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Cinema Trevi: Omaggio a Piero Vivarelli
26 Ottobre 2010 - 26 Ottobre 2010
Libertario. Antiborghese e antiproibizionista. Musicofilo. Fascista di Salò coi Nuotatori Paracadutisti della X Mas prima. Comunista cubano poi. Autore di canzoni entrate nella storia popolare e del pop (in primis le hit di Celentano 24 mila baci e Il tuo bacio è come un rock, scritte insieme a Lucio Fulci). Sceneggiatore di successo – come non ricordare il mitico Django?! – il regista Piero Vivarelli ci ha lasciato l’8 settembre all’età di 83 anni. Personaggio carismatico e di una simpatia e un carisma invidiabili, ha saputo rinnovare il cinema con nuovi e inediti linguaggi: l’instant-movie ante litteram in piena guerra fredda Oggi a Berlino, il melò esistenzialista Il vuoto, le trasposizioni pop di alcuni fumetti neri degli anni Sessanta (Mister X, Satanik), il film manifesto del filone erotico-esotico Il dio serpente, a cui seguiranno altre favole per adulti zeppe di amori liberi e voodoo ambientate in luoghi lontani dalla civiltà capitalista e ipocritamente bigotta (Il Decamerone nero, Codice d’amore orientale) fino al softcore Provocazione con la star dell’hard di sempre Moana Pozzi e chiudendo la sua carriera di cineasta con il suo grande amore per Cuba rappresentato da La rumbera. Ci piace ricordarlo sulle note di Djamballa di Augusto Martelli (45 giri da top ten ed erotico-lounge di lusso che fa da sfondo ai nudi dei protagonisti Il dio serpente), mentre ci racconta un’ennesima divertente avventura attorno alla lavorazione di un suo film (Codice d’amore orientale, ad esempio):«Avrei dovuto girarlo a Ceylon, […] poi decidemmo per il Laos. Stetti un mese lì, poi però il coproduttore, che era il figlio del presidente della Repubblica laotiana, si rese conto che aveva fatto un contratto con Bini che – come ebbe lui stesso a dire – “era un pozzo senza fondo”. Allora ci spostammo in Thailandia e fino a un certo punto andò tutto benissimo, sennonché una mattina mi telefonò il direttore di produzione dicendomi di leggere subito il giornale: diceva “Troupe italiana ricercata dalla polizia!”. Che era successo? Erano andati da quelle parti a fare Emanuelle e questi imbecilli di francesi non avevano trovato di meglio da fare che girare una scena erotica dentro una fontana sacra. Questi erano scappati di corsa. L’altro film erotico era il mio… Io, come prima mossa mi chiusi in ambasciata […]. Poi venne il nostro avvocato e ci disse che sarebbe bastato far vedere il materiale che avevamo girato. Quando dissi che ogni settimana noi il materiale lo inviavamo a Roma, “Ah – risposero – questo è gravissimo! Sottrazione di corpo di reato!”. Riuscimmo a fare tutto un combino, pagando sottobanco la dogana e la notte stessa partimmo per l’India. Poi abbiamo finito il film in Italia, al castello di San Mezzano».
 
ore 17.00
Codice d’amore orientale (1974)
Regia: Piero Vivarelli; soggetto: Alfredo Bini; sceneggiatura: Ottavio Alessi, P. Vivarelli; fotografia: Silvano Ippoliti, Roberto Gerardi; musica: Alberto Baldan Bembo; montaggio: Carlo Reali; interpreti: Minerva Dali, Jose De Vega, Sayan Chantarviboom, Phung Sudannapat, Nirut Sirichania, Fu Jok En; origine: Italia/Francia; produzione: Gerico Sound, Comacico; durata: 90′
«Codice d’amore orientale non è un discendente in senso stretto della linea del Fiore pasoliniano. […] L’idea di spostare Boccaccio in un contesto etnico-geografico esotico è, nella sostanza, la medesima che aveva spinto Ottavio Alessi e Piero Vivarelli a sceneggiare il novelliere africano di Leo Frobenius; solo che adesso è l’India col suo retaggio di misticismo erotico o di erotismo mistico, a costituire lo sfondo dei diversi narrare che vanno illustrando il Codice d’amore orientale. Un codice miscellaneo, quasi uno zibaldone all’interno del quale è stato inserito un po’ tutto quello che poteva venire in mente, dalle barzellette sconce alle divine epifanie di Ganesha, il dio dal volto di elefante, dagli inserti animati con le figurine indiane che esemplificano le più complesse posizioni del kamasutra, ai titoli di testa fatti col pongo, dalle dottrine platoniche della divisione originaria che l’unione di uomo e donna è chiamata a ricomporre, alle meno perspicue dissertazioni sul tantrismo» (Pulici).
Vietato ai minori di anni 18
 
