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Cinema Trevi: Roberto Pariante, un aiuto regista prezioso per il cinema italiano
26 Febbraio 2010 - 26 Febbraio 2010
Roberto Pariante ha percorso come aiuto regista tutta la strada del cinema italiano degli ultimi cinquant’anni. Dai film dell’impegno civile (Le mani sulla città, Il prefetto di ferro), passando attraverso i film di genere (thriller, horror, western, comici, ecc.) ai film storici (Nell’anno del Signore, C’era una volta) fino al cinema dei nuovi autori (Angelo Longoni, Gianfrancesco Lazotti, Donatella Maiorca).
A detta di tutti “una persona per bene”, un gran lavoratore, serio, scrupoloso. Aiuto regista vecchia maniera, con la sua professionalità riusciva a concentrare nel suo ruolo il mestiere di molti altri. Dotato di un grande fiuto, nella preproduzione, per la ricerca degli attori, dei generici, delle location, dei materiali di scena. Preciso ed oculato sul set, spesso accreditato come seconda unità, apprezzato da un lato dai produttori, dall’altro dalle maestranze. Un amico per gli attori (famosi i duetti con Manfredi). Alcuni registi lavoravano bene solo con lui (Pasquale Squitieri, Luigi Magni, Francesco Rosi, Nando Cicero, Nanni Loy).
Umanissimo e paziente ha tenuto a battesimo molti registi alla loro prima opera. Aveva una predisposizione particolare per la postproduzione, dove portava la sua costanza e le sue intuizioni adatte a valorizzare qualsiasi prodotto cinematografico.
Pieno di passione per il suo lavoro, lo considerava come la realizzazione di un grande sogno. Un sogno che ha cercato di trasferire ai suoi giovani allievi nei corsi che teneva nelle scuole di cinematografie Nuct e Rosebud e in quelli tenuti perfino in Marocco. Degna conclusione di una vita dedicata al cinema italiano con grande generosità e onestà intellettuale.
Il testo introduttivo e le schede dei film sono state scritte da Pino Moroni
 
ore 17.00
Le mani sulla città (1963)
Regia: Francesco Rosi; soggetto: F. Rosi, Raffaele La Capria; sceneggiatura: F. Rosi, R. La Capria, Enzo Provenzale, Enzo Forcella; aiuto regia: Fernando Cicero, Roberto Pariante; fotografia: Gianni Di Venanzo; scenografia: Sergio Canevari; costumi: Marilù Carteny; musica: Piero Piccioni; montaggio: Mario Serandrei; interpreti: Rod Steiger, Salvo Randone, Guido Alberti, Carlo Fermariello, Angelo D’Alessandro, Carlo Fermariello; origine: Italia; produzione: Galatea Film; origine: Italia; produzione: Galatea Film; durata: 100′
Le mani sulla città fu premiato con il Leone d’oro alla XXIV Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Non senza polemiche. Non certo per la sua validità cinematografica ma per ragioni prettamente politiche. La storia inizia con un consigliere comunale, imprenditore edile, (reso credibile da un concreto Rod Steiger), che cerca di farsi rieleggere come assessore e di far approvare la realizzazione di lavori pubblici al servizio di una sua lottizzazione. Il tutto mentre è indagato da una commissione comunale come responsabile del crollo di un vecchio palazzo. Straordinari i personaggi del democristiano prof. De Angelis (Salvo Randone), dell’uomo di destra, Maglione (Guido Alberti) e del rappresentante della sinistra, De Vita (Carlo Fermariello). Ma il film è più che altro un coraggioso atto di denuncia sulla classe politica degli anni della ricostruzione, fino a raggiungere una definizione universale ed eterna della ipocrisia e della rapacità umana. I giochi di potere con i loro trasformismi e corruttele regolano le parti fondamentali del film, girate nell’aula del consiglio comunale e nelle stanze segrete, con ritmi serrati di ripresa e recitazione. Il finale, rassegnato ma profondamente amaro, risente della già cronicizzata situazione politica italiana. La storia immaginaria è quindi solo funzionale allo spettacolo filmico, mentre, come recita la didascalia di fondo su un mare di palazzi di cemento, i personaggi ed i fatti narrati scaturiscono da una autentica realtà sociale ed ambientale, arrivata purtroppo fino ad oggi. E ci sorprende vedere che sono passati quasi cinquant’anni, e che Rosi aveva già ragione.
 
