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CSC-Cineteca Nazionale. Dal 14 al 18 aprile, al cinema Trevi, la rassegna “Tempo di Quaresima”. Venerdi 14 Toni Bertorelli introduce “Il Vangelo secondo Matteo” di Pasolini
14 Aprile 2017 - 14 Aprile 2017

Centro Sperimentale di Cinematografia – Newsletter – Template CT EVENTO

Enrique Irazoqui ne "Il Vangelo secondo Matteo" di Pier Paolo Pasolini
14.04.2017 – 18.04.2017

Tempo di Quaresima

La rassegna mette a confronto alcune tra le più significative pellicole italiane dedicate alla vita, passione e morte di Gesù Cristo.

«Abbiamo deciso di invitarvi a questa rassegna Tempo di Quaresima per mettere a confronto alcune tra le più significative pellicole italiane dedicate alla vita, passione e morte di Gesù Cristo. Si sa che il tema è stato affrontato contemporaneamente alla nascita del cinema ed innumerevoli sono i film che sono stati ispirati all’argomento. Nell’elenco dei film in programmazione troverete di tutto, dai film più impegnati a quelli puramente estetizzanti, dai comico-blasfemi ai seriosi ridicoli. È nostro augurio che dal confronto fra questi lavori potrà scaturire un dibattito molto interessante» (Toni Bertorelli).
Rassegna a cura di Toni Bertorelli
 
venerdì 14
ore 16.30 La passione di Giosuè l’ebreo di Scimeca, Pasquale (2005, 100′)
«1492. Giosuè è un giovane ebreo costretto a fuggire dalla Spagna a causa del crescente sentimento antisemita. Dopo varie vicende approda in Sicilia e si rifugia in un paesino di carbonai ebrei convertiti al cristianesimo. Un giorno Giosuè partecipa ad una gara su temi religiosi il cui premio in palio è l’interpretazione di Gesù Cristo durante la rappresentazione della Passione del Venerdì Santo» (www.cinematografo.it). «Occasione a metà per Pasquale Scimeca e il suo ambizioso La Passione di Giosuè l’ebreo. […] È di grande fascino l’ambientazione storica, la fuga di Giosuè con sua madre e un altro gruppo di profughi attraverso i Pirenei innevati, poi via mare. Ed è innegabile la forza di tutta la seconda parte del film, quella che vede risvegliarsi nel giovane Giosuè la prepotente vocazione religiosa che lo porta a unificare nelle sue prediche tradizione ebraica e cristiana, ottenendo un immenso seguito popolare ma suscitando anche sgomento e rancore nel clero. Peccato però che prima del lungo epilogo, giocato abilmente sulla confusione fra illusione e realtà, e malgrado le musiche travolgenti di Miriam Meghnagi, l’eccellente lavoro figurativo (foto di Pasquale Mari), la forza di un cast che mescola non-attori a professionisti come Anna Bonaiuto e Toni Bertorelli, peccato che malgrado tutto questo e l’attualità del messaggio, Scimeca non costruisca una cornice narrativa adeguata né fornisca quel minimo di quadro storico che consentirebbe anche ai meno informati di appassionarsi al suo film» (Ferzetti).
 
ore 18.30 La passione di Carlo Mazzacurati (2010, 106′)
Le tragicomiche vicende del regista Gianni Dubois (Silvio Orlando), ex promessa del cinema che finalmente, dopo anni di faticosi contatti con agenti e produttori senza scrupoli, riesce a ottenere la sua grande occasione: dovrà infatti scrivere e girare un film la cui protagonista assoluta sarà una giovane e popolarissima attrice televisiva. «Sì, si ride senza sforzo e, per una volta, senza chiedersi se sia peccato: Mazzacurati mantiene ciò che promette e la giusta distanza dal sacro ha tutte le virtù del profano. In concorso a Venezia non c’entrava quasi nulla, ora in sala entrateci voi: ne vale la pena» (Pontiggia).
 
