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Cinema Trevi: Omaggio a Nino Rota. Un convegno, una rassegna e una serie di concerti per ricordare il trentennale della morte. La manifestazione ha ricevuto l’adesione del Presidente della Repubblica
05 Novembre 2009 - 12 Novembre 2009
La manifestazione voluta dal Centro Sperimentale in collaborazione con l’Istituto Centrale dei Beni Sonori e Audiovisivi, con la collaborazione del Conservatorio S. Cecilia di Roma e Rai Teche, e che ha ricevuto l’adesione del Presidente della Repubblica, vuole celebrare, a trent’anni dalla morte, Nino Rota, figura che occupa una posizione piuttosto atipica nel panorama musicale europeo del ventesimo secolo. Fedele al primato della melodia e saldamente ancorata alla sintassi del linguaggio tonale, la musica del compositore milanese si basa sui parametri formali tipici della tradizione neoclassica novecentesca. Per questo, molte volte e a torto, è stata giudicata superficialmente come anacronistica nel panorama europeo degli anni del secondo dopoguerra. Dedito alla produzione sinfonica, cameristica e sacra (produzione purtroppo occultata dall’immagine del “compositore cinematografico”), Nino Rota ha scritto molta musica per film, legando indissolubilmente il proprio nome a quello dei registi con cui ha lavorato nel corso della vita. Si è soliti accostare la sua figura a quella di Federico Fellini con cui ha creato un felicissimo sodalizio che ha portato alla realizzazione di alcuni capolavori della storia della musica per film. Si fa torto, però, all’autore etichettandolo tout court come “il musicista di Fellini”. Rota, infatti, ha anche collaborato con Luchino Visconti, Franco Zeffirelli, Francis Ford Coppola, Eduardo De Filippo, Mario Monicelli, Renato Castellani e molti altri. Il tutto a creare un catalogo di circa 150 colonne sonore che testimonia il ruolo leader da lui svolto nella storia del cinema del secondo dopoguerra.
Dedicare una rassegna cinematografica e una stagione concertistica a Nino Rota significa rendere omaggio alla sua grande e poliedrica personalità. Nella prima verranno proiettate le pellicole maggiormente importanti della sua filmografia, senza limitarsi a quelle note e conosciute dal pubblico. Gli appuntamenti concertistici invece, permetteranno di apprezzare alcune pagine della sua produzione musicale che in questi ultimi anni sta incontrando ovunque un notevole successo. Ad introdurre questi eventi vi sarà un tavola rotonda a cui parteciperanno studiosi di diversa estrazione, registi e musicisti che ricorderanno l’operato di Rota ripercorrendo i suoi momenti più significativi.
Roberto Calabretto
 
Omaggio a Nino Rota è un progetto di Paolo Lucci e Roberto Calabretto edè curato dal Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale e dall’Istituto Centrale dei Beni Sonori e Audiovisivi, con la collaborazione del Conservatorio S. Cecilia di Roma e Rai Teche.
Parallelamente alla rassegna cinematografica sono previsti un convegno (giovedì 5 novembre alle ore 10.00 al Cinema Trevi) e una serie di concerti.
 
Le citazioni contenute nelle schede dei film sono tratte dalle seguenti pubblicazioni:
Pier Marco De Santi, La musica di Nino Rota, Editori Laterza, Roma-Bari, 1983.
Pier Marco De Santi, Nino Rota. Le immagini & la musica, Giunti, Firenze, 1992.
Baldo Via, I miracoli musicali di Nino Rota, in «Cinecritica», n. 53, gennaio-marzo 2009, pp. 50-65.
 
giovedì 5
ore 10.00
Convegno su Nino Rota
 
ore 15.00
Il cappello di paglia di Firenze (1974)
Regia: Ugo Gregoretti; scene: Eugenio Guglielminetti; origine: Italia; produzione: Rai; durata: 90′ circa
«Opera in quattro atti su libretto di Ernesta e Nino Rota, tratto dalla commedia di Eugene Labiche e Marc-Michel, ha avuto la sua prima trionfale rappresentazione al teatro Massimo di Palermo nell’aprile del 1955 e, dopo varie riprese in vari teatri italiani, ha avuto l’onore, abbastanza raro per l’epoca, della Piccola Scala (in due successive stagioni liriche: 1957-58 e 1958-1959) e della regia – rimasta celeberrima – di Giorgio Strehler. Da allora è costantemente rappresentata nei maggiori teatri del mondo» (De Santi).
Per gentile concessione di Rai Teche – Ingresso gratuito
 