ore 19.00
Il prefetto di ferro (1977)
Regia: Pasquale Squitieri; soggetto: dal libro omonimo di Arrigo Petacco; trattamento: Ugo Pirro, A. Petacco; sceneggiatura: A. Petacco, P. Squitieri; aiuto regia: Roberto Pariante; fotografia: Silvano Ippoliti; scenografia e costumi: Giancarlo Bartolini Salimbeni; musica: Ennio Morricone montaggio: Ruggero Mastroianni; interpreti: Giuliano Gemma, Stefano Satta Flores, Francisco Rabal, Claudia Cardinale, Rick Battaglia, Lina Sastri; origine: Italia; produzione: Rizzoli Film; durata: 117′
Nel periodo del fascismo il prefetto Mori viene inviato a riportare la legalità in una Sicilia in cui la popolazione povera ed ignorante viene vessata da bande di criminali.
Il prefetto, con una durezza inusuale, ucciderà e catturerà i malavitosi, fino ad espugnare, con l’aiuto dei carabinieri e dell’esercito il paese di Ganci, nel cui sottosuolo sono nascosti molti latitanti. Ma dopo l’arresto di alcuni notabili del regime, corrotti e mafiosi, diventerà l’oggetto di un attentato e verrà rimosso dall’incarico con la nomina a senatore. Storia vera di un uomo integerrimo che tentò inutilmente di rompere quel sistema di omertà, di complicità e di paura che ha sempre connotato il sistema di vita siciliana. Il regista Pasquale Squitieri è riuscito ad immergere un convincente Giuliano Gemma (nella parte del prefetto di ferro) in una atmosfera tesa e violenta, in cui emergono le figure comprimarie dei banditi (Francisco Rabal, Rick Battaglia), dei notabili (Enzo Fisichella, Luigi Montini) e delle popolane (Claudia Cardinale, Lina Sastri). Un affresco sulla “sicilianitudine” (senza Sciascia né Camilleri), per una volta vista dall’esterno, da un uomo d’armi, intransigente e decisionista, filtrata da un regista rigoroso ed oggettivo come Pasquale Squitieri. Film precursore delle storie “tragiche” di altri uomini con il concetto dello Stato, come il generale Dalla Chiesa o i giudici Falcone e Borsellino, trovatisi invece senza difese contro la brutalità delle nuove mafie.
 
ore 21.00
Incontro moderato da Pino Moroni con Amedeo Fago, Enzo G. Castellari, Giuliano Gemma, Gianfrancesco Lazotti, Angelo Longoni, Donatella Maiorca, Sergio Martino, Pasquale Squitieri, Tonino Valerii
Parteciperanno, inoltre, Mariella Ercoli Pariante, Eleonora e Sabina Pariante, Rosanna Calcagnile, Danda Ortona, Stefano Pecoraro, Fernando Popoli, Federico Starace
 
