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Cineteca Nazionale: 23 ottobre presentazione di un inedito con Peppino De Filippo; 25 ottobre tavola rotonda sul gotico italiano
22 Ottobre 2014 - 22 Ottobre 2014

Centro Sperimentale di Cinematografia – Newsletter – Template CT EVENTO

La Conferenza Internazionale REGULATION: AN INDUSTRY AT A CROSSROADS, organizzata dal MiBACT-DG Cinema, si aprirà con un filmato inedito con Peppino De Filippo, ritrovato e restaurato dalla Cineteca Nazionale.

Il filmato, realizzato nel 1951 – regia: Giaci Mondaini, fotografia: Gianni Di Venanzo, girato al Centro Sperimentale di Cinematografia – auspica già nel 1951, con leggerezza surrealista, il tema dell’Unione Europea.

La Cineteca Nazionale presenta, il 23 ottobre all’Auditorium Parco della Musica,  Partire è un po’ morire, film inedito nella versione integrale (1951), interpretato da Peppino De Filippo, regia di Giacinto Mondaini, fotografia di Gianni Di Venanzo, girato al Centro Sperimentale di Cinematografia.

Ritrovato da poco e restaurato dalla Cineteca Nazionale aprirà la mattinata della Conferenza internazionale REGULATION: AN INDUSTRY AT A CROSSROADS, organizzata dal MiBACT-DG Cinema tra le attività della Presidenza Italiana del Consiglio dell’Unione Europea.
 
E’ l’anno 2001, una presentatrice da un televisore annuncia la trasmissione di una comica di cinquanta anni prima, quando viaggiare da un paese all’altro dell’Europa “era ancora” un’impresa rischiosa e complessa. Si vedono un uomo (PEPPINO DE FILIPPO) e una donna (MARGIT SEEBER) correre da un ufficio all’altro per avere, lui, il passaporto e, lei, la licenza di matrimonio. Alla fine, dopo innumerevoli avventure burocratiche fino al posto di frontiera, i due decidono di non attraversarla e di andare a vivere insieme su un albero, augurandosi che un giorno, sul modello degli Stati Uniti d’America, vengano creati gli Stati Uniti d’Europa.
 
Il film appartiene al Fondo della famiglia Iannotta, depositato nel 2013 presso la Cineteca Nazionale, in cui si stanno scoprendo numerose rarità. Parte del film, o forse tutto, è girato all’interno e all’esterno del CSC. Il restauro in digitale 4k è stato effettuato partendo dai negativi originali scena e colonna conservati presso gli archivi della CN.
 
Giacinto Mondaini detto Giaci (1903-1979),
è stato pittore, disegnatore, umorista, sceneggiatore e scrittore. Ha collaborato con riviste come Il corriere dei piccoliIl giornalino della domenica, Candido, e soprattutto con Il Bertoldo. Da un suo racconto è stato tratto il film Darò un milione (1935) di Mario Camerini.  
 

La Cineteca Nazionale cura, nell’ambito del Festival di Roma, una tavola rotonda sul gotico italiano (MAXXI, 25 ottobre ore 11)

La tavola rotonda conclude la retrospettiva “Danze macabre. Il cinema gotico italiano” e l’omaggio a Mario Bava nel centenario della nascita. Interventi di Mario Caiano, Giorgio Ardisson, Corrado Farina e presentazione del volume di Stefano Della Casa e Marco Giusti, “Gotico italiano. Il cinema orrorifico 1956-1979” (CSC, 2014).

La Cineteca Nazionale cura una tavola rotonda a conclusione della rassegna Danze macabre. Il cinema gotico italiano e dell’omaggio, nel centenario della nascita, a Mario Bava. La tavola rotonda si terrà sabato 25 ottobre al Museo MAXXI, alle ore 11.00. Alcuni protagonisti racconteranno quella stagione irripetibile del cinema italiano, dal 1957 al 1966, costituita da castelli, streghe e vampiri, possibilmente in b/n: da Mario Caiano, grande artigiano del cinema di genere che ha firmato un gotico divenuto ormai un classico, Amanti d’oltretomba (1965) a Giorgio Ardisson, uno degli attori più popolari degli anni ’60, che ha spaziato in ogni genere cinematografico, incluso quello popolato da fantasmi e streghe (Sfida al diavolo – Katarsis, di Giuseppe Veggezzi, 1963, I lunghi capelli della morte, di Antonio Margheriti, 1964) e a Corrado Farina, regista di  riletture moderne dei vampiri (…Hanno cambiato faccia,1971) e delle streghe attraverso le linee conturbanti del personaggio a fumetti Valentina di Guido Crepax (Baba Yaga, 1973). Last but not least, i figli di due registi che hanno creato il cinema gotico e non solo: Lamberto Bava e Edoardo Margheriti. Entrambi hanno proseguito con successo le carriere paterne. A moderare la tavola rotonda: il critico Stefano Della Casa, autore insieme a Marco Giusti, del volume Gotico italiano. Il cinema orrorifico 1956-1979, pubblicatro dal Centro Sperimentale di Cinematografia in occasione della retrospettiva al Festival Internazionale del Film di Roma.

