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Cinema Trevi: Le notti pazze della dolce vita
28 Ottobre 2010 - 05 Novembre 2010
A cinquant’anni di distanza dall’uscita nelle sale de La dolce vita, la retrospettiva propone una riflessione sui film che hanno anticipato le atmosfere del capolavoro di Fellini (Le infedeli di Monicelli e Steno, che fotografa il doppio volto della borghesia, Viale della speranza di Risi e La donna del giorno di Maselli, che indagano sui meccanismi dello star-system e sulla effimera notorietà che ne può derivare), sui film che hanno cavalcato l’onda del successo felliniano (Totò, Peppino e… la dolce vita di Corbucci) o ne hanno colto gli effetti nel costume dell’epoca (Divorzio all’italiana di Germi) e, infine, sui film che hanno decretato la fine di un’epoca (la retrospettiva proseguirà a novembre e si chiuderà simbolicamente con moltodipiù di Mario Lenzi, che coglie la deriva della dolce vita nella Roma degli anni Settanta). E all’interno film curiosi sul crinale di un’euforia dilagante, fra i chiaroscuri di pazze notte di follia (Risate di Gioia di Monicelli, ritratto di comparse cinematografiche ed esistenziali ai bordi di un circo che coinvolge, e travolge, tutti; Il principe fusto di Arena, ovvero il popolo che incrocia l’aristocrazia, l’alto e il basso mischiati in un unico calderone) e luoghi simbolo (via Margutta nell’omonimo film di Camerini; il tour sentimentale-turistico di Un amore a Roma di Risi), con echi persino milanesi (la festa de La notte di Antonioni, che evoca la fine dei giochi e l’inesorabile ritorno-rifugio tra le mura domestiche). E poi la vicenda esistenziale e professionale del Sordi di Una vita difficile, quando gli steccati si eleveranno nuovamente a tracciare distanze abissali di classe e bisognare trovare dentro la forza per gesti ribelli, e il disincantato Tenco de La cuccagna, ribelle di suo, che ha capito tutto e si aggira per la città come un profeta. Inascoltato.
A novembre opere ancor più inclassificabili, specchio di un disagio dilagante nel procedere degli anni Sessanta, tesi verso l’abisso del ’68 (Gli arcangeli di Battaglia, Io la conoscevo bene di Pietrangeli, Io, io, io… e gli altri di Blasetti, La notte pazza del conigliaccio di Angeli, l’episodio Toby Dammit di Fellini) fino allo spartiacque di Necropolis di Brocani, che reinserisce l’avanguardia artistica romana nel panorama internazionale, percependo i riflessi di una presenza straniera nella città che si stava rapidamente eclissando (e di cui ritroviamo una tragica testimonianza in Ingrid sulla strada di Brunello Rondi). Preludio della fine, di cui Roma bene di Lizzani e I prosseneti di Rondi offrono un affresco sintomatico. Prima della rievocazione di Corbucci in Night Club e l’omaggio di Neri Parenti ai mitici Paparazzi. In preda ormai alla nostalgia.
 
giovedì 28
ore 17.00
Le infedeli (1953)
Regia: Steno, Mario Monicelli; soggetto: Ivo Perilli; sceneggiatura: Franco Brusati, I. Perilli, Steno, M. Monicelli; fotografia: Aldo Tonti, Luciano Trasatti; scenografia: Flavio Mogherini; costumi: Piero Gherardi; musica: Armando Trovajoli; montaggio: Renato Cinquini; interpreti: Gina Lollobrigida, May Britt, Anna Maria Ferrero, Marina Vlady, Pierre Cressoy, Tina Lattanzi, Irene Papas; origine: Italia; produzione: Excelsa Film; durata: 100′
Un ricco medico incarica un investigatore senza scrupoli di seguire la moglie perché sospetta un adulterio. In realtà vorrebbe liberarsi della moglie per poter stare con l’amante. L’investigatore riesce ad inserirsi nell’alta società grazie a sotterfugi e ricatti. «È un’operazione molto intelligente, un melodramma che unisce le tinte forti di Matarazzo all’atmosfera più fredda e borghese dell’Antonioni di Cronaca di un amore» (Della Casa).
 
ore 19.00
Viale della speranza (1953)
Regia: Dino Risi; soggetto: D. Risi; sceneggiatura: Ettore M. Margadonna, D. Risi, Gino De Santis, Franco Cannarosso; fotografia: Mario Bava; scenografia: Flavio Mogherini; musica: Mario Nascimbene; montaggio: Eraldo Da Roma; interpreti: Cosetta Greco, Liliana Bonfatti, Maria Pia Casilio, Piera Simoni, Marcello Mastroianni, Nerio Bernardi; produzione: Cinematografica Mambretti; origine: Italia; durata: 84′
«Alcune ragazze tentano di sfondare nel mondo dello spettacolo: solo una vi riuscirà, affidandosi al proprio vero talento. Commedia di costume dal sapore agrodolce, realizzata in modo più che dignitoso. Il viale in questione è quello che porta a Cinecittà» (Mereghetti).
 
