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Cinema Trevi: Omaggio a Claude Chabrol
09 Novembre 2010 - 10 Novembre 2010
Da sempre si è dedicato alla vivisezione delle classe sociali, con particolare attenzione a quella borghese, ora da freddo entomologo, ora da attento e sensibile osservatore. «Lontano dalla vocazione iconoclasta di Jean-Luc Godard, assolutamente estraneo all’autobiografismo caro a François Truffaut, sicuramente meno rigoroso nelle scelte tematiche di Eric Rohmer e Jacques Rivette, ai quali pur si sente molto vicino», come scrive giustamente Aldo Viganò, «Chabrol è artefice di un cinema la cui dimensione autoriale non viene mai esibita, ma chiede di essere riconosciuta all’interno della struttura linguistica e narrativa dei singoli film. […] Assenza di conclusione, mancanza di messaggio, rifiuto di acquietarsi nella rappresentazione delle apparenze costituiscono le chiavi più specifiche per penetrare nell’universo etico ed estetico di Chabrol: tanto più difficile da individuare perché a fargli velo c’è quasi sempre la sua personalissima ironia, troppo spesso scambiata per cinismo. Regista colto ma mai spocchioso, formalista ma mai estetizzante, prolifico ma mai qualunquista, affascinato dalla realtà ma mai naturalista, Chabrol è artefice di un’avventura cinematografica caratterizzata da un eccentrico divenire ciclico». Per questo omaggio al cineasta francese, all’interno della sua sterminata filmografia, si è scelto faziosamente alcuni film che appartengono agli anni Sessanta e alla prima metà degli anni Settanta. Per Donne facili (1960) Chabrol «si serve del documentario impersonale, del “referto” naturalista presentato in uno stile neutro. Infatti, attraverso la descrizione oggettiva della giornata di quattro commesse», spiega Angelo Moscariello, «Chabrol si propone di analizzare la condizione, quella del proletariato urbano, e di denunciarne il profondo stato di alienazione di cui è vittima». Ma sono soprattutto con i film della fine degli anni Sessanta e quelli della prima metà degli anni Settanta che, come scrive Joël Magny, «sulla scia di Hitchcock, Chabrol concepisce un film come il luogo in cui viene messa alla prova la tendenza dell’essere ad una sorta di solipsismo ontologico, in cui non ci sarebbe per il soggetto pensante altra realtà se non egli stesso, messo alla prova tanto dei personaggi (che tendono spesso a sprofondare nel loro errore fondamentale fino alla follia o alla morte) quanto dello spettatore (il quale, quando il film è riuscito, si rapporta al dramma dei personaggi e non ritiene di seguirli nella loro esperienza tragica)». Le citazioni sono tratte dai volumi: Angelo Moscariello, Claude Chabrol, Il Castoro Cinema, La nuova Italia, Firenze, 1977; Roberto Zemignan (a cura di), Claude Chabrol, Circuito Cinema quaderno, Comune di Venezia, Venezia, 1988; Aldo Viganò, Claude Chabrol, Le Mani, Recco, 1997.
 
martedì 9
ore 17.00
Donne facili (Le Bonnes femmes,1960)
Regia: Claude Chabrol; sceneggiatura: Paul Gégauff; fotografia: Henri Decaë; scenografia: Jacques Mély; musica: Paul Misraki e Pierre Jansen; montaggio: Jacques Gaillard; interpreti: Bernadétte Lafont, Stéphane Audran, Clotilde Joano, Lucile Saint-Simon, Ave Ninchi, Pierre Bertin; origine: Francia/Italia; produzione: Paris Films Production, Panitalia Film; durata: 85′
Quattro ragazze lavorano a Parigi come commesse in un magazzino di articoli casalinghi. Cercano di compensare la monotonia delle giornate con la ricerca di qualcosa che possa colmare il vuoto delle loro esistenze. «Io amo i miei personaggi. Non sono pessimista nei confronti delle persone, ma sul modo in cui esse vivono. All’inizio abbiamo scritto il soggetto, i personaggi che, per Gégauff, erano degli stupidi. Era un film sugli stupidi. Ma allo stesso tempo ci siamo resi conto, a poco a poco, che se erano stupidi ciò accadeva, in primo luogo, perché non potevano esprimersi. Non potevano stabilire rapporti gli uni con gli altri. È per questo che nel film il dialogo è quasi sempre ridotto a rumori, interiezioni, borbottii. Questa concezione del linguaggio […] è semplicemente la constatazione, un po’ triste, della impossibilità dei rapporti, di una troppo grande ingenuità; talvolta di una troppo grande volgarità» (Chabrol).
Vietato ai minori di anni 14
 
