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Cinema Trevi: Omaggio a Laurent Terzieff
07 Novembre 2010 - 07 Novembre 2010

Recitare era per l’immenso attore francese Laurent Terzieff «mettersi all’ascolto del mondo, per esserne la cassa di risonanza». La sua incredibile voce, il suo viso emaciato da Cristo laico, il suo sguardo magnetico, il suo spirito indipendente e la sua imponente presenza ne avevano fatto uno dei mostri sacri del teatro e del cinema europeo. Ci ha lasciato il 2 luglio 2010 all’età di 75 anni in seguito a complicazioni polmonari. Era nato a Tolosa nel 1935, da un padre di origine russa (Terzieff è il suo vero cognome, al contrario di ciò che è spesso scritto). Da adolescente aveva incontrato il teatro, assistendo affascinato ad una rappresentazione della Sonata degli spettri di Strinberg, diretto dal regista teatrale Roger Blin. Aveva appreso il mestiere in scena come macchinista, doppiatore, suggeritore e comparsa, prima di debuttare nel 1952, al Teatro de Babylone di Jean-Marie Serreau, in Tutti contro tutti di Adamov. Terzieff deve il suo primo successo a cinema a Marcel Carné che gli affidò, a soli 23 anni, la parte dell’anarchico cinico e diabolico di Les Tricheurs nel 1958. Aveva proseguito con altri registi del calibro di Claude Autant-Lara (tre film, tra i quali Le Bois des amants nel 1960) o di Henri-Georges Clouzot in La Prisonnière. Fu completamente snobbato dai registi della Nouvelle Vague, probabilmente perché aveva esordito con i maestri del “cinema di papà”. Nel 1960 aveva firmato il “manifesto dei 121” contro la guerra d’Algeria e venne messo per un certo periodo a bando dal cinema francese.«I produttori mi dicevano: “Spiacente, ma mi sconsigliano di prenderla”. Infatti, in quel periodo, iniziavo a lavorare in Italia. Avevo appena girato con Bolognini nella Notte brava e iniziavo le riprese di Vanina Vanini, di Rossellini», spiegava l’attore. Seguirono Pier Paolo Pasolini per Medea (nel quale interpreta il Centauro), Sergio Citti per Ostia e Valerio Zurlini per Il deserto dei tartari. Negli anni successivi, lavorerà con Giovanni Fago (Sulla spiaggia e di là dal molo e Pontormo), Peter Del Monte (Etoile), Roberto Andò (Il manoscritto del principe), Paolo Modugno (Territori d’ombra) e Francesco Maselli (Le ombre rosse). Girerà con registi come Philippe Garrel (Le Révélateur, Les Hautes solitudes, Un Ange passe e Voyage au jardin des morts), Luis Buňuel per La Voie lactée, Susan Sontag per Bröder Carl,Helvio Soto per Il Pleut sur Santiago e Jean-Luc Godard per Détective (negli anni Ottanta, ormai distanti della Nouvelle Vague). Dall’inizio degli anni Novanta, si era soprattutto dedicato al teatro (proprio perché amava anche il cinema e sceglieva di lavorare a progetti che lo seducevano), diventando uno dei nomi più importanti della scena parigina, con la compagnia che aveva creato nel 1961, insieme alla moglie Pascale de Boysson. «Per me, il teatro deve essere uno specchio della realtà. Deve riflettere i due elementi fondatori dell’esistenza: il mondo interno e il mondo esterno; il reale, l’irreale; il cosciente, l’incosciente», aveva dichiarato. E il cinema non era da meno nella sua vita.
Programma a cura di Gabrielle Lucantonio
 
