto Raho. Edwige Fenech, che all’epoca transitava spesso nei thriller del periodo, avrebbe dovuto interpretare il ruolo di Rosalba Neri, quello della dissoluta e provocante compagna di Granger, ma dovette rinunciare perché rimasta incinta. «Forse mi piaceva anche farlo, non che mi senta così, però riuscivo a dare qualche sfumatura, una nota di veridicità, essere attori vuol dire anche questo. Soprattutto il film Alla ricerca del piacere […] con Barbara (Bouchet), in primavera eravamo a Venezia, splendida, con l’attore (Farley Granger) che fece Senso di Luchino Visconti (1954), ancora all’epoca abbastanza noto, anche una certa comodità di tempi» (Rosalba Neri).
 
ore 20.00 Il tuo dolce corpo da uccidere di Alfonso Brescia (1970, 93′)
Tormentato da una moglie crudele e nevrotica, un uomo convince l’amante della donna ad assassinarla. Ma i piani non vengono rispettati dall’amante e… Alfonso Brescia «era un omone dolcissimo, educato, rispettoso, sensibile e attento. Un professionista di tutto rispetto. I produttori si fidavano molto di lui. Sapevano che non usciva mai dal budget. […] Ecco, lui mi ha dato una possibilità di interpretare un ruolo senza che dovessi mostrare niente di più che la mia faccia. Ero molto giovane ed ero molto attratta dai viaggi e girare il film in Marocco tra Tangeri e Rabat lo colloco tra una delle più belle esperienze della mia carriera. Avevo come guida turistica Giorgio Ardisson che quei luoghi conosceva bene per aver girato più film» (Orchidea De Santis).
 
mercoledì 12
ore 17.00 Sette orchidee macchiate di rosso di Umberto Lenzi (1972, 93′)
Due giovani donne vengono uccise brutalmente da un noto assassino, che lascia come firma una mezzaluna d’argento. Una terza donna, Giulia, in viaggio di nozze con il marito Mario, sfugge miracolosamente a un’aggressione che si presume messa in atto dallo stesso individuo. «A proposito del film di Lenzi, in quell’epoca abitavo in via Belloni, a Vigna Clara (nda a Roma) e il film lo girammo al Lungotevere di Ponte Milvio, che non era così ripulito, era pieno di canne. Mi hanno sporcata moltissimo di sangue e dopo quella scena avrei dovuto girarne un’altra ed essere pulita. Allora dissi, vado a casa a fare una doccia. Il portiere appena mi ha vista, si è messo a piangere, pensava ad un incidente […]. Bravo regista, Umberto Lenzi, bravo nelle azioni e bravo a saper dirigere gli attori» (Gabriella Giorgielli).
 
ore 19.00 Gatti rossi in un labirinto di vetro di Umberto Lenzi (1975, 92′)
Un gruppo di americani in gita a Barcellona si trova improvvisamente coinvolto in una serie di efferati delitti in cui un ignoto assassino uccide a coltellate giovani donne cui strappa poi l’occhio sinistro. «Eravamo a Barcellona, quando abbiamo girato il film. Era molto bello. Ero molto magra, avevo dei problemi, stavo divorziando. Lui mi spiega la parte, dovevo avere un occhio che non funzionava. Ho cominciato a lavorare, se ho due occhi ti guardo dritto, invece ti devo guardare così (nda e mima) se ho un occhio solo. Ho lavorato pensando per tutto il film a questa cosa. Lo spettatore non se ne accorge. È vero che è diverso, non posso guardare te diritto, non è possibile. L’ultima scena è venuto l’ottico e mi hanno incollato questa protesi quindi non vedevo proprio. Ho lavorato così tutto il giorno, al trucco, in scena. La sera, al termine delle riprese, mi è stata tolta la protesi e non riuscivo più a stare in equilibrio. È stata una cosa incredibile. Se hai un occhio non sei normale, cambia tutto. Questa mancanza dell’occhio è stata un’esperienza incredibile, è stata faticosa ma sono stata molto contenta. Con Lenzi è andata tutto liscio, quando i registi sono rudi, vado da loro e: “Calma!”» (Martine Brochard).
 