Il Centro Sperimentale di Cinematografia, in coedizione con Donzelli, pubblicherà a breve anche L’Horror italiano, di Simone Venturini.
 

Gotico italiano. Il cinema orrorifico, 1956-1979
Steve Della Casa e Marco Giusti
 
€ 10.00
 
anno di edizione: 2014
pagine: 103
collana:  Quaderni della Cineteca Nazionale. Nuova serie
distribuzione: Centro Sperimentale di Cinematografia
 
Il volume ripercorre le vicende del cinema gotico italiano durante gli anni 1956-1979. Un genere, l’horror gotico italiano, che, pur non essendo culturalmente a noi vicino, si è imposto sul mercato internazionale in tempi brevi e con autorevolezza grazie al genio di Mario Bava, Riccardo Freda, Massimo Pupillo e Camillo Mastrocinque, dando vita, tra l’altro, all’editoria di fanzine europee di cinema fantastico. L’horror italiano, che Mardone definisce “Neo-Irrealismo italiano” contrapponendolo al Neo-Realismo, nel 1961 è già qualcosa da studiare. Il libro include una dettagliata filmografia.
 
note sugli autori
 
Stefano Della Casa è tra i massimi esperti di cinema italiano, dopo aver curato la sezione “Spazio Italia” sin dalla sua fondazione, ha ricoperto la carica di direttore del Torino Film Festival dal 1999 al 2002. Dal 1994 conduce Hollywood Party, programma radiofonico di Radio3 e dal 2004 al 2006 il contenitore notturno La 25° ora – Il cinema espanso su LA7. Dal 2008 è direttore artistico del Roma Fiction Fest. Collabora con il quotidiano “La Stampa” e con numerose riviste di cinema. Da alcuni anni presiede la Film Commission Piemonte. Tra le sue pubblicazioni: Mario Monicelli (1986); Mario Mattoli (1990); Riccardo Freda (1999); Dario Argento, il brivido della critica cinematografica (2000); Officina torinese. Una passeggiata in cento anni di cinema (2000); Capitani coraggiosi. Produttori italiani 1945-1975 (2003); La buca di Maspero in Scrittori in curva (2009); Hollywood sul Tevere (2010); Il professor matusa e i suoi hippies (2011); Prima parte. Cinema italiano dal 1939 al 1980 (2012); Pop film art (2012); Splendor. Storia (inconsueta) del cinema italiano (2013). 

Marco Giusti, critico cinematografico, studioso di cinema, autore televisivo e regista. Ha realizzato diversi programmi televisivi, tra cui Blob, Blobcartoon, Fuori orario, La situazione comica, Carosello, Scirocco, Orgoglio coatto, Fenomeni, Matinée, Soirée, Cocktail d’amore, Stracult e Base Luna. Nel 1996 ha curato la mostra su Carosello per la Triennale di Milano, nel 2004 la retrospettiva Italian Kings of the B’s – Storia segreta del cinema italiano per la Mostra del Cinema di Venezia, nel 2007, la rassegna sul western all’italiana e nel 2010 la retrospettiva La situazione comica. Tra i suoi numerosi libri, si ricordano: Il grande libro di Carosello (1994), Dizionario dei film italiani stracult (1999), Totò si nasce e io, modestamente, lo nacqui (2000), Dizionario del western all’italiana (2007), 007 all’italiana (2010), Vedo… l’ammazzo e torno (2013). Collabora da più di vent’anni con «Il Manifesto» e «L’Espresso».


 

 

Si avvisa il gentile pubblico che l’evento Jodorowsky, previsto al cinema Trevi per il 28 ottobre, è stato annullato

Ci scusiamo per il cambiamento di programma ma l’anteprima del film “La danza della realtà” e l’incontro con Alejandro Jodorowsky sono stati annullati.