ore 20.45
La donna del giorno (1956)
di Francesco Maselli; soggetto: Franco Bemporad; sceneggiatura: F. Bemporad, F. Maselli, Aggeo Savioli, Luigi Squarzina, Cesare Zavattini; fotografia: Armando Nannuzzi; scenografia: Bianca delle Nogare Feltrinelli; musica: Mario Zafred; montaggio: Mario Serandrei; interpreti: Virna Lisi, Antonio Cifariello, Franco Fabrizi; Elisa Cegani, Serge Reggiani, Haja Harareet; origine: Italia; produzione: Peg Produzione Films; durata: 83′
Liliana è un’indossatrice che cerca di farsi strada in ogni modo. Una notte viene trovata svenuta sulla strada. Interrogata dalla polizia, Liliana racconta di essere stata trascinata da tre delinquenti in una villa e di aver subito violenza. Il drammatico evento viene divulgato dai giornali e Liliana diventa ben presto “la donna del giorno”, ricevendo vantaggiose offerte di lavoro. «Avviato da Visconti all’amore per l’opera lirica, Maselli, come confesserà più tardi, gira La donna del giorno nel bel mezzo della sua travolgente euforia per Verdi, con l’ambizione inconscia di rifare La Traviata. Di qui […] la forte tipizzazione dei personaggi, il ruolo giocato dai grandi attacchi musicali, […] le scene madri» (Stefania Parigi).
Versione ristampata dalla Cineteca Nazionale
 
venerdì 29
ore 17.00
Il principe fusto (1960)
Regia: Maurizio Arena; soggetto: dal romanzo Er più de Roma di Marco Guglielmi e Lucio Mandarà; sceneggiatura: Isa Mari, Umberto Scarpelli, Giandomenico Giagni, L. Mandarà, M. Arena; fotografia: Massimo Sallusti; scenografia: Beni Montresor; musica: M. Arena; montaggio: Jolanda Benvenuti; interpreti: M. Arena, Lorella De Luca, Noël Traverthon, Ivo Del Bianco, Michèlle Girardon, Kathia Caro, Memmo Carotenuto; origine: Italia; produzione: M. A. Produzione Cinematografica, Eurocine; durata: 95′
Un giovane popolano di Trastevere si finge principe per corteggiare una turista americana, facendo così soffrire la giovane e innamorata fidanzata. «Risvolto godereccio e stravaccato di La dolce vita, uscita lo stesso anno. Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello di passaggio, vestiti da frati» (Morandini). Grande cast con personaggi della dolce vita romana, come Emilio Schubert, Olghina Di Robilant, il principe Vittorio Massimo, giovani “vitelloni” (Enio Girolami, Gabriele Tinti) e vecchie glorie (Franco Coop).
 
ore 19.00
Un amore a Roma (1960)
Regia: Dino Risi; soggetto: dal romanzo omonimo di Ercole Patti; sceneggiatura: Ennio Flaviano, E. Patti; fotografia: Mario Montuori; scenografia: Piero Filippone; costumi: Piero Tosi; musica: Carlo Rustichelli; montaggio: Otello Colangeli; interpreti: Mylène Demongeot, Peter Baldwin, Elsa Martinelli, Claudio Gora, Maria Perschy, Jacques Sernas; origine: Italia/Francia; produzione: Fair Film, Cei Incom, Laetitia Film, Les Films Cocinor; durata: 108′
Marcello, un giovane con ambizioni letterarie di nobile ma decaduta famiglia romana, si invaghisce di Anna, attricetta incontrata per caso, e ne fa la sua amante. La ragazza, pur amandolo, ha un comportamento molto libero e non disdegna di incontrare altri uomini. Marcello vive un perenne stato di gelosia che gli rende insopportabile la relazione. «Questo “schiavo d’amore” è a tratti […] autenticamente delineato […]. Peter Baldwin si porta complessivamente bene […] Mylène Demongeot ne ha tolto la sua più bella interpretazione. Si imbruttisce persino per darle vita e verità» (Pestelli).
Vietato ai minori di anni 14
 