ore 20.45 Incontro moderato da Steve Della Casa con Martine Brochard, Rita Calderoni, Ida Galli, Gabriella Giorgelli, George Hilton, Stefano Iachetti, Dagmar Lassander, Silvio Laurenzi, Malisa Longo
Nel corso dell’incontro sarà presentato il libro di Stefano Iachetti La paura cammina con i tacchi alti. Il giallo all’italiana raccontato dalle protagoniste e dai protagonisti del cinema degli anni Settanta (Edizioni Il Foglio, 2017)
 
a seguire Giochi erotici di una famiglia perbene di Francesco Degli Espinosa(1975, 82′)
Il professor Rossi (Donald O’Brien) è un convinto moralista e quando scopre la moglie (Malisa Longo) in un atteggiamento intimo, è talmente sconvolto da ucciderla. In seguito intreccia una relazione con Eva (Erika Blanc), una prostituta, e con Barbara (Maria D’Incoronato), la nipote. Ma Elisa, la moglie, non è realmente morta e… Delirio giallo-complottista ideato da Renato Polselli (soggetto e sceneggiatura) con un cast femminile strepitoso.
 
giovedì 13
ore 17.00 Morte sospetta di una minorenne di Sergio Martino (1975, 101′)
Milano è sconvolta dal ripetersi di numerosi crimini, tra i quali primeggia la scomparsa delle minorenni. Il commissario Paolo Germi (Claudio Cassinelli), tutt’altro che fiducioso rispetto ai metodi tradizionali della polizia, per indagare sull’assassinio di una certa Marisa e poi di Floriana e infine di Gloria si finge a sua volta piccolo scippatore e assume quale aiutante il ladruncolo, Giannino (Adolfo Caruso). Curioso pastiche di generi (poliziesco, thriller, commedia), Morte sospetta di una minorenne è tra i thriller preferiti del regista. «L’incontro con Sergio Martino avvenne con l’aiuto di un mio caro amico, Roberto Posse, anche lui nel film e della mia agenzia con cui ero sotto contratto da poco. Roberto, che frequentavo molto spesso all’epoca, mi disse che stava per fare un film con Sergio Martino e credo che gli parlò di me. Comunque sia incontrai Sergio e mi prese per Morte sospetta…, il mio primo ruolo ufficiale. Mi ricordo che ero al settimo cielo, girammo a Milano ed ero super eccitata il primo giorno per le strade milanesi, ma Sergio, devo dire un grande regista e un gentiluomo, mi fece sentire subito a mio agio» (Barbara Magnolfi).
 
ore 19.00 La morte cammina con i tacchi alti di Luciano Ercoli (1971, 115′)
«Trionfo di Nieves Navarro. Giallone alla Ercoli, il marito della Navarro, con il solito assassino che tormenta la bella ragazza indifesa, in questo caso spogliarellista. Vuole dei diamanti che erano in possesso del padre di lei. Chi sarà il maniaco? Oggi fa un po’ ridere, ma all’epoca piaceva» (Giusti). «È stata un’epoca molto bella, è stato l’ultimo momento della mia carriera, diciamo carriera, insomma, che è stato bello. Era bello perché eravamo le stesse persone, c’era Simon Andreu, l’operatore lo stesso, la troupe era quasi sempre la stessa, eravamo quasi una famiglia, conoscevamo tutti i “cavoli” degli altri. È stato piacevole. L’unico ricordo molto brutto: Frank Wolff. Lui si suicidò pochi giorni prima che uscisse il film […]. Era l’unico della troupe triste, era una persona che non amava più la vita, si comportava molto bene sul set, era molto bravo, educato con tutti» (Nieves Navarro).
 
ore 21.00 Nude per l’assassino di Andrea Bianchi (1975, 98′)
Attorno allo studio fotografico milanese Albatros si è scatenata una follia omicida. Ne sono vittime successive un medico, una aspirante fotomodella, la padrona dello studio e suo marito. Mentre la polizia si accontenta di trasferire cadaveri all’obitorio, il capofotografo, coadiuvato da una fotomodella sua amichetta, cerca di fare luce riprendendo l’assassino a raggi infrarossi. «Nude per l’assassino con Nino Castelnuovo, un film corale, con Solvi (nda: Stubing), la Fenech, la Koscina» (Femi Benussi). Last but not least: Erna Schurer.