Si avvisa il gentile pubblico che il seguente evento è stato annullato:

Anteprima del film La danza della realtà e incontro con il regista.
 
Sarà proiettato invece, sempre di Alejandro Jodorowsky:
 
SANTA SANGRE (1989, 119′)
leggi di piu su wikipedia
 
Alejandro Jodorowsky ha firmato soltanto sette lungometraggi in quarantacinque anni, ma la sua fama è immensa nella cerchia degli amanti delle originalità cinematografiche. Negli anni Settanta fu un divo dell’underground, una vera superstar dei milieu artistici della controcultura internazionale. Non avendo potuto mettere in scena dei film all’altezza delle sue ambizioni deliranti (fallì nel girare Dune prima di David Lynch, come ricorda un documentario proiettato alla Quinzaine des réalisateurs di Cannes nel 2013), si è dedicato molto alla letteratura, al fumetto o all’insegnamento del tarocco, prima di ritornare alla regia con La danza della realtà.
 
 

 

Prosegue fino al 26 ottobre, al cinema Trevi, la retrospettiva su Lucio Fulci, parte del programma del Festival di Roma

La Cineteca Nazionale rende omaggio a Lucio Fulci, allievo del Centro Sperimentale di Cinematografia nel dopoguerra, una delle personalità più complesse del mondo dello spettacolo italiano.
Ispirandosi alle gesta dell’artista Mimmo Rotella, creò il personaggio di Nando Mericoni (o Moriconi) di Un giorno in pretura e Un americano a Roma, scrisse con Piero Vivarelli 24.000 baci e Il tuo bacio è come un rock, diresse Totò e Celentano, valorizzò il duo Franchi-Ingrassia, attraversò i generi, venne definito dalla critica francesepoète du macabre, ma visse sempre come un dimenticatofuori tempo (spesso giocando in anticipo) e fuori luogo (la sua prodigiosa tecnica cinematografica, degna del miglior cinema hollywoodiano, fu molte volte mortificata dall’assoluta modestia dei mezzi a disposizione): «Io, essendo un terrorista dei generi, nel momento in cui il genere andava bene, lo abbandonavo. Tu guarda l’horror: potevo continuare per anni a fare l’horror, come avevo fatto con i Franchi e Ingrassia. Invece improvvisamente ho svoltato. Ho visto La mosca di Cronenberg, che mi ha colpito, e ho deciso di mettere dell’umano nell’horror. […] Mi ritengo gratificato nel momento in cui posso infrangere le regole del mio genere. Sono felice di fare un film che va fuori dal genere e non ha successo…».
Le recensioni e le dichiarazioni sono tratte dallo straordinario libro sul regista di Paolo Albiero e Giacomo Cacciatore Il terrorista dei generi. Tutto il cinema di Lucio Fulci(Un mondo a parte, 2004).
 
giovedì 16
ore 17.00 Urlatori alla sbarra di Lucio Fulci (1960, 83′)
«Interpretato da Celentano – assieme alla giovanissima Mina Mazzini – con i Brutos, Umberto Bindi e Joe Sentieri, Urlatori alla sbarra […] prende il volo dalla metaforica Repubblica di Festivalia e alza il tiro verso un bersaglio ben preciso: il mondo della televisione. Obiettivo della critica del film è il patto perverso tra il mezzo di comunicazione più diffuso e il potere politico ed economico che, tramite i censori di governo, ne determina scelte e direttive, in un processo di massificazione delle menti che pare inarrestabile» (Albiero/Cacciatore).
 
ore 19.00 Colpo gobbo all’italiana di Lucio Fulci (1962, 100′)
«Colpo gobbo è una commedia ispirata ai canoni del rififi-movie. Pur rientrando nel genere, ne stravolge l’assunto di partenza: obiettivo della banda criminale protagonista della storia, infatti, non è conquistare un tesoro ben protetto, ma restituirlo al legittimo proprietario (una banca) senza che nessuno se ne accorga»(Albiero/Cacciatore). Con Mario Carotenuto, Gino Bramieri, Andrea Checchi e Giacomo Furia.
 