ore 20.30 Presentazione di Toni Bertorelli
 
a seguire Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini (1964, 138′)
«Rispetto ad Accattone, il Vangelo secondo Matteo segna un progresso indubbio, prima di tutto per l’eccezionale impeto espressivo che in questo film rivela direttamente e immediatamente quali sono le cose che stanno a cuore a Pasolini. E in secondo luogo perché, nelle singole parti, Pasolini mostra questa volta di saper alleare la poesia ad una raffinatezza e levità che in Accattone, più elementare, non si potevano ancora che intravvedere. Pasolini ha un senso acuto della realtà del volto umano, come luogo d’incontro di energie ineffabili che esplodono nell’espressione, cioè in qualche cosa di asimmetrico, di individuale, di impuro, di composito, insomma il contrario del tipico. I primi piani di Pasolini sarebbero sufficienti da soli a mettere il Vangelo secondo Matteo sopra un livello eccezionale. […] Pasolini ha mirato a darci un Gesù duro, violento, iconoclasta, inflessibile, come appunto doveva apparire ai suoi contemporanei e non come appare oggi a noi che, com’è stato già detto, non possiamo non dichiararci tutti cristiani» (Moravia). «Avrei potuto demistificare la reale situazione storica, i rapporti fra Pilato e Erode, avrei potuto demistificare la figura di Cristo mitizzata dal Romanticismo, dal cattolicesimo e dalla Controriforma, demistificare tutto, ma poi, come avrei potuto demistificare il problema della morte? Il problema che non posso demistificare è quel tanto di profondamente irrazionale, e quindi in qualche modo religioso, che è nel mistero del mondo. Quello non è demistificabile» (Pasolini). 
 
sabato 15
ore 17.00 Io sono con te di Guido Chiesa (2010, 103′)
«Galilea, duemila anni fa. In una terra sottoposta al giogo coloniale dei romani e alle angherie di re Erode, in cui le ribellioni sono all’ordine del giorno, e il richiamo alla violenza e alla vendetta, è come un’epidemia, una giovane ragazza, Maria, viene promessa in sposa a Giuseppe, un vedovo con due figli, abitante nel villaggio di Nazareth. La ragazza è cresciuta secondo l’amore e il rispetto verso i più piccoli, è sensibile alle ingiustizie del mondo patriarcale che la circonda e insofferente alle rigide regole imposte dal capo della famiglia del marito. Ma soprattutto, quando darà alla luce suo figlio Gesù, Maria si troverà di fronte a una serie di scelte che la trasformeranno, a volte e suo malgrado, in pietra dello scandalo. In quel momento avrà inizio un nuovo corso nella storia dell’uomo» (www.cinematografo.it). «Spiacerà a chi aveva di Guido Chiesa l’idea di un regista solo pulito e calligrafico e qui lo scopre acuto, attento, anticonformista nel suo ritratto della Sacra Famiglia» (Carbone).
 
ore 19.00 I magi randagi di Sergio Citti (1996, 101′)
«Tre saltimbanchi presentano nei paesi un singolare spettacolo, un circo in cui invece delle belve si agitano esseri umani vestiti da nazisti e mafiosi, come esempi di belve peggiori delle bestie. Lo spettacolo non è compreso, i tre fuggono e si ritrovano in un paesello dove si sta allestendo il presepe. Il parroco li ingaggia per impersonare i Re Magi, e i tre riescono così bene nel loro compito da convincere gli abitanti a mettere di nuovo al mondo quei figli che nessuno voleva più. Nella notte una stella cometa appare nel cielo, i tre fingono di non vederla, ma poi ciascuno si incammina per conto proprio, e quando si ritrovano si accorgono di avere un compito comune: cercare il nuovo Bambin Gesù» (www.cinematografo.it). «Siamo dalle parti del bellissimo Minestrone, dove il surrealismo più spiazzante si mescola a umori concreti e umanissimi (la fame di cibo e di sesso, ma anche la voglia di dignità e rispetto). Non c’è alcuna tentazione spiritualista nel cammino che Citti fa percorrere ai suoi tre vagabondi, ma piuttosto il coraggio e l’originalità di chi non si è ancora fatto corrompere dai falsi miti del benessere e dell’egoismo (davvero magistrale la scena della telenovela vista nel bar), per spingerci a conquistare una “purezza di spirito” che sappia farci ritrovare la nostra perduta dignità. Poetico» (Mereghetti).
 