ore 17.00
Treno popolare (1933)
Regia: Raffaello Matarazzo; soggetto: Gastone Bosio, R. Matarazzo; sceneggiatura: G. Bosio, R. Matarazzo, Gino Mazzucchi; fotografia: Anchise Brizzi; musica: Nino Rota; montaggio: Marcello Caccialupi; interpreti: Marcello Spada, Lina Gennari, Carlo Petrangeli, Maria Denis, Cesare Zoppetti, Jone Frigerio; origine: Italia; produzione: S.A.F.I.R.; durata: 62′
Un treno “popolare” parte da Roma per Orvieto trasportando molte persone in gita, fra i quali alcuni giovani che vivranno durante il viaggio molte avventure. Gioiellino del cinema del ventennio, che preannuncia il neorealismo: «Treno popolare ha le qualità dei vent’anni. Ha freschezza, semplicità, spontaneo interesse per le cose, impulsiva sincerità nel raccontarle. […] È un film divertente e simpatico, intonato e gentile, giusto di ritmo, cinematografico sempre» (Sacchi). «Bosio e Matarazzo hanno composto un piccolo gioiello […]. Largo ai giovani, dunque, largo […] due artisti che posseggono il senso dell’umorismo e han gli occhi aperti per cogliere a volo i piccoli episodi che rivelano anime, pensieri, stati d’animo. E quel che più conta è che sono riusciti a comunicare il loro entusiasmo agli interpreti, da farceli apparire in perfetta forma. […] Anche la musica è d’un giovane: Nino Rota, che tutti conosciamo e apprezziamo da tempo. Che bella compagnia!» (E. Roma).
 
ore 18.15
Giorno di nozze (1942)
Regia: Raffaello Matarazzo; soggetto: dalla commedia Fine mese di Paola Riccora, adattata dalla stessa autrice; sceneggiatura: R. Matarazzo, Aldo De Benedetti [non accreditato]; fotografia: Arturo Gallea, Mario Albertelli; scenografia: Gastone Medin; musica: Nino Rota; montaggio: Mario Serandrei; interpreti: Armando Falconi, Amelia Chellini, Anna Vivaldi [Anna Proclemer], Roberto Villa, Antonio Gandusio, Paola Borboni; origine: Italia; produzione: Lux Film; durata: 85′
Due coniugi, pur in ristrettezze economiche, fanno studiare la figlia in un collegio di lusso. Ma un giorno la ragazza annuncia di essersi fidanzata con il figlio di un ricco industriale e si pone il problema di come accoglierlo degnamente, ma soprattutto dove… «In piena sintonia con l’atmosfera gioiosa del soggetto, Rota concepisce l’intera colonna sonora nei toni leggeri e frivoli di alcuni motivi di presa immediata e di carattere popolaresco» (De Santi).
 
ore 20.00
Zazà (1942)
Regia: Renato Castellani; soggetto: dalla commedia omonima di Pierre-Francisque Berton e Charles Simon; sceneggiatura: R. Castellani, con la collaborazione, non accreditata, di Alberto Moravia; fotografia: Massimo Terzano; scenografia: Gastone Medin; costumi: Maria De Matteis; musica: Nino Rota; montaggio: Gisa Radicchi Levi; interpreti: Isa Miranda, Antonio Centa, Aldo Silvani, Ada Dondini, Nico Pepe, Gildo Bocci; origine: Italia; produzione: Lux Film; durata: 88′
Un ricco ingegnere parigino si innamora di una canzonettista che si esibisce in un locale di una città di provincia. A casa l’attendono la famiglia e il lavoro… «Una scrittura vibrante, spiritosa, lucida, colta ed esigente ravviva il domenicale canovaccio, risolve in ironia la sguaiataggine, in sofferenza schietta il melodramma, in sintassi vigile il disordine espressivo» (Eugenio Ferdinando Palmieri). «Il compositore mimetizza le proprie capacità inventive al servizio delle possibilità vocali e interpretative di Isa Miranda. Zazà ottiene un buon successo e consacra Nino Rota come compositore di punta di musica per film» (Baldo Via).
 