ore 21.00
Risate di gioia (1960)
Regia: Mario Monicelli; soggetto: dai racconti Risate di gioia e Ladri in chiesa di Alberto Moravia; sceneggiatura: Suso Cecchi D’Amico, Age[nore] Incrocci & [Furio] Scarpelli, M. Monicelli; fotografia: Leonida Barboni; scenografia e costumi: Piero Gherardi; musica: Lelio Luttazzi; montaggio: Adriana Novelli; interpreti: Anna Magnani, Totò, Ben Gazzara, Fred Clark, Edy Wessel, Mac Ronay; produzione: Titanus; origine: Italia; durata: 106′
«È uno dei film più belli e meno conosciuti del grande padre del cinema italiano […] Mario Monicelli. Uscito a Natale ’60, racconta le avventure di una notte particolare, quella dei 31 dicembre con un po’ di dolce vita. Due soliti ignoti, la Magnani e Totò – coppia di rivista, l’unico film girato insieme – che si ritrovano e diventano complici di un malvivente di periferia, Ben Gazzara. Andranno nei guai tutti ma la verve della storia, il tempismo comico, l’allegria di due straordinari temperamenti della commedia rendono il film unico, da riscoprire anche per i riferimenti al cinema d’allora» (Porro).
 
sabato 30
ore 17.00
Via Margutta (1960)
Regia: Mario Camerini; soggetto: dal romanzo Gente al Babuino di Ugo Moretti; sceneggiatura: Franco Brusati, M. Camerini, Ugo Guerra, Ennio De Concini; fotografia: Leonida Barboni; scenografia: Dario Cecchi; musica: Piero Piccioni; montaggio: Giuliana Attenni; interpreti: Antonella Lualdi, Gérard Blain, Franco Fabrizi, Yvonne Furneaux, Cristina Gajoni, Claudio Gora; origine: Italia/Francia; produzione: Documento Film, Le Louvre Film; durata: 106′
A Roma, e precisamente a Via Margutta, si intrecciano le vicende di un gruppo di giovani artisti. Tra aspirazioni, successi, frustrazioni, tradimenti e amori, Camerini costruisce un amaro ritratto della bohéme romana negli anni della dolce vita.
Vietato ai minori di anni 16
 
ore 19.00
Divorzio all’italiana (1961)
Regia: Pietro Germi; soggetto e sceneggiatura: Alfredo Giannetti, Ennio De Concini, Pietro Germi; fotografia: Leonida Barboni, Carlo Di Palma; scenografia: Carlo Egidi; costumi: Dina Di Bari; musica: Carlo Rustichelli; montaggio: Roberto Cinquini; interpreti: Marcello Mastroianni, Stefania Sandrelli, Daniela Rocca, Leopoldo Trieste, Umberto Spadaro, Lando Buzzanca; origine: Italia; produzione: Franco Cristaldi per Vides Cinematografica, Lux Film, Galatea; durata:105′
Barone siculo, invaghito di una cugina sedicenne, spinge la moglie al tradimento e poi la uccide, invocando in tribunale il delitto d’onore, con conseguente applicazione di una pena simbolica. «Dietro la farsa divertente e grottesca, un affresco acuto della realtà siciliana ma anche un amaro pamphlet contro l’inciviltà dell’articolo 587 del codice penale» (Mereghetti). La proiezione de La dolce vita crea passioni e turbamenti… Oscar per la sceneggiatura e premio per la migliore commedia al Festival di Cannes 1962.
 
ore 21.00
La notte (1961)
Regia:Michelangelo Antonioni; soggetto e sceneggiatura: M. Antonioni, Ennio Flaiano, Tonino Guerra; fotografia: Gianni Di Venanzo; scenografia: Piero Zuffi; musica: Giorgio Gaslini; montaggio: Eraldo Da Roma; interpreti: Marcello Mastroianni, Jeanne Moreau, Monica Vitti, Bernhard Wicki, Rosy Mazzacurati, Maria Pia Luzi; origine: Italia/Francia; produzione: Nepi Film, Silver Film, Sofitedip; durata: 122′
Il tran tran quotidiano di una coppia, sposata da anni, è turbato dalla malattia di un amico di famiglia. Dopo essersi recati in visita dal malato, Giovanni e Lidia partecipano a una festa di un industriale, lasciandosi andare, ma solo per noia. «Antonioni nel cinema è unico: il suo linguaggio si avvicina più a quello di uno scrittore che a quello di un regista» (Patti).«Il soggetto de La notte l’ho scritto prima dell’Avventura, però non ne ero molto convinto. […] Questo soggetto aveva un personaggio centrale che era quello della donna, ma era la storia di una donna brutta alla quale succedeva più o meno quello che succede alla protagonista de La notte. Il fatto però che fosse brutta – e di questo me ne accorsi più tardi – cambiava tutti i rapporti con i personaggi, perché lasciava supporre che la caduta dei sentimenti nel marito trovasse la sua causa proprio nella bruttezza di lei» (Antonioni).
Vietato ai minori di anni 16
 