ore 21.00 L’inchiesta di Damiano Damiani (1986, 107′)
«L’inchiesta è quella che viene a svolgere in Palestina, qualche anno dopo la crocifissione di Gesù, un inviato di Tiberio, Tito Valerio Vauro [Tauro, n.d.r.], per rassicurare l’imperatore che Gesù non è risorto […]. La ricerca di Gesù ad opera di un “laico”. Nell’idea iniziale di Ennio Flaiano e Suso Cecchi d’Amico da cui questo film discende si arriva alla conversione (e così in una sceneggiatura mai realizzata di Valerio Zurlini in cui l’inquisitore-persecutore veniva addirittura assimilato a San Paolo), qui però, anche se non si disegna una vera conversione, si tratteggia, con intelligenza e finezza, non solo il ritratto di un uomo che si interroga con lucida ed ansiosa onestà su quello che vede, ascolta e spesso non capisce, ma anche e soprattutto – attorno a lui e alla sua inchiesta – un ritratto invisibile ma preciso di Gesù […]. Un ritratto che, né agiografico né tradizionale, è il segno più vivo del film perché il testo, scritto con molta attenta misura, giunge ad evocarlo via via anche tra le pagine in apparenza più esteriori del racconto […] facendoci a poco a poco trovare e sentire Gesù in tutti, e non solo evangelicamente: nei credenti e nei non credenti» (Rondi).
 
martedì 18
ore 17.00 Il Messia di Roberto Rossellini (1975, 145′)
«In tanto decadimento delle istituzioni politico-religiose e dei costumi si colloca la figura di Gesù, preconizzato dal Battista, attorniato dal popolo mutevole, dagli apostoli, dalla Madonna, fra l’indifferenza sospettosa dei poteri politici e l’ostilità di quello religioso. Il Messia cammina, lavora, predica, stimola gli apostoli a diffonderne il messaggio, poi si concede alla violenza omicida che lo porta alla croce. Il film si chiude con l’accenno alla resurrezione» (www.cinematografo.it). «Esplicitamente popolare nel rispetto della tradizione iconografica, quasi da presepio, è un film tutto rosselliniano nell’illuminata indolenza, nel ritmo incalzante, nella disadorna semplicità della scrittura, nella trasparenza dello stile che può sembrare sciattezza. Per la prima volta nel cinema cristologico c’è la scena della Pietà: il Cristo morto in grembo alla madre» (Morandini).
 
19.30 Il ladrone di Pasquale Festa Campanile (1979, 111′)
Nella Giudea dell’anno 33 d.C., un vagabondo (Enrico Montesano) trascorre la vita tra furti con destrezza, piccole truffe ed umiliazioni. In questo cammino, gli capita di incontrare e di sentire spesso notizie riguardanti un certo Gesù: entrambi finiscono sulla croce, insieme. «Rifiutando la magniloquenza delle immagini tipiche delle produzioni hollywoodiane dedicate a Gesù (La più grande storia mai raccontata, di Stevens), Festa Campanile, sorretto da una fotografia dai colori pastello che rileva plasticamente i corpi con effetti di controluce, lavora per sottrazione, stilizzando le immagini secondo una disposizione triangolare degli oggetti dell’inquadratura, e sottolinea l’isolamento dei crocifissi e il dolore straziato dei credenti. Iconograficamente è una sequenza ispirata ai presepi napoletani secenteschi. Le inquadrature della crocifissione sono spesso in campo lungo e i pochi primi piani sono dedicati, coerentemente, a Caleb» (Pergolari).

 

La programmazione al cinema Trevi: aprile 2017

Questo mese: Mario Carotenuto, L’ultimo metro della pellicola, Visioni sarde, Ken Loach, Giorgio Albertazzi, La paura cammina con i tacchi alti, Tempo di Quaresima, Cinema d’impresa, Roberto Omegna, Experimental Cinema in Switzerland, Visioni sociali, Mario Garriba, Roland Topor, Manuela Kustermann, Ricordo di Pasquale Squitieri, Ida Galli

LA PROGRAMMAZIONE AL CINEMA TREVI
APRILE 2017

 

01.04.2017 – 06.04.2017
La maschera e il sorriso. L’avventura artistica di Mario Carotenuto
Il documentario di Claretta Carotenuto, attrice e regista teatrale e figlia del celebre attore, offre un nobile pretesto per approfondire un personaggio fondamentale che ha attraversato gran parte del cinema italiano. 