ore 21.45
Le miserie del signor Travet (1946)
Regia: Mario Soldati; soggetto: dalla commedia Le miserie di monsù Travet di Vittorio Bersezio; sceneggiatura: Aldo De Benedetti, Carlo Musso, Tullio Pinelli; fotografia: Massimo Terzano; scenografia: Piero Filippone; costume: Vittorio Nino Novarese; musica: Nino Rota; montaggio: Gisa Radicchi Levi; interpreti: Carlo Campanini, Vera Carmi, Paola Veneroni, Gino Cervi, Luigi Pavese, Alberto Sordi; origine: Italia; durata: 100′
A Torino Ignazio Travet, solerte funzionario dell’amministrazione regia, subisce al lavoro l’ostilità del capo, che gli nega ogni possibilità di carriera, e a casa le vessazioni della moglie. Ritratto umoristico di Soldati che stempera il realismo originario della commedia di Bersezio del 1863. «Il tema fondamentale del film è […] la gelosia: un tema che Rota ha cercato di inserire come un Leitmotiv, variato fino all’estenuazione, lungo tutto il tessuto narrativo, anche se con funzioni di grottesco contrappunto rispetto alle immagini» (De Santi).
 
venerdì 6
ore 17.00
È arrivato il cavaliere! (1950)
Regia: Steno [Stefano Vanzina], Mario Monicelli; soggetto e sceneggiatura: Vittorio Metz, Marcello Marchesi, con la collaborazione di Steno, M. Monicelli; fotografia: Mario Bava; scenografia e costumi: Flavio Mogherini; musica: Nino Rota; montaggio: Franco Fraticelli, Mario Bonotti; origine: Italia; produzione: A.T.A., Excelsa Film; durata: 92′
«Il “cavaliere” è un intraprendente squattrinato, divenuto in poco tempo il factotum di una singolare comitiva di sfollati accampata fra le rovine della periferia milanese. La sua capacità di risolvere qualsiasi garbuglio lo fa chiamare in soccorso da chiunque sia nei guai ed ecco così che il giorno in cui gli sfollati stanno per cadere sotto i rigori della legge al cavaliere viene dato l’incarico di risolvere la situazione, passando attraverso vicissitudini di ogni sorta, a cominciare da un avventuroso incontro con alcuni banditi fino ad uno spericolato viaggio a Roma, a tu per tu con i ministri» (Rondi). «Trattandosi dell’adattamento di una famosa rivista musicale [Ghe pensi me di Marchesi e Metz], Rota non può far altro che rivisitarne i temi e l’orchestrazione» (De Santi).
 
ore 19.00
Un eroe dei nostri tempi (1955)
Regia: Mario Monicelli; soggetto: Rodolfo Sonego; sceneggiatura: R. Sonego, M. Monicelli; fotografia: Tino Santoni; scenografia: Carlo Egidi; costumi: Giulia Mafai; musica: Nino Rota; montaggio: Adriana Novelli; interpreti: Alberto Sordi, Franca Valeri, Giovanna Ralli, Mario Carotenuto, Leopoldo Trieste, Alberto Lattuada; origine: Italia; produzione: Vides, Titanus; durata: 100′
L’impiegato Alberto Menichetti vive nel terrore che gli altri complottino contro di lui e finisce nei guai perché ritenuto responsabile di un attentato. Il cinema italiano lancia la coppia Sordi-Valeri (3 film nel 1955: Un eroe dei nostri tempi, Piccola posta e Il segno di Venere) con esiti straordinari. Carlo Pedersoli, il futuro Bud Spencer, interpreta il ruolo di Fernando. Monicelli «offre uno spaccato acido e intelligente della piccola borghesia nell’Italia alla vigilia del boom» (Mereghetti). «La variopinta e scherzosa coloritura di questa colonna sonora è degna cornice per le penetranti osservazioni registiche sulle umane debolezze di un “imbecille all’italiana” (De Santi).
 
ore 21.00
Napoli milionaria (1950)
Regia: Eduardo De Filippo; soggetto: dalla commedia omonima di E. De Filippo; sceneggiatura: E. De Filippo, Piero Tellini, Arduino Maiuri; fotografia: Aldo Tonti; scenografia: Piero Filippone, Piero Gherardi; musica: Nino Rota; montaggio: Douglas Robertson, Giuliana Attenni; interpreti: Eduardo De Filippo, Leda Gloria, Delia Scala, Totò, Carla Ninchi, Dante Maggio; origine: Italia; produzione: Teatri della Farnesina, E. De Filippo; durata: 102′
Gennaro Iovine torna a casa dopo la guerra e la prigionia e trova una situazione disperata: la moglie che ha fatto i soldi con la borsa nera è odiata da tutti, il figlio è diventato un malavitoso e la figlia una prostituta. La figlia più piccola è malata e ha bisogno di penicillina, che può fornire solo un tizio vittima, in passato, della moglie di Gennaro. «La “napoletaneità” di Rota si manifesta con un colorito saltarello di pregevole fattura e con un cantato lento e accorato» (Baldo Via). Rota riprese i temi del film, insieme a brani di altri film ai quali aveva collaborato, per                    musicare l’opera di Eduardo De Filippo Napoli milionaria, rappresentata in prima assoluta al Festival dei Due Mondi di Spoleto il 22 giugno 1976.
 
