Cinema Trevi: presentazione del cofanetto Luis Buñuel. Locchio tagliato: la ferita del cinema
10 Giugno 2009 - 10 Giugno 2009
La Cineteca Nazionale è orgogliosa di presentare l’attesissimo cofanetto, editato dal Gruppo Editoriale Minerva RaroVideo, contenente capolavori immortali del cinema surrealista: Un chien andalou, L’age d’or e Las Hurdes. L’edizione, finemente curata da Enrico Ghezzi e Donatello Fumarola, include un corposo libretto bilingue di 60 pagine che raccoglie testi straordinariamente inediti di Julio Bressane, del grande regista Jean Vigo, un testo di presentazione ai tre film scritto da Henri Langlois, fondatore della Cinémathèque française, interventi di Georges Bataille e Enzo Ungari, di André Breton e Antonin Artaud, documenti esclusivi redatti dal Ministero degli Affari Esteri francese e dal Ministero Affari Generali di Parigi riguardanti il caso scoppiato in occasione della proiezione del 1930 di L’age d’or a Parigi, e ancora testi critici sul tema dell’occhio tagliato composti da scrittori quali Aldo Nove, Tommaso Pincio e Tommaso Ottonieri. Ad arricchire ulteriormente il contenuto del booklet testi e poesie dello stesso Buñuel, tratti dalla sua raccolta giovanile Un cane andaluso. Tra i contenuti extra un intervento di Franco Battiato, il commento ai film di Paolo Bertetto ed il cortometraggio Dry Martini(Buñuelino Cocktail), girato appositamente per questa edizione da collezione. Per tale occasione la Cineteca Nazionale collabora con la proiezione di altri autentici capolavori: Diario di una cameriera e Il fantasma della libertà.
ore 17.00
Le journal d’une femme de chambre (Diario di una cameriera, 1963)
Regia: Luis Buñuel; soggetto: dal romanzo omonimo di Octave Mirbeau; sceneggiatura: L. Buñuel, Jean-Claude Carrière; interpreti: Jeanne Moreau, Georges Géret, Michel Piccoli, Françoise Lugagne, Jean Ozenne, Daniel Ivernel; origine: Francia/Italia; produzione: Ciné Alliance, Filmsonor, Spéva Films, Dear Film Produzione; durata: 97′
1929. Célestine è una cameriera parigina che viene assunta da un ricco borghese di provincia: lui è feticista, la moglie è frigida e avara. Un film livido, caustico e antiborghese e un attacco senza retoriche contro la provincia francese torbida e arida. Premio a Jeanne Moreau al Festival di Karlovy Vary. «Il romanzo è lo stesso (Il diario di una cameriera), ma lo sguardo di Buñuel è molto diverso (da quello di Renoir). Egli ha trasportato l’azione dalla fine secolo agli anni ’30, l’epoca prima del Fronte popolare, in cui Chiappe, prefetto di polizia, controllava la Francia e vietava L’Âge d’or. La cameriera è qui uno specchio abbastanza inerte d’un ambiente bigotto e reazionario, fondamentalmente pervertito. Géret ha la parte del guardiacaccia assassino di una bambina, e membro della reazionarissima “Action Française”. La narrazione è fredda e contenuta, lascia che i fatti parlino da sé, salvo nel grottesco della sfilata fascista nel finale» (Sadoul).
Vietato ai minori di anni 18
ore 19.00
Le fantôme de la liberté (Il fantasma della libertà, 1974)
Regia: Luis Buñuel; soggetto: L. Buñuel; sceneggiatura: L. Buñuel, con la collaborazione di Jean-Claude Carrière; interpreti: Bernard Verley, Milena Vukotić, Paul Frankeur, Michel Lonsdale, Anne-Marie Deschott, Hélène Perdrière; origine: Francia; produzione: Greenwich Films; durata: 103′
L’immaginazione al potere. Buñuel sfida le regole della narrazione e le certezze dello spettatore, offrendo un campionario di variazioni sul tema della libertà, apparentemente dissociate fra di loro, in realtà accomunate da una critica alle strutture (e le sovrastrutture) sociali e mentali che inibiscono l’uomo borghese. Il caos narrativo del regista spagnolo ha una sua assurda logica. Fra gli interpreti Adolfo Celi e Monica Vitti. «Collana di episodi grotteschi. La Spagna invasa dai francesi repubblicani. Frati giocano a poker con i santini. Un cecchino spara sulla folla. Il prefetto di Parigi riceve una telefonata dalla sorella morta. Struzzi e cartoline. Penultimo film di L. Buñuel, e uno dei suoi più impervi, data la struttura episodica, basata sul principio del domino. Sarcastico, tragicomico, impietoso, è il trionfo dell’assurdo e del surreale. Molte gag memorabili. Il vecchio Luis si diverte e diverte. Scritto con J.-C. Carrière» (Morandini).