domenica 31
ore 17.00
Una vita difficile (1961)
Regia: Dino Risi; soggetto e sceneggiatura: Rodolfo Sonego; fotografia: Leonida Barboni; scenografia: Mario Scisci; costumi: Lucia Mirisola; musica: Carlo Savina; montaggio: Tatiana Casini Morigi; interpreti: Alberto Sordi, Lea Massari, Franco Fabrizi, Lina Volonghi, Claudio Gora, Antonio Centa; produzione: Dino De Laurentiis Cinematografica; origine: Italia; durata: 119′
«La vita difficile è quella di un italiano come tanti, che l’8 settembre ha sorpreso in divisa d’ufficiale inducendolo a passare nelle file della Resistenza. Questo italiano come tanti, però, questo Silvio, non ha fino in fondo la tempra dell’eroe e quando trova una ragazza che gli dà riparo mentre i tedeschi lo inseguono, non si fa pregar troppo per prendersi una vacanza; ma poi il senso del dovere l’ha vinta un’altra volta e lo ritroviamo di nuovo in armi al momento della Liberazione. Con la pace, eccolo che scrive in un giornale modesto, a tinte sociali, ed eccolo ritrovare la ragazza da cui si era allontanato alla chetichella: la sposa, la conduce a Roma e cominciano i guai, i guai soliti delle giovani coppie in tempi difficili. […] Scritta da Rodoldo Sonego e diretta da Dino Risi, questa storia, nonostante le sue concessioni al riso e i suoi molteplici tentativi di voltare la polemica in satira, si svolge in realtà in un’atmosfera amara e dolente, carica di echi sommessamente drammatici» (Rondi).
 
ore 19.15
Totò, Peppino e… la dolce vita (1961)
Regia: Sergio Corbucci; soggetto: Steno [Stefano Vanzina], Lucio Fulci; sceneggiatura: Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi, Mario Guerra; fotografia: Alvaro Mancori; scenografia: Piero Filippone; costumi: Maria Baroni; musica: Armando Trovajoli; montaggio: Renato Cinquini; interpreti: Totò, Peppino De Filippo, Taina Beryl, Francesco Mulè, Gloria Paul, Rosalba Neri; origine: Italia; produzione: M. B. Cinematografica, Cinematografica Ri. Re.; durata: 89′
Divertentissima parodia de La dolce vita, che ebbe problemi produttivi e con la censura (per le ironie sui proci e qualche riferimento politico). «Entrato in contrasto con la produzione, qualche giorno dopo Mastrocinque abbandona improvvisamente il set. La lavorazione si interrompe in attesa di un nuovo direttore. Qualcuno suggerisce di chiamare Sergio Corbucci, con il quale Totò ha girato Chi si ferma è perduto e che, essendo soprattutto un assiduo frequentatore serale di Via Veneto, passa per esperto della “dolce vita”. Il principe, che ha l’abitudine di andare a dormire quasi all’alba, lo convoca in casa sua per le tre di notte. «Arrivai lì un po’ stanco, assonnato», ricorderà il regista. «Totò mi disse: “Allora, giriamo”. “Sì, ma cosa? Non c’è niente, nemmeno la sceneggiatura?”. “E che vuoi pure la sceneggiatura? Non ti preoccupare, poi con Peppino ci mettiamo, scriviamo le cose, facciamo una scaletta”. E così cominciai senza niente» (Alberto Anile).
Proiezione in dvd per gentile concessione di Video Due s.r.l. e Medusa Home Entertainment – Ingresso gratuito
 
ore 21.00
La cuccagna (1962)
Regia: Luciano Salce; soggetto: da un’idea di Luciano Vincenzoni e Alberto

Regia: Luciano Salce; soggetto: da un’idea di Luciano Vincenzoni e Alberto Bevilacqua; sceneggiatura: L. Salce, L. Vincenzoni, Carlo Romano, Goffredo Parise; fotografia: Enrico Menczer; scenografia: Nedo Azzini; costumi: Danilo Donati; musica: Ennio Morricone; montaggio: Roberto Cinquini; interpreti: Donatella Turri, Luigi Tenco, Umberto D’Orsi, Anna Baj, Emilio Barella, Liù Bosisio; origine: Italia; produzione:  Agliani Cinematografica, C.I.R.A.C.; durata: 95′
Rossella, una ragazza anticonformista, attraverso il lavoro cerca di fuggire dall’ambiente familiare, ma le occupazioni che trova non la soddisfano. Conosce Giuliano, un giovane contestatore, più a parole che con i fatti, il quale cerca di aprirle gli occhi. La ragazza è contagiata dal pessimismo di Giuliano e i due meditano addirittura il suicidio… «In La cuccagna io anticipavo un personaggio esploso poi nel ’68, il personaggio del contestatore del ’68. Fatto da Tenco, giovane, disadattato, ribelle, anticipatore persino fisicamente» (Salce). Dalla dolce vita alla contestazione…
Versione restaurata dalla Cineteca Nazionale – Vietato ai minori di anni 14