 

La programmazione al cinema Trevi: aprile 2017

Questo mese: Mario Carotenuto, L’ultimo metro della pellicola, Visioni sarde, Ken Loach, Giorgio Albertazzi, La paura cammina con i tacchi alti, Tempo di Quaresima, Cinema d’impresa, Roberto Omegna, Experimental Cinema in Switzerland, Visioni sociali, Mario Garriba, Roland Topor, Manuela Kustermann, Ricordo di Pasquale Squitieri, Ida Galli

LA PROGRAMMAZIONE AL CINEMA TREVI
APRILE 2017

 

01.04.2017 – 06.04.2017
La maschera e il sorriso. L’avventura artistica di Mario Carotenuto
Il documentario di Claretta Carotenuto, attrice e regista teatrale e figlia del celebre attore, offre un nobile pretesto per approfondire un personaggio fondamentale che ha attraversato gran parte del cinema italiano. 

05.04.2017
Incontro con Claretta Carotenuto, Maurizio Giammusso, Lucio Montanaro, Carola Penna, Pier Francesco Pingitore, Giovanna Ralli, Rolando Ravello, Gina Rovere, Enrico Vanzina.
A seguire “La maschera e il sorriso. L’avventura artistica di Mario Carotenuto di Claretta Carotenuto” (2016, 60′).

 

 

07.04.2017
L’ultimo metro di pellicola
Il toccante documentario di Elio Sofia offre lo spunto per riflettere sulla rivoluzione in digitale in corso, sul congedarsi della materia prima del cinema, la pellicola.

Alle 20.30
Incontro moderato da Stefano Raffaele con Elio Sofia

e Ciro Ippolito
A seguire “L’ultimo metro di pellicola” di Elio Sofia (2015, 73′).

 

 

08.04.2017
Visioni Sarde
Prosegue la collaborazione tra l’associazione dei sardi a Roma “Il Gremio”, Cineteca Nazionale, FASI – Federazione delle Associazioni Sarde in Italia e Cineteca Sarda. In programma una selezione da Visioni Sarde, parte del 23° Visioni Italiane / Festival degli esordi, concorso Nazionale per corti, mediometraggi e documentari organizzato dalla Cineteca di Bologna.

Alle 20.00
Incontro con gli autori Bruno Culeddu, Pasquale Gregu, Paolo Pulinaintrodotto da Anna Di Martino e Antonio Maria Masia con

 

 

09.04.2017
Cineteca Classic: Ken Loach
L’omaggio della Cineteca Nazionale al grande cineasta è indirizzato a tre film degli anni Duemila, uno più diverso dall’altro.

 

 

10.04.2017
Giorgio Albertazzi e il cinema
Recuperiamo il 10 aprile la giornata soppressa per motivi di sicurezza il 25 marzo.

Alle 21.00
Incontro con Pino Ammendola, Gabriele Antinolfi, Davide Cavuti, Pia De Tolomei, Michele Placido.

Nel corso dell’incontro sarà consegnato il Premio Internazionale Alessandro Cicognini alla memoria di Giorgio Albertazzi.

 

11.04.2017 – 13.04.2017

La paura cammina con i tacchi alti
Una serie di ritratti, in cui alle domande delicate e nostalgiche di un passato di volti, corpi e voci rispondono le protagoniste di un cinema che non ha avuto eredi.

 

12.04.2017 ore 20.45
Incontro moderato da Steve Della Casa con Martine Brochard, Rita Calderoni, Ida Galli, Gabriella Giorgelli, George Hilton, Stefano Iachetti, Dagmar Lassander, Silvio Laurenzi, Malisa Longo

Nel corso dell’incontro sarà presentato il libro di Stefano Iachetti La paura cammina con i tacchi alti. Il giallo all’italiana raccontato dalle protagoniste e dai protagonisti del cinema degli anni Settanta (Edizioni Il Foglio, 2017).

 

14.04.2017 – 18.04.2017
Tempo di Quaresima
La rassegna mette a confronto alcune tra le più significative pellicole italiane dedicate alla vita, passione e morte di Gesù Cristo.

 

14.04.2017 ore 20.30
Toni Bertorelli introduce “Il Vangelo secondo Matteo”di Pier Paolo Pasolini
La rassegna, curata da Bertorelli, mette insieme diverse tipologie di film che narrano la passione di Cristo. A seguire “Il Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini (1964).