ore 20.45 Incontro moderato da Franco Grattarola con Paolo AlbieroGiovanni FagoFabio FrizziAntonella FulciSergio SalvatiRoberto Sbarigia
 
a seguire Uno strano tipo di Lucio Fulci (1963, 90′)
«Il clima che si respira, rispetto ai primi musicarelli, è quello meno chiassoso ma più stralunato delle commedie di Tashlin con Jerry Lewis […]. La vicenda stavolta è incentrata sugli effetti della celebrità sul piano individuale: il rischio della perdita d’identità, l’emulazione degli ammiratori spinta al limite del sopportabile, l’invasione della sfera privata del personaggio pubblico da parte della stampa e degli speculatori, il sottobosco di traffichini che tentano di guadagnare sull’immagine del cantante di successo. […] Celentano è il “tipo”, nel senso teatrale del termine: poco più che un carattere, una figura di impatto scenico ma priva delle sfaccettature tragicomiche dei grandi protagonisti. La “stranezza” è però il suo punto di forza […]. Non è un caso che le altre due grandi maschere presenti nel film, Erminio Macario e Nino Taranto, siano confinati in ruoli di contorno e facciano da spalla a questo strano tipo dalla verve incontenibile» (Albiero/Cacciatore).
Ingresso gratuito
 
venerdì 17
ore 17.00 I maniaci di Lucio Fulci (1964, 90′)
«È una gustosa carrellata su ossessioni, tic, fissazioni e vizi dell’Italietta di quegli anni. In realtà, è solo un pretesto per mettere in scena numerose macchiette, comunque ben tratteggiate e girate con gusto» (Albiero/Cacciatore). Con Walter Chiari, Enrico Maria Salerno, Barbara Steele, Raimondo Vianello, Sandra Mondaini, Franco Fabrizi, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, Valerio Caprioli.
 
ore 19.00 Come inguaiammo l’esercito di Lucio Fulci (1965, 98′)
«Come inguaiammo l’esercito – soltanto in apparenza un ritorno al musicarello – è in realtà una commedia piacevole, dai toni garbati. Le tre intonate da Remo Germani, insipido divetto del momento, sono infatti marginali rispetto alla trama […]. Benché per la prima volta in un film di Fulci quella di Franchi e Ingrassia sia solo una partecipazione straordinaria, il duo è comunque il perno della storia […]. L’ambientazione del film, una caserma popolata da allegri e maldestri marmittoni, è probabilmente la prima di una lunga serie che negli anni seguenti contraddistinguerà tante pellicole, fra distretti militari, soldati e grandi manovre» (Albiero/Cacciatore).
Copia proveniente dalla Farfalla sul mirino
 
ore 21.00 I due parà di Lucio Fulci (1965, 91′)
«Un film diverso dalla commedia di costume spensierata a cui il terzetto Franco, Ciccio & Fulci ci aveva abituati. Dietro al solito copione che prevede i comici nelle vesti di tonti alle prese con equivoci e qui pro quo, il regista […] tesse sottovoce, con il linguaggio di una satira semplice ma graffiante, un apologo su politica e ideologia, o meglio su quando la politica è senza ideologia (gli americani e il dittatore) e l’ideologia è senza politica (i rivoltosi)» (Albiero/Cacciatore). «Non erano eccezionali come Totò. Però avevano qualcosa che Totò non aveva: il gusto del gag visivo» (Fulci).
 
sabato 18
ore 17.00 Come rubammo la bomba atomica di Lucio Fulci (1967, 97′)
«È una parodia dei cosiddetti film spionistici: […] in questo caso Franco e Ciccio hanno a che fare per tutta la durata della pellicola con i più gettonati e celebri agenti segreti. Immancabile la parodia di James Bond, storpiato in James Bomb […]. L’agente Derek Flint diventa Flick (il ruolo che fu di James Coburn e che vede qui una scatenata interpretazione del compianto Franco Bonvicini, più noto per la sua attività di fumettista con lo pseudonimo di Bonvi). Non manca nemmeno la parodia di Modesty Blase [Blaise, n.d.r.], per l’occasione ribattezzata Modesty Bluff» (Albiero/Cacciatore). «Sono convinto però che, tra i miei film, quelli che prima o poi gli storici riscopriranno sono i Franchi e Ingrassia» (Fulci).
 
ore 19.00 Il lungo, il corto, il gatto di Lucio Fulci (1967, 90′)
«Se un ispiratore deve essere trovato per la pellicola fulciana, esso è senza dubbio il cult disneyano FBI operazione gatto (That Darn Cast!, 1965). […] Il film di Stevenson, proprio come la pellicola nostrana, aveva come protagonista un gatto siamese, coinvolto in una serie di vicende umoristiche a sfondo poliziesco» (Albiero/Cacciatore). «I film di Franchi e Ingrassia sono eterni, perché sono delle atellane. L’atellana è eterna, Plauto è eterno» (Fulci).
 