lunedì 1
chiuso

 
martedì 2
ore 17.00
Gli arcangeli (1963)
Regia: Enzo Battaglia; soggetto e sceneggiatura: E. Battaglia; fotografia: Luciano Graffigna; musica: Sandro Brugnolini; montaggio: Franz Regard; interpreti: Roberto Bisacco, Paolo Graziosi, Virginia Onorato, Graziella Polesinanti, Stefano Satta Flores, Louis Norelli; origine: Italia; produzione: Alfredo Salvati; durata: 101′
«Anna Maria, una ragazza di provincia, fugge a Roma col fidanzato perché i suoi genitori si oppongono alle loro nozze e chiede protezione al fratello Roberto. A Roma Anna Maria conosce Diana, il difficile amore del fratello, tutta impeti, ribellione, disordine, e Paolo un amico con il quale Roberto divide oltre all’appartamento anche inquietudini e speranze. L’assoluta libertà che caratterizza la vita dei due amici porta Anna Maria alla scoperta di un modo nuovo di concepire i rapporti umani per cui lei decide di scrollarsi di dosso quelli che ritiene pregiudizi morali» (www.cinematografo.it). «Il prodotto, anche sul terreno strettamente commerciale, esiste, ed è nobilissimo. […] Gli arcangeli ha valore anche e soprattutto per questo: nel suo essere un documento, di intenzioni e intonazioni poetiche sull’oggi […]. È un film sostanzialmente probo, cioè onesto e gentile, ma anche cattivo e pungente, con quella acerbità che era necessaria al tema» (Chiaretti).
 
ore 19.00
Io la conoscevo bene (1965)
Regia: Antonio Pietrangeli; soggetto e sceneggiatura: A. Pietrangeli, Ruggero Maccari, Ettore Scola; fotografia: Armando Nannuzzi; musica: Piero Piccioni; montaggio: Franco Fraticelli; scenografia e costumi: Maurizio Chiari; interpreti: Stefania Sandrelli, Nino Manfredi, Ugo Tognazzi, Robert Hoffmann, Jean-Claude Brialy, Joachin Fuchsberger; origine: Italia/Francia/Germania; produzione: Ultra Film, Le Film du Siècle, Roxy Film; durata: 125′
«Ecco Adriana, una bella ragazza scappata a Roma dal Pistoiese. Ha cominciato come domestica, e se sulle prime s’è dovuta difendere dal lattaio, presto le barriere del pudore contadino hanno ceduto di fronte al mito degli amori romanzeschi coltivato da fumetti e canzoni. A poco a poco Adriana scivola, diviene come un oggetto, passa da un uomo all’altro con la stessa indifferenza con cui cambia mestiere. Parrucchiera, maschera in un cinema, cassiera in un bowling, la sua vita è una collezione di cotte per tipi che le sembrano meravigliosi, di passive accettazioni di maneschi dongiovanni, di umiliazioni che appena ne scalfiscono la vergogna. Amica del sole e del neon, fanatica del giradischi, vive alla giornata senza nemmeno la tagliente ambizione dell’arrivista; ma ogniqualvolta le si schiude un orizzonte, si consegna tutta intera alla speranza d’un grande futuro» (Grazzini).
Vietato ai minori di anni 14
 
ore 21.15
Io, io, io… e gli altri (Conferenza con proiezione) (1966)
Regia: Alessandro Blasetti; soggetto: A. Blasetti; sceneggiatura: A. Blasetti, Carlo Romano, Age & Scarpelli, Adriano Baracco, Leo Benvenuti, Piero De Bernardi, Lianella Carell, Suso Cecchi d’Amico, Ennio Flaiano, Giorgio Rossi, Libero Solaroli, Vincenzo Talarico; fotografia: Aldo Giordani; musica: Carlo Rustichelli; montaggio: Tatiana Casini; architetto: Ottavio Scotti; costumi: Milena Bonomo; interpreti: Walter Chiari, Gina Lollobrigida, Vittorio De Sica, Marcello Mastroianni, Silvana Mangano, Nino Manfredi; origine: Italia; produzione: Cineluxor, Rizzoli Film; durata: 112′
Un giornalista decide di condurre un’inchiesta sull’egoismo umano, però man mano che l’inchiesta procede l’atto d’accusa si trasforma in una presa di coscienza e in una confessione. «Ho voluto fare un film che fosse una specie di lezione conclusiva sui danni e sui guasti dell’egoismo, che è all’origine dell’intolleranza e dell’odio» (Blasetti). Film di grande (post) modernità in cui Blasetti rinnova il linguaggio cinematografico, sostenuto da un intonato Walter Chiari in una delle sue migliori interpretazioni.
 