05.04.2017
Incontro con Claretta Carotenuto, Maurizio Giammusso, Lucio Montanaro, Carola Penna, Pier Francesco Pingitore, Giovanna Ralli, Rolando Ravello, Gina Rovere, Enrico Vanzina.
A seguire “La maschera e il sorriso. L’avventura artistica di Mario Carotenuto di Claretta Carotenuto” (2016, 60′).

 

 

07.04.2017
L’ultimo metro di pellicola
Il toccante documentario di Elio Sofia offre lo spunto per riflettere sulla rivoluzione in digitale in corso, sul congedarsi della materia prima del cinema, la pellicola.

Alle 20.30
Incontro moderato da Stefano Raffaele con Elio Sofia

e Ciro Ippolito
A seguire “L’ultimo metro di pellicola” di Elio Sofia (2015, 73′).

 

 

08.04.2017
Visioni Sarde
Prosegue la collaborazione tra l’associazione dei sardi a Roma “Il Gremio”, Cineteca Nazionale, FASI – Federazione delle Associazioni Sarde in Italia e Cineteca Sarda. In programma una selezione da Visioni Sarde, parte del 23° Visioni Italiane / Festival degli esordi, concorso Nazionale per corti, mediometraggi e documentari organizzato dalla Cineteca di Bologna.

Alle 20.00
Incontro con gli autori Bruno Culeddu, Pasquale Gregu, Paolo Pulinaintrodotto da Anna Di Martino e Antonio Maria Masia con

 

 

09.04.2017
Cineteca Classic: Ken Loach
L’omaggio della Cineteca Nazionale al grande cineasta è indirizzato a tre film degli anni Duemila, uno più diverso dall’altro.

 

 

10.04.2017
Giorgio Albertazzi e il cinema
Recuperiamo il 10 aprile la giornata soppressa per motivi di sicurezza il 25 marzo.

Alle 21.00
Incontro con Pino Ammendola, Gabriele Antinolfi, Davide Cavuti, Pia De Tolomei, Michele Placido.

Nel corso dell’incontro sarà consegnato il Premio Internazionale Alessandro Cicognini alla memoria di Giorgio Albertazzi.

 

11.04.2017 – 13.04.2017

La paura cammina con i tacchi alti
Una serie di ritratti, in cui alle domande delicate e nostalgiche di un passato di volti, corpi e voci rispondono le protagoniste di un cinema che non ha avuto eredi.

 

12.04.2017 ore 20.45
Incontro moderato da Steve Della Casa con Martine Brochard, Rita Calderoni, Ida Galli, Gabriella Giorgelli, George Hilton, Stefano Iachetti, Dagmar Lassander, Silvio Laurenzi, Malisa Longo

Nel corso dell’incontro sarà presentato il libro di Stefano Iachetti La paura cammina con i tacchi alti. Il giallo all’italiana raccontato dalle protagoniste e dai protagonisti del cinema degli anni Settanta (Edizioni Il Foglio, 2017).

 

14.04.2017 – 18.04.2017
Tempo di Quaresima
La rassegna mette a confronto alcune tra le più significative pellicole italiane dedicate alla vita, passione e morte di Gesù Cristo.

 

14.04.2017 ore 20.30
Toni Bertorelli introduce “Il Vangelo secondo Matteo”di Pier Paolo Pasolini
La rassegna, curata da Bertorelli, mette insieme diverse tipologie di film che narrano la passione di Cristo. A seguire “Il Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini (1964).

 

19.04.2017
Immagini-mondo. Breve storia del cinema d’impresa
Le più rilevanti imprese industriali e lo sguardo del cinema entrano in stretta relazione fin dai primordi del Novecento, edificando nel tempo uno sconfinato numero di pellicole.

Alle 20.30
Incontro moderato da Giorgio De Vincenti con Marco Contini e Giulio Latini. Nel corso dell’incontro sarà presentato il libro di Giulio Latini Immagini-mondo. Breve storia del cinema d’impresa.