 

19.04.2017
Immagini-mondo. Breve storia del cinema d’impresa
Le più rilevanti imprese industriali e lo sguardo del cinema entrano in stretta relazione fin dai primordi del Novecento, edificando nel tempo uno sconfinato numero di pellicole.

Alle 20.30
Incontro moderato da Giorgio De Vincenti con Marco Contini e Giulio Latini. Nel corso dell’incontro sarà presentato il libro di Giulio Latini Immagini-mondo. Breve storia del cinema d’impresa.

 

20.04.2017
Roberto Omegna e l’Istituto Luce
Durante il Fascismo, oltre ai film di propaganda, c’era un’immensa mole di pellicole che spaziavano dal cinema scientifico a quello educativo. Il personaggio chiave di questa produzione è Roberto Omegna, pioniere del cinema italiano.

Alle 20.30
Incontro con Patrizia Cacciani, Simone Sperduto,Virgilio Tosi.
Nel corso dell’incontro sarà presentato il libro di Simone Sperduto Roberto Omegna e l’Istituto Luce. Il cinema scientifico ed educativo dell’Italia fascista.

 

21.04.2017
Dalla Svizzera: Film Implosion! Experimental Cinema in Switzerland
A Basilea, diversi cineasti artisti figurativi si esprimono in una stessa direzione formale, proponendo un’esplorazione sistematica e minuziosa dei luoghi colti nella loro singolarità. Robert Beavers e Gregory J. Markopoulos formano una comunità a due che lavora soprattutto in Svizzera per decenni.

Alle 20.30
Incontro moderato da Samuel Gross con François Bovier e Balthazar Lovay

 

22.04.2017 – 23.04.2017
Visioni sociali: R-Esistenze[il tempo che ci rimane]
L’appuntamento di “Visioni Sociali” vuole essere un laboratorio cinematografico permanente per riflettere sulle dinamiche sociali, politiche, culturali, narrate dal cinema italiano, e non solo.

 

25.04.2017
Mario Garriba, il Woody Allen di Campo de’ Fiori
1971. In punto di morte, saggio di diploma al Centro Sperimentale, diretto da Mario Garriba e interpretato dal gemello Fabio, vince, a sorpresa, il Pardo d’oro al Festival di Locarno…


26.04.2017 – 27.04.2017
Il gioco surreale di Roland Topor
Scrittore, poeta, satirico, giornalista, attore, sceneggiatore, illustratore, pittore, cineasta, scultore, fumettista, teatrante, animatore e agitatore culturale…. più semplicemente: Roland Topor.


26.04.2017 ore 20.45
Incontro moderato da Giacomo Carioti con Oscar Cosulich, Maurizio Nichetti, Rinaldo Traini
Nell’ambito della rassegna dedicata a Roland Topor, focus sucinema, fumetto, animazione.

 

27.04.2017
L’altro teatro: Manuela Kustermann
Figura-simbolo del teatro sperimentale fiorito a Roma dopo la metà degli anni Sessanta, compagna di vita e d’arte di Giancarlo Nanni, dirige oggi il Teatro Vascello.

Alle 20.45
Incontro con Manuela Kustermann e Italo Moscati

 

28.04.2017 – 30.04.2017
In ricordo di Pasquale Squitieri
Cineasta tra i più controcorrente e anticonformisti del cinema italiano, Squitieri si è spento a Roma il 18 febbraio di quest’anno.

 

29.04.2017
Il fascino elegante di Ida Galli
Ida Galli, alias Arianna, alias Evelyn Stewart, alias Isli Oberon… Il toccante documentario di Gianna Menetti e Vittorio Viscardi offre l’occasione di incontrare e riscoprire una diva umanissima e discreta.