ore 21.00 Una sull’altra di Lucio Fulci (1969, 99′)
SI AVVISA IL GENTILE PUBBLICO CHE PER PROBLEMI TECNICI IL FILM E’ STATO SOSTITUITO CON ” I DUE PERICOLI PUBBLICI”
 
domenica 19
ore 17.00 Zanna bianca di Lucio Fulci (1973, 104′)
«Io sostengo che Zanna Bianca non è affatto disneyano. È un film di un’estrema crudeltà, perché è la cattiveria degli uomini verso gli animali. In Germania fu proibito perché dissero che era troppo violento. Se tu leggi il libro, non c’entra nulla col mio film. Parte nel Klondike e dopo venti pagine finisce a San Francisco […]. Io lo ambientai tutto nel Klondike… […] Il primo giorno di programmazione fece 18 milioni! Esplose la “Zannabiancomania”…» (Fulci). Con Franco Nero, Virna Lisi, Fernando Rey, John Steiner e Carole André.
 
ore 19.00 Il ritorno di Zanna Bianca di Lucio Fulci (1974, 98′)
«Jack London è una miniera di idee […]. Non si tratta, è vero, di una trasposizione cinematografica dei suoi racconti, tuttavia il film è stato concepito in un clima del tutto aderente allo spirito londoniano e non mancano chiari riferimenti ad altre opere dello scrittore: un personaggio-chiave del nostro soggetto, ad esempio, è il protagonista del racconto I fiammiferi. Il ritorno di Zanna Bianca, un film “per tutti” e non solo “per ragazzi” come il precedente, tende a mettere ulteriormente a fuoco il rapporto uomo-animale, dopo che nel primo film aveva trattato il fenomeno del lupo che diventa amico dell’uomo. […] Il secondo film fu più difficile, molto più divertente e la realizzammo in tranquillità […] e secondo me venne un film straordinario» (Fulci). Con Franco Nero, Virna Lisi e John Steiner.
 
ore 21.00 Non si sevizia un paperino di Lucio Fulci (1972, 105′)
«La vicenda […] è ambientata in un piccolo paese della Puglia, nel cuore del Sud, dove, accanto agli arditi viadotti dell’autostrada sopravvivono antiche credenze e insradicabili pregiudizi. Qui si verificano una serie di omicidi di cui restano vittime bambini. Le indagini, spinte anche dalla pressione popolare, si rivolgono verso una “maga”» (Vice, «Il Messaggero»). «Il mio film preferito rimane Non si sevizia un paperino. Mi è sempre piaciuto andare avanti, provare nuove tecniche, e questo è avvenuto anche nel caso Paperino» (Fulci).
 
martedì 21
ore 17.00 Il Cav. Costante Nicosia demoniaco, ovvero: Dracula in Brianza di Lucio Fulci (1975, 101′)
«Fatta fortuna con un dentifricio, il sicuro Nicosia si dà un gran daffare. La moglie, l’amante, i viaggi, la contestazione sindacale, il lancio del prodotto, l’inserimento nell’alta società. Lo tradisce un viaggio in Transilvania. Ospite del discendente viene vampirizzato […]. La vicenda, che ricalca il filone aperto di Mel Brooks, in sé non è granché. Assai più valgono le trovatine non volgari delle quali il film è disseminato, situazioni comiche che riescono, quasi sempre, a fermarsi prima di piombare nel farsesco. […] Nell’impersonare Nicosia, Buzzanca rifà se stesso e riesce a dare ampiezza e rotondità al personaggio, ricco di tic, tra i quali la superstizione» (C.R., «Il Giorno»). «È un film che amo parecchio» (Fulci).
 
ore 19.00 I quattro dell’Apocalisse di Lucio Fulci (1975, 103′)
«Scampati ad un massacro compiuto da un gruppo di precursori del “giustiziere della notte” ai danni della malavita di Salt Flat, quattro lazzaroni, più disgraziati che colpevoli, si aggirano per il west in cerca di un approdo sicuro. Trovano invece un infido messicano che sfoga su di loro il suo gusto per la violenza e poi li abbandona nel deserto. […] Ennio De Concini, lo sceneggiatore, e Lucio Fulci, il regista, evidentemente sensibili alle esigenze commerciali e alle mode correnti hanno infatti realizzato un’opera traboccante di violenza appena appena addolcita da alcuni risvolti patetici, e nel contempo abbastanza slegata» (Leo, «Il Messaggero»). «Amo lo spaghetti western. Io ho fatto quattro western, ma il migliore è I quattro dell’Apocalisse […]. Un classico» (Fulci). Con Fabio Testi, Michael J. Pollard e Tomas Milian.
 