 

20.04.2017
Roberto Omegna e l’Istituto Luce
Durante il Fascismo, oltre ai film di propaganda, c’era un’immensa mole di pellicole che spaziavano dal cinema scientifico a quello educativo. Il personaggio chiave di questa produzione è Roberto Omegna, pioniere del cinema italiano.

Alle 20.30
Incontro con Patrizia Cacciani, Simone Sperduto,Virgilio Tosi.
Nel corso dell’incontro sarà presentato il libro di Simone Sperduto Roberto Omegna e l’Istituto Luce. Il cinema scientifico ed educativo dell’Italia fascista.

 

21.04.2017
Dalla Svizzera: Film Implosion! Experimental Cinema in Switzerland
A Basilea, diversi cineasti artisti figurativi si esprimono in una stessa direzione formale, proponendo un’esplorazione sistematica e minuziosa dei luoghi colti nella loro singolarità. Robert Beavers e Gregory J. Markopoulos formano una comunità a due che lavora soprattutto in Svizzera per decenni.

Alle 20.30
Incontro moderato da Samuel Gross con François Bovier e Balthazar Lovay

 

22.04.2017 – 23.04.2017
Visioni sociali: R-Esistenze[il tempo che ci rimane]
L’appuntamento di “Visioni Sociali” vuole essere un laboratorio cinematografico permanente per riflettere sulle dinamiche sociali, politiche, culturali, narrate dal cinema italiano, e non solo.

 

25.04.2017
Mario Garriba, il Woody Allen di Campo de’ Fiori
1971. In punto di morte, saggio di diploma al Centro Sperimentale, diretto da Mario Garriba e interpretato dal gemello Fabio, vince, a sorpresa, il Pardo d’oro al Festival di Locarno…


26.04.2017 – 27.04.2017
Il gioco surreale di Roland Topor
Scrittore, poeta, satirico, giornalista, attore, sceneggiatore, illustratore, pittore, cineasta, scultore, fumettista, teatrante, animatore e agitatore culturale…. più semplicemente: Roland Topor.


26.04.2017 ore 20.45
Incontro moderato da Giacomo Carioti con Oscar Cosulich, Maurizio Nichetti, Rinaldo Traini
Nell’ambito della rassegna dedicata a Roland Topor, focus sucinema, fumetto, animazione.

 

27.04.2017
L’altro teatro: Manuela Kustermann
Figura-simbolo del teatro sperimentale fiorito a Roma dopo la metà degli anni Sessanta, compagna di vita e d’arte di Giancarlo Nanni, dirige oggi il Teatro Vascello.

Alle 20.45
Incontro con Manuela Kustermann e Italo Moscati

 

28.04.2017 – 30.04.2017
In ricordo di Pasquale Squitieri
Cineasta tra i più controcorrente e anticonformisti del cinema italiano, Squitieri si è spento a Roma il 18 febbraio di quest’anno.

 

29.04.2017
Il fascino elegante di Ida Galli
Ida Galli, alias Arianna, alias Evelyn Stewart, alias Isli Oberon… Il toccante documentario di Gianna Menetti e Vittorio Viscardi offre l’occasione di incontrare e riscoprire una diva umanissima e discreta.

Alle 20.45
Incontro moderato da Andrea Schiavi con Ida Galli, Silvano Agosti, Gianna Menetti, Vittorio Viscardi
A seguire Il giardino sotto il castello di Gianna Menetti e Vittorio Viscardi (2017, 70′)

 

Dal 3 al 24 aprile, alla Casa del Cinema, “Giuseppe De Santis, un apprezzato professionista di sicuro avvenire”

