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Cineteca Classic: Dalla Polonia con amore
21 Dicembre 2013 - 22 Dicembre 2013
 
Dopo l’omaggio ad Andrzej Zulawski del mese scorso, il viaggio esplorativo nel cinema polacco continua sia con uno dei maggiori successi commerciali zulawskiani, grazie alla bellezza di Sophie Marceau, L’amour braque – Amore balordo (1985), sia con alcuni film di Andrzej Wajda, incluso il capolavoro Cenere e diamanti (1958), per poi proseguire, nei prossimi mesi, con Roman Polanski, Jerzy Skolimowski, Walerian Borowczyk, che sono emigrati all’Ovest regalando a quei Paesi (Francia e Stati Uniti, in primis) un inaspettato vento di novità.
 
sabato 21
ore 17.00 L’amour braque – Amore balordo di Andrzej Zulawski (1985, 104′)
«Libero adattamento di L’idiota (1869) di Dostoevskij in chiave gangsteristica nella Parigi anni ’80, scritto dal regista con Etienne Roda-Gill. Myskin è Léon (F. Huster), nobile ungherese profugo, dimesso da una clinica psichiatrica; Rogozin si chiama Mickey (T. Karyo), pieno di soldi, frutto di una rapina in banca; Nastasja è Marie, amante di Mickey, al servizio dei quattro fratelli Venin, trafficanti in droga e altri generi. […]. 4° film francese del polacco A. Zulawski, il più matto dei suoi compatrioti registi emigrati all’Ovest (Borowczyk, Polanski, Skolimowski). È all’insegna della dismisura e del parossismo: ritmo frenetico, cinepresa motorizzata, colori e suoni in un carosello caotico a indicare l’assurda follia dell’epoca» (Morandini).
 
ore 19.00 Cenere e diamanti di Andrzej Wajda (1958, 101′)
«Finita la seconda guerra mondiale, il primo giorno di pace, il giovane partigiano bianco Maciek Chelmicki (Cybulski) riceve l’ordine di uccidere il segretario (Pawlikowski) della cellula del Partito comunista polacco […]. Wajda, al suo terzo film, continua a “scavare nella formazione di un nuovo che nasce malato” (Volpi) e rovesciando le prospettive tradizionali del cinema zdanoviano racconta la storia di un perdente, di un non-integrato. […] Accolto con una specie di venerazione dal pubblico polacco (ma non dalla critica ufficiale), il film fu presentato in una selezione collaterale di Venezia e immediatamente considerato il più bel film mai realizzato in Polonia» (Mereghetti).
 
ore 21.00 Danton di Andrzej Wajda (1983, 136′)
«Gli ultimi giorni di Georges-Jacques Danton tra la fine di marzo e il 5 aprile 1794 quando fu processato e ghigliottinato con i suoi amici per opera di Robespierre. Tratto dall’opera teatrale (1929) della polacca Stanislawa Przybyszewska, è un film verboso, storicamente discutibile, ma coinvolgente, figurativamente stupendo, ricco di pagine forti, interpretato da un potente Depardieu e da uno straordinario Pszoniak nella parte di Robespierre. Non c’è dubbio che, dirigendolo (dopo averlo messo in scena nel 1975), Wajda pensasse alla Polonia di quel periodo, in stato d’assedio, e che le sue simpatie vadano al demagogo e spregiudicato Danton (con la voce di G. Giannini), incline al compromesso più che al dogmatismo intollerante di Robespierre» (Morandini).
 
domenica 22
ore 17.00 Pirati di Roman Polanski (1986, 111′)
In seguito a un naufragio, il famigerato pirata Capitan Red (Walter Matthau) col suo mozzo Rana (Chris Campion) sono alla deriva in mezzo al mare, su di una zattera, senza cibo e sull’orlo della disperazione. Ma a risolvere i loro guai arriva un galeone spagnolo, il “Nettuno”, sul quale i due riescono a salire ma vengono presto scoperti ed arrestati. Capitan Red non si arrende. È venuto a sapere che sulla nave c’è un meraviglioso trono azteco tutto d’oro e se ne vuole impadronire. «Polanski pensava al film fin dal 1974, con Nicholson nella parte di Red e se stesso in quella di Rana. Costosissima la realizzazione (che ha comportato la costruzione di un galeone vero), finanziata dal tunisino Tarak Ben Ammar» (Mereghetti).
 
ore 19.00 Il coltello nell’acqua di Roman Polanski (1962, 93′)
Un giornalista e sua moglie – in viaggio per passare il weekend in barca – raccolgono un giovane autostoppista. Tra i due uomini s’instaura un teso rapporto di rivalità di cui la donna è, insieme, strumento e testimone. Film di debutto di R. Polanski (e il solo che diresse in Polonia), è un racconto di ammirevole finezza psicologica, ma anche un apologo sull’opportunismo e il regime delle mezze verità nella Polonia socialista. «Il mio film di diploma era stato barocco e teatrale. Desideravo dunque che il mio primo lungometraggio fosse cerebrale, montato come una macchina di precisione quasi formalista. Il punto di partenza fu quello di un thriller classico: una coppia riceve a bordo del proprio yacht un ragazzo che poi scompare in circostanze misteriose» (Polanski).
Versione originale con sottotitoli inglesi
 
ore 21.00 Cul de Sac di Roman Polanski (1966, 112′)
«Due gangster scalcinati – uno sbruffone (Stander) e l’altro melanconico (McGowran) – si rifugiano in un castello che la marea isola da terra, dove vive una coppia male assortita: lui (Pleasence) è impotente, nevrotico e ridicolo, lei (Dorleac) giovane e un po’ matta. Le tensioni esplodono e la commedia diventa gioco al massacro. […] Uno dei film più riusciti di Polanski, che fonde perfettamente la sua vena crudele con quella grottesca e surreale (debitrice, in questo caso, del teatro di Beckett). Stander, Pleasence e la sfortunata Dorleac non hanno mai recitato tanto bene – anche se sul set non si potevano soffrire. Orso d’oro al Festival di Berlino» (Mereghetti). «È il mio film preferito, il film più cinematografico che abbia mai fatto. Voglio dire che è una storia che può essere raccontata solo con un film. Non potrebbe essere un romanzo, né una trasmissione televisiva, né una pièce di teatro, un quadro; è veramente cinema. Per essere onesto, se mi avessero chiesto qual era il soggetto del film non avrei saputo rispondere. Non c’era un soggetto, ma solo l’espressione del nostro stato d’animo di quel momento. Gérard Brach e io eravamo appena stati lasciati da una donna e il personaggio di Teresa nacque da un leggero bisogno di rivincita» (Polanski).
Versione originale con sottotitoli italiani

 

 

Date di programmazione