Alle 20.45
Incontro moderato da Andrea Schiavi con Ida Galli, Silvano Agosti, Gianna Menetti, Vittorio Viscardi
A seguire Il giardino sotto il castello di Gianna Menetti e Vittorio Viscardi (2017, 70′)

 

Dal 3 al 24 aprile, alla Casa del Cinema, “Giuseppe De Santis, un apprezzato professionista di sicuro avvenire”

La rassegna è a cura di CSC – Cineteca Nazionale in collaborazione con l’Associazione Giuseppe De Santis.
Nel centenario della nascita la Cineteca Nazionale – Centro Sperimentale di Cinematografia in collaborazione con l’Associazione Giuseppe De Santis non poteva esimersi dal festeggiare uno dei Maestri indiscutibili del cinema italiano. Si è optato d’intitolare così questa lunga e doverosa rassegna (che comprende non solo i film da lui diretti, ma anche quelli in cui ha ricoperto il ruolo di sceneggiatore) non solo perché Un apprezzato professionista di sicuro avvenire è il titolo del suo ultimo film. C’è, forse, un motivo più dolorosamente intimo. Col senno di poi, cioè rileggendo le varie vicende della sua biofilmografia, ci appare sempre più chiaramente un’ironica quanto amara riflessione sul suo essere uomo di cinema in un mondo dello spettacolo a lui sempre più alieno. È come se De Santis avesse avuto, da una parte, coscienza di sé, delle proprie capacità di professionista del cinema e, dall’altra, con lucida e disincantata ironia vedesse la propria carriera di regista tutt’altro che sicura. Del resto, basta leggere le date della sua filmografia per capire le reali difficoltà per un maestro del cinema italiano di realizzare film: ben otto anni separano il suo ultimo lungometraggio da Italiani brava gente (1964) e, come scrive giustamente Piera Patat nel volume curato da Sergio Toffetti Rosso fuoco. Il cinema di Giuseppe De Santis, «l’altro film degli anni ’60 è La garçonnière (1960), finanziato da un produttore regionale, il napoletano Roberto Amoroso. E per fare l’ultimo film degli anni ’50, La strada lunga un anno, era dovuto andare in Jugoslavia». Non è un caso quindi che il primo cartello dei titoli di testa del film Un apprezzato professionista di sicuro avvenire reciti “Un film di Giuseppe De Santis”, l’ultimo “direttore artistico Giuseppe De Santis”. La prima formula, che ha un significato particolare, in quanto indica che il regista è il responsabile principale, l'”autore” di un film, si è venuta affermando nel corso degli anni ’30 con il crescere dell’importanza della nozione di regista all’interno di una situazione di lavoro collettivo». Il 16 maggio 1997 Giuseppe De Santis se ne è andato lasciando un vuoto immenso. E come scrive l’Associazione Giuseppe De Santis (www.assodesantis.com): «Non potendo filmare egli stesso le storie che ideava con un mai sopito impulso creativo, negli anni di inattività forzata egli è comunque riuscito a trasmettere ai giovani la passione per la “settima arte”: negli anni ’80 come insegnante di recitazione al prestigioso Centro Sperimentale di Cinematografia (tra i suoi allievi di allora c’è una fetta di attori del giovane cinema italiano: Iaia Forte, Roberto Di Francesco, Francesca Neri…), nell’anno accademico 1996-97 come docente di regia alla Nuova Università del Cinema e della Televisione di Roma».
La rassegna è a cura della Cineteca Nazionale – Centro Sperimentale di Cinematografia in collaborazione con l‘Associazione Giuseppe De Santis.
 
PROGRAMMA
► LUNEDÌ 3 APRILE
15.00│GIORNI DI GLORIA
Luchino Visconti, Marcello Pagliero, Giuseppe De Santis, Marcello Pagliero, 1945, 70′
16.30│OSSESSIONE, Luchino Visconti, 1943, 140′
► LUNEDÌ 10 APRILE
16.00│IL SOLE SORGE ANCORA di Aldo Vergano, 1946, 90′
18.00CACCIA TRAGICA di Giuseppe De Santis, 1946, 90′
► LUNEDÌ 24 APRILE
16.00│DONNE PROIBITE di Giuseppe Amato, 1954, 89′
18.00│RISO AMARO di Giuseppe De Santis, 1948, 109′
 