La rassegna è a cura di CSC – Cineteca Nazionale in collaborazione con l’Associazione Giuseppe De Santis.
Nel centenario della nascita la Cineteca Nazionale – Centro Sperimentale di Cinematografia in collaborazione con l’Associazione Giuseppe De Santis non poteva esimersi dal festeggiare uno dei Maestri indiscutibili del cinema italiano. Si è optato d’intitolare così questa lunga e doverosa rassegna (che comprende non solo i film da lui diretti, ma anche quelli in cui ha ricoperto il ruolo di sceneggiatore) non solo perché Un apprezzato professionista di sicuro avvenire è il titolo del suo ultimo film. C’è, forse, un motivo più dolorosamente intimo. Col senno di poi, cioè rileggendo le varie vicende della sua biofilmografia, ci appare sempre più chiaramente un’ironica quanto amara riflessione sul suo essere uomo di cinema in un mondo dello spettacolo a lui sempre più alieno. È come se De Santis avesse avuto, da una parte, coscienza di sé, delle proprie capacità di professionista del cinema e, dall’altra, con lucida e disincantata ironia vedesse la propria carriera di regista tutt’altro che sicura. Del resto, basta leggere le date della sua filmografia per capire le reali difficoltà per un maestro del cinema italiano di realizzare film: ben otto anni separano il suo ultimo lungometraggio da Italiani brava gente (1964) e, come scrive giustamente Piera Patat nel volume curato da Sergio Toffetti Rosso fuoco. Il cinema di Giuseppe De Santis, «l’altro film degli anni ’60 è La garçonnière (1960), finanziato da un produttore regionale, il napoletano Roberto Amoroso. E per fare l’ultimo film degli anni ’50, La strada lunga un anno, era dovuto andare in Jugoslavia». Non è un caso quindi che il primo cartello dei titoli di testa del film Un apprezzato professionista di sicuro avvenire reciti “Un film di Giuseppe De Santis”, l’ultimo “direttore artistico Giuseppe De Santis”. La prima formula, che ha un significato particolare, in quanto indica che il regista è il responsabile principale, l'”autore” di un film, si è venuta affermando nel corso degli anni ’30 con il crescere dell’importanza della nozione di regista all’interno di una situazione di lavoro collettivo». Il 16 maggio 1997 Giuseppe De Santis se ne è andato lasciando un vuoto immenso. E come scrive l’Associazione Giuseppe De Santis (www.assodesantis.com): «Non potendo filmare egli stesso le storie che ideava con un mai sopito impulso creativo, negli anni di inattività forzata egli è comunque riuscito a trasmettere ai giovani la passione per la “settima arte”: negli anni ’80 come insegnante di recitazione al prestigioso Centro Sperimentale di Cinematografia (tra i suoi allievi di allora c’è una fetta di attori del giovane cinema italiano: Iaia Forte, Roberto Di Francesco, Francesca Neri…), nell’anno accademico 1996-97 come docente di regia alla Nuova Università del Cinema e della Televisione di Roma».
La rassegna è a cura della Cineteca Nazionale – Centro Sperimentale di Cinematografia in collaborazione con l‘Associazione Giuseppe De Santis.
 
PROGRAMMA
► LUNEDÌ 3 APRILE
15.00│GIORNI DI GLORIA
Luchino Visconti, Marcello Pagliero, Giuseppe De Santis, Marcello Pagliero, 1945, 70′
16.30│OSSESSIONE, Luchino Visconti, 1943, 140′
► LUNEDÌ 10 APRILE
16.00│IL SOLE SORGE ANCORA di Aldo Vergano, 1946, 90′
18.00CACCIA TRAGICA di Giuseppe De Santis, 1946, 90′
► LUNEDÌ 24 APRILE
16.00│DONNE PROIBITE di Giuseppe Amato, 1954, 89′
18.00│RISO AMARO di Giuseppe De Santis, 1948, 109′
 