sabato 7
ore 17.00
Anna (1951)
Regia: Alberto Lattuada; soggetto e sceneggiatura: Giuseppe Berto, Franco Brusati, Ivo Perilli, Dino Risi, Rodolfo Sonego [e Luigi Malerba]; fotografia: Otello Martelli; architetto: Piero Filippone; arredatore: Gino Brosio; musica: Nino Rota; montaggio: Gabriele Varriale; interpreti: Silvana Mangano, Gaby Morlay, Raf Vallone, Jacques Dumesnil, Vittorio Gassmann [poi Gassman], Patrizia Mangano; origine: Italia/Francia; produzione: Lux Film, Lux Film CCF; durata: 107′
«Anna è una sirena di locali notturni, è l’amante del barista (Vittorio Gassman), cui ella soggiace con l’oscura impressione d’una degradazione e d’una colpa, come al vizio d’una droga. Si innamora di lei un giovane signore di campagna (Raf Vallone) in cui ella intuisce che cosa può essere il compagno ed amico di tutta una vita. […]. L’ambiente in cui si svolge gran parte del nuovo film di Alberto Lattuada, Anna, un ospedale modernissimo, e precisamente il nuovo Ospedale Maggiore di Milano, sembrerebbe l’ambiente d’un documentario realizzato con estrema abilità. […] Non si può dire che il regista non abbia approfittato di questa visione che avrebbe esaltato un Balzac, con la sua gelida sinfonia di bianchi, lacche, vernici, biancheria. Per poco, un documentario simile non diventa allucinante» (Alvaro). «Rota aveva scritto tutto il commento di Anna, ma non so per quali ragioni non aveva scritto la canzone di Silvana Mangano. […] Fui chiamato da Alberto Lattuada per scrivere quella canzone. È stato un enorme successo mondiale, che dura ancora. La Mangano, doppiata da Flo Sandon’s, cantava (e ballava) El negro Zumbòn» (Trovajoli).
 
ore 19.00
Sotto dieci bandiere (1960)
Regia: Duilio Coletti; soggetto: dai diari originali di Bernhard Rogge pubblicati nel libro Schiff 16 di B. Rogge e Wolfgang Frank; sceneggiatura: Vittoriano Petrilli, D. Coletti, Ulrich Mohr; fotografia: Ando Tonti; scenografia: Mario Garbuglia; costumi: Piero Gherardi; musica: Nino Rota; montaggio: Renzo Lucidi; interpreti: Van Heflin, Charles Laughton, Mylène Demongeot, Folco Lulli, John Ericson, Alex Nicol; origine: Italia; produzione: Dino De Laurentiis Cinematografica; durata: 100′
La nave corsara tedesca Atlantis è l’incubo della Marina britannica: distrugge numerose navi nemiche, ma riesce a fuggire e mimetizzarsi, risultando sempre introvabile, quasi una nave fantasma. L’Atlantis è guidata dal capitano Rogge, non solo abile nel comando, ma attento a salvare il più alto numero possibile di civili. «Degna di nota è la colonna sonora, impostata tutta sui registri della piccola orchestra. Si tratta di un mosaico di brani sinfonici, magistralmente incastrati l’uno nell’altro, che danno respiro, vita e movimento all’avventurosa vicenda della nave fantasma tedesca braccata per tutti i mari dall’ammiragliato britannico. A parte la sottolineatura dei risvolti psicologici dei protagonisti […], Rota punta interamente l’attenzione sugli aspetti rocamboleschi del drammatico pedinamento» (De Santi).
 
ore 21.00
La grande guerra (1959)
Regia: Mario Monicelli; soggetto e sceneggiatura: Age [Agenore Incrocci] & [Furio] Scarpelli, Luciano Vincenzoni, M. Monicelli; fotografia: Giuseppe Rotunno; scenografia: Mario Garbuglia; costumi: Danilo Donati; musica: Nino Rota; montaggio: Adriana Novelli; interpreti: Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Silvana Mangano, Folco Lulli, Bernard Blier, Romolo Valli; origine: Italia/Francia; produzione: Dino De Laurentiis Cinematografica,Gray Films; durata: 135′
«La vicenda di questo film, premiato di recente alla Mostra di Venezia con il Leone d’oro ex aequo con Il generale Della Rovere, è quasi tutta imperniata sulle gesta di due soldati paurosi che, durante la guerra 1915-18, cercano di riportare a casa la pelle in tutti i modi, ma poi, pur di non tradire, finiscono per farsi fucilare dagli austriaci. Mario Monicelli, svolgendola, si è forse lasciato andare un po’ troppo a situazioni e a battute antieroiche, ma si è riscattato con quel clima umano e dimesso, equilibrato e sereno cui è riuscito ad affidare le pagine più vive del suo racconto» (Rondi). «Con chiari riferimenti a modi e mode musicali propri dell’Italietta giolittiana, Rota scandisce con canzoni e brani popolari i ritmi e le atmosfere di questo grande affresco sulla prima guerra mondiale» (De Santi).
Versione restaurata a cura di Cineteca Nazionale e Aurelio De Laurentiis
 