LUNEDÌ 3
15.00│GIORNI DI GLORIA di Luchino Visconti, Marcello Pagliero, Giuseppe De Santis, Marcello Pagliero (1945, 70′)
«Il film è la rievocazione dei mesi concitati e drammatici che portarono alla liberazione d’Italia: combattimenti partigiani contro gli occupanti, rastrellamenti, rappresaglie nazifasciste, tedeschi che si arrendono, attività clandestine nelle città, lanci con paracadute di rifornimenti ai reparti partigiani; e infine la mobilitazione e gli scioperi che preannunciarono l’insurrezione e la liberazione, ad opera dei reparti partigiani del Comitato di Liberazione Nazionale, di alcune città del Nord: Genova, Torino, Milano, Venezia. Due episodi sono sviluppati con particolare evidenza: il processo a Pietro Caruso, cronaca drammatica del procedimento contro l’ex questore di Roma, uno dei compilatori degli elenchi di ostaggi da trucidare alle Fosse Ardeatine, e il ritrovamento, la ricomposizione e il riconoscimento dei corpi dei 335 esseri umani trucidati dai nazisti e rimasti sepolti per mesi sotto tonnellate di tufo nelle Ardeatine» (Marco Grossi).
16.30OSSESSIONE di Luchino Visconti (1943, 140′)
«Dal romanzo Il postino suona sempre due volte (1934) di James Cain: malmaritata a un uomo più vecchio di lei, una donna induce un giovane vagabondo di cui è diventata l’amante a uccidere il consorte in un incidente automobilistico truccato. Qualcosa di più di un film: una bandiera, un manifesto, un simbolo. Memorabile esordio di Visconti, aprì la strada al neorealismo postbellico, agganciò il cinema italiano alla cultura europea della crisi, fu la scoperta di un’Italia amara, fatta con violento pessimismo, tramite il filtro del romanzo nordamericano e del realismo francese di J. Renoir. Nonostante difetti, eccessi, compiacimenti estetizzanti, un ammirevole esempio di fusione tra realismo e decadentismo. […] Marcuzzo (nel film lo Spagnolo) fu impiccato per errore con il fratello Armando (e seppelliti vivi) nell’aprile 1945 da una banda di partigiani, comandata dal sanguinario Gino Simionato detto il Falco che, con altri 3, fu indagato e prosciolto nel ’54 per amnistia. Il romanzo di Cain fu filmato dal francese P. Chenal (1939) e dagli americani T. Garnett (1946) e B. Rafelson (1981)» (Morandini). Oltre a firmare la sceneggiatura, De Santis è stato aiuto regista del film. «Doveva chiamarsi Palude e non Ossessione. […] Palude stava a significare, secondo la moda di quei tempi, la vischiosità morale di tutti i protagonisti della storia e la loro cupa, stagnante tragedia che maturava all’ombra di loschi interessi e di una morbosa sessualità. […]. Nessuno l’ha mai scritto a proposito di Ossessione, ma chi per primo ci aveva parlato di quei luoghi e proposto di ambientarvi il racconto del film, era stato Libero Solaroli, mio insegnante di tecnica della produzione al Centro Sperimentale di Cinematografia e che io avevo fatto conoscere a Visconti per indurlo ad affidargli l’organizzazione di Palude» (De Santis).
 
LUNEDÌ 10
16.00│IL SOLE SORGE ANCORA di Aldo Vergano (1946, 90′)
«Dopo l’8 settembre 1943, un militare (Duse) abbandona le armi e torna al suo paese lombardo, occupato dai tedeschi. S’infatua della padrona del forno (Parvo) e sembra propenso a fare la bella vita, ma una giovane operaia antifascista (Padovani) e i compaesani impegnati nella Resistenza lo inducono a scegliere la lotta partigiana. Commissionato dall’Anpi, è uno dei capisaldi del neorealismo e l’unico film di chiara ispirazione marxista prodotto in Italia sulla guerra di Liberazione» (Mereghetti). «Sarà […] con stupore che il nostro pubblico verrà a trovarsi di fronte a personaggi inconsueti, nuovi per il cinema italiano, a personaggi non già idealizzati e recanti le stimmate degli eroi ad ogni costo, ma posti, questa volta, sul gradino naturale di un’esistenza quotidiana ricca di contraddizioni, uomini e donne, insomma, con i loro vizi e le loro virtù. Gli stessi attori scelti per interpretare questi ruoli sono stati costretti a spogliarsi della loro abituale quanto convenzionale maschera. Massimo Serato, nelle vesti di un giovane ufficiale tedesco, Elli Parvo in quelle di una donna sensuale e corrotta, e tutti gli altri, da Lea Padovani, a Vittorio Duse, a Checco Rissone, hanno accettato di buon grado l’interessante trasformazione che pure li costringeva a non lievi sacrifici di vanità» (Giuseppe De Santis)
 