ore 21.00 La pretora di Lucio Fulci (1976, 99′)
«Edwige Fenech come Gloria Graham? Potrebbe essere un augurio, anche se sfortunatamente Lucio Fulci […] non ha l’occhio destro coperto da una banda nera come il compianto Fritz Lang. Un vero peccato, perché La pretora poteva anche diventare qualcosa di più che una commediola divertente, con un’idea di partenza tutt’altro che pellegrina. A Bellignano esercita il suo mandato una pretora inflessibile, terrore di industriali inquinanti e inguaribili imbroglioni. Ma proprio uno di questi imputati scopre che il magistrato ha una sorella gemella, identica nel fisico ma di morale opposta» (Paolo Mereghetti). «Comunque, il film è bello» (Fulci).
 
mercoledì 22
ore 17.00 Zombi 2 di Lucio Fulci (1979, 92′)
«Zombi 2 è naturalmente nato sulla scia del film di Romero, che solo in Italia si chiamava Zombi. In Italia si producono film con questo sistema, il regista non può farci nulla. Il mio Zombi è completamente diverso da quello di Romero, che considero un regista bravo ma sopravvalutato. Romero ha fatto un film sociale, la rivolta dei morti viventi rappresenta il grido di disperazione degli emarginati e degli oppressi, dei reietti della società. Io ho fatto un film più avventuroso e, soprattutto, ho ricondotto la figura del morto vivente alla Jamaica e ai riti voodoo cui naturalmente appartiene. Non credo di averlo copiato, se i critici visionassero entrambi i film si renderebbero conto da soli dell’assurdità di tali affermazioni» (Fulci).
 
ore 19.00 Luca il contrabbandiere di Lucio Fulci (1981, 97′)
«Vecchia e nuova mala si fronteggiano all’ultimo sparo e tranello mortale in una Napoli dove l’arte di arrangiarsi è la regola di sopravvivenza. Ma giunge “il Marsigliese”, un losco figuro che vuol prendere in mano le redini del contrabbando e iniziare su larga scala un traffico di droga. Egli, dapprima, cerca di convincere Luca, il contrabbandiere, a unirsi a lui. Luca è un giovane ribaldo, ma nel fondo onesto. […] Diretto con mano veloce e mestiere smaliziato da Lucio Fulci, il film annovera purtroppo truculenti effettacci. Ma le sequenze degli inseguimenti dei motoscafi sono efficaci e il disegno di una certa Napoli è colorito» (Grassi). «È un film che mi piace, un buon film nero» (Fulci). Con Fabio Testi e Marcel Bozzuffi.
 
ore 20.45 Incontro con Marcello Garofalo e Antonietta De Lillo
 
a seguire La notte americana del dottor Lucio Fulci di Antonietta De Lillo (1994, 30′)
Lucio Fulci ci regala una lunga riflessione che affascina per sincerità, ironia e lucidità, sul suo fare cinema e sulla sua eccentrica carriera. Intervista a cura di Marcello Garofalo e Antonietta De Lillo, che lo distribuisce con la società da lei fondata marechiarofilm.
Ingresso gratuito
 
a seguire Sette note in nero di Lucio Fulci (1977, 95′)
«Lucio Fulci […] con questo thriller parapsicologico ha costruito un vero “puzzle”. Gli ingredienti sono tanti, ma pochi attori smontano e rimontano in un “gioco” ad incastro dove ogni pedina ha una sua funzione giustificata, alla fine, dall’inaspettata (e pure parzialmente composta) soluzione. L’azione è ambientata nella morbida campagna tra Siena e Firenze ove, tra ville, casali abbandonati, squarci di città, ombrosi musei, la protagonista verifica le sue facoltà paranormali […]. È un abilissimo fotoromanzo a puntate su carta patinata: dopo un inizio volutamente lento e noioso, si arriva con ingordigia alla fine, ma se si perde qualche pagina la suspense viene meno» (Grazzini). «È il mio primo reale viaggio all’interno del fantastico» (Fulci). Con Jennifer O’Neill, Gabriele Ferzetti, Marc Porel e Gianni Garko.
Ingresso gratuito
 