domenica 8
ore 16.30
Il brigante (1961)
Regia: Renato Castellani; soggetto: dal romanzo omonimo di Giuseppe Berto; sceneggiatura: R. Castellani; fotografia: Armando Nannuzzi; musica: Nino Rota; montaggio: Jolanda Benvenuti; interpreti: Adelmo Di Fraia, Francesco Seminario, Serena Vergano, Mario Jerard, Giovanni Basile, Elena Gestito; origine: Italia; produzione: Cineriz; durata: 143′
Michele, accusato ingiustamente di omicidio, fugge di prigione. Alla fine della guerra tornerà al suo paese insieme alle truppe americane per dimostrare la propria innocenza, ma sarà costretto ancora una volta a darsi alla macchia. «Un film dalle ambizioni epiche che racconta, con sincerità e commozione, il tragico destino del mondo contadino, deluso, nelle sue speranze di emancipazione e riscatto, dal fascismo come dall’Italia repubblicana» (Mereghetti). «Nino ha scritto alcune tra le più belle canzoni per il cinema sullo stile popolare del folclore meridionale. Una di queste è Mmazzato a tradimento, composta per il mio film Il brigante. Si inserisce in una sequenza centrale, come simbolo di una volontà di riscatto dalle ingiustizie e dai soprusi dei potenti» (Castellani).
Vietato ai minori di anni 14
 
ore 19.00
Fantasmi a Roma (1961)
Regia: Antonio Pietrangeli; soggetto: Ennio Flaiano, A. Pietrangeli, Ettore Scola, Ruggero Maccari, da un’idea di Sergio Amidei; sceneggiatura: E. Flaiano, R. Maccari, A. Pietrangeli, E. Scola; fotografia: Giuseppe Rotunno; scenografia: Mario Chiari, Vincenzo Del Prato; costumi: Maria De Matteis; musica: Nino Rota; montaggio: Eraldo Da Roma; interpreti: Marcello Mastroianni, Vittorio Gassman, Sandra Milo, Tino Buazzelli, Eduardo De Filippo, Belinda Lee; origine: Italia; produzione: Lux Film, Vides Cinematografica, Galatea; durata: 100′
Il principe di Roviano vive in un principesco palazzo pericolante circondato dai fantasmi dei suo antenati finché un giorno muore nello scoppio dello scaldabagno e si aggiunge agli altri fantasmi, i quali rischiano di doversi cercare un’altra sistemazione perché le autorità vogliono demolire il palazzo.«Il tema principale di Fantasmi a Roma è estremamente semplice e sfuggente: suonato da un organetto come una “arlecchinata”, accompagna a mo’ di melologo la saggezza dei soliloqui del principe (Eduardo De Filippo), nel corso della sequenza iniziale, e si propone come una presenza impalpabile a commento delle immagini di atmosfera nelle quali i fantasmi vagano per le strade e sui tetti delle case romane» (Rota).
Vietato ai minori di anni 16
 
ore 21.00
Rocco e i suoi fratelli (1960)
Regia:Luchino Visconti; soggetto: L. Visconti, Vasco Pratolini, Suso Cecchi D’Amico ispirato a Il ponte della Ghisolfa di Giovanni Testori; sceneggiatura: L. Visconti, S. Cecchi D’Amico, Pasquale Festa Campanile, Massimo Franciosa, Enrico Medioli; fotografia: Giuseppe Rotunno; scenografia: Mario Garbuglia; costumi: Piero Tosi; musica: Nino Rota; montaggio: Mario Serandrei; interpreti: Alain Delon, Annie Girardot, Renato Salvatori, Katina Paxinou, Roger Hanin, Paolo Stoppa; origine: Italia/Francia; produzione: Titanus, Les Films Marceau Cocinor; durata: 175′
Rocco è un meridionale che insieme ai fratelli e alla madre emigra a Milano per cambiare vita. In città la famiglia ritrova Vincenzo, in procinto di sposarsi, che introduce Simone nel mondo della pugilato. Rocco lavora in una lavanderia, mentre Ciro entra in fabbrica e Luca, che è ancora un bambino, rimane a casa con la madre… Memorabile affresco di una famiglia e, in controluce, dell’Italia in cerca del boom. «Il primo tema composto è quel valzerino paesano che evoca il ricordo del paese di provenienza dei cinque fratelli emigrati a Milano. Il resto della musica (il tema di Rocco, quello di Nadia) è nato aderendo al film. È una musica anche di colori cupi» (Rota).
Vietato ai minori di anni 14
 