mercoledì 3
ore 17.00
La notte pazza del conigliaccio (1967)
Regia: Alfredo Angeli; soggetto: Marco Guglielmi; sceneggiatura: M. Guglielmi, Bruno Rasia, A. Angeli; fotografia: Marcello Gatti; musica: Benedetto Ghiglia; montaggio: A. Angeli; scenografia e costumi: Mario Ambrosino; interpreti: Giulio Platone, Enrico Maria Salerno, Sandra Milo, Lydia Alfonsi, Ettore Manni, Alberto Plebani; origine: Italia; produzione: Angal Film, Mancori Produzione Film; durata: 113′
Un impiegato rimane solo in città durante un breve periodo d’estate. Moglie e figli sono lontani e l’uomo decide di concedersi un’avventura per una notte. Ma qualcosa va storto e la notte comincia a trasformarsi in un terribile incubo. «Il primo film di Angeli […] deve essere additato come un raro esempio di cinema nazionale […] e che dice anche qualcosa di non consueto su certo conformismo borghese, graffiando un poco la sua superficie smaltata del nostro “benessere”. […] [Ad Angeli] il merito di averci dato il ritratto a tutto tondo, impietoso, anzi, cattivo talvolta, di un borghesuccio […] pronto a qualunque servilismo pur di compiacere i padroni» (Ivaldi).
Vietato ai minori di anni 14
 
ore 19.15
Toby Dammit
(ep. di Tre passi nel delirio) (1968)
Regia: Federico Fellini; soggetto: dal racconto Non scommettere la testa col diavolo de I racconti straordinari di E.A. Poe; sceneggiatura: F. Fellini, Bernardino Zapponi; fotografia: Giuseppe Rotunno; scenografia e costumi: Piero Tosi; musica: Nino Rota; montaggio: Ruggero Mastroianni; interpreti: Terence Stamp, Salvo Randone, Antonia Pietrosi, Polidor, Marisa Traversi, Milena Vukotic; origine: Francia/Italia; produzione: Cocinor, Les Films Marceau, P.E.A.; durata: 48′
«In Toby Dammit […] un attore alcolizzato accetta di girare un western all’italiana perché gli viene offerta una Ferrari […]. Trittico con autori di prestigio ma esiti qualitativi molto difformi: […] si difende solo Fellini che stravolge il racconto di Poe per conservarne soltanto il nome del protagonista, Toby Dammit, e il finale, in un incubo delirante dove i meccanismi alienanti del mondo dello spettacolo diventano premessa per uno sguardo terribile sull’orrore quotidiano» (Mereghetti). Nel 2008 la Cineteca Nazionale ha realizzato, con la supervisione di Giuseppe Rotunno, il recupero cromatico dell’episodio Toby Damnit. Il progetto è stato realizzato in collaborazione con il Taormina Film Fest e con il contributo di Ornella Muti e KGC.
Vietato ai minori di anni 14
 
ore 20.15
Necropolis (1970)
Regia: Franco Brocani; soggetto e sceneggiatura: F. Brocani; fotografia: Franco Lecca, Ivan Stoinov; scenografia: Peter Stiefel; musica: Gavin Bryars; montaggio: Maria Ludovica Barbani; interpreti: Tina Aumont, Viva Auder, Pierre Clementi, Carmelo Bene, Bruno Corazzari, Paul Fabara; origine: Italia; produzione: Cosmoseion, Q Productions; durata: 123′
«Necropolis, lungometraggio d’esordio di Brocani, rimane un film prototipo nel panorama del cinema italiano, opera emblematica, iniziatica si potrebbe dire, “luogo di eccesso” (ha più volte sottolineato l’autore) morale, ma anche formale e linguistico, aggiungiamo noi. Ma, soprattutto, aleph cinematografico, dal quale affrontare una tematica non esauribile certo in una volta sola: la disamina dei miti della civiltà umana, attraverso una galleria di personaggi-guida, che potrebbero essere facilmente identificati come i “cattivi” della Storia e della letteratura, ma che qui assumono una funzione chiaramente archetipica […]. È paradossale che Brocani giri il suo film, proprio in quel teatro n. 5 di Cinecittà, dove Fellini ha tante volte ricostruito puntigliosamente Roma, per poterla rivivere come icona personalizzata. La città eterna è, in realtà, concretamente assente in Necropolis, ridotta a un labirinto astratto, nei cui corridoi si aggirano personaggi di un passato morto e vivo allo stesso tempo […]. Ma Roma è continuamente evocata. La contiguità tra Campo dei fiori e il palazzo di Montezuma, […] ben rappresenta il sincretismo di Brocani, il suo contaminare barbaro, classico e moderno, […] senza fratture né discrepanze, chiudendo sempre perfettamente il cerchio, il sistema di vasi comunicanti tra Oriente e Occidente» (Bruno Di Marino).
Vietato ai minori di anni 18
 