a seguire
Il prete (1957)
Regia: Roberto Pariante; soggetto: da un racconto di Irving Shaw; sceneggiatura: R. Pariante, Jerson Tavers; aiuto regia: Gianfranco Mingozzi, Luciano Arancio; fotografia: Pietro Morbidelli; scenografia: Nato Frascà; costumi: Vera Marzot; interpreti: Rick Battaglia, Aldo Aruanno, Isarco Ravaioli, Gregor Bals, Thomas Shamoni, Ernesto Gastaldi; origine: Italia; produzione: CSC; durata: 20′
A Roma, durante l’occupazione nazista, un prete incontra in un bar un amico partigiano. A seguito di una retata viene imprigionato. Il comandante tedesco, dopo un breve ed intenso dialogo, in cui cerca di far vedere l’umanità dei tedeschi, lo lascia libero. Ma è già l’ora del coprifuoco e sarà costretto a dormire nel carcere. Il mattino gli viene richiesto di confessare un condannato a morte. Ritrova l’amico partigiano, torturato e sanguinante, lo benedice ed esce di prigione scosso e impaurito. Mentre si allontana, dietro il muro del carcere sente il rumore dell’esecuzione. Nel suo saggio del Centro Sperimentale di Cinematografia, Roberto Pariante è riuscito a creare una atmosfera neorealistica attraversata da quella forte tensione morale che lo ha accompagnato per tutta la vita. Una ripresa asciutta ma piena di dettagli e una recitazione sospesa ma molto profonda ne fanno un esempio di alto cinema autoriale.
Ingresso gratuito
 
a seguire
I gioielli di Maria (2008)
Regia: Eleonora Pariante; soggetto e sceneggiatura: E. Pariante; aiuto regia: Sabina Pariante; fotografia: Giosuè D’Andrea; costumi: Rosanna Calcagnile musica: Ifonissu Project; montaggio: Roberto Ciani; interpreti: E. Pariante, Beatrice Presen, Cristina Liberati, Anna Dimitri, Santina Specchia, Fabio Frisenda; origine: Italia; produzione: Immaginazione e Sistemi Pixel; durata: 15′
Il film in costume (1545), con flashback e richiami temporali, narra una storia di donne liberate – in senso lato – dal grande movimento socio-culturale del Rinascimento, ma condannate al rogo ed al convento, come autrici di sortilegi, dallo spirito degli Statuti a dal sentire comune, ancora pervasi di medioevo. Un affresco raffinato nella fotografia, nei costumi, nella recitazione e nelle musiche, inserito in splendidi scenari della Provincia di Lecce. Con questo corto, le figlie di Roberto Pariante hanno voluto fare un omaggio al loro padre, che ha attivamente collaborato alla sua realizzazione, con la dedica «A nostro padre, al suo talento».
Ingresso gratuito
 
a seguire
La porta sul buio. Testimone oculare (1973)
Regia: Roberto Pariante; soggetto e sceneggiatura: Dario Argento, Luigi Cozzi; fotografia: Elio Polacchi; scenografia e costumi: Dario Micheli; musica: Giorgio Gaslini; montaggio: Amedeo Giomini; interpreti: Marilù Tolo, Riccardo Salvino, Glauco Onorato, Altea De Nicola, Gino Pagnani; origine: Italia; produzione: Rai Tv, Seda Spettacoli; durata: 53′
«È la storia di una ragazza […] che sta rientrando a casa in auto quando improvvisamente da un cespuglio laterale sbuca una donna che si porta una mano al fianco e stramazza sotto le ruote della macchina, mentre l’assassino si dilegua nella notte. La ragazza (che è Marilù Tolo) fugge terrorizzata, ma quando ritorna con la polizia non c’è traccia né del cadavere, né del sangue e nemmeno dei segni della tremenda frenata sull’asfalto. A questo punto tutti cominciano a credere che si tratti di una visionaria. Eppure l’assassinio c’era stato, proprio sotto i suoi occhi…» (Pariante). Secondo Michael Mackenzie, che ha curato l’edizione in dvd in lingua inglese della serie La porta sul buio, (ideata e prodotta da Dario Argento), di cui Testimoneoculare fa parte, questo episodio, diretto da Roberto Pariante è il migliore ed il più riuscito tra i quattro in quanto a studio dei caratteri e atmosfera d’ambiente.
Per gentile concessione di Rai Teche – Ingresso gratuito

 

 

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