18.00│CACCIA TRAGICA di Giuseppe De Santis (1946, 90′)
Dopo la fine della guerra un camion sul quale viaggiano Michele (Massimo Girotti) e Giovanna (Carla Del Poggio), sposati di fresco, e il ragioniere di una cooperativa agricola incaricato di portare alla sede della cooperativa quattro milioni, viene assalito da banditi che uccidono l’autista e il ragioniere, rubano il denaro e portano via, come ostaggio, Giovanna. Della banda fanno parte Alberto (Andrea Checchi), compagno di prigionia di Michele, e la sua amante Daniela (Vivi Gioi), una ex collaborazionista. Conosciuto il fatto, i contadini della cooperativa s’uniscono ai carabinieri nel dar la caccia ai malfattori. «Ci sembra si debba poter contare su Giuseppe De Santis, il quale sa raccontare con evidenza plastica e ritmica efficacia una storia abilmente congegnata in cui i cari problemi del momento oltre che trovare qui la loro più adeguata rappresentazione, costituiscono altresì il pretesto per dar modo al regista di esprimere una sua personalità» (Pasinetti). Nastro d’Argento 1948 per la miglior regia (ex aequo con Il delitto di Giovanni Episcopo di Alberto Lattuada) e per la miglior attrice non protagonista Vivi Gioi. Premio della Presidenza del Consiglio dei Ministri per il miglior film italiano alla VIII edizione della Mostra del Cinema di Venezia.
 
LUNEDÌ 24
16.00│DONNE PROIBITE di Giuseppe Amato (1954, 89′)
A causa della chiusura della casa di tolleranza dove lavorano, delle prostitute devono decidere del loro futuro e compiono scelte diverse. «Melodramma a tinte fosche […]: più abile come produttore che come regista, Amato mescola peccato e redenzione, moralismo e riflessione sociale, lacrime e speranze in un film convenzionale ma efficace» (Mereghetti).
 
18.00│RISO AMARO di Giuseppe De Santis (1948, 109′)
«Francesca, indotta dal suo amante Walter, ruba una preziosa collana a un cliente dell’albergo in cui lavora come cameriera. Per sfuggire alla polizia si unisce alle mondine che stanno partendo in treno per la stagione lavorativa. Tra le mondariso c’è anche Silvana, un’affascinante ragazza con la testa piena di sogni. Silvana scopre la vera identità di Francesca e riesce a impossessarsi della collana rubata. Walter, per riprendere la collana, cerca di sedurre Silvana, che aveva stretto una relazione con Marco, un giovane sergente in servizio nei pressi della risaia» (Marco Grossi). «Le ragioni per le quali Riso amaro resta un caposaldo emblematico del periodo più fertile del cinema italiano – che possono aiutarci a capire meglio lo stesso fenomeno del neorealismo – sono assai forti. Fin dalla sua nascita il neorealismo sollevò, soprattutto tra i critici italiani, il problema di quanto fosse un movimento unitario, in che misura e perché autori tanto eterogenei […] e di umori così vari fossero visti dalla critica di tutto il mondo come parte di una scuola piuttosto omogenea: dal sofisticato Luchino Visconti al sanguigno De Santis, dal cronachistico Roberto Rossellini al patetico e appassionato Vittorio De Sica. E molti se lo domandano ancora oggi. Proprio Riso amaro (vi giocano la favola e la tranche de vie, il romanzo e il grand guignol, il corale e l’individuale) sembra raccogliere in sé alcune delle aporie più lampanti del neorealismo. Ma se Riso amaro fosse invece un pastiche sia pure geniale, il frutto di una semplice giustapposizione di motivi diversi? Se poi il neorealismo non esistesse, come taluni hanno voluto ribadire in questi ultimi decenni? […] Il rischio di una verifica di tali ipotesi su Riso amaro è alto, ma l’omogeneità del fenomeno Riso amaro è un fatto certo. Avrebbe altrimenti avuto, questo film, la capacità deflagrante – esso sì – di una bomba, se fosse soltanto una aggregazione aritmetica degli elementi che lo compongono? Riso amaro, insomma, come la più suggestiva metafora del neorealismo storico» (Lizzani). Nomination all’Oscar a Giuseppe De Santis e Carlo Lizzani per il miglior soggetto.
 

 

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