lunedì 9
ore 17.00
I due nemici (1962)
Regia: Guy Hamilton; soggetto: Luciano Vincenzoni; sceneggiatura: Age [Agenore Incrocci] e Furio Scarpelli, Suso Cecchi d’Amico, Jack Pullman; fotografia: Giuseppe Rotunno; scenografia: Mario Garbuglia; costumi: Dario Cecchi, Ezio Frigerio; musica: Nino Rota; montaggio: Tatiana Morigi; interpreti: Alberto Sordi, David Niven, Amedeo Nazzari, Michael Wilding, Harry Andrews, David Opatoshu; origine: Italia; produzione: Dino De Laurentiis Cinematografica; durata: 104′
Abissinia 1941. Il flemmatico maggiore inglese Richardson viene catturato dall’esercito italiano. Il capitano Blasi decide di farlo scappare in modo che l’ufficiale riferisca ai suoi superiori sull’esiguità delle forze italiane. Ma le cose andranno in modo diverso. «Un film divertente, molto amato dal pubblico, che ironizza con un certo garbo sulla mitologia della guerra e del nostro”glorioso” passato» (Mereghetti). «Rota scrive un commento musicale nel quale si mescolano i colori della commedia e del dramma, mantenendosi sulle sonorità leggere per gli episodi venati di sottile amarezza e dando sfogo a un pot-pourri di marce militari per le sequenze più marcatamente legate al genere bellico» (De Santi).
 
ore 19.00
Il giornalino di Gian Burrasca (1964)
Prima puntata: Giannino comincia a fare guai
Regia: Lina Wertmüller; soggetto: Il giornalino di Gian Burrasca di Vamba; testi e dialoghi: L. Wertmüller; musica: Nino Rota; interpreti: Rita Pavone, Arnoldo Foà, Valeria Valeri, Ave Ninchi, Sergio Tofano, Bice Valori; origine: Italia; produzione: Rai; durata: 62′
«Gian Burrasca era il libro che mia madre da bambina prediligeva, per questo lo conoscevo bene. Lo avevo ereditato da lei, ed era diventato uno dei preferiti della mia infanzia. Credo che Gian Burrasca sin da allora sia stato una delle prove che la qualità può vincere anche in TV» (Wertmüller). «Nel corso delle otte puntate, sorretto in questo dal gusto sicuro della regista, nonché paroliera intelligentissima, ho pensato di rievocare un mondo musicale che riunisse gli spunti e le mode dei primi quindici anni del secolo: dalle romanze alle habanere, dai galop all’English Waltz, con alcune punte persino ai primi accenni di jazz-Dixieland» (Rota).
Per gentile concessone di Rai Teche – Ingresso gratuito
 
ore 20.30
Il Gattopardo (1963)
Regia: Luchino Visconti; soggetto: dal romanzo omonimo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa; sceneggiatura: Suso Cecchi D’Amico, Pasquale Festa Campanile, Enrico Medioli, Massimo Franciosa, L. Visconti; fotografia: Giuseppe Rotunno; scenografia: Mario Garbuglia; costumi: Piero Tosi; musica: Nino Rota; montaggio: Mario Serandrei;  interpreti: Burt Lancaster, Claudia Cardinale, Alain Delon, Paolo Stoppa, Rina Morelli, Romolo Valli; origine: Italia-Francia; produzione: Titanus, S.N. Pathé Cinéma, S.C.G.; durata: 187′
Splendida rappresentazione del passaggio della Sicilia dai borboni ai sabaudi che restituisce integralmente il senso e il fascino del capolavoro di Tomasi di Lampedusa, nobilitato dal decadentismo viscontiano, abile nel cogliere «le sfumature quasi proustiane della […] personalità mondana e familiare» (Moravia) del principe di Salina. La celeberrima scena del ballo, che richiese più di un mese di riprese, suggella la fine di un’epoca e di una classe sociale, con risvolti anche autobiografici. «Un giorno […] ci siamo messi in casa di Luchino a cercare tra le mie passate composizioni e tra i miei temi. […] Ad un certo punto, distrattamente, per associazione di idee, ho cominciato a suonare – come se fosse un brano di altri compositori – l’Adagio, il terzo tempo di una sinfonia che avevo scritto nel 1946-47. Visconti ne fu entusiasta e disse che quella era la musica di Il Gattopardo» (Rota).
 