ore 17.00
Kapò (1959)
Regia: Gillo Pontecorvo; soggetto: G. Pontecorvo, Franco Solinas; sceneggiatura: G. Pontecorvo, F. Solinas; fotografia: Aleksandar Sekulovic; montaggio: Roberto Cinquini; musica: Carlo Rustichelli; scenografia: Piero Gherardi; interpreti: Susan Strasberg, Laurent Terzieff, Emmanuelle Riva, Didi Perego, Gianni Garko, Paola Pitagora; origine: Italia/Francia/Jugoslavia; produzione: Vides Cinematografica, Zebra Films, Francinex, Lovcen Film, Cineriz; durata: 118′
«Kapò è una giovane ebrea che, sottratta alla morte dalla pietà di un medico che riesce a nascondere ai nazisti la sua origine, finisce in un comune campo di concentramento e, per istinto di conservazione, arriva fino a far combutta con i suoi nemici accettando l’incarico di sorvegliante (Kapò, appunto) ed acquistando tutti i modi, le crudeltà, le asprezze di quella trista categoria» (Rondi). Film disprezzato dalla critica cinematografica francese (ma apprezzato in Italia), Laurent Terzieff vi interpreta la parte del prigioniero russo Sascha che si innamora di Kapò. È la sua prima parte nel cinema italiano, che gli offrirà alcuni dei più bei ruoli della sua carriera.
 
ore 19.15
Il bosco degli amanti (Le Bois des amants, 1960)
Regia: Claude Autant-Lara; soggetto: dal dramma Terre inhumaine di François de Curel; sceneggiatura: René Hardy, Albert Husson, Jacques Rémy; fotografia: Jacques Natteau; musica: René Cloërec; interpreti: Laurent Terzieff, Erika Remberg, Claude Farell, Lutz Gabor, Richard Larke, Christian Melsen; origine: Francia/Italia; produzione: Da.Ma.Cinematografica, Hoche Productions, Ventura; durata: 95′
Claude Autant-Lara racconta la storia d’amore tragica tra un partigiano francese (Laurent Terzieff) e una giovane tedesca (Erika Remberg), moglie di un ufficiale della Wermacht. Sembra che Terzieff non fosse molto convinto dalla trama de Le Bois des amants, ma che abbia accettato la parte del paracadutista Charles Parisot, solo per accontentare il regista Autant-Lara con il quale sperava di potere lavorare in un altro progetto che gli stava a cuore: Tu ne tueras point (1961), film manifesto dell’obiezione di coscienza, dove ha dato il migliore di sé.
 
ore 21.00
Incontro moderato da Gabrielle Lucantonio con Valentina Carnelutti, Massimo Fusillo, Veronica Pravadelli

 
a seguire
Trailer di Peccatori in blu-jeans (1958) di Marcel Carné
 
a seguire
Ostia (1970)
Regia: Sergio Citti; supervisione alla regia: Pier Paolo Pasolini; sceneggiatura: P. P. Pasolini, S. Citti; fotografia: Mario Mancini; Musiche: Franco De Masi; Montaggio: Nino Baragli, Carlo Reali; interpreti: Laurent Terzieff, Franco Citti, Anita Sanders, Ninetto Davoli, Lamberto Maggiorani, Celestino Compagnoni;origine Italia; produzione: Alvaro Mancori, Anna Maria Chretien; durata: 105′
«È stato Pier Paolo a spingermi a fare il regista. A me è venuta in mente Ostia, una storia dove ci sono elementi autobiografici e lui mi disse: “Perché non lo fai tu?”. Sono stato quasi costretto. L’idea mi è venuta una sera che ho visto due fratelli che mangiavano una pizza con una mignotta. Due ladruncoli, robetta, che conoscevo di vista. E mi dicevo: vanno a rubare insieme, e poi che altro fanno insieme? Lei con chi sta dei due? Su questa base ho inserito altre storie, che mi erano davvero capitate» (Citti).«Ostia raccontava la storia di due fratelli. Quello che interpretavo si faceva assassinare con dei colpi di spranghe di ferro sulla spiaggia di Ostia. Alcuni anni dopo, ho saputo che Pasolini è morto non solo nello stesso modo e sulla stessa spiaggia, ma anche allo stesso posto. Aveva scritto la propria fine» (Terzieff).
Vietato ai minori di anni 18 – Ingresso gratuito

Date di programmazione