ore 21.00
Incontro con Gianluca Curti, Stefano Curti, Donatello Fumarola, Enrico Ghezzi
Nel corso dell’incontro verrà presentato il cofanetto Luis Buñuel. L’occhio tagliato: la ferita del cinema (Gruppo Editoriale Minerva RaroVideo)
a seguire
Un chien andalou(1929)
Regia: Luis Buñuel; soggetto e sceneggiatura: L. Buñuel, Salvador Dalì; fotografia: Duverger; montaggio: L. Buñuel; interpreti: Pierre Batcheff, Simone Mareuil, Jaime de Miravilles, S. Dalì, L. Buñuel; origine: Francia; durata: 15′
«Un chien andalousi distingue dalle banali produzioni d’avanguardia con le quali saremmo tentati di confonderlo, dove predomina lo scenario. Diversi fatti molto espliciti si susseguono, senza nesso logico, ma penetrando così lontano nell’orrore, che gli spettatori ne restano affascinati come nei film di avventure» (George Bataille). «Il film riscosse un successo di curiosità. Ci si divertì a decifrarla alba cruda luce della psicanalisi. Perfino il titolo si vuole enigmatico: nel film non c’è nessun riferimento all’Andalusia e non si vede un sol cane (“ma state attenti, che morde!”, dirà Jean Vigo). Abbondano i private jokes e le gag visive: il tintinnio di un campanello è associato al movimento delle braccia di un barman che agita uno shaker, formiche sulle mani del protagonista alludono al suo irrefrenabile desiderio, e così via. La famosa scena dei due pianoforti con il loro carico di asini putrefatti e i padri maristi potrebbero suggerire il peso dell’educazione borghese che intralcia la liberazione dell’istinto. Quanto all’occhio tagliato dell’inizio, oltre il suo simbolismo sessuale, esso indica anche che è tempo di guardare al cinema con un occhio nuovo, di rifiutare ogni conformismo dello sguardo» (Claude Beylie).
Ingresso gratuito
a seguire
L’âge d’or (1930)
Regia: Luis Buñuel; soggetto: L. Buñuel, Salvador Dalì; sceneggiatura: L. Buñuel; fotografia: Albert Duverger; montaggio: L. Buñuel; interpreti: Lya Lys, Gaston Modot, Caridad de Labarquesque, Pierre Prévert, Pancho Cossio, Llorens Artigas; origine: Francia; produzione: Le Vicomte di Noailles; durata: 62′
«L’age d’or, a tutt’oggi, la sola impresa di esaltazione dell’amore totale quale io la considero, e le reazioni violente scatenate dalla sua proiezione a Parigi non hanno potuto che consolidare in me la coscienza del suo incomparabile valore. L’amore, in tutto ciò che può avere, per due persone, di assolutamente circoscritto a esse, di isolante dal resto del mondo, non si è mai manifestato con tanta libertà, con così tranquilla audacia» (André Breton).
Ingresso gratuito
a seguire
Las Hurdes (1932)
Regia: Luis Buñuel; sceneggiatura: L. Buñuel; montaggio: L. Buñuel; fotografia: Eli Lotar; commento: Pierre Unik, L. Buñuel; origine: Spagna, durata: 28′
«Il surrealismo di Buñuel non appartiene al passato: ma è piuttosto la pre-coscienza dell’uomo latino, che è rivoluzionario nella misura in cui libera attraverso l’immaginario ciò che è proibito dalla ragione. Tuttavia questa liberazione non è una fuga, ma un’arma che frusta i simboli della società capitalista sottosviluppata» (Glauber Rocha). «Suggerito da un libro (una tesi di laurea) di Maurice Legendre, è un documentario sulla zona montagnosa delle Hurdes, nel villaggio di Alberca, un centinaio di km a sud-ovest di Salamanca, una delle regioni più povere e arretrate della Spagna, abitata da gente che la miseria, le malattie (malaria, cretinismo), gli incesti hanno ridotto a larve subumane. In questo film di contrasti (fotografia di Eli Lotar) la violenza delle immagini, degne di Goya, ha come contrappunto l’apparente indifferenza del commento del poeta Pierre Unik e la musica di Brahms (4ª Sinfonia op. 98 in mi min.). “… lo considero più importante di L’âge d’or perché… contiene tutti i furori di Luis, tutte le sue ossessioni, tutte le sue ragioni di lotta” (Marcel Oms, 1961). Proibito dal governo repubblicano perché disonorava la Spagna e denigrava gli spagnoli, ebbe una colonna sonora soltanto nel 1937 quando, acquistato da Pierre Braumberger, fu distribuito in Francia» (Morandini).
Ingresso gratuito