martedì 10
ore 17.00
Waterloo (1970)
Regia: Serghej Bondarciuk; soggetto: Vittorio Bonicelli; sceneggiatura: V. Bonicelli, S. Bondarciuk, H. A. L. Craig; fotografia: Armando Nannuzzi; scenografia: Mario Garbuglia, Ferdinando Giovannoni, Semyon Valiusehk, A. Menialhikov; costumi: Maria De Matteis, Ugo Pericoli, Nadjezda Buzina; musica: Nino Rota; montaggio: E. V. Mikhajlova; interpreti: Rod Steiger, Christopher Plummer, Orson Welles, Gianni Garko, Ivo Garrani, Jack Hawkins; origine: Italia/Urss; produzione: De Laurentiis Cinematografica, Mosfilm; durata: 123′
«Nella vasta filmografia napoleonica l’episodio dell’ultima battaglia era stato finora soltanto sfiorato […]. Con dispiego di forze infinitamente maggiore torna sui campi dei Brabante, trasferiti per ragioni produttive in Ucraina, lo stratega Dino de Laurentiis, che dopo aver liquidato John Huston si appoggia al più autorevole pittore di battaglie del cinema contemporaneo, il sovietico Sergei Bondarciuk, reduce dagli scontri di Guerra e pace. […] Ci sembra comunque apprezzabile il taglio asciutto di questa cronaca miliardaria, che non indugia in particolari inutili e non scade nel romanzesco» (Kezich). «La musica doveva essere costituita essenzialmente da marce militari. Per quanto riguarda quelle inglese non ci sono stati problemi. […] Al contrario, per le marce francesi non c’è stato modo di trovare gran che. […] Napoleone, sembra, detestava la musica: la sola che amava era quella del “silenzio”. E per le battaglie amava essenzialmente il tamburo. Ecco perché in Waterloo ci sono tante percussioni» (Rota).
 
ore 19.15
Film d’amore e d’anarchia ovvero “Stamattina alle 10 in Via dei Fiori nella nota casa di tolleranza…” (1973)
Regia: Lina Wertmüller; soggetto e sceneggiatura: L. Wertmüller; fotografia: Giuseppe Rotunno; scenografia e costumi: Enrico Job; musica: Carlo Savina, Nino Rota; montaggio: Franco Fraticelli; interpreti: Giancarlo Giannini, Mariangela Melato, Eros Pagni, Lina Polito, Pina Cei, Elena Fiore; origine: Italia/Francia; produzione: Euro International Film, Labrador Film; durata: 109′
            «Le storie degli anarchici italiani mi fecero conoscere l’antica radice che l’anarchia ha avuto in Spagna e nel nostro Paese, e particolarmente in alcune regioni, come Puglia e Toscana. […] Così nacque la storia di Tunin, contadino lombardo-veneto, innamorato delle idee di un vecchio anarchico ascoltate fin da bambino davanti al focolare “… gli uomini tutti uguali e liberi, come Dio ci ha creato…». Quando vede quel suo vecchio amico anarchico ucciso con quattro schioppetate dai carabinieri, decide di sostituirsi a lui e di andare a uccidere Mussolini» (Wertmüller). «”Piano e pianino” [di Fantasmi a Roma] l’ho poi arrangiato, in maniera sgangherata e bandistica, come brano principale della colonna sonora di Film d’amore e d’anarchia» (Rota).
Vietato ai minori di anni 14
 