giovedì 23
ore 17.00 Black Cat di Lucio Fulci (1981, 92′)
«Il gatto nero, “racconto stravagante e tuttavia semplicissimo”, è uno degli scritti più scarni e tipici di Edgar Allan Poe (1809-1849) ed è stato portato sullo schermo più volte, fedelmente o meno […]. La versione di Lucio Fulci, trasferita nell’Inghilterra odierna, fa del gatto una specie di killer al servizio di un parapsicologo incattivito per l’abbandono della moglie e smanioso di vendicarsi sul mondo intero. Sbiadisce nel copione di Biagio Proietti l’essenza del racconto di Poe, cioè il rapporto esclusivo, ossessivo e fantastici dell’uomo con l’animale» (Kezich). «È un film debole, uno dei miei film deboli, pur avendo ottimi attori» (Fulci). Con Patrick Magee, Mimsy Farmer e David Warbeck.
 
ore 19.00 …E tu vivrai nel terrore! L’aldilà di Lucio Fulci (1981, 88′)
«Ambientato in una Louisiana di comodo, il film racconta le disgrazie di una ragazza che eredita un albergo sul quale pesa una maledizione. Tutto è detto nel prologo, che mostra il linciaggio di un pittore colpito con catene di ferro, inchiodato alla parete e dilaniato da calce viva. Il pittore grida che quella casa è costruita sopra una delle sette porte del male, e che soltanto la sua presenza può salvare gli ospiti» (Fegatelli). «Molti considerano il mio capolavoro, ma non lo è […]. Il messaggio che cercavo di comunicare è che la nostra vita è un terribile incubo, e che l’unica via di fuga è nascondersi in questo mondo fuori dal tempo» (Fulci). Con Catherine (Catriona) MacColl, David Warbeck e Veronica Lazar.
 
ore 21.00 Quella villa accanto al cimitero di Lucio Fulci (1981, 87′)
«Questo film fu influenzato da Giro di vite di Henry James e dalla sua versione cinematografica diretta da Jack Clayton. Ecco perché alla fine del film si legge la citazione da James: “I bambini sono dei mostri o i mostri sono bambini?”, come a dire che tutto quello che è raccontato potrebbe essere accaduto nell’immaginazione del piccolo protagonista: persino la morte dei suoi genitori. Lo spettatore potrebbe anche interpretare il film come una specie di storia ciclica, in quanto gli eventi sono la ripetizione di fatti accaduti nel passato. […] E la mia storia è ispirata al lavoro di Henry James, non a Shining, come mi hanno spesso accusato. In Shining, c’è complicità tra il bambino e il cuoco dell’Overlook, un adulto. In Questa villa, gli adulti sono assolutamente irrilevanti» (Fulci). Con Catherine (Catriona) MacColl, Paolo Malco, Ania Pieroni e Dagmar Lassander.
 
venerdì 24
ore 17.00 Lo squartatore di New York di Lucio Fulci (1982, 91′)
«La polizia indaga sugli efferati crimini di un maniaco sessuale che uccida e mutila giovani donne piacenti, e sfida i tutori dell’ordine comunicando in anticipo, per telefono, il nome della vittima prescelta. […] Il film risulta alla fine poco più di un’esercitazione da mattatoio» (Fegatelli). «Ne Lo squartatore di New York la città rappresenta la paura collettiva e nello stesso tempo l’incubo di tanti individui soli» (Fulci). Con Jack Hedley, Renato Rossini e Andrea Occhipinti.
 
ore 19.00 Manhattan Baby di Lucio Fulci (1982, 89′)
«Un antico medaglione egizio dall’evidente potere malefico è posto, da una specie di strega, nelle mani di una ragazzina americana che ha seguito in Egitto il padre archeologo, recatosi laggiù alla ricerca di non ancora dissepolte tombe faraoniche. Da quando la fanciulla è depositaria di quell'”oggetto misterioso” cominciano i guai» (Valdata). «Un film molto modesto» (Fulci). Con Christopher Connelly, Martha Taylor e Cosimo Cinieri.
 
ore 21.00 Murderock uccide a passo di danza di Lucio Fulci (1984, 95′)
«È un buon film televisivo americano e per me era la fine di un’era. A quel tempo sentivo il bisogno di rinnovarmi, perché ritenevo che quel tipo di orrore così violento e feroce avesse fatto il suo tempo. […] Con Murderock stavo cercando di allontanarmi dal genere di film che avevo fatto e quello che mi venne fuori fu una detective story, un decente film in stile televisivo americano e niente più» (Fulci). Con Claudio Cassinelli, Olga Karlatos, Ray Lovelock e Cosimo Cinieri.
 