giovedì 4
ore 17.00
Roma bene (1971)
Regia: Carlo Lizzani; soggetto:dal dramma Mani aperte sull’acqua diLuigi Bruno Di Belmonte; sceneggiatura: Luciano Vincenzoni, Nicola Badalucco con la collaborazione di C. Lizzani; fotografia: Giuseppe Ruzzolini; scenografia: Flavio Mogherini; costumi: Adriana Berselli, Marina De Laurentiis; musica: Luis Enriquez Bacalov; montaggio: Franco Fraticelli; interpreti: Nino Manfredi, Senta Berger, Philippe Leroy, Virna Lisi, Mario Feliciani, Irene Papas; origine: Italia/Francia/Germania Occidentale; produzione: Castoro Film, Marianne Production, Oceania Filmproduktion; durata: 100′
Intorno al salotto della contessa Silvia Santi, moglie dell’industriale Giorgio Santi, ruotano alcuni dei personaggi più in vista dell’aristocrazia, della finanza, della politica e del clero: un ambiente apparentemente rispettabile, ma in realtà squallido e corrotto. «Roma bene è un film di impianto corale e con un intento fortemente morale realizzato per esplorare i vizi umani di una capitale ormai preda dei più bassi livelli di corruzione e di dissolutezza, alla stregua di un aggiornato Satyricon. […] Dramma, commedia, satira, denuncia sociale si intrecciano in questa versione aggiornata e incattivita della “dolce vita” felliniana» (Giacci).
Vietato ai minori di anni 14
 
ore 19.00
Ingrid sulla strada (1973)
Regia: Brunello Rondi; soggetto e sceneggiatura: B. Rondi; fotografia: Stelvio Massi; scenografia e costumi: Carlo Leva; musica: Carlo Savina; montaggio: Marcello Malvestito; interpreti: Janet Agren, Francesca Romana Coluzzi, Franco Citti, Fred Robsahm, Bruno Corazzari, Marisa Traversi; origine: Italia; produzione: Thousand Cinematografica; durata: 98′
«La finlandese Ingrid viaggia da Rovaniemi a Roma in treno, decisa a fare la prostituta. Nella capitale, fa amicizia con Claudia, battona di buon cuore che le trova alloggio presso un pittore astrattista, Alessandro, e la porta con sé sul marciapiede. Un facoltoso aristocratico, Urbano, ingaggia le due donne per un bizzarro rito necrofilo nella sua villa a cui partecipa anche la moglie dell’uomo, davanti a un pubblico di principi e nobili. Scacciate da Alessandro, Ingrid e Claudia si trasferiscono in un magazzino appartenente a Renato, capo di una banda di delinquenti neofascisti responsabili di attentati dinamitardi» (Curti). «Sarà un film molto violento, privo di compiacimenti però per quella violenza gratuita e spettacolare che costituisce spesso un puro espediente commerciale. Del resto, la mia prima esperienza registica è stata Una vita violenta, dal romanzo di Pasolini, nel quale ritengo di aver saputo evitare ogni accenno ad un folclore del picaresco e dell’orrido» (Brunello Rondi).
Vietato ai minori di anni 18
 
ore 21.00
Incontro moderato da Pierpaolo De Sanctis con enrico ghezzi, Sergio Grmek Germani, Stefania Parigi, Alberto Pezzotta, Umberto Rondi

Nel corso dell’incontro verrà presentato il libro Il lungo respiro di Brunello Rondi a cura di Stefania Parigi e Alberto Pezzotta, Edizioni Sabinae, 2010.
 
a seguire
I prosseneti (1976)
Regia: Brunello Rondi; soggetto e sceneggiatura: B. Rondi; fotografia: Gastone Di Giovanni; scenografia: Elio Micheli; costumi: Anna Maria Fea; musica: Luis Enríquez Bacalov; montaggio: Marcello Malvestito; interpreti: Alain Cuny, Juliette Mayniel, Luciano Salce, Stefania Casini, José Quaglio, Silvia Dionisio; origine: Italia; produzione: Helvetia Films; durata: 101′
«Nella loro villa fuori Roma, il conte Davide – maturo intellettuale decadente ossessionato dalla vecchiaia – e la moglie Gilda gestiscono un giro di squillo per clienti facoltosi: il mercenario Aldobrando, reduce dall’Algeria, sfoga i suoi istinti sadici con la “vittima” Odile; il regista teatrale Giorgio dirige Silvia in un’elaborata messa inscena ispirata a Conrad e Salgari; l’ambasciatore José, abbandonato dall’amata, chiede a Liv di comportarsi in tutto e per tutto come l’altra» (Curti). «Quello che mi interessa è raffigurare un aspetto gelido e ambiguo del commercio amoroso dei nostri tempi, cioè l’erotismo ridotto a merce, evitando nel contempo ogni contaminazione pornografica. Una delle forme della società supercapitalistica di oggi è la riduzione del sesso e della donna a merce di scambio. In particolare la più antica professione del mondo si è trasformata – per colpa di intermediari senza scrupoli – in un meccanismo implacabile e perfetto, in una attrezzatissima industria. […] La cosa più importante è che essi [i prosseneti] non sono soltanto dei fornitori di piacere, ma anche dei creatori di illusioni» (Brunello Rondi).
Vietato ai minori di anni 14 – Ingresso gratuito
 