ore 21.30
Romeo e Giulietta (1968)
Regia: Franco Zeffirelli; soggetto: dall’omonima tragedia di William Shakespeare; sceneggiatura: Franco Brusati, Masolino D’Amico, F. Zeffirelli; fotografia: Pasqualino De Santis; scenografia: Luciano Puccini; costumi: Danilo Donati; musica: Nino Rota; montaggio: Reginald Mills; interpreti: Leonard Whiting, Olivia Hussey, Milo O’Shea, Michael York, Pat Heywood, John McEnery; origine: Italia/Gran Bretagna; produzione: Verona Produzione, Dino De Laurentiis Cinematografica, B.H.E., F. Zeffirelli Production; durata: 138′
«Zeffirelli ha puntato sulla cifra realistica della tragedia, proponendoci l’amore di Romeo e Giulietta e le fazioni veronesi che lo avviano a conclusioni fatali in un clima che ricorda da vicino quello délla gioventù beat di oggi, evitando perciò ogni romanticismo, ma dando egualmente spazio ai sentimenti dei due giovani innamorati, messi dolorosamente in contrasto, loro così teneri e fragili, con la rissosa e spietata durezza dell’ambiente che li circonda. […] Tra i meriti, i corposi e concreti costumi di Danilo Donati, l’ispirata, dolce, ma anche severa musica di Nino Rota, la splendida fumosa e nebbiosa fotografia ora realistica, ora pittorica di Pasquale De Santis» (Rondi). «La sua ossatura è fondamentalmente quella delle musiche di scena che ho scritto per la tragedia shakespeariana, rappresentata nel 1960 all’Old Vic di Londra, con la regia dello stesso Zeffirelli. Dovendo rievocare il periodo rinascimentale, la musica di Romeo e Giulietta è caratterizzata da una certa stroficità» (Rota).
 
mercoledì 11
chiuso
 
giovedì 12
ore 17.00
Il Casanova di Federico Fellini (1976)
Regia: Federico Fellini; soggetto: liberamente basato su Storie della mia vita di Giacomo Casanova; sceneggiatura: Federico Fellini, Bernardino Zapponi; fotografia: Giuseppe Rotunno; scenografia e costumi: Danilo Donati; musica: Nino Rota; montaggio: Ruggero Mastroianni; interpreti: Donald Sutherland, Tina Aumont, Cicely Browne, Carmen Scarpitta, Clara Algranti, Daniela [Angelica] Gatti; origine: Italia/Usa; produzione:P.E.A., Fast Film Inc.; durata: 154′
Liberamente ispirato alle Memorie(1791-98) di Giacomo Casanova con inserimenti poetici presi da Andrea Zanzotto e Tonino Guerra, Il Casanova di Federico Fellini è «un emozionante esempio di arte onirica, non illustrativa di contenuti, cabalistica e avanguardistica» (Kezich) e al contempo il «tentativo di raccontare un personaggio che è un mito comune, Casanova, e un secolo figurativamente notissimo, sfruttato, esausto, il Settecento, dando alla gente la sensazione di trovarsi di fronte a qualcosa di nuovo, sconosciuto: che non ricordi Goldoni, Strehler, Canaletto, Hogarth e compagnia» (Tornabuoni). «La musica agisce quasi sempre in modo diegetico, proveniente, cioè, dall’uccello meccanico che Casanova usa come accompagnamento delle sue prestazioni sessuali. Essa è interpretata da un’orchestra ridotta e cantata dagli attori. Interviene sotto forma di opera, di inno nazionale ecc., ed è dominata da orchestrazioni di forte sapore orientale» (Baldo Via).
Vietato ai minori di anni 18
 
ore 20.15
Amarcord (1973)
Regia: Federico Fellini; soggetto e sceneggiatura: F. Fellini, Tonino Guerra da un’idea di F. Fellini; fotografia: Giuseppe Rotunno; scenografia e costumi: Danilo Donati; musica: Nino Rota; montaggio: Ruggero Mastroianni; interpreti: Bruno Zanin, Pupella Maggio, Armando Brancia, Ciccio Ingrassia, Magali Noël, Alvaro Vitali; origine: Italia/Francia; produzione: F. C. Produzioni, P.E.C.F.; durata: 127′
L’adolescenza di Titta in un immaginario paese della Romagna, che evoca la Rimini felliniana, fra un padre antifascista, la madre bigotta, uno zio fascista, l’altro in manicomio, i compagni di scuola, la tabaccaia, Gradisca… «Fellini ha detto con Amarcord, sull’Italia degli anni fascisti, forse più e meglio di tanti storici di professione. Dobbiamo essere grati al suo talento» (Grazzini). «Il tema dei titoli di testa di Amarcord, che contrappunta poi la sequenza della Gradisca e del Principe, non doveva essere un mio motivo. Fellini, infatti, aveva usato come play-back sul set la musica di Fascination di Marchetti: un brano famoso, che Fellini vorrebbe sempre inserire ogni qualvolta si ritorna a una situazione o ambientazione anni Trenta, con qualche donna più o meno piacente. […] Dopo che avevo composto il resto della colonna sonora, ho dovuto inserire il mio motivo nella costruzione del film al posto di Fascination a causa del mancato accordo sui diritti» (Rota).
 

 

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