LUNEDÌ 3
15.00│GIORNI DI GLORIA di Luchino Visconti, Marcello Pagliero, Giuseppe De Santis, Marcello Pagliero (1945, 70′)
«Il film è la rievocazione dei mesi concitati e drammatici che portarono alla liberazione d’Italia: combattimenti partigiani contro gli occupanti, rastrellamenti, rappresaglie nazifasciste, tedeschi che si arrendono, attività clandestine nelle città, lanci con paracadute di rifornimenti ai reparti partigiani; e infine la mobilitazione e gli scioperi che preannunciarono l’insurrezione e la liberazione, ad opera dei reparti partigiani del Comitato di Liberazione Nazionale, di alcune città del Nord: Genova, Torino, Milano, Venezia. Due episodi sono sviluppati con particolare evidenza: il processo a Pietro Caruso, cronaca drammatica del procedimento contro l’ex questore di Roma, uno dei compilatori degli elenchi di ostaggi da trucidare alle Fosse Ardeatine, e il ritrovamento, la ricomposizione e il riconoscimento dei corpi dei 335 esseri umani trucidati dai nazisti e rimasti sepolti per mesi sotto tonnellate di tufo nelle Ardeatine» (Marco Grossi).
16.30OSSESSIONE di Luchino Visconti (1943, 140′)
«Dal romanzo Il postino suona sempre due volte (1934) di James Cain: malmaritata a un uomo più vecchio di lei, una donna induce un giovane vagabondo di cui è diventata l’amante a uccidere il consorte in un incidente automobilistico truccato. Qualcosa di più di un film: una bandiera, un manifesto, un simbolo. Memorabile esordio di Visconti, aprì la strada al neorealismo postbellico, agganciò il cinema italiano alla cultura europea della crisi, fu la scoperta di un’Italia amara, fatta con violento pessimismo, tramite il filtro del romanzo nordamericano e del realismo francese di J. Renoir. Nonostante difetti, eccessi, compiacimenti estetizzanti, un ammirevole esempio di fusione tra realismo e decadentismo. […] Marcuzzo (nel film lo Spagnolo) fu impiccato per errore con il fratello Armando (e seppelliti vivi) nell’aprile 1945 da una banda di partigiani, comandata dal sanguinario Gino Simionato detto il Falco che, con altri 3, fu indagato e prosciolto nel ’54 per amnistia. Il romanzo di Cain fu filmato dal francese P. Chenal (1939) e dagli americani T. Garnett (1946) e B. Rafelson (1981)» (Morandini). Oltre a firmare la sceneggiatura, De Santis è stato aiuto regista del film. «Doveva chiamarsi Palude e non Ossessione. […] Palude stava a significare, secondo la moda di quei tempi, la vischiosità morale di tutti i protagonisti della storia e la loro cupa, stagnante tragedia che maturava all’ombra di loschi interessi e di una morbosa sessualità. […]. Nessuno l’ha mai scritto a proposito di Ossessione, ma chi per primo ci aveva parlato di quei luoghi e proposto di ambientarvi il racconto del film, era stato Libero Solaroli, mio insegnante di tecnica della produzione al Centro Sperimentale di Cinematografia e che io avevo fatto conoscere a Visconti per indurlo ad affidargli l’organizzazione di Palude» (De Santis).
 
LUNEDÌ 10
16.00│IL SOLE SORGE ANCORA di Aldo Vergano (1946, 90′)
«Dopo l’8 settembre 1943, un militare (Duse) abbandona le armi e torna al suo paese lombardo, occupato dai tedeschi. S’infatua della padrona del forno (Parvo) e sembra propenso a fare la bella vita, ma una giovane operaia antifascista (Padovani) e i compaesani impegnati nella Resistenza lo inducono a scegliere la lotta partigiana. Commissionato dall’Anpi, è uno dei capisaldi del neorealismo e l’unico film di chiara ispirazione marxista prodotto in Italia sulla guerra di Liberazione» (Mereghetti). «Sarà […] con stupore che il nostro pubblico verrà a trovarsi di fronte a personaggi inconsueti, nuovi per il cinema italiano, a personaggi non già idealizzati e recanti le stimmate degli eroi ad ogni costo, ma posti, questa volta, sul gradino naturale di un’esistenza quotidiana ricca di contraddizioni, uomini e donne, insomma, con i loro vizi e le loro virtù. Gli stessi attori scelti per interpretare questi ruoli sono stati costretti a spogliarsi della loro abituale quanto convenzionale maschera. Massimo Serato, nelle vesti di un giovane ufficiale tedesco, Elli Parvo in quelle di una donna sensuale e corrotta, e tutti gli altri, da Lea Padovani, a Vittorio Duse, a Checco Rissone, hanno accettato di buon grado l’interessante trasformazione che pure li costringeva a non lievi sacrifici di vanità» (Giuseppe De Santis)
 