sabato 25
ore 17.00 Conquest di Lucio Fulci (1983, 88′)
«Cercai di dare una chiave che non era la solita chiave de La guerra del fuoco, ma una chiave di amicizia. […] Il protagonista […] si univa a questo giovane, Occhipinti, e diventavano amici in un mondo selvaggio, cattivo, dominato da una donna cattiva, orrenda, di cui la faccia non si vedeva perché era una mummia. […] È un film curioso e oltranzista. Mentre tutti in Italia facevano le copie di quelli che si davano martellate in testa, alla Flinstones, io tentai di fare un film sull’amicizia. e andò bene, all’estero è andato benissimo… Qua in Italia non gliene fregava niente a nessuno, già era finito il genere. È un genere che nacque e morì» (Fulci). Con Gioia Maria Scola e Sabrina Siani.
 
ore 19.00 I guerrieri dell’anno 2072 di Lucio Fulci (1983, 89′)
«Ho fatto un film di fantascienza a Roma nel quale c’era un tema che a me interessa: la televisione tra poco entrerà dappertutto con noi. Cioè, questi uomini si uccidono, non c’è più pubblico negli stadi, la gente vede queste uccisioni e ne gode attraverso la televisione. Questi gladiatori evadono da dove sono chiusi e l’occhio televisivo, infilato nell’occhio di uno di loro, riesce a fotografare anche questo. Le cose sono avvenute: è un film profetico» (Fulci). Con Jared Martin, Fred Williamson, Renato Rossini, Eleonora Brigliadori, Cosimo Cinieri e Claudio Cassinelli.
 
ore 21.00 Il miele del diavolo (1986, 81′)
«Il miele del diavolo è un film di miserabilità masochistica, un film fatto disperatamente, perché ero appena uscito dall’ospedale… È stato definito quasi come un film porno, mentre in realtà è quello che può essere l’amore nell’alienazione degli anni ottanta. Avevo poi Bianca Marsillach nella parte della protagonista squilibrata, molto brava, anche perché era psichicamente turbata di suo, il che ha dato l’impronta giusta al film. […] È un film su cui aleggia, non a caso, una pesante atmosfera di disfacimento e di morte. È la storia di una coppia di disperati, di due anime perse… come in una storia bertolucciana. Quella pistola che io ho messo lascia aperto il finale. Ancora una volta è il dubbio il protagonista di un mio film» (Fulci).
 
domenica 26
ore 17.00 Aenigma di Lucio Fulci (1987, 87′)
«Aenigma è uno dei film migliori che ho fatto negli ultimi anni. È la storia di una donna in un college, una specie di Carrie: lo sguardo di Satana in cui vi sono due personaggi e una donna brutta che si vendica entrando col suo karma in una donna bella. Purtroppo, a suo tempo, in Italia venne distribuito male, mentre è stato venduto benissimo all’estero, compresa l’America» (Fulci). Con Lara Naszinski e Jared Martin.
 
ore 19.00 Un gatto nel cervello di Lucio Fulci (1990, 91′)
«Se un regista dell’orrore ha degli incubi, questi incubi lo tormentano e li devi mostrare. Un gatto nel cervello è l’incubo di un regista dell’orrore, di cui una persona approfitta per compiere delitti e per poter incolpare lui. […] Lo girammo in due settimane, poi ci mettemmo dentro gli effetti speciali e non c’eravamo accorti di aver fatto un piccolo divertissement macabro. È iniziato come un gioco, poi mi sono reso conto che c’erano alcune idee importanti… Non guardate la fattura del film… Diversi temi m’interessano moltissimo, come la posizione morale del film nei riguardi di certe cose, come l’idea che il cinema possa influenzare la violenza» (Fulci). Con Lucio Fulci, David L. Thompson e Malisa Longo.
 
ore 21.00 Urla dal profondo di Lucio Fulci (1991, 87′)
«I miei film più importanti sono quelli sul dubbio. Voci dal profondo è uno di questi, sebbene penalizzato da un cast misero, dato che non avevamo soldi… il grande problema della mia vita! Non fece una lira fuori dall’Italia, ma racconta di una ragazza che indaga sulla morte del padre, perché lui continua ad apparirle in sogno. […] Penso che i morti vivano solo nel nostro amore e grazie ai nostri ricordi» (Fulci). Con Duilio Del Prete, Karina Huff e Lorenzo Flaherty.

 

 

Date di programmazione