Cineteca Classic: Louis Malle
31 Marzo 2015 - 31 Marzo 2015
«Grande borghese nemico della borghesia, in venti film narrativi e otto documentari importanti, da Les amants (1958) a Il danno (1992), con calma eleganza Malle ha violato i tabù inviolabili: l’alta condizione sociale e la mistica della maternità sconfitte dalla passione carnale improvvisa, l’incesto tra madre e figlio raccontato come un gioco occasionale e lieve, la naturalezza d’una prostituta dodicenne in un bordello americano, la scelta fascista durante l’occupazione in Francia da parte d’un contadino diciassettenne descritta come un percorso comprensibile, le pulsioni rivoluzionarie borghesi del Sessantotto irrise, l’Edipo capovolto. Nato nel Nord della Francia, terzo dei sette figli d’una famiglia di ricchi industriali d’origine alsaziana, educato in un collegio di Gesuiti e nel collegio dei Carmelitani vicino a Fontainebleau evocato in Arrivederci ragazzi, obbligato nell’adolescenza a vivere isolato e protetto a causa d’una insufficienza cardiaca (Soffio al cuore), Malle è precoce: “Ho letto Gide a tredici anni”. A diciassette anni si iscrive all’Idhec, la scuola parigina di cinema (il suo film-diploma di cinque minuti mostra, come La mia cena con André, due persone in attesa di qualcuno che non arriva) e comincia presto a lavorare come assistente di Jacques Cousteau per Il mondo del silenzio. A venticinque anni dirige il suo primo film, Ascensore per il patibolo: è già sposato con Anne-Marie Deschodt, da cui divorzia per poi risposarla e infine separarsene; nel 1980 ha sposato Candice Bergen. […] “Non so cosa sia il cinema politico. Credo che i film d’autentica importanza politica non siano quelli militanti, il cui unico scopo è confermare una posizione già acquisita, una retorica già esistente, ma quelli che scuotono, che turbano, che obbligano alla riflessione”, afferma Louis Malle. Il regista lo diceva nel 1976. Diceva anche: “Io non credo alla democrazia, non ci ho mai creduto. è una parola che corrisponde a una realtà in cui la classe dominante può permettersi il lusso di dare l’impressione che sia il popolo a governare. Ma non è il popolo che governa, si sa benissimo…”» (Tornabuoni).
ore 17.00 Cognome e nome: Lacombe Lucien di Louis Malle (1974, 137′)
«Nel 1944 Lucien Lacombe (Blaise), un contadino francese di diciassette anni, viene rifiutato dalla Resistenza e si unisce alla Gestapo: innamoratosi di una ragazza ebrea, France (Clément), ucciderà un ufficiale tedesco e fuggirà con lei verso i Pirenei […]. Un film che indaga il confine fra il traditore e l’eroe, che suscitò molte polemiche per l’ambiguità della sua tesi (l’impegno politico non è sempre motivato da coerenti scelte ideologiche, a volte può essere dettato dal caso). Pensato (con Patrick Modiano) e girato in un periodo di grandi tensioni emotive […], il film offre un’immagine non riconciliata e programmaticamente “sgradevole” di quegli anni, quando povertà e voglia di riconoscimento sociale giustificarono scelte di campo in contrasto con le scelte di classe» (Mereghetti).