18.00│CACCIA TRAGICA di Giuseppe De Santis (1946, 90′)
Dopo la fine della guerra un camion sul quale viaggiano Michele (Massimo Girotti) e Giovanna (Carla Del Poggio), sposati di fresco, e il ragioniere di una cooperativa agricola incaricato di portare alla sede della cooperativa quattro milioni, viene assalito da banditi che uccidono l’autista e il ragioniere, rubano il denaro e portano via, come ostaggio, Giovanna. Della banda fanno parte Alberto (Andrea Checchi), compagno di prigionia di Michele, e la sua amante Daniela (Vivi Gioi), una ex collaborazionista. Conosciuto il fatto, i contadini della cooperativa s’uniscono ai carabinieri nel dar la caccia ai malfattori. «Ci sembra si debba poter contare su Giuseppe De Santis, il quale sa raccontare con evidenza plastica e ritmica efficacia una storia abilmente congegnata in cui i cari problemi del momento oltre che trovare qui la loro più adeguata rappresentazione, costituiscono altresì il pretesto per dar modo al regista di esprimere una sua personalità» (Pasinetti). Nastro d’Argento 1948 per la miglior regia (ex aequo con Il delitto di Giovanni Episcopo di Alberto Lattuada) e per la miglior attrice non protagonista Vivi Gioi. Premio della Presidenza del Consiglio dei Ministri per il miglior film italiano alla VIII edizione della Mostra del Cinema di Venezia.
 
LUNEDÌ 24
16.00│DONNE PROIBITE di Giuseppe Amato (1954, 89′)
A causa della chiusura della casa di tolleranza dove lavorano, delle prostitute devono decidere del loro futuro e compiono scelte diverse. «Melodramma a tinte fosche […]: più abile come produttore che come regista, Amato mescola peccato e redenzione, moralismo e riflessione sociale, lacrime e speranze in un film convenzionale ma efficace» (Mereghetti).
 
18.00│RISO AMARO di Giuseppe De Santis (1948, 109′)
«Francesca, indotta dal suo amante Walter, ruba una preziosa collana a un cliente dell’albergo in cui lavora come cameriera. Per sfuggire alla polizia si unisce alle mondine che stanno partendo in treno per la stagione lavorativa. Tra le mondariso c’è anche Silvana, un’affascinante ragazza con la testa piena di sogni. Silvana scopre la vera identità di Francesca e riesce a impossessarsi della collana rubata. Walter, per riprendere la collana, cerca di sedurre Silvana, che aveva stretto una relazione con Marco, un giovane sergente in servizio nei pressi della risaia» (Marco Grossi). «Le ragioni per le quali Riso amaro resta un caposaldo emblematico del periodo più fertile del cinema italiano – che possono aiutarci a capire meglio lo stesso fenomeno del neorealismo – sono assai forti. Fin dalla sua nascita il neorealismo sollevò, soprattutto tra i critici italiani, il problema di quanto fosse un movimento unitario, in che misura e perché autori tanto eterogenei […] e di umori così vari fossero visti dalla critica di tutto il mondo come parte di una scuola piuttosto omogenea: dal sofisticato Luchino Visconti al sanguigno De Santis, dal cronachistico Roberto Rossellini al patetico e appassionato Vittorio De Sica. E molti se lo domandano ancora oggi. Proprio Riso amaro (vi giocano la favola e la tranche de vie, il romanzo e il grand guignol, il corale e l’individuale) sembra raccogliere in sé alcune delle aporie più lampanti del neorealismo. Ma se Riso amaro fosse invece un pastiche sia pure geniale, il frutto di una semplice giustapposizione di motivi diversi? Se poi il neorealismo non esistesse, come taluni hanno voluto ribadire in questi ultimi decenni? […] Il rischio di una verifica di tali ipotesi su Riso amaro è alto, ma l’omogeneità del fenomeno Riso amaro è un fatto certo. Avrebbe altrimenti avuto, questo film, la capacità deflagrante – esso sì – di una bomba, se fosse soltanto una aggregazione aritmetica degli elementi che lo compongono? Riso amaro, insomma, come la più suggestiva metafora del neorealismo storico» (Lizzani). Nomination all’Oscar a Giuseppe De Santis e Carlo Lizzani per il miglior soggetto.
 

 

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