ore 19.00
Il dio serpente (1970)
Regia: Piero Vivarelli; soggetto: P. Vivarelli; sceneggiatura: P. Vivarelli, Ottavio Alessi; fotografia: Benito Frattari; musica: Augusto Martelli; montaggio: Carlo Reali; interpreti: Nadia Cassini, Beryl Cunningham, Evaristo Marquez, Sergio Tramonti, Galeazzo Bentivoglio, Juan Sabreda; origine: Italia/Venezuela; produzione: Finarco, Films Venezolanos; durata: 91′
«Il dio serpente nasce per via del mio secondo o terzo matrimonio, quello con Beryl Cunningham. Ero sempre stato appassionato, intanto della musica afro-americana, della musica nera, e poi della storia degli schiavi. […] C’era una storia giamaicana, […] “La strega bianca dell’anima di Rose”, che era la storia vera di una bianca che era stata istruita all’arte del voodoo – […]- e che era stata una specie di tragedia per i suoi sottoposti. […] A me sarebbe piaciuto fare quella storia: la proposi ad Alfredo Bini, per farla con la Schiaffino. Nel frattempo c’era stato Queimada, […], che era costato l’ira di dio e non aveva riportato a casa i soldi. E quindi c’era una certa paura di tentare la strada del film in costume. Allora Bini mi disse: “Ma non puoi trovare una storia che sia di ambientazione simile […]?”. E allora mi venne in mente la storia del Dio serpente, cioè di una ragazza italiana che va ai Caraibi, scopa con Djamballà, il dio serpente… e quando tu hai scopato con dio – lui scopava, appunto come un dio – non riesci più a scopare con nessun altro» (Vivarelli).
Vietato ai minori di anni 18
 
ore 20.45
Nella misura in cui… (1979)
Regia: Piero Vivarelli; soggetto: P. Vivarelli, Antonio Clementi; sceneggiatura: P. Vivarelli, Ottavio Alessi; fotografia: Roberto D’Ettorre Piazzoli; scenografia e costumi: Michele Longo; musica: Augusto Martelli; montaggio: Carlo Reali; interpreti: Duilio Del Prete, Elide Melli [Elide Gargamelli], Alessandro Vivarelli, Ottavio Alessi, Angela La Vorgna, Filippo De Gara; origine: Italia; produzione: Cooperativa Graffiti; durata: 95′
«Nella misura in cui… è un film talmente personale… che è tutto vero. Ho raccontato la storia che è capitata a me, quando mi sono innamorato di una ragazzina che era la fidanzata di mio figlio, l’ho portata in vacanza… nella realtà era la Tunisia, mentre nel film la porto nel posto in cui avevo girato Il dio serpente. […] Ho raccontato quello che è successo, pensando di scandalizzare tutti, mentre non gliene è fregato niente a nessuno. Era fallita anche la società di distribuzione… Il film è stato un flop, anche se è un film al quale io voglio abbastanza bene, perché mi racconto. […] Raccontare la storia di uno che è stato parà della Decima Mas, che poi è diventato comunista, che poi si incontra con questa ragazzina che ha la mentalità di una diciottenne, con lui che vorrebbe avere la stessa mentalità ma non la può avere per forza di cose, perché gli anni ci sono, è stato molto facile. […] Il titolo, Nella misura in cui…, l’ho scelto perché era una tipica espressione sessantottina: nei discorsi politici e anche non politici, c’era sempre, era una specie di logo della sinistra» (Vivarelli).

 

Date di programmazione