ore 19.00
Ucciderò un uomo (Que la bête meure, 1969)
Regia: Claude Chabrol; soggetto e sceneggiatura: Paul Gégauff e C. Chabrol, dal romanzo The Beast Must Die di Nicolas Blake; fotografia: Jean Rabier; scenografia: Guy Littaye; musica: Pierre Jansen; montaggio: Jacques Gaillard; interpreti: Michel Duchaussoy, Caroline Cellier, Jean Yanne, Anouk Ferjac, Maurice Pialat, Guy Marly; origine: Francia/Italia; produzione: Films La Boëtie, Rizzoli Film; durata: 116′
Di ritorno dalla spiaggia, un bambino viene investito e ucciso da un’automobile che prosegue nella corsa. Il padre, Charles Thénier, vedovo e scrittore di racconti per l’infanzia, decide di scoprire l’assassino di suo figlio e ucciderlo. Le indagini lo conducono a una giovane attrice, Hélène Lanson, di cui Charles diventa l’amante. La donna lo guida involontariamente all’assassino. «In un film dominato dallo zoom – quasi sempre usato molto bene, soprattutto nei lenti movimenti in avanti sui volti pensierosi dei personaggi – trionfa soprattutto la compattezza dello stile, che rende complesse e dense di significati anche le situazioni apparentemente più quotidiane. […]Film tragico e sofferto, Ucciderò un uomo è la dimostrazione cinematografica che il confine tra l’apparenza e la realtà è solo fatto di stile» (Viganò).
 
ore 21.10
Il tagliagole (Le Boucher, 1970)
Regia: Claude Chabrol; soggetto e sceneggiatura: C. Chabrol; fotografia: Jean Rabier; scenografia: Guy Littaye; musica: Pierre Jansen; montaggio: Jacques Gaillard; interpreti: Stéphane Audran, Jean Yanne, Roger Rudel, Mario Beccaria, William Guérault, Antonio Passalia; origine: Francia/Italia; produzione: Films La Boëtie, Euro International Films;durata: 95′
Nel piccolo villaggio di Trémolat, durante un pranzo di notte, Popaul, il macellaio reduce della guerra d’Indocina, e la maestra Hélène, con una grande delusione amorosa alle spalle, simpatizzano. Nasce un’amicizia, che non si trasforma mai in amore a causa del rifiuto della donna. Nel frattempo, la pace del paese viene sconvolta dal ritrovamento dei cadaveri di alcune giovani donne uccise a coltellate da un maniaco. «In Le boucher non voglio che li spettatori abbiano delle idee preconcette. Ebbene, se c’è una cosa che spaventa le persone in una sala cinematografica, è proprio l’uccisore sadico, il mostro spaventoso. Ed io volevo che alla fine la gente fosse sconvolta dalla sua morte, che pensasse: Oh, povero!, e che comprendesse perfettamente il bacio che gli dà l’istitutrice. Mentre logicamente se avessi presentato un uccisore sadico dicendone: ecco, vedete, la brava donna gli andrà a dare un bacio, la gente avrebbe detto: che cos’è questa oscenità?» (Chabrol).
Vietato ai minori di anni 14
 