venerdì 5
ore 17.00
Night Club (1989)
Regia: Sergio Corbucci; soggetto: Giovanni Fago, Lucio Fulci, Luciano Martino; sceneggiatura: Massimo Franciosa, S. Corbucci; fotografia: Sergio D’Offizi; scenografia: Marco Dentici; costumi: Bruna Parmesan; montaggio: Ruggero Mastroianni; interpreti: Christian De Sica, Mara Venier, Massimo Wertmüller, Sergio Vastano, Sabina Guzzanti, Roberto Ciufoli, Sabrina Ferilli; origine: Italia; produzione: Numero Uno Cinematografica, Reteitalia; durata: 103′
Due amici Piero e Ottavio, impiegati di banca, trascorrono la serata con Walter, sfaccendato viveur, e il commendatore Ballestrelli in giro per i night club di via Veneto. Conoscono alcune ragazze e insieme proseguono la serata a casa di Piero. L’infarto che coglie il commendatore interrompe la notte brava. La Roma della dolce vita è la protagonista di questo ritratto d’epoca, che si svolge nel giorno della prima del film di Federico Fellini e della morte di Fred Buscaglione: il 3 febbraio 1960.
Vietato ai minori di anni 14
 
ore 19.00
Paparazzi (1998)
Regia: Neri Parenti; soggetto e sceneggiatura: N. Parenti; fotografia: Carlo Tafani; scenografia: Maria Stilde Ambruzzi; costumi: Vera Cozzolino; musica: Bruno Zambrini; montaggio: Sergio Montanari; interpreti: Christian De Sica, Massimo Boldi, Diego Abatantuono, Nino D’Angelo, Roberto Brunetti, Ugo Conti; origine: Italia; produzione: Filmauro; durata: 107′
«Cinque fotoreporter dell’agenzia “Magic Press” si impegnano con estenuante solerzia per realizzare lo scoop della loro vita, inseguendo le persone più famose della televisione, della moda, del cinema e dello sport, sperando di cogliere sensazionali notizie sulla loro vita intima. Si inventano i più strani travestimenti per cogliere in fallo il gran personaggio» (Lancia). Dalle star cinematografiche di via Veneto ai vip della televisione… i tempi gloriosi della Hollywood sul Tevere e della dolce vita sono definitivamente tramontati o hanno semplicemente cambiato faccia. «Penso che la televisione sia diventata il neorealismo di oggi, i ladri di biciclette di oggi. È in tutte le case, non si parla d’altro, è diventato l’argomento forse più importante. Facendo dei film che cercano sempre di essere up to date, che cercano di sfruttare comicamente gli argomenti presi dalla cronaca, i malumori sociali e del momento, la presenza della televisione rende la vicenda più veritiera. È in un certo senso un modo per raccontare la realtà» (Parenti).
 
ore 21.00
Moltodipiù (1980)
Regia: Mario Lenzi; soggetto e sceneggiatura: M. Lenzi; fotografia: Aldo Di Marcantonio; musica: Lenzi, Farneti, Galluzzi; interpreti: Al Cliver, Annie Belle, Fabio Gamma, Jeff Blynn, Jean-Paul Boucher, Victor Cavallo, Carlo Monni, Piero Vivarelli, Franco Lo Cascio; origine: Italia; produzione: Avalon International Film; durata: 90′
Oggetto misterioso del cinema italiano, interpretato da personaggi di culto della scena romana anni Settanta-Ottanta, ambizioso tentativo di ritrarre “sul campo” la dolce vita capitolina, o ciò che ne rimane dopo il reflusso post-’68. Personaggi alla deriva danzano nella notte portando sulla scena la loro dirompente vitalità, ma la fine di tutto (gli anni Ottanta e l’edonismo dilagante) è vicina e li travolgerà. A suo modo un film fondamentale che fotografa una stagione di passaggio della società italiana, fra il tutto e il niente: molto di più. Much more.
Vietato ai minori di anni 14

 

 

 

Date di programmazione