mercoledì 10
ore 17.00
Sterminate “Gruppo Zero” (Nada, 1974)
Regia: Claude Chabrol; soggetto: dal romanzo omonimo di Jean-Patrick Manchette; sceneggiatura: J.P. Manchette, C. Chabrol; fotografia: Jean Rabier; scenografia: Guy Chichignoud; musica: Pierre Jansen; montaggio: Jacques Gaillard; interpreti: Fabio Testi, Mariangela Melato, Maurice Garrel, Michel Duchaussoy, Lou Castel, Michel Aumont; origine: Francia/Italia; produzione: Films La Boëtie, Italian International Film, Verona Produzione; durata: 97′
Un gruppo di terroristi sequestra in una casa di appuntamenti l’ambasciatore americano e lo nasconde in una fattoria di campagna in attesa che venga pagato un riscatto di dieci milioni di dollari per finanziare la rivoluzione. Ovviamente lo Stato francese non si fa intimidire e reagisce con la forza. «Questi pseudo-rivoluzionari non sono né di destra né di sinistra. Non hanno niente da perdere e niente da guadagnare. A guadagnarci sono soltanto i loro avversari i quali possono così vantarsi di averli domati con un ennesimo massacro. È la riprova di come il terrorismo dei terroristi può essere utilizzato dalla polizia a scopi politici. Mi sono limitato a fare un racconto da “serie nera”. Un chiaro-scuro che sollecita il nostro divertimento. In fondo è un intrattenimento. Il terrorismo fa suspence, è una merce, un valore di scambio; e la morte diventa l’esaltazione degli oppressori» (Chabrol).
Vietato ai minori di anni 14
 
ore 19.00
Gli innocenti dalle mani sporche (Les Innocents aux mains sales, 1975)
Regia: Claude Chabrol; soggetto e sceneggiatura: C. Chabrol, dal romanzo The Damned Innocents di Richard Neely; fotografia: Jean Rabier; scenografia: Guy Littaye; musica: Pierre Jansen; montaggio: Jacques Gaillard; interpreti: Romy Schneider, Rod Steiger, Jean Rochefort, Paolo Giusti, François Maistre, Pierre Santini; origine: Francia/Italia/Germania Occidentale; produzione: Films La Boëtie, Juppiter Generale Cinematografica, Terra Filmkunst; durata: 115′
Julie Wormser è sposata ad un uomo più vecchio di lei, Louis. Tuttavia la donna s’innamora perdutamente di un giovane scrittore, Jeff Marle. I due amanti decidono di uccidere Louis. Ma i loro propositi falliscono miseramente. Ma non tutto è perduto. «La prima lettura del romanzo mi aveva veramente fatto ridere a crepapelle, con quelle sue moltiplicazioni dei colpi di scena che sfiorano la parodia del genere. Poi, ho scoperto la possibilità di fare un bel ritratto di donna ed ho accumulato ancora di più gli artifici: più la situazione risultava delirante, più il ritratto diventava vero sul piano della psicologia femminile – cioè a livello delle piccole invidie, dei giochi in rapporto agli uomini, di trovate sulle quali Romy Schneider ha funzionato in maniera formidabile» (Chabrol).
Vietato ai minori di anni 14
 
ore 21.10
Profezia di un delitto (Les Magiciens, 1975)
Regia: Claude Chabrol; soggetto: dal romanzo Initiation au meutre di Frédéric Dard; sceneggiatura: Paul Gégauff, Pierre Nesou, Adriano Bolzoni; fotografia: Jean Rabier; scenografia: André Labussière; musica: Pierre Jansen; montaggio: Monique Fardoulis; interpreti: Jean Rochefort, Franco Nero, Stefania Sandrelli, Gert Fröbe, Gila von Wetershausen, Mohedinne M’Rad; origine: Francia/Germania Occidentale/Italia; produzione: Carthago Films, Maran Film, Mondial Te.Fi. – Televisione Film; durata: 94′
«Metà “giallo” esotico, metà beffarda presa in giro della parapsicologia, Les magiciens offre un campionario dei più collaudati luoghi chabroliani. […] Eppure, il prodotto finale non manca di una certa organicità, raggiunta in virtù di un controllo stilistico che, pur nello svariare dei toni, vieta alla “fabula” di soffocare il senso. […] La vera morale della storia consiste nell’abituale avvertimento a guardarsi dall’eccesso: anticipare il futuro è un atto di hybris e, pertanto, va punito affinché l’equilibrio naturale non sia turbato. La chiromanzia, ammonisce il regista, non è dannosa in sé ma in quanto può far nascere in qualche intelligenza maligna la tentazione di prendere il posto di Dio» (Moscariello).
Vietato ai minori di anni 14

 

 

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